Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Ricorda la storia  |      
Autore: Asuna0002    26/09/2017    1 recensioni
«"Cosa provò Thorin Scudodiquercia durante la Malattia del Drago?" mi chiedete, "Come si sentì quando scoprì il tradimento del ladro?", "A cosa pensava quando affrontò Azog a Collecorvo?" volete sapere?
Scommetto che avete provato a chiederlo al diretto interessato e lui vi ha "gentilmente" intimato di andarvene, come solo lui sa fare, non è vero?» i volti dinanzi a me anniuscono seccamente, alcuni più pallidi di altri, e allora ridacchio: Thorin non è mai stato un tipo paziente.
«E allora avete pensato bene di venire a chiedere all'unica persona che poteva saperlo, oltre a lui, giusto?» ricevo altri cenni d'assenso.
Ridacchio ancora una volta «Bhe, del resto una storia mai raccontata non ha mai fatto male a nessuno.
Allora, vediamo...»«E allora avete pensato bene di venire a chiedere all'unica persona che poteva saperlo, oltre a lui, giusto?» ricevo altri cenni d'assenso.
Ridacchio ancora una volta «Bhe, del resto una storia mai raccontata non ha mai fatto male a nessuno.
Allora, vediamo...»
Genere: Malinconico, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Aulë, Bilbo, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
«Mio. Tutto mio. Solo mio.».

Vedi la tua mano immergersi nell'oro e nelle gemme.

Ci provi a fermarla, ogni giorno, ogni ora, ci provi in ogni minuto e in ogni secondo.
Ci provi con tutto te stesso, a toglierla da lì.
Ci provi, ma non ci riesci. Perché il tuo corpo non ti appartiene più.
Non sei più tu a controllarlo. C'è qualcun'altro ad avere le redini.

Qualcuno che ha il tuo aspetto, la tua voce, le tue abitudini e i tuoi vizi.
Qualcuno che ti somiglia in tutto e per tutto, qualcuno che però non sei tu.

***


«Traditori. Tutti loro.».

Tu sei, o meglio, l'altro te è vicino al cornicione, ad osservare l'esercito elfico davanti a voi.
Sei consapevole di ciò che sta per accadere. Vuoi evitarlo, e una volta ancora provi a prevalere sull'altra volontà. E una volta ancora fallisci.

Hai ascoltato i discorsi e le contrattazioni, ed è tutto così semplice che se solo avessi tu il comando accetteresti subito sennza badare al prezzo, pur di avitare la guerra.

Ma così non è; e l'altro te, il Drago, è sempre più furioso. Realizzi che la sua rabbia sta per scatenarsi solo quando è troppo tardi e Bard, come se volesse aggiunger danno alla beffa, ha appena tirato fuori La Pietra.

L'Arkengemma.

Il Cuore della Montagna.

Ciò che cercavate e ciò che tu ora maledici.

Passa qualche secondo prima che l'Ammazzadraghi rinizi a parlare.
Secondi in cui i vostri occhi sono fissi solo sull'Arkengemma e su quella soltanto.

E il desiderio del mostro si riavviva, come erba secca sul fuoco.
Altre parole vengon dette, e arriva l'esplosione.

Sono le tue dita quelle che stringono il collo del tuo scassinatore, e tu ti disperi.

«Muori, feccia traditrice».

Non vuoi ucciderlo.
Non vuoi essere come tuo nonno.
Non vuoi tradire i tuoi compagni, i tuoi amici.
Non vuoi macchiarti di un altro peccato. E soprattutto, non vuoi macchiarti di questo peccato.

Non sai dove trovi la forza, ma improvvisamente molli la presa.
E sai che, per poco ancora, sei tu a comandare.

Con i pochi pensieri tuoi che ti rimangono, bandisci dal tuo regno uno dei tuoi amici più cari e, stranamente, la Malattia del Drago è d'accordo con te.
Lo fate per due motivi diversi, certo, ma lo fate lo stesso. Lo bandite.

Per proteggerlo e per non vederlo mai più.

E intanto, tu lo osservi scappare via da lui, da Erebor, da te e da tutto ciò che tu rappresenti.

