Serie TV > Shadowhunters
Segui la storia  |       
Autore: Roscoe24    24/09/2017    6 recensioni
“Ahi,” si lamentò, toccandosi la fronte. Ci sarebbe spuntato un bel bernoccolo, se lo sentiva.
“Oh santi numi!” sentì esclamare e poi di nuovo il botto metallico dello sportello che veniva chiuso. Alec aveva ancora le mani sulla fronte, quindi non poteva vedere chi fosse il suo interlocutore. La verità era che si stava vergognando così tanto di essersi comportato come un tale imbranato che non aveva il coraggio di togliersi le mani dal viso.
“Ehi, là sotto. Tutto bene?” lo sconosciuto appoggiò le mani sui polsi di Alec, il quale percepì il tocco caldo contro la sua pelle. Curioso, si liberò la faccia.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Isabelle Lightwood, Jace Wayland, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Alec aveva pensato a come introdurre la proposta di Magnus ai suoi amici tutta la mattina. Durante l’ora di pranzo si era ripetuto più e più volte che doveva darsi una mossa, o avrebbe rischiato di sentirsi dire che avevano già programmato qualcosa per la sera successiva e lui avrebbe dovuto disdire il suo presunto appuntamento. Che poi, aveva già chiarificato con se stesso, proprio un appuntamento non era.
Aveva provato e riprovato nella sua testa a trovare le parole giuste per avanzare la proposta risultando casuale e distaccato, senza dare l’impressione di morire dalla voglia di assecondare la proposta di Magnus, ma nessuna ipotesi che gli era balenata alla mente lo soddisfaceva abbastanza. Aveva sempre il timore di risultare troppo esplicito.
Sospirò, controllando il telefono per l’ennesima volta, nella speranza di trovare l’idea geniale.
“Alec, per l’amor del cielo, si può sapere che hai?” sbottò Iz, al suo fianco. Si stavano incamminando verso la fermata dell’autobus e lui per tutto il tempo altro non aveva fatto che ripensare all’incontro di quella mattina, al bacio che Magnus gli aveva dato, alle sensazioni che aveva provato e al fatto che di qualsiasi cosa si trattasse, ne voleva di più. Ma non sapeva come fare.
Non era mai stato molto bravo a prendersi ciò che desiderava per il semplice fatto che era stato abituato a non chiedere niente.
“Niente, Iz. Stavo solo-”
“Aspetti un messaggio che non arriva?” avanzò, poi quando Alec le rivolse un’occhiata interrogatoria, lei alzò le spalle: “Controlli il telefono ogni trenta secondi.”
Esagerata. Non lo controllava poi così spesso…
“Pensavi non me ne fossi accorta?”
…o forse sì.
“Tu ti accorgi di troppe cose, Izzy.”
Che poi, cosa lo controllava a fare dal momento che era lui quello ad avere il numero di Magnus e non viceversa?
“Questo perché sono la più sveglia tra tutti noi. Lo sanno tutti che il cervello delle donne ha più neuroni di quello degli uomini…”
Alec alzò gli occhi al cielo, “Vuoi sapere cosa volevo chiederti o vuoi continuare a lodarti?”
“Per quanto mi piaccia la seconda ipotesi, sceglierò la prima!”
Il maggiore scosse la testa, lanciando prima un’occhiata alle loro spalle dove Jace e Clary si stavano salutando utilizzando mezzo metro di lingua. Il povero Simon, al loro fianco, aveva cominciato a guardare per aria. Alec non lo invidiava per niente.
