Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
Segui la storia  |       
Autore: samv_s    24/09/2017    1 recensioni
Jimin continuò ad osservarlo con sguardo scettico: uno come Yoongi non era solito aiutare le persone, eppure in quel momento gli stava offrendo una mano per conquistare il rosso.
"Accetto." Disse, quindi. Tentar non nuoce, no?
Vmin//Yoonmin. Accenni Namjin
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kim Taehyung/ V, Min Yoongi/ Suga, Park Jimin, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il corvino si tolse le scarpe e prese a salire il più silenziosamente possibile le scale, anche se consapevole che al piano superiore vi era sua madre ad aspettarlo a braccia conserte. Giunto alla fine, quindi, non si meravigliò di vedere la signora Park appoggiata allo stipite della porta, avvolta nel suo pigiama. Jimin si portò una mano a spostare i capelli all’indietro ed aspettò in silenzio che la donna gli desse la sentenza: di sicuro l’avrebbe messo in punizione per qualche giorno, privandogli di giocare alla play.
“Ti ha accompagnato Yoongi.” Quella di sua madre non era una domanda, ma un’affermazione. Ciò poteva significare una sola cosa: li aveva effettivamente visti. E con solo quella semplice constatazione, Jimin comprese effettivamente il gesto che poco prima aveva fatto.
Aveva baciato Min Yoongi.
Aveva baciato Min Yoongi senza una motivazione logica, gli aveva mentito dicendogli che sua madre li stava spiando. E nonostante quella adesso risultava essere la realtà, rimaneva il fatto che lui aveva detto una cazzata per giustificare il suo gesto avventato.
Quindi si, aveva baciato Yoongi come se fosse la cosa più naturale da fare.
Quella presa di coscienza, fece sì che quella strana sensazione – ormai associata al maggiore – ritornasse più forte che mai. Il cuore prese a battere più veloce e le guance divennero rosse.
“Scusa.” Biascicò abbassando il capo e cercando di non far notare alla madre quel rossore. Sperava tanto che la donna gli desse in fretta la sua punizione, cosicché potesse rinchiudersi in camera per addormentarsi e non pensare più a nulla.
“Non voglio farti alcuna ramanzina, certo saresti dovuto rincasare prima.” Disse la madre, sorprendendo Jimin che la osservò confusa.
“Contatta Yoongi e chiedigli se gli va di venire a cena da noi domani sera.” E a quelle parole, Jimin capì che avrebbe di gran lunga preferito non giocare alla playstation per alcuni giorni.

Aveva passato circa un quarto d’ora abbondante col telefono aperto sulla chat di Yoongi.
Più ci pensava, più trovava che quella situazione potesse risultare super imbarazzante e super scomoda, specialmente se il solo leggere il nome del maggiore gli faceva ricordare di averlo baciato senza alcun motivo.
In ogni caso però, doveva farsi coraggio e scrivergli poiché era stata sua madre a chiederglielo.
Data l’ora tarda – l’orologio del telefono segnava l’una passate – era molto probabile che Yoongi non rispondesse, e che quindi quella cena poteva essere rimandata.
Leggermente più sicuro di sé – sperava davvero con tutto il cuore che il grigio stesse già dormendo – Jimin inviò il messaggio.
Ma quando poco dopo ricevette un semplice “okay” come risposta, capì che in una sua qualche vita precedente aveva fatto qualcosa di veramente brutto per meritarsi tutta quella sfiga.

 
***

Namjoon si alzò dal letto, si stiracchiò e posò lo sguardo sulla sveglia posta sul comodino: le undici e venti del mattino. Sbadigliò prima di stendersi nuovamente e ricoprirsi con le coperte ancora calde: la stanza era immersa nel buio, ed al suo fianco si poteva notare una figura ancora dormiente. Il ragazzo sorrise e ripensò a ciò che era accaduto la sera precedente.

