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Autore: Chainblack    26/09/2017    0 recensioni
In fuga dalla disperazione dilagante della Hope's Peak Academy, sedici talentuosi studenti vengono rapiti e rinchiusi in una località sconosciuta, costretti a partecipare ad un nuova edizione del Gioco al Massacro senza conoscerne il motivo.
Ciò che sanno è che, per scappare da lì, dovranno uccidere un compagno senza farsi scoprire.
Guardandosi le spalle e facendo di tutto per sopravvivere, i sedici ragazzi tenteranno di scoprire la verità sul loro imprigionamento sapendo che non tutti potrebbero giungere illesi fino alla fine.
Ambientata nell'universo narrativo di Danganronpa, questa storia si svolge tra i primi due capitoli della saga.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Pearl Crowngale aprì la porta della stanza e, assicurandosi di non aver lasciato indietro i suoi compagni, vi entrò rapidamente dentro.
Pierce entrò appena dopo di lei; Kevin fu il terzo, richiudendosi la porta alle spalle.
La ragazza si guardò in giro: il posto era esattamente come lo aveva lasciato l'ultima volta, ma potevano esserci delle differenze cruciali.
La sala del generatore elettrico era decisamente più ampia di quanto il gruppo si era aspettato che fosse; non sembrava ci fosse davvero la necessità di un congegno così grande, ma apparentemente la scuola era più vasta di quanto pensassero.
Il dispositivo elettrico ricopriva buona parte della stanza, e nonostante le dimensioni era silenzioso e perfettamente funzionale.
Si udivano a malapena alcune minuscole scintille dai circuiti che lo componevano.
I tre rimasero ad osservare il colosso tecnologico per alcuni istanti.
Poi, Pierce prese timidamente la parola.
- Quindi... - esitò - Perché siamo qui? -
Ciò che Pierce aveva intenzione di far notare era che la sala del generatore si trovava nell'angolo in fondo a sinistra del secondo piano, ben distante dai laboratori artistici del primo piano. 
Dall'espressione di Pearl intuì che l'Ultimate Ninja non poteva averli condotti in un luogo talmente distante dalla scena del crimine per puro svago.
- Xavier e gli altri stanno passando in rassegna il laboratorio di pittura. Dubito ci siano altre zone di interesse riguardanti l'omicidio in sé -
- Quindi...? -
- Quindi volevo fare una piccola verifica per togliermi un dubbio - 
Alcuni fili elettrici passavano esternamente al muro fino a convergere in una piccola casupola di vetro attaccata alla parete.
Fu lì che Pearl si diresse, appena la notò.
Pierce la vide armeggiare con un dispositivo cubico con sopra alcuni numeri e un pannello digitale.
L'Ultimate Sewer ricordò improvvisamente di cosa si trattava.
- Oh, è il contatore. Giusto? - esclamò.
- Corretto. Hai già avuto modo di dare un'occhiata da queste parti? - gli chiese lei.
- Sì, parecchio tempo fa. Ero con... Elise... - Pierce deglutì - Mi ha spiegato come funzionava questo affare e... beh, niente che io ricordi alla perfezione -
Kevin si fece avanti con voce vagamente sommessa.
- Non ci hai ancora detto quali sono le tue intenzioni... -
- C'è un dettaglio che mi sta dando da pensare: c'è stato un blackout verso le undici, circa. Forse poco dopo - spiegò - Ora, potrebbe essere correlato con il caso in questione oppure no. Dobbiamo assicurarcene -
- E come intendi fare? - Pierce pareva sempre più dubbioso - E' davvero possibile lasciare un indizio dopo un simile operato? -
- Forse sì - Pearl mantenne uno sguardo confidente, ma abbastanza neutro - Il pannello del contatore indica anche eventuali guasti o emergenze. Dunque, vediamo... -
Mentre Pearl controllava i dati relativi, Pierce notò un altro dettaglio apparentemente importante.
Di fianco al pannello del contatore vi erano numerosi interruttori abbassati, ognuno inerente ad una certa area della scuola.
Erano, però, di numero parecchio maggiore rispetto alle effettive locazioni presenti. Ogni interruttore aveva un'etichetta con su scritta l'area di gestione, mentre altri semplicemente non ne avevano nessuna; più precisamente, le etichette erano state rimosse.
Pierce si chiese se quel dettaglio non avesse una certa rilevanza per altre questioni, ma Kevin lo riportò al caso attuale.