“C’è la possibilità che Magnus ci abbia invitati a casa sua, domani sera, per guardare un film. E a me piacerebbe andarci…” Esalò tutto d’un fiato, come se stesse confessando il crimine del secolo. Non si era nemmeno reso conto di aver chiuso gli occhi, fino a quando non fu costretto a riaprirli perché Isabelle aveva cominciato ad esibirsi in gridolini euforici e saltelli eccitati. I suoi tacchi vertiginosi battevano sull’asfalto del marciapiede e l’unica cosa a cui riusciva a pensare Alec era che se non si fosse data una calmata, oltre ad attirare l’attenzione di ogni persona nel giro di almeno dieci chilometri, visto come stava urlando, avrebbe anche rischiato di rompersi una caviglia.
“Adesso calmati!” la rimproverò afferrandola per le spalle. Ma lei non ne voleva sapere, aveva cominciato a battere le mani e sul viso aveva un sorriso che le arrivava alle orecchie.
“Lo sapevo!” esclamò “Anche lui ti piace!”
Anche?” le domandò, perplesso.
“Oh, andiamo. Che tu piacessi a lui era più che evidente, Mr. Baciamano.”
Il ragazzo assunse una tonalità di viola simile a quella di una melanzana.
“È stato un gesto così galante.” Continuò Isabelle, decisamente troppo presa dalla situazione, “E tu… oh Dio Alec, sarebbe così bello se usciste insieme!”
Vedere Isabelle così euforica gli dava una forza tale da farlo sentire invincibile. Aveva sempre avuto la tendenza a farsi trasportare da sua sorella, dalla sua forza, da credere a qualsiasi cosa lei credesse. Se Iz credeva che lui potesse scalare una montagna, automaticamente si convinceva che l’Everest non era poi così alto. Se Isabelle credeva che sarebbe stato bello se lui e Magnus fossero usciti insieme, automaticamente lui sentiva tutte le sue insicurezze che venivano messe da parte.
“Lo credi sul serio?”
La mora annuì con convinzione.
“Allora pensi che accetterete questa proposta? Sai, ha detto che vuole cominciare con qualcosa di semplice e coll-”
Iz non lo lasciò neppure finire: “Jace!” berciò, “Smettila di esplorare la gola di Clary con la lingua e venite qui, dobbiamo parlare!”
“Sei una rompipal-”
Adesso!” ordinò così imperiosa che Jace non poté fare altro che obbedire, seguito da Clary. Isabelle ogni tanto usava quel tono autoritario che gli ricordava sua madre in modo spaventoso. E così come nessuno osava contraddire Maryse, nessuno aveva mai contraddetto Isabelle. “Simon, tesoro, avvicinati anche tu.” Aggiunse poi con dolcezza.
Quando il gruppetto fu a portata di orecchio, Isabelle si sistemò i capelli sulla spalla sinistra, come se dovesse mostrarsi al meglio per dire ciò che stava per dire.
“Che ne dite di andare da Magnus, domani sera?”
Jace lanciò immediatamente un’occhiata al fratello, il quale annuì impercettibilmente con la testa. Era quello un caso di quella che a Izzy piaceva chiamare telepatia maschile e da cui si sentiva sempre un po’ esclusa. I suoi fratelli avevano la capacità di capirsi con un solo sguardo. Alec lanciava un’occhiata a Jace e questo capiva. Jace faceva un cenno con la testa ad Alec e questo capiva.
Si facevano intere conversazioni in silenzio, basandosi su cenni, sguardi e, talvolta, anche sbuffi.
“Per me va bene,” concluse Jace, alzando le spalle.
“Anche per me.”
Se Alec e Jace, talvolta, si capivano senza parlare, Simon e Clary tendevano spessissimo a rispondere alle domande nello stesso identico modo e contemporaneamente. Isabelle pensava fosse dovuto al fatto che avevano passato la loro intera esistenza insieme da quando avevano sei anni.
“D’accordo,” concluse la mora. “Penso che Alec ci farà conoscere i dettagli al più presto.”

