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Autore: crige    25/09/2017    4 recensioni
***Seguito di SAVE ME***
Tre anni dopo "Nobody said it was easy".
Vedremo come è andata avanti la vita di Feffe e tutti gli altri.
Cosa sarà cambiato? E cosa invece è rimasto invariato?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Cosa strana l'Amicizia.
Forse la più complessa forma di Amore che esista.
La più ricercata e desiderata.
Quella cosa che riesce a non farti mai sentire solo.
E' quel sentimento che è in grado di legarti ad una persona in un modo incomprensibile, inspiegabile.

Può durare settimane, mesi, anni!
A volte addirittura in eterno, lasciandoti quel senso di sicurezza che ti avvolge il cuore.
Alle volte, invece, sparisce così velocemente come veloce ti è entrata dentro.

Ci sono quelle Amicizie che non senti o non vedi tutti i giorni eppure sai che ci sono.
E quelle che hai tutti i giorni, ma non senti mai vicine.
Spesso, invece, succede che ne perdi qualcuna per strada e non sai se la riavrai mai indietro.

Ad alcune sei così legato che credi di averle perse, ma poi ritornano e continuano da dove le avevi lasciate, smarrite.
Sono quelle Amicizie di cui non riuscirai mai a privartene e forse in fin dei conti non lo hai mai voluto.
Tornano prepotentemente nella tua vita e tu non puoi far altro che lasciarle entrare.

Tutti abbiamo quell' Amico perduto chissà dove che ad un certo punto ritorna.
E che per quanto tu provi a respingerlo, continua imperterrito a bussarti alla porta.
Tanto che puoi solamente arrenderti a lui.

E' quell' amico che, possono passare giorni, mesi o addirittura anni, ma appena lo rivedi sembra che nulla sia cambiato.
Uno sguardo, una parola, un gesto che bastano a ricordarti cosa rappresentava per te e a cancellare tutte le ferite che aveva lasciato dietro di sé.
Pagina bianca, storia nuova.
Ed è da lì che rinizi.

Con i piedi di piombo, certo.
Ma pur sempre aperto e felice di averlo ritrovato.
Di aver riavuto indietro quell' Amicizia in cui tanto avevi riposto.

Che lo ammettiamo o meno, tutti abbiamo un amico che vorremmo tornasse nella nostra vita.
E quando per miracolo questo succede, puoi essere arrabbiato, deluso e ferito quanto vuoi, ma lo accoglierai sempre a braccia aperte.
Pronto per lasciare che ti riscaldi il cuore ancora una volta.
Sperando che a sto giro sia per sempre.

Non abbiate paura di aprirvi, di lasciarvi andare.
Ogni persona che entra nella vostra vita è un dono.
Mandato per aiutarvi ad affontare gli ostacoli di quel preciso momento, ma anche di quelli futuri.
L' Amicizia vera è rara e pura e di certo non le si può negare una seconda possibilità.
Perciò spegnete il cervello e aprite il cuore.
Solo lui è in grado di indicarvi la strada giusta da seguire.



                                                               

                                                                                                          **********



Il cuore mi batte all' impazzata.
Le mani sudano abbestia.
Ed è come se mi mancasse l' aria.

Ma come ci siamo ridotte così?
Come abbiamo potuto lasciare che accadesse?
Che ci perdessimo così facilmente?

Avrei giurato che saremmo state amiche per la vita.
Inseparabili!
Che non avremmo permesso mai a niente e nessuno di mettersi in mezzo.
E invece un giorno è successo.

Abbiamo inziato a sentirci sempre meno.
A vederci raramente.
Fino a quando non è più arrivato neanche un messaggio.
Alessia è sparita dalla mia vita, così semplicemente come ci era entrata.

E adesso dopo tre anni sono qui.
Seduta a quello che era il nostro tavolo al solito bar.
Ad aspettarla con un' ansia che mai avrei immaginato potessi avere pensando a lei.

Da quello che ho capito deve essere tornata a Firenze qualche giorno fa.
Non so bene i dettagli.
A dir la verità non so proprio più niente di lei.
E non so neanche cosa aspettarmi da questo incontro.

All' improvviso sento il campanello appeso all' entrata, prendere vita.
Mi volto di scatto e la vedo.
Bassa come me la ricordavo, bella come è sempre stata.
Solo meno bambina e più donna.
E sento come se qualcosa mi si strozzasse in gola.

Sorride imbarazzata notandomi.
Cammina lentamente verso di me, passandosi nervosamente una ciocca di capelli dietro l' orecchio.
Sorrido ricordando quel gesto tanto familiare.

Mi alzo aspettandola.
Sempre più ansiosa, sempre più impaziente.
E quando finalmente mi è di fronte, mi accorgo di non sapere bene che fare.
Ma a quanto pare è il cuore a comandarmi e a spingermi ad avvolgerle le braccia intorno al collo.

-Erica così mi soffochi- soffia al mio orecchio, impacciata per quel gesto improvviso. 

-Alessia!- esclamo, staccandomi -come stai? Come mai sei tornata? Come ti va la vita? Dio, sono così felice di vederti!-

-Una domanda per volta!- ride, prendendo posto sulla sedia di fronte alla mia.

Mi siedo di nuovo, scrutandola.
Una matita leggera fa risaltare i suoi enormi occhioni nocciola.
I capelli lasciati correre sulle spalle, più lunghi di quel che ricordavo, ricci, selvaggi!
E' vestita semplice come suo solito.
Jeans stretti, maglettina azzura a maniche corte e le sue immancabili polacchine.

Guardandola mi rendo conto di quanto mi mancasse.
Di quanto avessi sperato che prima o poi tornasse.
Che mi dicesse la causa del nostro distaccamento.
Perché io ancora non l' ho capita.

-Ma guardati!- esclama, enfatizzando la frase con un gesto della mano  -sei bellissima!-

-Io? Vogliamo parlare delle tue tette? Esplodono!- rido, toccandogliene una.

-Non sei proprio cambiata di una virgola-  si libera della mia presa, ridendo.

Mi era mancata anche la sua risata!
Compagna di mille avventure!
Ricordo di momenti spensierati e felici.

Restiamo a fissarci in silenzio, senza saper che dire.
Il cameriere viene a prendere la nostra ordinazione.
Complimentadosi con noi per la scelta del drink.
Due 130 Montenegro.