Seokjin si era sfogato con lui, avevano parlato nuovamente come prima. Come se i sentimenti per persone diverse di entrambi, fossero spariti nel nulla. E Namjoon si era sentito bene, rinato, nuovamente a casa tra le braccia di quello che, prima di tutto, era il suo migliore amico.
Si ricordò di come, vedendo il biondo ancora troppo distrutto e spossato dal pianto liberatorio, avesse inviato un messaggio a sua madre – che sicuramente lo stava ancora attendendo sveglia – avvisandola che anche Seokjin fosse rimasto a dormire.
Quella sera, quindi, aveva condiviso nuovamente il letto di Namjoon. Si erano cambiati, ed erano rimasti fino alle tre svegli: avevano parlato tanto e si erano accorti di quanto fosse accaduto e di quanto si fossero mancati in quei pochi mesi di lontananza. Quando poi il sonno aveva avuto la meglio su entrambi, i due ragazzi si erano lasciati andare fra le braccia di Morfeo con un sorriso stampato in faccia.
Il sorriso sul volto del minore si fece più ampio. Un sorriso, dopo tanto, non più carico di malinconia ma di gioia nel riaver ripreso i rapporti con Seokjin. Certo, avrebbero dovuto discutere a lungo sul fatto che Namjoon fosse ancora irrimediabilmente cotto di Seokjin. Ma per il momento, ciò che contava, e che loro avessero ricominciato a parlare.
Con quei pensieri carichi di positività, Namjoon si sistemò meglio sul cuscino: ormai non aveva più sonno. Giratosi su di un fianco, si perse ad osservare il viso del maggiore.
Le labbra schiuse, il respiro pesante, i capelli spettinati che ricadevano sulla fronte e sul cuscino: Kim Seokjin rimaneva l’essere più bello sulla faccia del pianeta.
Namjoon non poteva farci nulla, in quel momento specialmente, era più forte di lui.
Si allungò leggermente, sentendo il respiro caldo dell’altro infrangersi sulla sua guancia. Gli spostò alcune ciocche bionde prima di azzerare le distanze e posare le sue labbra su quelle piene di Seokjin. Durante quel bacio casto, Namjoon rivide l’amico piangente della sera prima, il modo in cui le sue braccia lo avevano stretto in cerca di conforto. Risentì le parole di scuse del maggiore, le risate che si erano fatti più tardi quando entrambi si erano seduti a gambe incrociate sul letto.
Seokjin era una pietra preziosa, fragile. Bisognava maneggiarla con cura.
E nonostante Namjoon non fosse bravo in queste cose – tendeva sempre a distruggere tutto – Seokjin era l’unica cosa che, tra le sue mani, non si era mai frantumata.
Ed il minore promise a sé stesso che sarebbe stato così per sempre.

 
***


Taehyung sedeva ad uno dei tanti tavolini di un bar, una tazza in ceramica contenente della cioccolata calda era stata appena portata da una cameriera. Il rosso sorrise alla giovane prima di prendere il cucchiaino e prendere un poco di quella bevanda densa e zuccherata.
Sapeva di essere in perfetto orario anzi, in anticipo poiché solo adesso l’orologio segnava le sei in punto del pomeriggio. Ma quando Hoseok l’aveva contattato, l’ansia era gradualmente aumentata e lui aveva finito col prepararsi troppo presto.
Per l’arrivo dell’amico però non dovette aspettare più di tanto: una manciata di minuti più tardi, infatti, Hoseok fece tintinnare il campanello e prese posto sulla sedia di fronte al minore.
"Ciao Tae.” Lo salutò il ragazzo mentre rimuoveva una pesante sciarpa da attorno al suo collo. Taehyung notò come il sorriso che gli rivolse, avesse in qualche modo perso quella sua normale luminosità. Quella che solo Hoseok riusciva a sprigionare. Quando serio era l’argomento di cui dovevano discutere?
“Ciao hyung, tutto bene?” Chiese allora il rosso, preoccupatosi. L’unica occasione in cui aveva visto così tanto turbato il maggiore, risaliva alla loro rottura: si sentiva ancora responsabile, ma quella era la verità.
Hoseok, dal canto suo, abbassò il capo aggiustandosi i capelli: in realtà, la sua chioma aranciata era in perfetto ordine, ma aveva bisogno di qualche secondo per riordinare le mille idee ed iniziare il suo discorso. Poi alzò il capo e prese un bel respiro.
“Mi piace Yoongi.” Disse e Taehyung strabuzzò gli occhi.