***

Alec se ne stava in quello che in casa sua veniva chiamato lo studio, ma che altro non era che una minuscola stanzetta nella mansarda di casa Lightwood. Situata tra il secondo piano e il tetto, quella stanza era il rifugio preferito di Alec, che di solito lo usava per andare a studiare in santa pace o leggere i suoi libri preferiti senza che qualcuno lo interrompesse – o scoprisse, nel caso di Robert, che sembrava allergico a qualsiasi lettura non venisse approvata da lui. Per raggiungerla era sufficiente tirare una cordicella che pendeva dal soffitto del secondo piano, nel corridoio dove si trovavano le camere da letto, e salire una scalinata che avrebbe condotto ad una stanzetta illuminata solo da una finestra tonda – che ad Alec piaceva chiamare rosone perché gli ricordava tanto le chiese gotiche che lo affascinavano da sempre – e arredata soltanto da un divano, una scrivania e una lampada. Ad Alec piaceva studiare lì, ma ancora di più gli piaceva sistemarsi alla finestra, con le gambe rannicchiate al petto a guardare fuori. Era il suo posto, il suo rifugio. Da lì osservava il mondo, ma non si sentiva esposto agli occhi di esso, come se potesse imparare a studiare un nemico che ancora non era totalmente pronto ad affrontare. Ci voleva strategia per vincere le battaglie ed Alec si stava preparando giorno dopo giorno ad affacciarsi alla realtà che prima o poi avrebbe dovuto affrontare. Uscire allo scoperto, evitare di farsi divorare dai pregiudizi e stare in piedi con le proprie forze.
Fuori dalla finestra, però, in quel momento vedeva solo l’oscurità calare su New York e i lampioni cominciare ad accendersi come tante lucciole che illuminano le notti d’estate. La stessa estate a cui avevano detto addio qualche settimana prima.
Cominciava ad avvertirlo, l’arrivo dell’autunno. Iniziava a percepire i brividi di freddo la sera, la voglia di stare in casa con la felpa – cosa che aveva fatto – e indossare i pantaloni della tuta. Cominciava a sentire la voglia di pioggia, dell’odore di asfalto bagnato, di camini accesi e dei bar affollati di gente desiderosa di scaldarsi. Adorava l’autunno e ancora di più l’inverno, con la neve e tantissime scuse per andare al cinema.
Non vedo cosa ci trovi di speciale nell’andarti a rinchiudere in un cinema senza nessuno con cui pomiciare, Alec! brontolava sempre Izzy, ma a lui piaceva andare al cinema da solo, riusciva a godersi un pochino di libertà, si sentiva indipendente e in qualche modo svincolato. Non aveva da temere niente, se non la possibilità che non trovasse il film di proprio gradimento, cosa che, per sua fortuna, capitava pochissime volte.
Sì, era proprio una persona invernale.
Con un’ultima occhiata alla strada, che adesso era completamente buia, decise di fare ciò per cui era andato a rintanarsi lassù: scrivere a Magnus.
Lanciò un’occhiata al display: segnava le 21.15. Contando che si erano parlati quella mattina, l’aveva fatto aspettare anche troppo.

> To: Magnus Meraviglia, 21.16
Alec si appuntò mentalmente di cambiare il nome in rubrica e poi digitò il messaggio.
Ciao Magnus, sono Alec… volevo dirti che ho parlato con gli altri e ci farebbe molto piacere accettare il tuo invito.

Forse era troppo formale. Magari doveva aggiungere delle faccine, o impostare il messaggio in maniera diversa. Una leggera paranoia lo assalì, portandolo a mangiucchiarsi l’unghia di un pollice. Avrebbe dovuto scrivere altro? O semplificare il tutto?
Invialo e basta, Alec! – si rimproverò zittendo le sue ansie e premendo invio.
Si pentì immediatamente.
Magari lo disturbava, magari Magnus si era già dimenticato, o stava facendo cose migliori…
Il suo cellulare vibrò e il suo cuore cominciò a martellare feroce, facendogli capire che aspettava una risposta più di quanto immaginasse.

> From: Magnus Meraviglia, 21.17
Fiorellino! Pensavo che mi avresti dato buca…
> To: Magnus, 21.17
Cosa te l’ha fatto pensare?
> From: Magnus, 21.18
L’attesa… ma non è un problema, aspettare non mi piace solo quando non ne vale la pena.

Alec, senza che riuscisse a controllare i muscoli della sua faccia, si allargò in un sorriso.
Nessuno aveva mai pensato che lui ne valesse la pena. La maggior parte delle volte che si trovava a rapportarsi con qualcuno gli veniva molto difficile aprirsi, dal momento che per natura tendeva a non fidarsi e quindi ad erigere un muro che proteggesse le sue emozioni, risultando agli occhi esterni scontroso e diffidente. Con Magnus era diverso… anche se non lo conosceva bene, c’era qualcosa in lui che lo spingeva a fidarsi, a non respingerlo.

> From: Magnus, 21.20
Alexander? Sei ancora con me?
> To: Magnus, 21.20
Sì, scusami… Non volevo farti aspettare, comunque. Ho solo… avuto da fare.
> From: Magnus, 21.21
Non scusarti, fiorellino. Allora, la tua combriccola ha dato l’ok?
> To: Magnus, 21.21
Sì, hanno dato l’ok. Soddisfatto?
> From: Magnus, 21.22
Moltissimo… anche se avrei preferito passare del tempo insieme a te, da soli…

Alec rimase a fissare la chat istantanea aperta, titubando sulla tastiera del suo smartphone. C’era una ragione se aveva accettato di vedersi in compagnia: in quel modo si sarebbe sentito più a suo agio, in un certo senso spalleggiato dalla presenza di Jace e Iz, perché, nonostante provasse un’attrazione verso la personalità di Magnus che lo spingeva a volersi aprire con lui, il terrore di non piacergli una volta scoperto cosa ci fosse sotto la sua corazza gli aderiva come una seconda pelle, non abbandonandolo nemmeno un istante, spiaccicandosi al suo corpo con così tanta intensità da dargli l’impressione di soffocare.