-Dai, raccontami qualcosa di te!- mi sprona, riponendo il cellulare in borsa.

-Mah, non è che abbia tutte ste novità!- rispondo -io e Eleonora stiamo ancora insieme e stiamo anche guardando qualche casa per andare a convivere, ho finito gli studi e adesso affianco delle maestre in un asilo!-

-Ma è fantastico! Sono così contenta- allunga una mano stringedo la mia -hai sempre amato i bambini- sorride -e sono felice che con Eleonora vada tutto bene-

-Sì, anche io- 

Finalmente arrivano le nostre bevute con anche due ciotole di salatini.
Facciamo un piccolo brindisi, battiamo il bicchiere sul tavolo e beviamo un sorso.
Certe cose non cambiano proprio mai.

-Adesso è il mio turno!- lascio il drink sul tavolo, sporgendomi verso di lei -voglio sapere tutto!-

-Che c'è da dire?- domanda, retorica, abbassando lo sguardo -Milano non faceva più per me!- alza le spalle, sospirando -mi mancava l' aria di Firenze e mi mancava la mia famiglia e..- alza gli occhi, guardandomi -mi mancavi tu- un timido sorriso, prende vita sul suo volto, facendomi sussultare il cuore.

-Come abbiamo fatto a lasciare che le cose andassero così?- chiedo, capendo che la conversazione ha preso un tono più serio.

-Io penso che ci sia un motivo per tutto- risponde, semplicemente -magari doveva andare così! Magari dovevamo perderci un po' per poi ritrovarci-

Rifletto sulle sue parole e mi chiedo se abbia ragione.
O se sia solo una scusa per non pensare alle colpe che entrambe abbiamo.
Lei non si sarà fatta più sentire, ma io non le ho neanche più scritto.

Ero arrabbiata.
In un certo senso le davo la colpa per alcuni avvenimenti che sono successi.
Per alcune cose che ci hanno fatto star male tutti.
La partenza di Francesca, ad esempio.

Ma adesso mi rendo conto che forse lei rappresentava per me solo uno sbocco di sfogo.
Un capo espiatorio per dare a qualcuno la colpa di quello che stava succedendo.
Sono stata molto ingiusta e infantile.
Io per prima ho lasciato che qualcosa si mettesse tra di noi.
Ma sono del tutto pronta a rimediare al mio errore.

-Può essere- scuoto la testa, poco convita -ma spero che possiamo provare a tornare ad essere come un tempo-

-Altrimenti perché credi che volessi vederti?- sorride speranzosa.

-Bene, siamo d' accordo allora!- faccio un cenno vigoroso con il capo a mò di sancimento -ma ancora non mi hai detto nulla di te!-

-Inizierò i corsi a settembre, quindi direi che, dato che siamo a maggio, ho tempo per pensarci! Avevo intrapreso una relazione di solo sesso con una ragazza, ma ho capito che proprio non fa per me- storce il naso, quasi disgustata -i ragazzi come stanno?-

-Lorenzo sta con una ragazza da più di un anno e lavora come commesso in un negozio di articoli sportivi. Alessandro va ancora a scappatelle con ragazze conosciute a feste, ma lavora al Danger di cui è il gestore! Marta invece ha iniziato a lavorare in un bar vicino a villa Santoro-

-No, aspetta, credo di essermi persa- scuote la testa, confusa -non doveva gestirlo Francesca il Danger?-

-Ma come? Non sai niente?- domando, quasi sconvolta.

-Non so niente di cosa?-

Ok, sapevo che la loro relazione si era chiusa un po' bruscamente.
Ma avevo capito che si fossero chiarite.
Pensavo che Feffe le avesse detto che se ne andava!

E invece adesso sono io che la devo mettere al corrente di tutto.
Non mi sembra vero.
Come glielo dico senza che si senta in colpa?


-Alessia, Francesca si è trasferita a Londra tre anni fa- glielo dico quasi in un sussurro, preoccupata della sua reazione.

-Come a Londra? E perché? Cosa è successo?-spara a raffica una domanda dietro l' altra, senza darmi il tempo di risponderle.

-Ale, frena- la stoppo alzando una mano nella sua direzione -un giorno Eleonora ha trovato una lettera da parte sua dove le diceva che se n'era andata e che non voleva che la seguissimo-

-Cioè, fammi capire, se n'è andata così senza dire niente?-

-Sì- annuisco -e bhè, Eleonora per un po'..-

-Ha dato la colpa a me- finisce in un sospiro, al posto mio -come biasimarla?-

Abbassa la testa, sinceramente dispiaciuta.
Si passa una mano tra i capelli, pensierosa.
Chissà che cavolo le starà passando per la mente.

-Ehi, non fare così. Non colpevolizzarti!- cerco di tirarla su, ma senza grossi risultati.

-E come faccio? Erica, io l'ho tradita!-

-Ma vi eravate prese una pausa! Tecnicamente non l'hai tradita!- pronuncio quelle parole che mi ritrovo sorpresa a non condividere totalmente.

E' così, Alessia l'ha tradita.
Dopo un mese che si erano prese una pausa, lei è andata a letto con Stella.
Non ho mai ben saputo le dinamiche o come possa essere successo.
Fatto sta che è accaduto.

Alessia lo ha detto a Feffe.
Feffe si è arrabbiata e ha chiuso definitivamente con lei.
Dopo sei mesi ha lasciato tutto e si è trasferita.

-Mi dispiace così tanto- esclama, commossa -e mi dispiace anche di aver chiuso i rapporti con te. Ma dopo averla ferita così, immaginavo che Eleonora mi odiasse e anche tu giustamente di conseguenza. Non sapevo che dirti o come giustificarmi, perché non ho scuse!- inizia a scenderle qualche lacrima, che cerca di raccogliere con il pollice -ho pensato che non farmi sentire per un po' fosse più facile, ma poi sono passate settimane, che sono diventate mesi e alla fine non sapevo più come riallacciare i rapporti!-

-Smettila ora- le prendo una mano tra le mie, rendendomi conto di star piangendo a mia volta -anche io ho le mie colpe! Non ti ho scritto, ti ho dato la colpa per qualcosa che molto probabilmente sarebbe successa comunque e stai tranquilla, Eleonora sa che non è colpa tua, come tutti gli altri del resto!-

-Davvero?- tira su con il naso, puntando i suoi occhi nei miei.

