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Autore: quellichenonsannosognare    24/09/2017    0 recensioni
"La musica di Jem è così nostalgica da spezzargli il cuore e così perfetta da ricomporglielo senza nessuna volontà di volerlo fare davvero"
Non ci sono davvero parole per descrivere il modo in cui James sa mutare i propri sentimenti in note, ma chi lo ascolta non ha bisogno di capire come faccia. Will, ad esempio, riesce benissimo a percepire il senso di solitudine e nostalgia che l'amico sente e quella musica fa sentire allo stesso modo anche lui.
Due anime che nella vita hanno sofferto e perso molto.
Due parabatai in una notte buia e nostalgica che guardano a un passato doloroso e a un futuro incerto e forse inesistente per Jem.
Due migliori amici che faranno di tutto per sostenersi a vicenda.
Genere: Angst, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Carstairs, William Herondale
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La musica di Jem è così nostalgica da spezzargli il cuore e così perfetta da ricomporglielo senza nessuna volontà di volerlo fare davvero.
È nostalgica perché mentre l’archetto danza sulle corde, Will non può fare a meno di pensare alle campagne del Galles, al profumo dell’erba, al vento forte che gli spettinava i capelli e gli soffiava soffice sulle guance quando era ancora bambino.
È nostalgica perché gli ricorda le risate di Cecily e di Ella alle sue facce buffe e gli rammenta sua madre che scuote la testa divertita, arrendendosi alle pagliacciate del figlio, mentre suo padre guarda fuori dalla finestra con espressione assorta, come ricordando dei tempi lontani nei quali non avrebbe mai più potuto far ritorno.
Ma dentro di sé sa che la musica che sente provenire dalla stanza del suo parabatai è anche perfetta, perché tutto ciò che James suona, tutto quello che dice, tutto ciò che fa, raggiunge una perfezione alla quale Will non può neanche lontanamente sperare d’ambire.
Si domanda d’istinto se il ragazzo sia mai stato in Galles, perché conosce bene la musica dell’amico e sa per certo che ogni nota, ogni melodia prodotta dal suo violino è pensata per uno scopo preciso, è pensata per creare immagini, suscitare emozioni, trafiggere i cuori di chi l’ascolta e in quel momento Will riesce ad immaginare solo il Galles e le sue distese erbose.
Il ritmo diventa più forte, più deciso, come se James con un solo colpo di arco fosse riuscito a far esplodere tutti i suoi sentimenti e Will deve poggiare una mano allo stipite della porta della stanza dell’altro per non lasciarsi cadere sulle ginocchia e scoppiare in lacrime.
Sa che non sarebbe un’azione molto virile, ma ogni nota è come una pugnalata al cuore, come un’ulteriore consapevolezza della propria sofferenza e di quella di James.
Quello scoppio gli ha ricordato improvvisamente il momento esatto in cui quel demone ha ucciso Ella e l’ha maledetto per sempre.
La musica di Jem è nostalgica, perfetta e dolorosa.
Si chiede se anche il loro runa parabatai non stia influenzando le sue sensazioni, facendogli sentire nelle note di quella melodia triste e penetrante tutti i sentimenti che invece sta provando l’altro nel suonarla e nonostante faccia male, si dice che sarebbe un peccato non riuscire ad ascoltare quella melodia senza provare tutte le emozioni che in questo momento gli stanno attanagliando il cuore.
Vuole che Jem continui a suonare per poter vivere ancora per qualche minuto in Galles, con la sua famiglia; per correre dietro a Cecily e non farla cadere nei fossi che circondano la loro casa e vuole, ne ha bisogno, che Ella esca da quella porta e li chiami per farli rientrare in casa, perché la notte sta ormai calando.
Vuole riabbracciare le sue sorelle, sua madre, suo padre e dir loro che li ama, ma sa di non poterlo più fare dopo aver causato la morte di Ella.
Gli si stringe il cuore e si porta una mano al petto, per assicurarsi che qualcosa batta ancora nella sua cassa toracica.
Tutto ciò che amo muore” pensa e la musica di Jem, del suo migliore amico, dell’unica persona che ancora si può permettere di amare, non lo aiuta a digerire quel concetto.
Si maledice, perché sa che se James non stesse morendo, probabilmente lo odierebbe, perché non potrebbe amarlo come il fratello che è diventato ora.
La musica si ferma all’improvviso e lui si accorge di essere accovacciato al suolo, con le braccia tremanti e gli occhi di quel blu scuro che minacciano tempesta.
-Will?-
Alza lo sguardo e vede il suo parabatai, ancora con l’archetto e il violino tra le mani: ha smesso di guardare fuori dalla finestra e ora osserva lui, con fare preoccupato.
Will spalanca gli occhi quando si accorge che le guance di Jem sono bagnate e il ragazzo sta tentando di asciugarsele con le maniche, per non farsi notare.
È sempre stata una sua debolezza, quella di nascondere la propria sofferenza sotto quella degli altri.
È un modo per scordarsi di essere ormai giunto al limite più prossimo della sua vita.
-Jem- mormora Will, alzando lo sguardo dal pavimento –È così ingiusto…-
L’amico lo guarda, smettendo di passarsi le maniche sulle guance, ormai arrossate e nessuno saprebbe interpretare il suo sguardo quanto il suo parabatai: sa perfettamente di cosa stia parlando Will.
-No- ammette, per la prima volta da quando l’abbia mai incontrato –Non è giusto-
