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Autore: H o p e l e s s    26/09/2017    5 recensioni
Non era mai stato così difficile finire di leggere un libro come in quei mesi. Non ne ricorda nemmeno la trama di uno solo, uno soltanto.
Dean, solo Dean.
Ovunque, sapeva solo di Dean.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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DISCLAIMER: Nessun personaggio purtroppo mi appartiene, non ci guadagno nulla se non tanto giubilo nella mia vita.

The Library

 

Le finestre sono sgangherate, la porta si chiude appena, la luce chiara ed estiva è troppo luminosa e penetra di prepotenza dentro l’edificio solitamente in penombra, ma a Castiel non interessa.

Lui è seduto al suo solito posto, dietro una scrivania e circondato da centinaia di libri. Del resto, una biblioteca serve proprio a questo, a sentirsi meno soli e ad essere sommersi da avventure che desiderano soltanto essere lette.
Castiel deve solo deciderne una.

E’ difficile però, non è mai stato bravo in questo, ha sempre trovato difficoltoso trovare una storia che lo appassionasse sul serio, per questo sta aspettando. Aspetterà per sempre.

Il purtroppo del per sempre è che sembra non finire mai, ma lui ha pazienza.

Ha aspettato così tanto prima che la vita gli donasse un regalo così bello come Dean.

Se si concentra abbastanza può ricordare ancora delle sensazioni: il calore della sua mano, la morbidezza dei suoi capelli, il suono della sua risata e il suo profumo.

A Castiel hanno sempre detto che il profumo è l’ultimo dei cinque sensi ad abbandonare la nostra memoria quando pensiamo a qualcuno, ed effettivamente è così.

Dean profuma di calore, e sebbene sia un controsenso inspiegabile, per Castiel è così.

Perché è quello che sentiva quando l’altro lo accoglieva tra le sue braccia.

Perché è quello che ricorda meglio quando pensa alle sue labbra.

Sono sempre state morbide.

 

Castiel allunga le dita sul grande tavolo della biblioteca per afferrare un libro, ma gli basta intuire il titolo per gettarlo via.
Il rumore della copertina che tocca il pavimento sembra quasi rimbombargli nel cervello, o semplicemente è dato dal fatto che non c’è nessuno. Non c’è quasi più nessuno in questa biblioteca, solo ogni tanto gli capita di incrociare Bobby quando cerca un libro in particolare per quei suoi strani esperimenti.

Bobby è sempre stato un tipo strano ma gli piace, piaceva a Dean e quindi si è impegnato per conoscerlo a sua volta, non voleva certo rimanere indietro.
In realtà è grazie a lui e Sam se Dean gli ha rivolto la parola, quindi in realtà li ringrazia per questa adorabile condanna.

Sam Winchester è il fratello minore di Dean, il figlio bravo a scuola su cui dover puntare, il figlio di successo con una brillante carriera pronta ad aspettarlo (o almeno è quello che gli ha detto sempre il maggiore) e Castiel ci credeva, sul serio. Era impossibile non credere a un ragazzo che parlava con toni così orgogliosi del proprio fratellino così come faceva Dean.

Ed effettivamente è andata così, Sam è tutt’ora un importante impiegato di una qualche azienda importante da un nome difficile, Castiel non si è mai mosso dal suo paese per poterlo ricordare, però sa che ce l’ha fatta.

Del resto lui aveva solo sedici anni quando ha conosciuto Dean e quest’ultimo quattordici, Sammy era ancora un mocciosetto e quindi il fratello era costretto a portarlo in biblioteca per aiutarlo con le ricerche, con i compiti.

In realtà Dean è sempre stato molto bravo e questo Castiel gliel’ha fatto notare più volte, poco alla volta ha incominciato ad aiutare tutti i ragazzini presenti in quel posto compreso lui che era anche più grande, ma Dean gli aveva sempre risposto che erano tutte fandonie, non aveva bisogno di “quella roba” perché badare a Sam e al suo futuro erano le cose più importanti.

Ma al futuro di Dean non ci pensava nessuno.

Castiel non poteva sopportarlo.

 

Non che fossero chissà quali amici, si conoscevano appena ma Castiel lo ascoltava, sempre, era tipo rapito dal suo comportamento.
Ogni giorno Dean aiutava i ragazzi della biblioteca con i loro compiti senza pensare ai propri, i proprietari della struttura lo avevano preso in simpatia, e questo chissà per quale motivo faceva sorridere anche lui.