-Davvero!- annuisco, cercando di sorridere -solo, ecco...- balbetto, prendendo tempo -magari prima che tu torni al Danger con gli altri, devo avvertire Eleonora che sei tornata, così, per sicurezza!- 

Non ho mentito.
Eleonora non le dà più la colpa. 
Tramite le prime email di Francesca, ha capito che il problema fosse un altro.
Ma non ha mai compreso quale fosse davvero.

Sa solo che la relazione con Alessia non funzionava da un bel po'.
Feffe l' amava davvero ma era arrivata a sentirsi costretta.
A sentirla più come un dovere che un piacere.

Sentiva come se fosse l' unica cosa che riuscisse a farla sentire bene e ultimamente neanche troppo.
Poi Alessia è andata a letto con Stella.
E non le andava più.
Voleva altro, voleva di più.
E ha capito che non lo avrebbe avuto restando ancorata a lei, a noi.
Quindi semplicemente se n'è andata.
Bene o male lo ha fatto.
E noi abbiamo dovuto accettarlo.
Ed è questo che Eleonora deve capire.




                                                                                                                   **********





Chiudo l' ennesima pratica sbuffando sonoramente.
Questa mattinata in ufficio sembra non finire più.
Prima la signora Ceccarelli con la sua stupida poliza, poi una coppia di dementi appena sposati che voleva assicurare la casa e infine una vecchia signora che è venuta a chiedere se poteva assicurare il cane nel caso glielo avessero arrotato, rubato o cose simile.
Ma io dico, tutti a me?
E' che mio padre si diverte a mandarmi i clienti assurdi che lui si vuole evitare.

Chiudo il portatile sulla scrivania, appoggiandovi successivamente gli occhiali da riposo.
Mi passo una mano sulla faccia, cercando di togliermi un po' di stanchezza.
Alla fine sbadiglio, incrociando i piedi accanto al computer.

Dò un rapido sguardo al disordine che ho sul mio piano di lavoro.
Cartelle di fogli sparse ovunque.
Penne, forbici, matite e quant' altro gettati alla rinfusa.
Storcio il naso davanti a quel caos, per poi spostare l' attenzione sulle cornici di foto.

Una mia e di Erica dello scorso anno, al mare.
Una con la mia famiglia in cui c'è pure Marta tutta sorridente.
Una delle mie preferite con Federica.
E per ultima, quella mia insieme a Feffe in una serata di ozio sul suo divano.

La prendo in mano, accarezzando il vetro.
Sorrido al ricordo di quella giornata.
La abbiamo passata insieme dal mattino alla sera.
In giro a cazzeggiare per finire con una maratona di Grey's Anatomy a casa sua.

Quell' ultimo pensiero mi riporta alla mente l'ultima email sua che ho ricevuto.
Dio, quanto mi ha fatto innervosire.
Tutte le volte che leggo "non odiarmi troppo" o cose simili mi fa saltare i nervi.
Come potrei mai odiarla?
E' la persona più importante della mia vita.
E' la mia persona.

Sento tutta la nostalgia inglobarmi come sempre quando penso a lei, a noi.
E mi ritrovo a domandarmi cosa starà facendo in questo momento.
Spero davvero che stia così bene come dice.

-Eleonora?- bussano alla porta del mio ufficio, aprendola una volta che ho dato il consenso -vedo che sei molto occupata- dice sarcastico mio padre, entrando e prendendo posto su una sedia di fronte a me.

-Non rompere! Ho chiuso adesso l' ultima pratica- ribatto, poggiando di nuovo la foto sulla cattedra -che c'è?-

-E' andato tutto bene con il cane della signora?- chiede, divertito, facendomi innervosire.

-La vuoi piantare di mandarmi tutti i casi disagiati?-  gli lancio un' occhiataccia, sedendomi compostamente -comunque sì, tutto a posto-

Lo vedo allungare un braccio e portare a sé la foto che stavo guardando prima.
Sorride amorevolmente, sussurando un -Le mie ragazze- che mi strappa un sorriso.
E' sempre stato un bonaccione.
Specialmente quando si tratta di noi.

-Allora, l'hai sentita?- chiede, rimettendo al suo posto la cornice -come sta?-

-Sì, mi ha scritto ieri notte. Dice di stare bene, che si è trasferita da Ilaria e che il lavoro va alla grande- dico tutto con un tono leggermente infantile e infastidito.

-Io e tua madre siamo un po' preoccupati, in realtà- confessa.

-Anche io!- esclamo, guardandolo.

-No, noi siamo preoccupati per te- 

Tipico da lui spiazzarmi con queste uscite insensate.
Non vedo il motivo di tale preoccupazione.
Io sto benissimo!

Con Erica va tutto bene.
Il lavoro va bene.
La mia vita è una favola.
Non capisco quindi cosa diavolo dovrebbe esserci che li fa preoccupare!

-Per me?- domando, confusa -io sto benissimo!-

-Ah, davvero?- ribatte, guardandomi come solo i padri possono guardare -Erica dice il contrario-

-Lo sapete che quella è matta! Non dovete darle retta!- 

-In realtà ci fidiamo più di lei che di te- mi fa una linguaccia, continuando a farmi innervosire sempre più - avanti, dimmi cosa c'è che non va-

Perché la mia ragazza continua a mettermi in queste situazioni scomode?
A volte penso che lo faccia apposta.
Magari se non parlo di certe cose, è perché semplicemente non ne voglio parlare!

E poi tutti che fanno i finti tonti.
Sanno esattamente che sto benissimo, ad eccezione di una cosa.
Ma quello che mi domando è perché io sia l'unica a sentirmi ancora così.
Come hanno fatto gli altri a digerire il tutto così velocemente?
Ok, saranno anche passati anni ma non è una cosa di poco conto.

-Lo sai cosa c'è che non va! Perché diavolo continuate a chiedermelo tutti?- quand'è che sono tornata ad essere così scontrosa?

-Forse perché non rispondi mai davvero- risponde pacatamente.

-Cosa vuoi che ti dica?-

-Tesoro- si sporge in avanti, poggiando una sua mano sulla mia -sono passati tre anni e se ancora non hai assimilato la questione, evidentemente qualcosa te lo impedisce-

Abbasso lo sguardo sentendomi colpita e affondata.
Come quando da piccola giocavo con lui a Battaglia Navale e perdevo sempre.
E' ancora questo l' effetto che mi fa.