***


«Per te non c'è cura, non c'è medicina.
Ci sono solo io e presto tu scomparirai.
»

Camminate nella sala dove voi e la Compagnia avete provato ad annegare Smaug nell'oro.

I passi tuoi e del drago riecheggiano nell'ampio spazio e, quando abbassi lo sguardo sul pavimento dorato, vedi il tuo riflesso ricambiare il tuo sguardo.

Il riflesso ghigna al tuo indirizzo, convinto delle parole dette poco prima, ma il tuo viso non lascia tradire alcuna emozione.

Il drago dopo un po' capisce che non otterrà altra reazione da te, e allora prende a parlare «Credi davvero di poter riuscire a riprendere il controllo? Ti stai illudendo per nulla, Thorin Scudodiquercia».

Una catena spunta dal pavimento e va a bloccarti la gamba sinistra, strattonandotela.

«Ti stai illudendo tu, se pensi che una misera catena come questa possa fermarmi» lo schernisci a tua volta.

In risposta, una seconda catena esce dallo specchio che sta sotto i tuoi piedi e ti penti immediatamente per le tue parole.

«Ma guardati, sei patetico. Una ridicola imitazione di quello che dovrebbe essere un Re e un Guerriero, non sei degno di essere un Durin».

Una terza catena ti ragguinge e ormai è chiaro che la fortuna non ti sorride. Ma, nonostante tutto, tu non ti tiri indietro né gridi per l'angoscia: la vita ti ha insegnato a sopravvivere... e tu sopravvivrai anche stavolta.

«Perché continui ad opporre resistenza, Thorin? Perché non vuoi arrenderti?» ti chiede con un tono dolce «La tua mente, il tuo corpo, la tua anima stessa sono miei ora. Quindi, perché opporsi all'inevitabile?»

Sbuffi divertitto a quest'ultima frase, Smaug ti guarda stranito e quindi tu ti spieghi «Vedi... quando si è di fronte alla morte... uno che cosa può fare? Può opporsi ad essa».

Appena finisci di parlare odi un grido prolungato, terribile e penetrante. Era il grido più spaventoso che avessi ma udito, rimbombava in ogni angolo del santuario in cui vi trovavate e riecheggiava ovunque con quel suo suono orribile. Le tue catene si rompevano mentre la tua Malattia si dimenava e si contorceva, urlando e dibattendosi mentre sulla sua figura comparivano sempre più crepe di luce.

«Sai? Molti dicono che sono decisamente troppo testardo e ostinato per essere controllato. Credo abbiano ragione.» fai in tempo a dirgli, prima che la luce diventi accecante.

***


Osservi il tuo più grande rivale, separato da te solo da una lastra di ghiaccio trasparente.
"Anni di dolore, di sofferenza, di vendetta e di sangue versato finiscono così?" ti chiedi, "È davvero finita?" questa domanda non ti abbandona.

Guardi il volto morto dell'orco pallido e senti la soddisfazione inondarti l'animo. Hai finalmente vendicato Thrain, Thror, Frerin, Fili e Kili. È finita.

«Questo morirà per primo, poi il fratello.
Tu, Scudodiquercia... tu morirai per ultimo
»

«E invece no» ti dici, giusto un attimo prima che un pugnale ti trapassi il piede.

Gridi di dolore, mentre Azog rompe il ghiaccio e salta fuori dalle gelide acque del lago ghiacciato.
Ti butta a terra e fate qualche rapida stoccata, prima che tu riesca a bloccare i suoi spuntoni ad un soffio dal tuo petto.

Dentro di te, intanto, cerchi di trovare la stessa determinazione che ti ha permesso di sconfiggere la Malattia del Drago per uccidere finalmente Il Profanatore.

Non la trovi.
Al suo posto vi è solo la bruciante certezza che non sopravviverai a questa battaglia.

Tu, Scudodiquercia... tu morirai per ultimo.
Ma non senza combattere.

Tu sei un angelo con una spada in mano, coperto di sangue, e se oggi devi morire, morirai come tale, trascinando il tuo nemico con te nella tomba.

"Non importa quanto sia stretta la porta"
Per Adad e per Ugmil' Adad.

"Quanto piena di castighi la vita"
Per Nadadit.