La prima volta che lui e Dean erano rimasti da soli, quest’ultimo glielo aveva fatto notare dato che lui era intendo a svolgere le sue cose, e probabilmente era anche la prima volta che gli rivolgeva la parola per davvero.

Castiel ancora oggi non sa spiegarsi come, ma quella volta sono rimasti due ore in biblioteca a leggere insieme un libro di avventura, Dean lo interpretava a modo suo e questo lo faceva sempre ridere. In generale Dean aveva il potere di farlo sorridere.
Succedeva così raramente prima di incontrare lui.

Dean è calore, non ci sono altre spiegazioni.

 

Durante i primi tempi succedeva solo questo, Castiel studiava per conto suo e poi quando meno se l’aspettava ecco che sopraggiungeva Dean, un nuovo libro tra le mani e una nuova storia da condividere insieme. Era divertente, era solare ed era buffo il modo in cui l’altro incominciasse a cercare pateticamente delle scuse per rimanere in biblioteca un po’ più a lungo, perché Castiel era sempre l’ultimo ad andare via e Dean voleva rimanerci insieme sempre più a lungo.

Dopo tre mesi Sam tornava tranquillamente a casa senza Dean, troppo impegnato a leggere con Castiel.

Dopo sei mesi Dean correva in biblioteca anche senza il suo fratellino.

Dopo un anno Dean e Castiel avevano letto praticamente la categoria “avventura”, “fantastica” e “western” di tutta la biblioteca.

 

Castiel sospira passandosi una mano tra i capelli, è ancora una folta zazzera sebbene siano passati vent’anni.  Ma se fisicamente può essere nel pieno delle sue forze, dentro di sé è incredibilmente stanco.
Ma non importa, lui non ha fretta.
Lui aspetta.

Dean attraverserà quella porta prima o poi e tornerà con un nuovo libro.

 

Se solo potesse ascoltare ancora una volta quella risata.

 

Non sa precisamente quando le cose siano cambiate, forse quando Dean aveva incominciato a fantasticare su di loro.
Niente di che in realtà, ma era comunque piacevole sapere di far parte di un piano di fuga da parte di Dean Winchester, grande conoscitore di scappatoie mentali e qualche volta anche fisiche, per correre via dalla monotonia delle loro vite.
E Castiel rideva, non faceva altro, lo fermava quando l’altro esagerava e alzava la voce, lo teneva stretto per un braccio per non farlo andare via e concentrarsi sulla lettura.
Poteva leggere da solo, certo, i mezzi per farlo non gli mancavano ma vedere tutto con la mente di Dean era un’altra storia.

Castiel non è mai stato un tipo molto fantasioso, anzi non si era mai definito una persona colorata fino a quel momento, era più che altro un “grigio”.


Guardare il mondo attraverso gli occhi di Dean, quello sì che era arcobaleno.

Ovviamente col passare dell’età avevano entrambi preso consapevolezza di quanto stesse succedendo, però la cosa non sembrava tangerli più di tanto. Vivevano nel loro mondo fatto di teorie, discussioni letterarie e argomenti personali, Castiel gli raccontava tutto e Dean era un grande confidente, aveva sempre un consiglio pronto da offrirgli.

La cosa che però lo faceva stare male era il fatto che ormai lui avesse raggiunto i vent’anni e ok, non aveva mai avuto così tanti amici nella sua vita e non era un dramma passare il weekend in biblioteca, ma per Dean sicuramente sì.

Lui era circondato da gente che gli voleva bene, ovunque andasse c’era sempre qualcuno che lo conoscesse, questo glielo diceva spesso Sam quando andava a trovarlo. Dean Winchester era uno famoso, rispettato e venerato, le ragazze facevano a gara per accaparrarselo e su questo Castiel non poteva che dar lo atto. Insomma, lui stesso si era preso una bella cotta per il suo compagno d’avventura.

Ecco perché c’erano delle volte in cui non lo sopportava.

Dean era esteticamente perfetto, un figlio e un fratello ideale, ligio al dovere e a quanto pare anche al volontariato dato che rinunciava alle sue belle serate per starsene in una stanza ammuffita insieme a lui.

Non lo sopportava, non doveva andare così.

Dean doveva uscire e conquistare il mondo come gli aveva sempre ricordato che un giorno avrebbe fatto, lui avrebbe continuato a covare il suo sentimento non corrisposto da lontano e sarebbe andato tutto bene.
Poteva resistere se questo avrebbe significato vedere l’altro felice piuttosto che incastrato in quelle quattro mura con lui.

Manco a farlo apposta quel giorno Dean gli aveva proposto di uscire.

