Ancora
Carol si destò nel tenue chiarore della stanza. Era un nuovo giorno ad Alexandria, un'altra mattina che la vedeva svegliarsi con Daryl accanto. Era distesa su un fianco e lui, dietro, le cingeva la vita con un braccio sopra il lenzuolo che li copriva entrambi, riusciva a sentire il suo respiro profondo e il suo calore. Chiuse di nuovo gli occhi e ne godette, desiderando che il tempo si fermasse a quel mattino, a quegli attimi così perfetti che erano la sua oasi di pace, senza sangue, morte, dolore.
Le voci di Rick e Carl, che provenivano dal piano inferiore, ruppero il silenzio, ricordandole che là fuori c'era un mondo dove combattere, per difendere ciò che avevano e in cui credevano, e lei era pronta a farlo. Là non regnava la pace.
Carol riaprì gli occhi traendo un lungo respiro, e la mano di Daryl raggiunse la sua, calda e rassicurante.
«Questo momento è ancora nostro», mormorò lui fra i suoi capelli.
Non si stupì di come fosse bastato un semplice sospiro a fargli intendere i suoi pensieri, fra di loro era così, lo era sempre stato, sapevano leggersi dentro cogliendo le più piccole sfumature l'uno dell'altra.
Carol cambiò posizione mettendosi supina, Daryl si sollevò appoggiandosi a un gomito, con gli occhi nei suoi. Li aveva visti smarriti, o furiosi, sofferenti, adesso erano colmi di un sentimento forte, e rapivano il suo cuore. Gli accarezzò una guancia, poi le sue dita scesero a sfiorargli le labbra. Quando si erano posate sulle sue per la prima, timida volta, aveva capito di averlo desiderato da sempre.
«Soltanto nostro...», gli disse.
Daryl si abbassò a baciarla, e presto fu trasportata in un luogo in cui esistevano soltanto lei, soltanto lui, nient'altro. Quello che c'era fuori da quelle mura li chiamava a sé e loro avrebbero risposto, ma non ora. Carol dimenticò ogni cosa che non fosse lui.
Daryl era la sua certezza in un mondo in bilico, la salvava da tutto e da se stessa, era la voce che le diceva di andare avanti.
Daryl era la sua ancora.
Il suo ancora.
Le voci di Rick e Carl, che provenivano dal piano inferiore, ruppero il silenzio, ricordandole che là fuori c'era un mondo dove combattere, per difendere ciò che avevano e in cui credevano, e lei era pronta a farlo. Là non regnava la pace.
Carol riaprì gli occhi traendo un lungo respiro, e la mano di Daryl raggiunse la sua, calda e rassicurante.
«Questo momento è ancora nostro», mormorò lui fra i suoi capelli.
Non si stupì di come fosse bastato un semplice sospiro a fargli intendere i suoi pensieri, fra di loro era così, lo era sempre stato, sapevano leggersi dentro cogliendo le più piccole sfumature l'uno dell'altra.
Carol cambiò posizione mettendosi supina, Daryl si sollevò appoggiandosi a un gomito, con gli occhi nei suoi. Li aveva visti smarriti, o furiosi, sofferenti, adesso erano colmi di un sentimento forte, e rapivano il suo cuore. Gli accarezzò una guancia, poi le sue dita scesero a sfiorargli le labbra. Quando si erano posate sulle sue per la prima, timida volta, aveva capito di averlo desiderato da sempre.
«Soltanto nostro...», gli disse.
Daryl si abbassò a baciarla, e presto fu trasportata in un luogo in cui esistevano soltanto lei, soltanto lui, nient'altro. Quello che c'era fuori da quelle mura li chiamava a sé e loro avrebbero risposto, ma non ora. Carol dimenticò ogni cosa che non fosse lui.
Daryl era la sua certezza in un mondo in bilico, la salvava da tutto e da se stessa, era la voce che le diceva di andare avanti.
Daryl era la sua ancora.
Il suo ancora.
Crediti immagine: http://gracefull-mess.tumblr.com