> From: Magnus, 21.24
Ho esagerato…?
> To: Magnus, 21.25
No… io… ci vuole un po’ di pazienza, con me. E non mi aspetto tu ce l’abbia, davvero.
> From: Magnus, 21.25
Non ho intenzione di scappare, Alexander. Se è pazienza che vuoi, pazienza avrai. Non mi allontanerò da te tanto facilmente.
> To: Magnus, 21.27
Perché?

E glielo chiese con sincerità. Era davvero curioso di sapere cosa ci trovasse in lui da spingerlo ad assecondare le sue paranoie, le sue insicurezze, le sue anomalie, quando era evidente che uno come Magnus avrebbe potuto trovare di meglio semplicemente schioccando le dita.



> From: Magnus, 21.28
Perché vali più di quanto pensi e il fatto che tu non lo veda non vuol dire che io non abbia ragione.
> To: Magnus, 21.29
Mi conosci appena, come puoi dire certe cose?
> From: Magnus, 21.29
Chiamalo istinto. Ti sei mai fatto guidare dal tuo?
> To: Magnus, 21.30
Meno di quanto pensi, in realtà.
> From: Magnus, 21.30
Almeno una volta l’hai fatto?

Sì, pensò Alec, quando il suo istinto gli aveva fatto cercare Magnus tra la folla, quando l’aveva spinto a non respingerlo quando avevano cominciato a parlare in mensa, così come quando non si era allontanato quella mattina quando l’aveva baciato – seppur sulla guancia – in un luogo pubblico. Era sicuro di non essere pronto ad un bacio vero in pubblico, aveva ancora troppo timore del mondo esterno per gettarsi tra le sue fauci senza almeno un’armatura, ma il fatto che non fosse stato terrorizzato da quell’innocente contatto lo reputava un passo avanti, un passo che era riuscito a fare solo perché qualcosa negli occhi a mandorla di Magnus lo spingeva ad assecondarlo, a sentirsi al sicuro… almeno un pochino.

> To: Magnus, 21.33
Sì…
> From: Magnus, 21.33
E ne sei stato deluso?
> To: Magnus, 21.34
No… no, per niente.
> From: Magnus, 21.34
Allora non vedo perché il mio istinto dovrebbe deludermi. Certe cose si sentono dentro, Alexander.
> To: Magnus, 21.35
Sei sempre così sicuro di te?
> From: Magnus, 21.36
In genere sì. Sono poche le volte che mi sono sbagliato riguardo qualcuno. Ad esempio… quel Jade sapevo fosse un pallone gonfiato da come ne parlava Clary, quando l’ho conosciuta, e come vedi non mi sono sbagliato. Onestamente, non capisco cosa possa trovarci Clary in lui…

Alec, sebbene l’oggetto di maldicenza fosse suo fratello – che poi, poteva forse negare che la maggior parte delle persone avevano quell’impressione di Jace? Certo che no – apprezzò il fatto che Magnus avesse alleggerito l’atmosfera, cambiando abilmente discorso.

> To: Magnus, 21.37
Jace (perché è questo il suo nome) tende a fare questa impressione. Ma in realtà è molto più di quel che sembra.
> From: Magnus, 21.37
E tu lo sai bene, perché…

Era un chiaro invito a continuare, la ricerca di una spiegazione all’ultimo messaggio inviato da Alec.

> To: Magnus, 21.38
Perché è mio fratello.
> From: Magnus, 21.39
Oh… non ti aspettare che mi scusi, penso ancora sia un pallone gonfiato. Siete sicuri di essere parenti?

Alec colto da un’improvvisa ondata di sadismo, si trovò a ridacchiare sotto i baffi, pensando che avrebbe tanto voluto vedere la faccia di Magnus dopo aver letto il messaggio che stava per inviargli, anche se una parte di lui dubitava che quel ragazzo fosse capace di provare vergogna.