Babbo riesce sempre a spiazzarmi.
Sembra un uomo d' affari impegnatissimo e distaccato.
Ma quando si tratta di me, della famiglia, è il padre e marito che tutti vorrebbero.
Ogni volta che sono stata giù di morale, lui spuntava e sembrava che tutto si sarebbe risolto nei migliori dei modi.
Voglio continuare a credere che sia così.

-Mi ha abbandonata- abbasso lo sguardo -dopo tutto quello che abbiamo passato, semplicemente ha preso e se n'è andata senza dirmi niente- dico quelle parole ad alta voce per la prima volta e le sento trafiggermi il petto una ad una -avrei voluto me ne parlasse-

-Se lo avesse fatto, cosa le avresti detto?-

-Di non andare! Che c'erano altre soluzioni! Che le avremmo trovate insieme!- mi passo una mano tra i capelli, alzandomi e prendendo a camminare avanti e indietro per l' ufficio.

-Ma Tesoro, è proprio per questo che lei non lo ha fatto- mi fermo di botto davanti la finestra, guardando fuori -aveva bisogno di andarsene! Di vedere se era in grado di cavarsela da sola, di trovare qualcosa che andasse meglio per lei, di cercare la sua strada! Vedrai che non appena l' avrà trovata, tornerà-

-E se lei capisse che la sua strada è laggiù?-

Quella è la mia paura più grande.
Il pensiero più ricorrente.
Se veramente lei non tornasse più?
Cosa farei io?

Non posso neanche pensarci.
Sto vivendo con la speranza che un giorno me la  vedrò spuntare dal niente.
Con il suo mezzo sorriso e gli occhi pieni di affetto, come se non fosse passato neanche un giorno dalla nostra separazione.
Quindi adesso non voglio nemmeno immaginare che lei possa non tornare proprio più.

-Allora dovrai appoggiarla- afferma, facendomi voltare di scatto, incredula -è così che fanno le amiche, è così che fanno le sorelle-

-No- scuoto la testa rigorosamente -lei tornerà-

-Eleonora- si alza, avvolgendomi in un abbraccio familiare e confortevole -è il momento che tu le scriva davvero come ti senti. Parlale, solo così troverai un po' di pace- mi lascia un bacio sulla guancia e una carezza, per poi uscire chiudendosi la porta dietro di sé.

Torno a sedermi.
La testa tra le mani, pensando alle sue parole.
E se avesse ragione lui?
Devo davvero dirle tutto quanto?

In questi ultimi tre anni le ho sempre scritto in modo amichevole.
Forse un po' distaccato.
Non volevo farle pesare la sua decisione, anche se ci sono stati dei giorni in cui avrei tanto voluto farlo.

Le ho raccontanto degli avvenimenti più importanti.
Dei traguardi che ho raggiunto.
Le ho detto più volte che avrei tanto voluto che lei fosse qui in quei momenti.
Ma mai le ho buttato addosso tutta la mia rabbia.
E se fosse arrivato il momento di farlo?

Mi sistemo meglio sulla sedia in pelle nera.
Avvicino il portatile, aprendolo.
Accedo alla posta, cliccando sull' indirizzo di Francesca.
Apro la pagina bianca e lascio che siano i miei sentimenti a guidarmi.


"Ciao Feffe,

mi ha fatto piacere ricevere la tua email.
Almeno so che non ti sei dimenticata del mio compleanno.
Come hai fatto con molte altre cose.
Penso che dovrei chiederti scusa in anticipo per ciò che sto per scrivere, perché non credo che ti farà piacere.

Sono stanca di fingere che sia tutto ok.
Che io abbia accettato e condiviso questa tua scelta così bene come ti ho fatto credere.
In questi ultimi anni non ho mai voluto farti pesare niente o ferirti in qualche modo.
Ma ora basta.
Io mi sono curata di quello che potessi provare tu, ma te non hai fatto lo stesso.

Mi hai abbandonata.
Mi hai accartocciato e gettato via con una leggerenza che non credevo possibile.
E sono stanca.
Sono davvero stanca.

Sì, sono felice per te.
Che tu stia bene, che abbia trovato delle persone con cui ti trovi a tuo agio e con le quali condividere la tua vita lì.
Ma non posso continuare a farti credere che anche io sto bene.
Perché io non sto bene, Francesca.

Alle volte ce l'ho  talmente tanto con te che penso che se ti avessi di fronte ti riempirei di botte.
Perché è così che abbiamo sempre fatto, no?
E allora perché non lo hai fatto anche tu prima di andartene?

Mi hai lasciato indietro con una stupida lettera.
Una lettera, Feffe!!
Pensavo di meritarmi di più a delle solite frasi fatte che si dicono sempre.

Adesso ti ripeto una cosa che ti scrissi nella prima email che ti ho spedito: "Dovevi parlarmene".
Lo dovevi fare.
Me lo dovevi, almeno!

Sì, hai ragione tu.
Avrei cercato di non farti partire, ma sappiamo entrambe che lo avresti fatto comunque.
Ma almeno potevi dire di avermelo detto di persona.
E io potevo aggrapparmi a questo.

Perché non ti rendi conto che ho bisogno di te?
Perché non riesci a capire che non puoi semplicemente sparire dalla mia vita per tre anni e pretendere che nulla cambi?

Spaisci per settimane o mesi e poi ti rifai viva come se niente fosse.
Come se fammi sapere che stai bene fosse un peso per te.
Una cosa che ti senti in obbligo di fare.
E non mi sta più bene.
Ora basta.

Io ci sarò sempre per te, lo sai.
Qualunque cosa succeda.
Ma adesso ho bisogno io di sparire per un po'.
Almeno questo me lo devi.


In bocca al lupo per il tuo lavoro e per la fine del tuo campionato.
Sono davvero felice per te, anche se stenterai a crederlo dopo ciò che ti ho scritto.
Non combinare casini, fai a modino.
Ti Voglio Bene, lo sai.


                                                                                          Nene"


Clicco invio, pentendomene subito dopo.
Sospiro, appoggiandomi di peso allo schienale.
L'ho fatto davvero?