Essere lontani dalla propria famiglia, dalla propria casa, non poter amare nessuno come si vorrebbe, perché la morte attende per entrambi dietro ogni angolo: questo è ingiusto per loro.
Will si alza da terra e sembra essersi un po’ ripreso dalla musica di Jem.
Lo guarda per qualche attimo, esaminandolo profondamente.
-Cosa vedevi?- domanda e ancora una volta l’amico non lo delude, perché capisce perfettamente la sua domanda.
-Gli alberi di ciliegio in primavera-
E dunque è così.
Will ricorda il Galles, la sua famiglia e il demone che ha ucciso Ella.
Jem ricorda gli alberi di ciliegio in primavera, il sorriso dei suoi genitori e quel demone che li ha portati via e che, ora, sta portando via anche lui.
-Voglio vivere- lo sente sussurrare e probabilmente è la prima volta in assoluto in cui sente dire dal suo migliore amico una cosa del genere.
Jem non si è mai lamentato del suo destino, della sua lenta e dolorosa morte.
Non si è mai nemmeno lamentato dell’odore dolciastro della sua droga o dei guai in cui lo caccia Will.
Semplicemente non si lamenta, ma soffre in silenzio e questo lo sanno tutti .
 -Troverò un modo- mormora, come promessa –Vivrai anche dopo i vent’anni, dopo i trenta, i quaranta… non morirai ora. Non finché ci sarò io a impedirlo-
Jem sorride e lascia il suo violino sul letto, carezzandone il legno come per dargli un ultimo addio.
È il suo modo per affrontare il fatto di essersi arreso, come tutti, quello di sorridere in quel modo triste e dolce al contempo.
Will sa a cosa sta pensando: non è possibile, non può essere salvato.
Ma non è d’accordo. Jem vivrà, ne fosse della sua stessa vita.
-Vivrai- ripete, mentre le lacrime iniziano a scorrere anche sul suo viso –Non è giusto che te ne vada tu, non lo meriti!Perché ti sei già arreso, Jem?Perché non combatti?-
Il ragazzo sospira, cercando di mantenere il suo sorriso fermo, ma sente già le labbra contrarsi per lo sforzo.
-Ho combattuto, Will- mormora –Ho combattuto per anni… e lo sto ancora facendo. Potrei smettere di prendere quella droga in quest’esatto momento e morire domani, ma ho deciso di continuare a vivere per voi, perché se morissi ora tu moriresti con me. Voglio assicurarmi che, per quando morirò, ci sarà qualcun altro per cui spererai di vivere…-
-Impossibile!- Will non riesce a smettere di piangere –Sei il mio migliore amico!Il mio parabatai!Quando morirai… se morirai porterai via un pezzo di me, non importa chi altro sia al mio fianco. Tu non ci sarai più…-
-Dovrai imparare a cavartela senza di me- ribatte Jem e stavolta il suo tono è serio, autoritario –Basta girovagare senza meta di notte, basta cacciarti nei guai. Quando morirò, dovrai diventare un vero uomo…-
-Non morirai, non ora!- insiste Will e ormai quasi urla per l’esasperazione –Troverò il modo di salvarti. Meriti di vivere!-
-Il mondo non si divide tra chi merita di morire e chi non lo merita- obbietta Jem, con un sospiro amaro –C’è chi muore e c’è chi vive, non importa come…-
-Jem…-
-Promettimi che non tenterai più di salvarmi- le lacrime tornano a bagnare le guance del ragazzo, ma il suo sguardo è impassibile –Ho dato a te, a Charlotte, a Henry la possibilità di trovare una cura, ma sappiamo entrambi che non troveremo mai nulla…-
-Questo lo dici tu…-
-Promettimi che smetterai di cercare- insiste Jem –Che rimarrai con me e mi farai passare gli ultimi giorni, ore, minuti, attimi che siano della mia vita, al tuo fianco. Voglio che smettiate di alzarvi la mattina e chiedervi se oggi morirò oppure no. Voglio che pensiate al fatto che vivo per voi e allora voi dovrete vivere con me. Ti prego Will-
Will inclina la testa e si asciuga le lacrime con i pugni.
Non vuole farlo. Vuole salvare Jem, ma ora deve dire ciò che Jem vuole sentirsi dire.
-Lo farò- promette, facendo un passo avanti per abbracciare l’amico –Smetterò di cercare…-
E sia lui che Jem sanno che non lo farà, ma non importa.
Jem ricambia l’abbraccio e la nostalgia smette di pressarlo.
Pensa al prossimo brano che comporrà e si dice che, probabilmente non sarà più sul Giappone e sui suoi genitori.
Il prossimo brano che suonerà sarà un brano allegro, di quelli che fanno sorridere Will e tutti gli altri, perché se veramente vuole vivere i suoi ultimi attimi con le persone che ama,  la sua musica dovrà saperli rendere felici.

 

Angolo dell’autrice:

buongiorno a chiunque abbia il coraggio di leggere questa fan fiction: sei arrivato alla fine quindi ti devo i miei più sentiti complimenti!
Era da un po’ di tempo che mi era venuta la voglia di pubblicare qualcosa e oggi ho trovato questa storia che avevo scritto qualche tempo fa, appena finito di leggere l’ultimo libro delle Origini (sapete quella depressione da fine-serie?Ecco, credo di soffrirne a livelli preoccupanti).
Stavo ascoltando una canzone di Lindsey Stirling (grandiosa!), cui nome è Elements e ho pensato subito a Jem e a Will.
Ciò che ho pensato è: è canon che Jem suonasse per gli Shadowhunters dell’istituto, ma conoscendo il personaggio non avrebbe mai suonato qualcosa che potesse far loro capire quanto in realtà soffrisse. Ma la musica è proprio rappresentare i propri sentimenti, quindi quando voleva sfogarsi è probabile che suonasse quando nessuno poteva sentirlo, e solo per se stesso.
Semplicemente ho sempre adorato il loro rapporto e penso siano entrambi due characters meravigliosi.
Detto questo spero vi sia piaciuta

 Auf Wiedersehen!

   
 
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