> To: Magnus, 21.42
In realtà, no. Jace è adottato.
> From: Magnus, 21.45
…Avresti potuto dirmelo, prima di farmi fare una gaffe del genere.
> To: Magnus, 21.46
E perdermi l’occasione di metterti nel sacco una volta tanto? Non se ne parla proprio.
> From: Magnus, 21.46
Ti odio, sappilo.
> To: Magnus, 21.47
Non è vero…
> From: Magnus, 21.48
Hai ragione. Sono geneticamente programmato per non riuscire ad odiare i ragazzi affascinanti.

Alec sentì il viso andare in fiamme e il sorriso da ebete tornare alla carica.

> To: Magnus, 21.49
Smettila…
> From: Magnus, 21.50
Di ricordarti quanto tu sia un dono di Madre Natura? Giammai. Ho una missione, io. E la prendo molto seriamente.
> To: Magnus, 21.52
Non ne dubito, Mr. Bond.
> From: Magnus, 21.53
Stai facendo del sarcasmo?
> To: Magnus, 21.54
Sei perspicace, vedo…
> From: Magnus, 21.55
E tu impertinente. Dovrai farti perdonare, per questo… penserò ad un modo adatto. Intanto, buonanotte Alexander.
> To: Magnus, 21.55
Buonanotte, Magnus.

*

La mattina seguente, Alec si svegliò senza che la sveglia suonasse.
Fu un altro rumore a destarlo dalla sua nottata passata quasi del tutto insonne a ripensare alla conversazione avuta con Magnus. Non gli era mai capitato di mandarsi messaggi con qualcuno che gli interessasse nel modo in cui gli interessava Magnus. E doveva ammettere che era stato piacevole sentire uno sfarfallio alla bocca dello stomaco quando riceveva una risposta.
Il cellulare che vibrò sul comodino fu proprio il rumore che lo destò da un sonno in cui era sprofondato solo qualche ora prima. Allungando un braccio fuori dalle coperte, afferrò l’oggetto e lesse il messaggio.

> From: Magnus, 07.48
Buongiorno, impertinente fiorellino…

Alec – con quel sorriso sulle labbra che sembrava nascesse spontaneo, senza che lui riuscisse ad impedirlo ogni volta che leggeva il nome di Magnus sul suo display – alzò gli occhi al cielo. Impertinente. Evidentemente non gli era andato a genio il commento della sera precedente.

> To: Magnus, 07.49
Buongiorno a te… colgo un certo risentimento, o sbaglio?
> From: Magnus, 07.49
Sbagli, fiorellino. Era solo un piccolo promemoria.
> To: Magnus, 07.49
Per cosa?
> From: Magnus, 07.50
Per ricordarti che devi farti perdonare, raggio di sole. E si da il caso che abbia trovato il modo…

Alec deglutì sentendo la bocca improvvisamente secca. Una scossa di freddo panico gli morse lo stomaco al pensiero di chiedergli spiegazioni. Temeva davvero che il modo che Magnus aveva per riscattarsi fosse qualcosa che uscisse troppo dalle proprie corde. Qualcosa che aveva paura di non saper gestire.


> From: Magnus, 07.52
Alexander, se pensi che ciò che ho detto contempli l’utilizzo dei metodi di un serial killer, posso assicurarti che non è assolutamente così. Vuoi sapere cos’ho in mente?

Se si fosse comportato da serial-killer avrebbe potuto anche saperlo gestire, d’altronde aveva visto così tanti documentari su individui del genere – Izzy aveva sempre pensato che il fatto che trovasse interessante roba simile lo rendesse parecchio strano – ma se avesse voluto fare altro, qualcosa di normale amministrazione tipo… tipo cosa? Era così preso dall’ansia che non riusciva nemmeno a pensare ad un’ipotesi decente.

> From: Magnus, 07.54
Il tuo silenzio mi preoccupa…

Oh, andiamo! Perché doveva sempre fare la figura dell’imbranato? O di quello che ha sempre troppa paura di avere a che fare con le emozioni umane? Non che questa seconda opzione potesse trapelare ad occhi esterni, essendo troppo personale a differenza della prima, ma Alec lo sapeva. E non voleva più sentirsi triste, o insoddisfatto. Magnus aveva parlato di pazienza la sera prima, giusto? Quindi non aveva da temere nulla…

> To: Magnus, 07.57
Scusa… non volevo farti preoccupare. Dimmi a cosa hai pensato…
> From: Magnus, 07.57
Non scusarti. Pazienza, giusto?