                                                                                                              **********





-Ciao Rachele!-  Saluto allegramente la segretaria -Eleonora è nel suo ufficio?-

-Ciao Erica- ricambia il saluto, annuendo successivamente -occhio che è più nervosa del solito- ride, coinvolgendomi.

-Grazie per la dritta!-

La supero e mi reco in direzione degli uffici.
Ce ne sono sei su questo piano!
Uno a testa per i Santoro e tre condivisi da due impegati ciascuno.
Questo spazio è veramente enorme.
E pensare che tutto l' edificio è proprietà dei Santoro, fa davvero impressione!

Busso alla porta di Eleonora, entrando senza aspettare risposta.
La trovo di spalle, intenta a fissare fuori dalla finestra.
Penso che sia il suo punto preferito della stanza.

Mi avvicino avvolgendole le braccia intorno alla vita.
Le lascio un bacio sulla guancia.
Successivamente mi stacco, andando verso la scrivania.

-Ti ho portato il pranzo!- esclamo, appoggiando le buste con il cibo cinese sul ripiano -quasi quasi vorrei avermi come ragazza! Sono perfetta!- 

Questa mia ultima esclamazione non ottiene attenzione.
Ed è ciò che mi fa insospettire.
Specialmente perché ancora non si è degnata di voltarsi.

Sembra molto pensierosa.
Con le spalle curve in avanti, come se reggessero un grosso peso.
E una mano che passa nervosamente tra i capelli ogni due minuti.

-Amore, va tutto bene?- chiedo preoccupata, sedendomi.

-Non lo so- sussurra -credo di aver fatto una cazzata-

Finalmente si gira, regalandomi un finto mezzo sorriso.
Mi viene incontro prendendo posto sulla sua poltrona girevole.
Allunga una mano, cercando di recuperare una busta. 

-Eh, no, carina!- gliela schiaffeggio, allontanandola -non avrai il tuo pollo in agrodolce fino a quando non mi dici tutto!- 

-Avanti, non fare la stupida!- tenta di nuovo di impossessarsi del cibo, ma ancora una volta mando a monte i suoi piani -dai, ho fame!- si lamenta, mettendo su il broncio.

-Il broncio funziona con te, non con me!- le faccio una linguaccia, impossessandomi di entrambe le buste -e ora sputa il rospo!-

-Ho talmente fame che il rospo me lo mangio!-

-Sei proprio infantile!- ribatto, imbronciandomi. 

-Ha parlato Miss Maturità- alza un sopracciglio con quell' atteggiamento che mi fa incazzare e arrapare allo stesso tempo.

Ok, Erica concentrati.
Devi essere decisa.
Non farti distrarre dal suo corpo perfetto, dai suoi occhioni da cerbiatta, da quelle mani che..

-Ok, basta! Dimmi tutto e dopo si scopa!-

-Cosa?-

-Volevo dire, si mangia!- mi correggo, imbarazzata.

Scoppia a ridere senza controllo.
Ride più forte quando si accorge del mio broncio.
La guardo dimenarsi sulla poltrona, sperando che finisca presto di sfottermi.

Almeno sono felice di essere riuscita a farla ridere.
Solo che speravo di trovarla di buon umore, dato quello che devo dirle.
Non vorrei farla arrabbiare maggiormente.

-Ho scritto a Feffe- dice d' un tratto, spiazzandomi.

-Bene!- batto le mani contenta -che le hai scritto?-

-Cose brutte- storce la bocca, incupendosi di nuovo -babbo mi ha consigliato di dirle quello che non le ho mai detto e così ho fatto- sospira, andando indietro sullo schienale -le ho detto che adesso sono io che ho bisogno di sparire e che non può pretendere di andarsene senza che nulla cambi e insomma, cose così-

-Era ora!- batto una mano sulla scrivania, prendendola di sorpresa.

Mi sono domandata spesso cosa aspettasse a dirle come stesse davvero.
Ciò che realmente provasse.
Mi chiedevo perché non avesse ancora detto a Francesca quello che pensasse sul serio sulla sua scelta.

Certo, io per prima dico che Eleonora deve capirla e sostenerla.
Ma questo solo dopo averle sparato addosso tutto quello che deve.
Altrimenti come fa a essere sincera?

-Credo di non aver capito-

-Ho detto: era ora!- ripeto, risoluta -non puoi sempre dargliela vinta perché le vuoi bene!- sbotto -era ora che ti decidessi a dirle cosa senti davvero! Certo, ce ne hai messo di tempo! Ma meglio tardi che mai! Vedrai che ora le cose andranno meglio-

-Quindi dici che ho fatto bene?- chiede, non troppo convinta.

-Assolutamente! Non sai quante volte ne abbiamo parlato io e Giovanni- scuoto la testa, recuperando un contenitore da una delle due buste -e siccome sei stata brava, ecco a te il tuo gattino in agrodolce!- 

Ancora incredula, prende a mangiare.
Anche se sono un po' delusa per il fatto che non mi abbia ripreso come suo solito per aver detto "gattino".
Detesta quando lo dico.
E a me fa morire da ridere la sua reazione.
Tutte le volte.

Adesso devo solo aspettare che si riempa la pancia.
Che le passi un po' di nervoso.
E poi attaccherò con la bomba "Alessia"!

Io e Marta avevamo anche pensato di non dirle niente.
Lasciare che lo scoprisse da sola.
Magari una sera al Danger con tutti gli altri e urlarle "Sorpresa!" quando si fosse presentata Alessia.
Ma la possibilità che ci prendesse entrambe a calci non ci piaceva per niente.
Quindi ho deciso che le avrei detto ogni cosa.
Questo una settimana fa.
Ma sono dettagli.

Domani sera però Alessia vuole venire al pub e rivedere i ragazzi.
Perciò o glielo dico ora, o mai più.
E non voglio essere presa a calci.

-Amore mio dolce- inizio, attirando la sua attenzione.

-Oddio, cos' hai combinato 'sta volta?- chiede, esasperata, lasciando andare le bacchette.

-Non è che tutte le volte che ti chiamo così, devo per forza aver combinato qualcosa!-

-Erica- mi richiama, con tono fermo.

-E va bene!- sbuffo -Alessia è tornata a Firenze! Mi passi gli spaghetti di soia, per favore?-

Allungo una mano nella sua direzione, con il miglior sorriso che riesco.
Ingoio la saliva aspettando una sua qualche reazione.
Al momento si limita a fissarmi senza muovere un muscolo.

