"What remains" (post 4' stagione)
Raggiungi il vostro alloggio in pochissimo tempo e la trovi accasciata per terra. Ti precipiti a fermarle i polsi per impedirle di continuare a strapparsi via la pelle con le unghie, troppe volte l’hai vista sfregiarsi in quel modo così disperato.
Hai imparato che dirle di calmarsi è totalmente inutile, così l’avvolgi in un abbraccio mettendo il tuo corpo fra lei e quella parete che nei suoi attacchi più acuti colpisce con la testa rischiando di provocarsi dei seri traumi. La senti ribellarsi, battere la nuca contro al tuo petto sperando di trovare qualcosa di più duro, qualcosa che le possa fare male. Ignori le sue proteste e inizi ad oscillarla leggermente come a cullarla.
“Respira...”, le ordini dolcemente. “Ascolta la mia voce Emori”, i suoi muscoli si fanno meno rigidi, inizia a riconosce il tuo odore. “Inspira ed espira”, sussurri con decisione.
“Mi dono al miracolo della terra”, cantileni quelle parole per un po’ di tempo e quando senti la sua flebile voce seguire la tua sai che il peggio è passato, smette di muovere con scatti furiosi la testa e si accoccola sul tuo petto.
“Mi dono al miracolo della terra”, ripete e il respiro torna ad essere più regolare.
Quando lei si arrende completamente al tuo amore e smette di opporre resistenza la fai alzare lentamente e con delicatezza l’accompagni nel vostro letto.
Rimani abbracciato a lei tutto il tempo necessario. Nonostante ti stia dando le spalle riconosci l’esatto momento in cui il sonno la rapisci, è come se percepissi la sua anima diventare più leggera. Sei talmente legato a lei che a volte ti sembra di poter oltrepassare il confine dove finisce John e inizia Emori. Ti maledici per il solo fatto di non essere capace di prendere su di te quella cosa che la sta distruggendo, ti maledici perché sta male lei e non tu.
Non puoi evitare di sentirti in colpa per averla portata lassù. Forse sarebbe stato meglio finire i vostri ultimi giorni sulla terra, attendere la fine del mondo facendo l’amore.
Emori è sempre stata una creatura selvatica, avresti dovuto prevedere che la sua mente si sarebbe ribellata alla vita in quella gabbia spaziale. Ma tu avevi quella stupida convinzione che finché l’avresti amata ogni singolo giorno lei sarebbe stata bene - Il tuo amore non è mai stato in grado di salvare nessuno, John.- Ti trovi a ricordare a te stesso - Non tuo padre, non tua madre, perché hai pensato che sarebbe stato diverso con Emori? -
La osservi mentre dorme, la sfiori con le dita, vorresti imprimere sulla sua pelle quella serenità che trova nel sonno. Sai che è una pace solo momentanea, che dovrebbe dormire per sempre per essere libera. Ma sei troppo egoista per desiderare che non si svegli più. Il solo pensiero ti fa rabbrividire e non riesci a rimanere disteso su quel letto un secondo di più.
* * *
“Mi dono al miracolo del mare” una voce ti sorprende alle tue spalle, pensavi che l’Arka fosse abbastanza grande per riuscire a fare una passeggiata senza incontrare nessuno, ti affretti ad asciugare gli occhi con la manica della maglia e ti giri per vedere Raven avvicinarsi.
“Mi dono al miracolo del mare” ripete, “era questo che diceva Luna”.
“La prima volta che l’ho vista sbattere la testa contro il muro ero troppo in panico per ricordare a memoria la formula magica di Luna, ho solo provato ad imitare quella cosa che ha fatto quando...”
“Quando io ho dato di matto nel laboratorio di Becca” conclude la frase al posto tuo.
“E a quanto pare funziona...”
“Lo so, ti aiuta a ricominciare a respirare. Ma perché dici della terra e non del mare?”
“Perché è lì che vuole tornare, nel posto dove è nata, dove può sentirsi libera”.
Camminate fianco a fianco per qualche minuto condividendo solo un silenzio intimo.
“Ti stimo, John” dice. Tu strabuzzi gli occhi stupito, non solo per la confessione, ma sopratutto perché sei quasi sicuro che Raven abbia usato il tuo nome per la prima volta da quando vi conoscete.
“Non tutti sono in grado di amare in questo modo, di amare fino alla fine”
“È la mia famiglia” dici, “l’unica cosa che mi rimane” confessi.
“Non è da tutti...” ripete e nel suo sguardo vedi il volto di Finn. Ti meravigli ogni volta di quanto una tipa come Raven Rayes possa diventare piccola e indifesa davanti ad un ricordo,
– Se il dolore è riuscito a piegare lei, prepararti ad essere distrutto, John Murphy. -
Serri la mascella nella speranza di soffocare quella voce, quella che ti ha sempre consigliato di arrenderti, di scappare.
Lei ti posa una mano sulla spalla, come se si fosse accorta di quella lotta che sta avvenendo nella tua mente, come per aiutarti a mettere a tacere quella voce.
“Ti rimaniamo noi” dice, “anche noi siamo la tua famiglia, John.”
Nda:
Okey, non pubblico da una vita... spero possiate perdonarmi. No, non ho dimenticato il caro John e spero che non lo abbiate fatto nemmeno voi perchè è ancora qui a farvi vedere un piccolo spaccato della sua vita sperando di non annoiarvi.
Ho poco da dire su qeusto capitolo se non che è un po' ciò che spero e penso accada nello spazio. Sì, forse è una Murven travestita da Memori, ma spero di aver dato comunque profondità al rapporto di Emori e John.
Non mi dilungo troppo con le note ma chiaramente vi ringrazio tantissimo, mancano un ultimo capitolo secondo la mia scaletta e se siamo arrivati fin qui è grazie a voi, alla vostra passione e belle parole di incoraggiamento. Certo, nulla toglierà che potrò inserire nuove OS e flash su John, ma con la prossima si concluderà il mio "disegno". Grazie, grazie e ancora grazie.