Alec tornò a sorridere, sentendo il cuore leggero questa volta, circondato da una nuova sensazione di calore.

> To: Magnus, 07.57
Giusto… ma solo se anche per te va bene. Come ti ho detto, non voglio costringerti a fare niente.
> From: Magnus, 07.57
Nemmeno io voglio costringerti a fare niente, Alexander. E a me va bene, te l’ho già detto: aspettare non mi piace solo se non ne vale la pena. Ma per te è diverso…

Quanto avrebbe voluto essere diretto con Magnus come lo era lui. Avrebbe voluto dirgli tante cose: parlargli della sua totale inesperienza che aggiunta al tabù che esisteva in casa sua riguardo alla sua sessualità lo rendeva un miscuglio di insicurezze, tristezza, paura e insoddisfazione. Paura di non essere accettato, di essere deriso, avvilito. Ma erano cose troppo grandi da dire adesso, troppo potenti per poter essere comunicate tramite messaggio.


> To: Magnus, 07.59
Spero non rimarrai troppo deluso… lo spero davvero.
Comunque, perché non mi dici cos’avevi in mente?

> From: Magnus, 07.59
Vederci questa mattina. Non è un appuntamento. Solo due persone che fanno colazione insieme, ti va?

Se Magnus gli andava in contro rispettando i suoi tempi e non affrettando le cose, non vedeva perché anche lui non avrebbe dovuto fare lo stesso. Dopotutto, i rapporti si costruiscono in due. E lui lo voleva un rapporto con Magnus perché la tristezza, quando stava con lui, sciamava, sparendo quasi. I suoi problemi sembravano meno insormontabili, vicino a quel ragazzo. Perché privarsi di una cosa simile, dunque?

> To: Magnus, 08.00
Certo, mi andrebbe moltissimo.
> From: Magnus, 08.00
Perfetto, allora facciamo tra un’ora! Vado a prepararmi… altrimenti non farò mai in tempo. Ti riscrivo per metterci d’accordo sul posto.
> To: Magnus, 08.00
Va bene, a più tardi!
> From: Magnus, 08.01
Un’ultima cosa, Alexander…
> To: Magnus, 08.01
Cosa?
> From: Magnus, 08.01
Non potrei rimanere deluso da te nemmeno se volessi.

Ed eccolo lì che ritornava, il famoso sorriso da ebete. Alec cominciava già ad affezionarcisi alla sensazione euforica che gli dava sorridere in quel modo.
 
Rimase a fissare il display ancora per un po’, concentrandosi sull’ultimo messaggio mandato da Magnus. Lo leggeva e lo rileggeva e più lo faceva più il suo sorriso si allargava, il cuore accelerava e la sensazione di inadeguatezza spariva. Come poteva uno sconosciuto farlo sentire in questo modo? Si erano parlati per pochissimo e visti per un lasso di tempo minuscolo, eppure c’era qualcosa in Magnus che lo faceva sentire al sicuro. Probabilmente, era stato vittima di quel fenomeno romantico definito colpo di fulmine a cui non aveva mai creduto fino ad adesso.
Guardò l’ora: le 08.03. Era già in ritardo. Fortunatamente, sia sua madre che suo padre dovevano già essere allo studio, così non avrebbe dovuto inventarsi una scusa per uscire di casa.
Facendo attenzione a non svegliare Jace, si alzò uscendo discretamente dalla stanza, chiudendosi delicatamente la porta alle spalle. Lanciò un’occhiata alla camera di Max, la cui porta era ancora chiusa, segno che stava dormendo, e poi una a quella di Isabelle, chiusa anche quella.
La casa era immersa in un religioso silenzio. Alec rimase un attimo a godersi quel momento di assoluta solitudine e poi si diresse verso il bagno per farsi una doccia.