Lo sapevo.
Adesso inizierà a sbraitare.
Perché cavolo non gliel'ho detto prima?

-Bene- dice, in fine -e l'hai vista?- domanda, calma, passandomi gli spaghetti.

-No, aspetta- sbatto un paio di volte le palpebre, credendo che sia un sogno -credevo tu mi urlassi contro che dovevo dirtelo prima, che non si fa così, che sono sempre la solita, che dopo tutti questi anni non dovrei avere più paura a dirti le cose ecc ecc e invece tu te ne esci solamente così?-

-Ma se lo sai perfettamente da sola, che bisogno c'è che te lo dica io?- alza di nuovo un sopracciglio, facendo smuovere nuovamente qualcosa nel mio basso ventre.

-Non fa una piega- tiro un sospiro di solliveo, proseguendo subito dopo -comunque, è venuta a finire la magistrale qui. Ha detto che le mancavo e che vuole recuperare il nostro rapporto. E poi vuole rivedervi tutti. Domani sera. Al Danger-

-Domani sera?- alza la voce, guardandomi male -Erica!- mi richiama, con quel suo tono di rimprovero che non sopporto.

-Avevi detto che era inutile fare così! Perché lo so da sola!- brontolo, con vocina infantile.

Ringhia, ributtandosi contro lo schienale.
Si passa una mano tra i capelli.
In fine torna a guardarmi.

-Va bene, scusa- soffia -ok, d' accordo- decreta dopo qualche secondo -non ci sono problemi-

-Davvero?- domando, sorpresa.

-Davvero- annuisce, convinta -mi farebbe bene parlarci un po'-

Se sapevo che sarebbe stato così facile, glielo avrei detto prima.
Mi sono fatta un sacco di  problemi per niente.
Come è che dopo tutti questi annni riesce ancora a sorprendermi?

Quell' ultimo pensiero mi fa tornare in mente che c'è una cosa importante che dovevo dirle.
Solamente, il fattore Alessia aveva fatto scalare tutte le altre cose.
Mi chiedo come sia stato possibile visto quanto questa cosa mi renda felice!

-Amore!- esclamo, facendola sobbalzare -ti dovevo dire che domani pomeriggio abbiamo appuntamento per andare a vedere una casa! Ed è vicina pure alla villa dei tuoi!- 

-E quando pensavi di dirmelo?-

-Adesso!- rispondo, mettendo su la migliore faccia a schiaffi di sempre -sappi che dalle foto mi piace davvero tanto!-

-Ne terrò conto- sorride, facendo fare le capriole al mio stomaco.

-Senti- soffio, maliziosamente, alzandomi -chi c'è rimasto sul piano?-

-Solo io e Rachele. Gli altri sono in pausa pranzo- risponde, iniziando a sbottonarsi la camicia.

-Proprio quello che volevo sentire- chiudo la porta a chiave, per poi dirigermi verso di lei.

Ecco, se c'è una cosa che mi piace dell' ufficio di Eleonora, è proprio questa.
Se questi muri potessero parlare....
Meglio di no o verremo arrestate entrambe!
Altro che cinquanta sfumatore di grigio!





                                                                                                               **********




-Quindi domani andate a vedere una casa?-

Osservo il mio amico sedersi sul divano con una birra in mano.
E' arrivato poco fa a farmi visita.
Doveva chiedermi un consiglio su Elisabetta.
Ma ancora non ne ha neppure accennato.

-A quante pare- roteo gli occhi, prendendo posto sulla poltrona davanti a lui -Erica me lo ha detto solamente oggi-

-Tipico da lei- ride, passandosi una mano tra i capelli.

Ci siamo trovati spesso così negli ultimi anni.
A volte per conversazioni serie, altre solo per il buon vecchio cazzeggio.
Abbiamo scoperto che fa bene ad entrambi.
E poi non so perché, ma mi trovo molto bene a parlare con Lorenzo.

-Ha detto che è qua vicino- alzo le spalle -in realtà a me va bene più o meno tutto, basta che sia spaziosa. Altrimenti che guadagno bene a fare?- 

-Hai ragione- anniusce richiedendo un batti-pungo che non gli nego -ma passiamo a cose serie. Mi devi aiutare!- 

-Quanto ti serve?- sospiro, recuperando il blocchetto degli assengi dalla borsa.

-Non ho bisogno di soldi, scema!- risponde, un po' risentito -beh, non oggi almeno- muove la mano in un gesto di non curanza -stavo pensando se è troppo presto per chiedere a Betta di venire a vivere con me. Insomma, non stiamo insieme da molto! Però è come se sapessi che lei è quella giusta- sorride sornione, facendomi scuotere la testa.

-Lorenzo, non posso darti una risposta certa a questa domanda- dico, pacatamente -devi decidere tu! Se pensi che sia il momento giusto, fallo! Non guardare me ed Erica che ci abbiamo messo anni! E' una questione diversa. Tu hai un buon lavoro, vivi da solo da più di un anno e sei un ragazzo serio. Se credi di aver raggiunto già un tuo equilibrio e che portare con te un' altra persona lo possa solo arricchire, allora fallo! Altrimenti puoi sempre aspettare un altro po'!-

Io e Erica abbiamo deciso di cercare casa insieme, quasi per gioco.
E' stata una scommessa, in realtà.
Una sera avevamo decisamente bevuto troppo.
E non so il come né il perché ma lei ha scommesso con Alessandro che quando io le avrei chiesto di convivere, sarebbe già stata vecchia e decrepita.
Ovviamente non potevo lasciargliela vinta.
Una settimana dopo le ho fatto recapitare delle rose con un deplian di case in vendita e in affitto al posto del classico bigliettino.
Direi che ho decisamente vinto.

Per i soldi non è un problema.
Non dobbiamo neanche chiedere un mutuo.
Per il mio venticinquesimo compleanno i miei si sono offerti di prestarmi i soldi che ci servono.
Glieli potremo rendere mese per mese.
Questo Erica non lo sa ancora.
Lascerò che mi faccia capire qual è la casa che desidera e io gliela comprerò.
Dopo di ché la porterò lì e... Sorpresa!
E boom! Una notte di sesso non me la toglie nessuno.