“E cosa hai intenzione di fare?” Chiese il minore dopo aver preso un altro sorso della sua bevanda calda. Hoseok gli aveva appena finito di raccontare di come si fosse reso conto della sua cotta per Yoongi, e di come questi l’avesse baciato un pomeriggio a casa sua dopo la loro rottura.
Ciò che più di tutto lo aveva turbato, era stato il fatto che Yoongi lo avesse baciato quando già effettivamente stava con Jimin. Taehyung, così come Hoseok quando il minore glielo aveva fatto notare, non riusciva a comprenderne il motivo: il loro amico teneva davvero al corvino, oppure per lui era un passatempo?
Entrambi i ragazzi erano rimasti increduli ai loro stessi pensieri poiché sapevano che il grigio non era affatto una di quelle persone che ne usa altre come oggetti. Ma allora perché?
“Penso che dovremmo dapprima capire se Yoongi è serio, sia tu che io non vogliamo che Jimin soffra. Mi sono affezionato e penso che potrebbe risentirne molto se qualcuno lo ferisse. Se capiamo che tra loro due le cose sono serie, dovremmo metterci l’anima in pace. Altrimenti, potremmo provarci. Ci stai?” Concluse Hoseok osservando attentamente l’amico.
Taehyung annuì deciso.

 
***
 

Per tutta la giornata, avevo fatto in modo di tenersi occupato. Aveva fatto i compiti – addirittura aveva svolto anche tutti gli esercizi di letteratura cinese – ed aveva riordinato nella sua stanza. Quando poi sua madre lo aveva chiamato per farsi dare una mano con le buste pesanti, Jimin non aveva né sbuffato e né si era lamentato come suo solito: semplicemente era corso e l’aveva aiutata.
Aveva fatto davvero di tutto pur di non pensare alla cena di quella sera. A quella maledetta cena dove ci sarebbe stato anche Yoongi.

Dopo l’okay del maggiore, Jimin aveva risposto indicando l’ora a cui si sarebbe dovuto presentare quella sera. Successivamente, i due non si erano scritti per il resto della giornata: Yoongi non aveva dato segni di vita, e Jimin aveva preferito proprio non aprire la chat per paura che potesse scrivere qualcosa di cui poi si sarebbe pentito.
Doveva ancora comprendere il significato di quel bacio – o forse doveva più che altro accettare ciò che il suo subconscio aveva iniziato a suggerirgli già da un po' di tempo – ma più ci pensava, più si imbarazzava ed arrossiva. Per questo aveva fatto di tutto pur di non passare troppo tempo a rifletterci su: si era tenuto occupato, in un modo o nell’altro, riuscendo addirittura a riposare nel tardo pomeriggio.
Poi però, l’ansia era tornata nell’esatto momento in cui sua madre lo aveva gentilmente svegliato ed invitato a farsi una doccia poiché a breve sarebbe arrivato Yoongi.

 
***


“Ne vuoi ancora un po'?” Chiese gentilmente la signora Park, allungando il recipiente verso Yoongi. Il grigio annuì leggermente imbarazzato prima di prendere una seconda porzione di quel buonissimo stufato: la madre di Jimin era davvero brava in cucina, e quella carne davvero troppo invitante.
Il corvino, seduto al fianco del maggiore, aveva la testa china sulle proprie ciotole. La serata stava procedendo bene, sua madre e Yoongi parlavano con estrema naturalezza di qualsiasi argomento. L’unico che sembrava essere in imbarazzo e completamente a disagio, era lui.
Quando aveva visto Yoongi – che aveva indossato una bellissima camicia bianca che gli faceva risaltare le spalle – aveva sentito quel fastidio allo stomaco, seguito anche da uno al petto. Ormai, stava iniziando a conviverci ma doveva mascherare bene il suo disagio per evitare che il maggiore si interessasse a lui. Per ora, cercando di non intervenire più di tanto nelle conversazioni, ci stava riuscendo alla grande.
Ma di certo non avrebbe potuto continuare così per tutta la serata.