Ovviamente era stato tutto perfetto.

Ovviamente Castiel non aveva potuto fare a meno di pensarci per tutto il giorno seguente.

 

Non ricorda esattamente quale libro stessero leggendo in quel momento, avevano finito da poco un’altra sezione della biblioteca, e con un tacito accordo avevano incominciato la parte dei “romanzetti rosa” ma senza dirlo a nessuno. Sarebbe stato fin troppo imbarazzante da spiegare, ma i vari “Il signore del cuore”, “L’uomo venuto dal mare” e “Ballo con il libertino” avevano un loro perché e Dean aveva incominciato a decantare le lodi di un certo  “Lord Drake” definendolo un vero uomo perché “sa che cosa vuole e se lo va a prendere”.

Castiel a quel punto gli aveva praticamente tirato un libro in testa dicendogli che non era facile, non era semplice fare esattamente quello che si voleva e lo aveva sfidato a fare lo stesso.

E’ stata quella la sera in cui si sono ritrovati schiacciati tra gli scaffali di una libreria, la lingua di Dean si muoveva sensuale nella sua bocca e le sue mani vagavano praticamente ovunque; sulle sue spalle, sui suoi fianchi, sui suoi glutei, dentro i suoi jeans.

Baciare Dean era meraviglioso.

Segarsi a vicenda negli angoli più remoti della biblioteca, anche.

 

Non poteva definirsi il suo ragazzo, ovviamente nessuno sapeva delle loro avventure serali ma non ci aveva nemmeno mai pensato. Gli bastava sapere che in qualche modo Dean lo desiderasse tanto quanto lui, questa era la cosa che più lo emozionava.
Provava dei sentimenti verso Dean Winchester e Dean Winchester lo ricambiava, il resto non aveva importanza.

 

Era stato Dean qualche mese più tardi a proporgli di scappare via, questa volta sul serio.

Ma come poteva,  era senza un soldo e avrebbero dovuto prima di tutto trovare un lavoro dignitoso per entrambi prima di fare un azzardo simile.

L’altro pensava in grande, Castiel cercava di moderare le sue ambizioni semplicemente per rimanere con i piedi per terra, per costruire un gradino alla volta un futuro che a quanto pare erano felici di creare insieme.

Dean voleva davvero andare via, prima però avrebbero finito tutti i libri presenti nella biblioteca.
Ormai era una sfida personale.

Nel frattempo avrebbero trovato entrambi i soldi per i biglietti e Dean gli avrebbe cercato un lavoro.

Ovviamente le loro letture non avevano smesso di continuare, ogni sera leggevano anche se ogni tanto le bocche si incontravano, le mani arrivavano ai morbidi capelli di Dean e inevitabilmente il libro finiva col cadere a terra.

Non era mai stato così difficile finire di leggere un libro come in quei mesi. Non ne ricorda nemmeno la trama di uno solo, uno soltanto.

Dean, solo Dean.

Ovunque, sapeva solo di Dean.

 

Castiel urta qualcosa con un braccio e poggia il mento su una mano, rimanendo immobile in quel luogo troppo angusto, malconcio e malandato a causa del tempo, ma che non potrebbe mai abbandonare.
Da qualche parte in una linea temporale diversa ma in quello stesso spazio, lui e Dean stanno leggendo qualcosa, e lui continuerà ad aspettare.

 

Continuerà ad aspettare perché Dean all’improvviso non è più tornato.

 

E’ stato spiazzante all’inizio, quando i primi giorni si è ritrovato improvvisamente da solo, seduto al tavolo della biblioteca ad aspettare il suo ragazzo.

Non ha molti ricordi di quei giorni, quello che più ricorda sono i suoni.
Ogni cosa era più pesante, più fastidiosa.

Ricorda gli scricchiolii delle sedie al suo fianco, il chiacchiericcio delle persone, il rumore di un giornale caduto su un altro tavolo poco distante, le pagine dei libri sfogliate da dita appiccicose.

Era tutto amplificato, come adesso. Tutto innaturale.

Aveva passato in questo modo tutta la sua prima settimana.
Da solo. In attesa. Vigile.

Non era nemmeno stato così difficile, non con la convinzione che Dean sarebbe tornato, che avrebbe varcato la solita porta d’ingresso.

Dopo i primi due mesi di attesa le prima domande avevano incominciato a farsi strada nella sua mente, come un piccolo germe che poco a poco aveva incominciato a diffondersi in tutto l’organismo.

Avrà trovato qualcun altro? Si sarà stancato? Sarà successo qualcosa alla sua famiglia e avranno avuto bisogno di lui?