-Ele, ci sei?- mi vedo sventolare una mano davanti agli occhi.

-Sisi- torno in me, cercando di celare il mio sorriso malizoso -quindi hai deciso?-

-Penso che forse hai ragione tu- dice, non lasciandomi di certo sorpresa  -devo ancora trovare un mio equilibrio!- 

Finisce la birra d' un fiato, passandosi il dorso sulla bocca per pulirsi.
Gesto che mi fa storcere il naso.
Perché questo ragazzo ignora l' esistenza dei tovaglioli?

-Ora devo veramente andare a lavorare- si alza, incamminandosi verso la porta -a proposito, ti ho messo da parte un paio di scarpette da gioco dell' Adidas che sono appena uscite. Credo proprio che ti piaceranno!- sorride fermandosi -vieni a provarle- si sporge in avanti abbracciandomi velocemente.

-Lo farò, grazie- ricambio la stretta per poi lasciarlo libero di andare.

Tra Erica oggi in ufficio e Lorenzo adesso, non ho ancora avuto modo di pensare sul serio a ciò che ho scritto a Francesca.
Mi chiedo ancora se ho fatto davvero bene come dice la mia ragazza.
O se invece ho mandato tutto a puttane definitivamente.

L' unica cosa che so, è che mi sento molto meglio.
A quanto pare avevo proprio bisogno di dirle tutto quello che penso.
Come al solito mio padre aveva ragione.
Ma non glielo dirò.
Sennò poi si gongola come le peggiori adolescenti pon pon.

Comunque so già che non riuscirò a non risponderle per troppo tempo.
Prima o poi sentirò il bisogno di raccontarle qualcosa.
Tipo di mandarle le foto della mia futura casa.
E so che sarà felice per me.

L'idea di prendere una casa qui vicino non mi dispiace.
Sarei vicina a dove sono cresciuta e ai miei genitori.
Ma soprattutto sarei vicina a Feffe, se mai deciderà di tornare.
E questo gioca molto a favore.
Speriamo che a Erica piaccia davvero così tanto come mi ha ripetuto per tutto il pranzo.
E anche dopo il pranzo.
Solo lei in quei momenti può pensare a certe cose.

Neanche il tempo di sedermi di nuovo e prendere la birra in mano, che suonano al campanello.
Chiedo a Susy di andare ad aprire.
Sarà qualcuno che aspetta mio padre.
Mia madre è fuori città per lavoro.

Invece con mia grande sorpresa vedo spuntare Alessia.
Un' Alessia impacciatissima e totalmente in imbarazzo.
Completamente pietrificata vicino al camino.

-Ciao- alza timidamente una mano nella mia direzione -Susy mi ha detto che eri in casa. Spero di non disturbare-

-Alessia- soffio, ancora imbambolata -vieni pure- mi alzo.

Giuro che se Erica si è dimenticata di dirmi tutto ciò, questa volta l' ammazzo.
Non dovevamo vederci domani sera?
Dovevo prepararmi un discorso, cazzo!

Non che abbia poi troppo da dirle.
Lei è andata a letto con un' altra.
Francesca l' ha lasciata e poi è sparita.
Ma non posso certo dare la colpa a lei, giusto?

In realtà per un periodo l'ho fatto.
Un periodo molto breve, però.
Le cose tra loro non funzionavano già da un bel po' di tempo.
Si erano allontanate parecchio.

Certo, Alessia è andata a letto con Stella mentre loro erano in pausa, ma posso colpevolizzarla?
La verità è che Francesca cercava un pretesto per poter lasciare tutto e andarsene.
Magari l' amava ancora, ma non sarebbe stata di certo lei a impedirle di fare quello che aveva in mente.
Non più.


-Vuoi qualcosa da bere?- le chiedo, da brava padrona di casa -una Leffe, magari?- sorrido, cercando di metterla a suo agio.

-Vedo che ti ricordi bene- ricambia il mio sorriso, accomodandosi su una delle poltrone -volentieri grazie-

-Bene!- esclamo, dirigendomi in cucina -prendo anche qualcosa da mangiare, così facciamo aperitivo!-

Ecco, l' aperitivo è un vizio che ho preso in questi ultimi anni.
Non perdo mai l' occasione di farlo.
E' una buona scusa per prendersi un attimo di pace e tranquillità.

Torno in sala con birra e patatine.
Stappo la Leffe passandola alla riccia.
Mi siedo davanti a lei sorseggiando la mia che avevo precedentemente abbandonato sul tavolo.

-Allora, come stai?- rompo il silenzio imbarazzante -Erica mi ha detto che sei tornata!-

-Sì!- annuisce -ho capito che Firenze mi mancava troppo. Noi toscani siamo tutta un' altra cosa- ride, poggiando la bottiglia sul tavolincino.

-Cosa ti porta qui?- chiedo, passando subito al sodo -dovevi dirmi qualcosa?-

-Niente in particolare, in realtà- risponde, tranquillamente  -ma visto che domani sera volevo venire a trovarvi al Danger, ho pensato che fosse meglio prima capire se tu hai qualche problema al riguardo-

La trovo molto cambiata.
Più matura di quello che era anni fa.
Questa sua trovata tranquillità e sicurezza mi lascia piacevolmente sorpresa.

La ragazzina timida e insicura ha lasciato il posto ad una donna ferma e sicura.
Ciò mi fa rendere conto ancora di più, di quanto tempo sia effettivamente passato.
Sembra una vita fa.

Ho visto Erica soffrire molto la sua mancanza.
E mi sento un po' in colpa per questo.
C'è stato un periodo dove il solo sentirla nominare mi mandava su tutte le furie.
Penso che ciò debba averla condizionata abbastanza.
E me ne dispiace.

-Alessia- mi sporgo in avanti nella sua direzione -non ho niente in contrario- le faccio un occhiolino tornando a sedermi compostamente -era ora che tornassi a sopportare un po' Erica anche te! Me l' hai lasciata per troppo tempo- rido, coinvolgendola.

-Oh, povera! Immagino che ti sia dispiaciuto- mi sbeffeggia, continuando a ridere -ma dimmi un po', Marta come sta?-

-Credo che al momento sia dal suo ragazzo-

-Sta con qualcuno?- chiede curiosa.