La cena si era da poco conclusa, tutti e tre si erano spostati nel salone ed avevano preso posto sul divano. La signora Park sembrava troppo euforica: a tavola avevano tirato fuori i vecchi ricordi, e ciò aveva implicato il spostarsi nell’altra stanza e cacciare fuori gli album di famiglia.
Jimin già sapeva che di lì a breve sarebbero iniziate le figure.
Aperto uno dei cassetti di un mobile e pescato il primo di una lunga serie di album, mamma Park si accomodò sulla poltrona e fece segno a Yoongi di avvicinarsi maggiormente. I due presero così a sfogliare e a commentare le foto di un piccolo Jimin. Tutto ciò sotto lo sguardo trucido del corvino: sentiva il viso andargli letteralmente a fuoco.
“Questo è il padre. – Disse ad un certo punto la donna. – Era un militare, è caduto in guerra quando Jimin aveva due anni.” La foto che era stata indicata, ritraeva un uomo in tenuta militare che stringeva fra le sue braccia un piccolo fagotto.
Il silenzio calò nella stanza ed entrambi i ragazzi presero ad osservare la donna: un sorriso amaro si dipinse sul suo volto, mentre i suoi occhi si velarono di lacrime che a stento ancora avrebbe trattenuto. Jimin mandò giù il groppo formatosi in gola – non poteva piangere anche lui, non in quel momento – ed afferrò la mano di Yoongi. Questi si girò di scatto, ma non proferì parola.
“Mamma. -  la richiamò quindi il corvino. – Noi andiamo in camera, chiamaci quando il dolce sarà pronto.” Jimin poi si alzò e seguito dal maggiore, raggiunsero frettolosamente le scale lasciando la donna con i suoi ricordi.
Jimin, per la prima volta in quella sera, accantonò l’imbarazzo e tutti i suoi pensieri stringendo maggiormente la presa sulla mano di Yoongi.

“Mi spiace.” Disse il minore quando raggiunsero la camera da letto. Entrambi si erano seduti sul letto, come erano soliti fare.
“Non preoccuparti, capisco quanto sia stata dura.” Aggiunse Yoongi, passando un dito affusolato sul dorso della mano di Jimin. L’altro spostò il suo sguardo sulla mano di Yoongi, rendendosi conto in quel momento che non l’aveva ancora lasciata.
Nonostante il leggero rossore che fece capolino sulle sue guance, non ritrasse la mano: lasciò che il grigio continuasse a disegnare cerchi concentrici con il suo pollice.
“Anche io ho perso mia madre da piccolo. – Disse ad un tratto Yoongi richiamando l’attenzione di Jimin. Gli sguardi di entrambi, però, ancora chini e intenti ad osservare le loro dita che si intrecciavano. – Avevo circa cinque anni e mezzo, e lei aveva già da tempo una rara forma di tumore. Non ricordo molto di lei, ho un ricordo sfocato del suo viso. Ciò che mi è rimasto impresso e la sua voce, quando mi raccontava le storie della buonanotte.” Il silenzio della stanza fu rotto dai singhiozzi di Jimin, che non era riuscito più a trattenere le lacrime.
“S-scusami h-hyung.” Aveva singhiozzato, ma Yoongi aveva annuito semplicemente senza aggiungere nulla. Anche lui aveva gli occhi lucidi.
Rimasero così, le mani ancora intrecciate e Jimin che poco a poco smise di singhiozzare.
Tutta l’ansia e la preoccupazione di prima, erano sparite nel momento esatto in cui aveva afferrato la mano di Yoongi.
E con quel gesto, forse Jimin aveva compreso che il maggiore né era la causa ma anche il rimedio.




 
No, non sono scappata in Cambogia!
​Tra la scuola, il comeback dei bts (su cui dico solo che ero il microfono di Yoongi in MIC Drop) e i soldi per l'album che devo racimolare vendendo un rene; sono riuscita ad ultimare e a pubblicare il nuovo capitolo.
​Lascio a voi l'arduo compito di lasciare una recensione (le critiche sono sempre ben viste).
​Mi scuso solo per eventuali errori, a storia conclusa li correggerò davvero tutti.
Un bacione, e alla prossima.
​Sam.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS) / Vai alla pagina dell'autore: samv_s