"Io sono il Padrone del mio Destino"
Per Fili e Kili.

"Io sono il Capitano della mia Anima"
Per la Compagnia e per tutte le vittime di Azog.


È per tutti loro che lasci che la vendetta di Azog compiersi.
Ed è per tutti loro che, poco dopo, riesci finalmente a compiere la tua, di vendetta.

***


C'è un po' di ironia nel fatto che un tale cielo azzurro, senza l'ombra di una nuvola, faccia da spettatore ad una battaglia di tali proporzioni.
Non hai né la forza né la voglia di distogliere lo sguardo da quella volta celeste: c'è una tale pace... anche i rumori degli scontri arrivano ovattati alle tue orecchie.
Sei contento, in un certo senso, di morire così, a Collecorvo.

Hai sempre saputo che saresti morto in battaglia e spesso ti chiedevi se sarebbe stato veloce o lento.
Ora che sai la risposta, sei felice che non ci sia nessuno: non vuoi passare i tuoi ultimi minuti con troppa gente.
Anche se, però, sarebbe bello avere qualcuno affianco a te, mentre il tempo passa, non trovi?

Magari Balin o Dwalin, che sono amici tuoi fin dalla nascita.
Ricordi ancora tutte le serate attorno ai falò con loro e Frerin. Tra voi non avete mai dovuto fingere, potevate tranquillamente sedervi e parlare senza che titoli e responsabilità siano messe in mezzo, e di questo ne sei sempre stato grato. Non hai mai espresso a voce quanto sei felice che il vostro rapporto non si sia deteriorato con il tempo, ma sei sicuro che lo sanno.

Ci sono tante cose che vorresti dire («Sì, Dis, quel vestito ti ingrassa»), tanti rimpianti e scuse da fare. Ora, scopri che non ti importa, che on hanno davvero l'importanza che gli davi.

Cosa importa che non vedrai Erebor nel suo antico splendore quando hai assicurato una casa alla tua gente?

Cosa importa tutto l'oro del mondo rispetto alla famiglia?

Quanto vale una corona rispetto alla lealtà, all'onore e ad un cuore volenteroso?

Cosa importano mille Arkengemme rispetto all'amicizia dei tuoi compagni d'armi?

Per questi motivi, ti rendi conto di lasciare questo mondo con un solo rimpianto.
Il suo nome galleggia pigramente nella tua mente.
"Nano ridicolo" ti chiamava certe volte, non che non fosse vero.
Vorresti scusarti per il tuo comportamento, per averlo trascinato in un avvetura non sua, esponendolo a tali pericoli. Vorresti dirgli di tornare ai suoi libri, alla sua poltrona e ai suoi fazzoletti, di piantare i suoi alberi e di guardarli crescere, e magari di tornare ad Erebor tutte le volte che vuole, anche di abitarci se il suo cuore lo desidera.
Vorresti dirgli tanto e implorare un perdono che sai di non meritare. "Tanto non avrò mai l'occasione di chiederglielo" ti dici, prima di udire un veloce e leggero dirigersi verso di te.

«Thorin»

«Bilbo»

Non perdere mai la speranza.

***


«Benvenuto nelle mie Sale, Figlio mio» inizio io, non molto tempo dopo.

Dal profondo della notte che mi avvolge,
buia come il pozzo più profondo
che va da un capo all'altro,
ringrazio qualunque dio esista,
per l'indomabile anima mia.
Nella feroce morsa delle circostanze,
non mi sono tirato indietro,
né ho gridato per l'angoscia.
Sotto i colpi d'ascia della sorte
il mio capo è sanguinante,
ma indomito.
Oltre questo luogo di collera e lacrime
incombe solo l'Orrore delle Ombre,
eppure la minaccia degli anni mi trova,
e mi troverà, senza paura.
Non importa quanto sia stretta la porta,
quanto piena di castighi la vita:
Io sono il Padrone del mio Destino,
Io sono il Capitano della mia Anima.

~William Ernest Henley, 1888



Adad = Padre
Ugmil' Adad = Nonno
Nadadit = fratellino (da Nadad=fratello)

Asuna0002
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: Asuna0002