-Sì, ma solo da qualche mese-

Ecco, questo è l'ultimo problema emerso.
Marta e i ragazzi.
Ne cambia uno ogni due mesi.
Sembra me quando avevo quindici anni!
Solo che lei ne ha ventuno e dovrebbe iniziare a fare le cose un po' più seriamente.
Ma questi non sono di certo affari miei.

Con mia grande sorpresa mi sono rivelata gelosa nei suoi confronti.
Sento un senso di protezione verso di lei, come solo le sorelle maggiori possono avere.
E ciò mi fa capire quanto il nostro rapporto sia effettivamente cresciuto.

Quindi ogni volta che esce con un ragazzo, deve prima passare da me.
Se lo reputo alla sua altezza può entrare benissimo in casa.
Altrimenti non lo voglio proprio vedere.
Ciò però porta a fughe notturne di  ragazzi mezzi nudi che corrono giù per le scale.

-Erica mi ha detto di Francesca- finisce la sua birra, passando alle patatine -mi dispiace molto-

-Non è colpa tua- la interrompo -lo avrebbe fatto comunque-

-Beh, un po' mi ci sento- sorride amaramente -posso solo immaginare come tu possa averla presa-

-Lasciamo perdere il discorso- interrompo lì, alzandomi -in realtà sono stanca di sentire parlare di lei- sorrido, facendole capire che è tutto ok -seguimi in cucina, ci prendiamo un' altra birra-

La verità è che non vedo l' utilità di parlarne con Alessia.
In fin dei conti lei nanche sapeva che Francesca se n'era andata.
E non credo neanche che gliene importi poi molto.
Si erano pur sempre lasciate perché lei l' aveva tradita.

Apro il frigorifero recuperando due bottiglie a caso.
Le apro sedendomi alla penisola della cucina.
Vedo Alessia fare lo stesso.

-Quindi tu e Erica andrete a convivere, finalmente!- esclama, eccitata -sono così felice che tra voi due vada ancora alla grande!-

-Sì, sai com'è, sono una donna con molta pazienza- 

-Ah, ne devi avere davvero tanta con lei- ride, coinvolgendomi -avete già visto qualche casa?-

-Sì, ma nessuna che ci colpisse- butto giù un sorso di birra -domani ne vediamo una sperando che sia quella giusta!-

-Speriamo! Così la inauguriamo con una cena il prima possibile!-

-Certo-

Mi fa strano trovarmi qui a parlare con lei così tranquillamente.
Non ricordo neanche se lo abbiamo mai fatto.
Forse è davvero la prima volta.
Ma so che per Erica è importante che io ci vada d' accordo.
E devo ammettere che questa nuova Alessia non mi dispiace per niente.

Mi sento a mio agio in una maniera incerdibile che non pensavo possibile, trattandosi di lei.
Parliamo come se fossimo due vecchie amiche che si ritrovano dopo tanto tempo.
E pensare che invece per me era sempre stata la ragazza della mia migliore amica.
Quante cose cambiano nel corso degli anni.

-Con il rugby invece come va?-

-Non abbiamo vinto lo scudetto neanche quest' anno- storcio il naso al pensiero -in compenso ho buone possibilità di essere eletta capitano della nazionale-

-Ma è fantastico!- batte le mani contenta -sono davvero felice per te-

-Saprò qualcosa di più preciso tra qualche giorno- 

Questa è una tra le più grosse novità di quest' anno.
Ed è la cosa a cui tengo maggiormente dopo la mia relazione con Erica.
Potrei veramente veder sbocciare tutti gli sforzi e i sacrifici che ho fatto per questo sport.
Mi renderebbe davvero felice.

Anche se il campionato non è andato benissimo.
Non posso non ammettere che Francesca ha lasciato un bel buco, andandosene.
E' stato impossibile rimpiazzarla a dovere.
Ma più o meno ce la siamo cavata.

-Adesso devo proprio andare. Se arrivo tardi per cena i miei mi ammazzano- afferma, alzandosi -mi ha fatto piacere vederti-

-Anche a me- dico, sinceramente -ti accompagno alla porta-

-No, tranquilla! Non serve. Conosco la strada- mi saluta con un cenno della mano e la vedo allontanarsi.

E' stata una visita del tutto inaspettata.
Ma che mi ha lasciato un piacevole senso di pace.
Non lo avrei mai detto.

Adesso l' unica cosa che rovina tutto è il pensiero di come Francesca avrà preso la mia email.
Però per la prima volta mi trovo sorpresa a pensare che non m' importi.
E' giusto che lei provi almeno un po' di quello che ho provato io.
L' unica mia colpa è di non averle detto quelle cose prima.
Ma meglio tardi che mai, no?!




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ANGOLO AUTRICE:

Ciaaaaaao a tutti ^^
Dai, dovete ammettere che sono migliorata con gli aggiornamenti! u.u
Almeno questo me lo dovete riconoscere.

Inizio ringraziando le 149 persone che mi hanno messo tra gli autori preferiti.
Quelle che leggono e seguono la mia storia.
E un grazie in particolare a quelle che trovano il tempo per recensire.
Lo apprezzo molto e m' invoglia a continuare a scrivere.
Più che altro anche per sapere le vostre impressioni!

Ad ogni modo, veniamo al capitolo.
Erica ha ritrovato Alessia.
Dobbiamo ammettere che è maturata un sacco rispetto a "Save Me".
Anche Alessia e lo capiremo meglio già dal prossimo capitolo.

Eleonora ormai è una donna in carriera.
Sempre più bella e affascinante, ma con ancora il suo carattere scrontroso e riservato.
Ha finalmente detto a Francesca cosa pensa davvero, vedremo come la prenderà la sua amica.
Chissà, magari già nel prossimo capitolo?!

Che ne pensate dell' Amicizia che si è rafforzata tra Nene e Lorenzo?
A me piace un sacco!

Ho deciso di iniziare la storia dal punto di vista di Erica e Eleonora, per dare maggior spazio a questi due personaggi.
E' molto interessante per me svilupparli e farli crescere.
Ci sono particolarmente legata!

Detto questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Ci vediamo la prossima settimana con il prossimo aggiornamento.
(Sempre se non mi operano prima e quindi magari scala un po', non vogliatemene! xD)
Spero troverete il tempo per farmi sapere cosa ne pensate!

Un bacio a tutti,


Crige.

  
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