Castiel era così sicuro dei suoi sentimenti nei suoi confronti, così certo che non avrebbe mai messo in dubbio l’unica cosa in cui valesse davvero la pena crederci.

E’ stato facile non abbattersi all’inizio, tornare ogni giorno in biblioteca senza leggere nulla, senza porre domande e aspettarsi delle risposte.
Semplicemente sedeva al suo solito posto e aspettava, se Dean sarebbe tornato per lo meno lo avrebbe dovuto trovare così come lo aveva lasciato.

 

Dopo cinque mesi Castiel aveva domandato solamente se l’indirizzo di casa Winchester fosse rimasto lo stesso, la risposta affermativa lo confortava. Alla famiglia di Dean non era successo niente quindi, stavano tutti bene.

Dopo sei mesi Castiel continuava a rispondere di star aspettando qualcuno quando volevano prendere il posto di Dean, non avrebbe certo mai potuto accoglierlo senza la sua solita sedia.

Dopo otto mesi Castiel aveva incominciato a chiedersi se Dean Winchester esistesse davvero o se fosse stato un qualche scherzo del suo cervello e se lo fosse semplicemente inventano.

Dopo un anno, Castiel si era domandato semplicemente il perché.

Perché Dean era andato via?

Perché dopo vent’anni lui si trova ancora qui, in questa putrida biblioteca abbandonata ad aspettare qualcuno che sembra intenzionato a non tornare mai?

Perché Castiel è innamorato di lui, perché Dean gli aveva promesso che sarebbero scappati insieme e così sarà, lui continuerà ogni giorno a tornare in questo luogo perché è il luogo dove la sua intera vita ha acquisito un senso nel momento esatto in cui Dean Winchester è diventato i suoi occhi.

Perché Castiel è cieco, e Dean rappresenta il mondo che riesce a percepire, che vuole vedere.

Perché lui lo aspetterà, perché il per sempre non è un tempo poi così lungo quando si è convinti che prima o poi si tornerà a guardare di nuovo.

Delle volte è difficile, così difficile alzarsi la mattina e trovare qualcuno che lo accompagni almeno alla fermata dell’autobus, il percorso lo sa a memoria e non ha certo bisogno che gli si indichi la strada dopo tutto questo tempo, ma ha sempre il timore di sbagliare quindi ogni tanto si trova a chiedere indicazioni per esserne sicuro.

Dopo i primi cinque anni ha anche smesso di piangere perché Dean è colui che lo ha fatto ridere, non può associare una persona così bella ad un pianto disperato.

La sua è una missione.
Ritrovare i suoi occhi, riascoltare la sua voce.

L’unica cosa che però Castiel non sa, è che il giornale che vent’anni fa aveva sentito cadere su un tavolo poco distante raccontava in un articolo la storia di un ragazzo del posto, morto a causa di un pestaggio da parte di un gruppo di ladri che a quanto pare lo avevano seguito all’uscita di una banca e lo avevano pestato a sangue in un vicolo poco distante.

Dean aveva appena ottenuto un prestito da investire in una vita migliore, in una vita con Cas.

E nessuno ha mai avuto il coraggio di dirglielo.

 

Ma non importa, Castiel continuerà ad aspettare.

Non è detto che la felicità arrivi in fretta, delle volte bisogna solo avere fede. E Castiel ha fede in Dean, aspetta da vent’anni, non smetterà di certo adesso.

Un giorno Dean attraverserà quella porta e lui lo sa, può vederlo, la biblioteca tornerà pulita senza quelle pagine ormai ammuffite e lui e Castiel avranno di nuovo il loro angolo di Paradiso, quello in cui scappare via come hanno sempre sognato.

Anche con i romanzetti rosa.

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice sfigata.

Ebbene sì, sono viva.
Mi dispiace per voi? Forse lol 
Mancavo da efp da ormai un anno e Woodstock continua a guardarmi *suda freddo*

Ciononostante ho cercato di riprendere la tastiera in mano e riprovare a cimentarmi con la scrittura. Non so cosa sia uscito fuori davvero NON LO SO ma spero almeno abbiate apprezzato lo sforzo, perché C’E’ STATO E IO SONO STATA MALE IN ALCUNI PUNTI.
Spero di aver partorito una cosa quanto meno leggibile, intanto sparisco per un altro po’ e spero questa volta, davvero, di poter tornare con un aggiornamento di Woodstock.

Spero di avervi fatto un po’ di compagnia come sempre

   
 
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