*

Isabelle si svegliò sentendo il rumore dell’acqua che scrosciava e qualcuno che fischiettava una canzone che lei non conosceva. Sembrava allegra e spensierata. Sorrise, contagiata da quel momento di gioia e rimase ancora in ascolto. Sentì l’acqua venire chiusa e la cabina della doccia aprirsi. Immaginò quel qualcuno allungare un braccio per afferrare il proprio accappatoio attaccato all’attaccapanni e avvolgercisi dentro, ricevendo la sensazione simile a quella del più caldo degli abbracci.
Si chiese quale dei suoi fratelli fosse, riflettendo su chi dei tre fischiettasse sotto la doccia: Max non ne era capace, Jace tendeva a fare concerti in stile Bohemian Rapsody dei Queen e Alec se ne stava zitto. Chi poteva essere, dunque?
Si alzò, presa da un’irrefrenabile curiosità e uscì dalla sua camera, scalza e con addosso il suo pigiama verde lime che adorava. Di soppiatto si diresse verso il bagno e trovando la porta chiusa si preparò per bussare.
“Iz?” le domandò Alec, trovandola con il pugno a mezz’aria. Suo fratello l’aveva preceduta.
“Alec?!” era perplessa. Alec non fischiettava mai sotto la doccia…
“Perché la cosa sembra sorprenderti?”
Suo fratello profumava di bagnoschiuma al muschio, i capelli erano ancora bagnati, sebbene sembrasse fossero stati passati con un asciugamano e tutto il suo corpo era avvolto nell’accappatoio.
“Perché tu non fischietti mai.” Si giustificò, come se quella motivazione fosse più che sufficiente a spiegare la sua quasi entrata in bagno.
“Non vuol dire che non mi piaccia farlo.”
“Perché ti sei fatto la doccia?”
Alec la guardò, le sopracciglia aggrottate e gli angoli della bocca contratti, “Perché altrimenti puzzerei? Iz, che ti prende?”
“Che prende a te. Non fischietti mai sotto la doccia e il sabato matt-” La ragazza si fermò, colta da un’improvvisa consapevolezza. I suoi occhi cominciarono a scintillare non appena il motivo dell’umore di suo fratello fu chiaro. La sua bocca si aprì in una O perfetta, prima che cominciasse a saltellare sul posto.
“MAGNUS!” squittì euforica, la chioma corvina che la circondava come una nuvola. “Ti ha chiesto di vedervi??”
Alec prese a grattarsi la nuca, mordendosi il labbro inferiore, “Può darsi…” confessò e Isabelle per un pelo non esplose.
“Ma è fantastico, Alec! Dove andate?”
“Non lo so, a fare colazione…”
“E cosa ti metterai?”
“Non lo so, Iz, improvviserò!”
“Non puoi improvvisare al primo appuntamento! È una regola base, Alec!”
Non è un primo appuntamento.”
Isabelle sorrise astuta, come se capisse molte più cose di quante ne riuscisse a capire Alec, vedendo qualcosa che a lui sfuggiva, “Certo, fratellone. Sicuro…”
Alec la superò con tutto l’intento di tornare in camera sua, “Siamo solo due persone che prendono un caffè insieme…” si giustificò poi, con la mano sulla maniglia della porta.
Isabelle scosse la testa e pronunciò in tono solenne: “Tu non sai niente, Alexander Lightwood.”
“Dovrei cogliere un significato in questa frase?”
“Solo se guardi Game of Thrones.”
Alec alzò gli occhi al cielo: “Passare troppo tempo con Simon ti fa male, Iz.”
Isabelle gli fece una linguaccia e rientrò in camera sua. Alec fece lo stesso.

*

Il luogo dell’incontro – perché nonostante quello che dicesse Iz non era un appuntamento – era una piccola pasticceria che Alec aveva sempre avuto sotto gli occhi, ma nella quale non era mai entrato. Magnus lo stava aspettando sul marciapiede, le mani infilate dentro alle tasche di un paio di pantaloni grigi abbinati ad una camicia blu costellata di brillantini celesti. Mentre si avvicinava, con gli occhi fissi a studiare la figura di Magnus, Alec si chiese se Izzy non avesse ragione: improvvisare non andava mai bene. Magnus faceva attenzione ai dettagli, era sempre impeccabile e i suoi vestiti erano di ottima qualità. Evidentemente, Magnus dava molta importanza a cose del genere, alla moda. Cosa avrebbe detto del suo maglione nero e sformato e dei suoi semplicissimi jeans?
Avrebbe dovuto chiedere consiglio ad Isabelle. Sicuramente lei gli avrebbe impedito di vestirsi in quel modo. Colto dal suo solito senso di inadeguatezza, si passò i palmi sudati sui pantaloni, tentando di esorcizzare almeno un po’ il nervosismo, mentre si avvicinava sempre di più a Magnus.
Non era un appuntamento.
Non. Era. Un. Appuntamento.
Non…
“Ciao, Alexander.”
…era in grado di pensare razionalmente. Non si sarebbe mai abituato alla bellezza di Magnus, o dei suoi occhi, che truccati erano ancora più belli – non che l’avesse mai visto senza trucco, ma da quello che aveva sempre sentito dire da Isabelle, se qualcosa è già bello di per sé il trucco aiuta solo a valorizzare tale bellezza – così come non si sarebbe mai abituato al brivido lungo la schiena ogni volta che Magnus lo chiamava con il suo nome per intero.
“Ciao, Magnus.” Esalò, una volta ripreso fiato.
Il ragazzo gli sorrise e Alec sentì il cuore scalciare. Doveva proprio avere l’espressione più intelligente del mondo, sul viso. Non certo quella di uno che è appena stato ipnotizzato.
Ma chi voleva prendere in giro? Agli occhi esterni sarà sicuramente risultato un imbranato, imbambolato da una bellezza di cui il mondo, Alec ne era sicuro, non era degno.
“Vogliamo entrare?”
“Certo,” rinsavì, cercando di imporsi una certa compostezza.
Magnus si avviò alla porta, che tenne aperta facendogli cenno di entrare per primo. Quanta cavalleria. Alec sentì le guance andare in fiamme. Si guardò intorno: il posto era carino, semplice e profumava di zucchero. Alec sentì lo stomaco borbottare mentre continuava la sua ispezione, notando i muri gialli, dove le ricette per preparare i dolci più strani provenienti da paesi diversi erano state scritte con la vernice nera; il suo sguardo scese ai tavolini di vetro, circondati da sedie in ferro battuto.
“Ti piace?” domandò Magnus al suo fianco.
“Sì, è molto carino… è la prima volta che lo vedo all’interno.”
“Sono felice che tu l’abbia visto con me, allora. Significa che ogni volta che lo guarderai dalla strada o tornerai a bere un caffè, penserai a me.”
Come se avessi bisogno di una caffetteria per pensare a te, rifletté Alec.
“Posso fare questo sforzo,” disse invece, guardandolo di lato, con un angolo della bocca alzato, aspettando una reazione a quella piccola provocazione.
“Farò finta di non aver sentito. O altrimenti dovrò trovare un modo per farti perdonare anche di questa scempiaggine.”
Scempiaggine?”
Magnus aggrottò le sue curatissime sopracciglia: “Che hai contro la parola scempiaggine?”
“Che non viene più usata da circa trent’anni?”
Il ragazzo orientale gli lanciò un’occhiataccia: “Taci, pasticcino. O mi costringerai a chiuderti quella bocca perfetta con un bacio.”
Alec arrossì, deglutendo a vuoto, la gola secca e le gambe che improvvisamente sembravano inadatte a reggere il suo peso.
“Sediamoci, là c’è un tavolo libero!” disse leggero Magnus, come se non avesse appena tentato di distruggere la sanità mentale di Alec, il quale lo seguì senza opporre alcuna resistenza.
Perché avrebbe dovuto resistergli, dopotutto?





-----------------------
Ciao a tutti e ben ritrovati! :D 
Allora come prima cosa ringrazio chiunque abbia messo la storia tra i seguiti/preferiti perché siete molti più di quanto mi aspettassi e non sapete quanto sono felice! Ringrazio anche chiunque spenda tempo per recensire perché davvero ogni volta che leggo le vostre recensioni mi si apre un sorriso sulle labbra! Non sapete quanto sono contenta di leggere i vostri commenti positivi (e i vostri scleri, perché mi fanno sentire meno sola! Scleriamo tutti insieme per i Malec <3). 
Venendo al capitolo... cosa ne pensate? 
Ho voluto inserire un piccolo incontro tra i due senza che venisse vissuto come un appuntamento per non mandare in ansia Alec, che comunque ha fatto dei progressi, ma la serata cinema è già stata scritta nel capitolo 4, che ho quasi finito di scrivere. A questo proposito, volevo proporre una cosa, se vi va. Non l'ho mai fatto prima, ma vorrei provare: sentire qualche vostra idea su dei possibili incontri tra Alec e Magnus da inserire nella storia qua e là. Giusto per avere qualche idea in più da integrare a quelle che mi frullano già nella testa. Questo, ovviamente, solo se volete, non voglio obbligare nessuno! XD 
Vi ringrazio ancora per aver deciso di dedicare il vostro tempo a questa storia, alla prossima! Un abbraccio <3 
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Shadowhunters / Vai alla pagina dell'autore: Roscoe24