- Che stai cercando? -
- Nulla in particolare. Solo... - osservò Pierce - Questi interruttori sono pieni di polvere. Non sembra che qualcuno abbia armeggiato con questa zona, almeno di recente -
- Così pare - si accodò Pearl - Qui è segnato che si è trattato di un sovraccarico di energia momentaneo, ma sembra sia stato un incidente -
- Niente da segnalare, dunque... - sospirò Pierce - Cielo, è un peccato. Confidavo nel trovare qualcosa che potesse aiutarci -
- C'è poco da fare. Oramai è quasi ora del processo... - indicò loro Pearl - Torniamo indietro -
Pierce annuì, un po' intristito.
I due si avviarono verso l'uscita accorgendosi solo dopo qualche istante che Kevin non li stava seguendo.
Pierce si voltò, notando che era rimasto fermo e imbambolato davanti al generatore.
- Kevin? - lo richiamò lui - Tutto bene? -
L'Ultimate Botanist non diede segni di risposta. Pearl e Pierce si scambiarono un'occhiata di apprensione.
La bionda scrollò lentamente la spalla dell'Ultimate Botanist dopo averlo raggiunto.
- Kevin! Che cos'hai? -
Lui scrollò la testa. Le sembrò quasi che stesse tremando.
- S-scusatemi, ragazzi... questa situazione è davvero assurda... - pianse lui - Lawrence era un buon amico... Vivian una persona così dolce... mi chiedo perché sia finita così... -
Pearl sospirò.
- Non c'è davvero un motivo valido, Kevin. Qualcuno lo avrà fatto perché voleva scappare da questo posto - lei si voltò di spalle - Un po' lo comprendo -
- Ma... addirittura arrivare a spaccare il cranio ad una persona...! - 
Kevin si strinse la testa tra le braccia, singhiozzando qualche parola sommessa.
- Kevin... - Pierce abbassò lo sguardo - Non capisco con che coraggio qualcuno possa riuscire ad uccidere per qualsivoglia motivo. Ancora fatico a trovare una risposta per ciò che ha fatto Alvin... o Hayley, anche se nel suo caso è un po' diverso. Però... un po' comprendo l'impellente bisogno di andarsene da qui -
- No, io... io non capirò mai le persone... - Kevin scosse la testa - A volte mi sembrate tutti un branco di folli...! Riuscite ad accettare la realtà dei fatti con una naturalezza inconcepibile! Come diavolo ha fatto Alvin ad uccidere Refia guardandola DRITTA NEGLI OCCHI!? E Hayley ha squartato Elise sporcandosi del suo stesso sangue! Ma voi come fate a... ad andare avanti sapendo ciò che ci accade intorno!? -
Pearl lo afferrò per il braccio e lo tirò su di forza, violentemente.
Kevin avvertì un leggero strappo, ma quasi non ci fece caso. Gli occhi di ghiaccio di Pearl, che lo stavano fulminando sul posto, era tutto ciò a cui ruisciva a pensare.
- Tiriamo avanti perché dobbiamo, Kevin! Perché è ciò che gli umani fanno quando tentando disperatamente di sopravvivere! - lo strigliò lei - Se ci arrendessimo alla  realtà non faremmo altro che perderci in futili commiserazioni... ma dentro siamo spaventati tanto quanto te -
Kevin Claythorne si asciugò le lacrime dal volto e tirò su col naso.
- Anche tu hai... paura, Pearl? -
Lei si sbigottì per il semplice fatto che qualcuno potesse considerarla disumana fino al punto da non mostrare un sentimento talmente basilare con naturalezza.
- Certo, Kevin. Come tutti - annuì - Ho paura -
- Tirati su, ok? - lo rassicurò Pierce - Siamo tutti sulla stessa barca -
- Immagino di sì... - sospirò lui - O almeno vorrei sperare che lo sia -
- Come, scusa? -
- Non siamo davvero TUTTI nella stessa situazione, no...? - Kevin tremò per un istante.
Una scintilla si accese negli occhi di Pearl.
- Ooh... parli del traditore -
- Uno di noi è una spia... - Kevin abbassò il suo tono sempre di più - Potrebbe essere chiunque... per quel che ne so potrebbe essere uno di voi due...! -
- Non vi è modo di saperlo, Kevin - 
- E non è semplicemente tremendo il solo fatto di non poterlo determinare!? Diamine, mi chiedo fino a che punto riusciremo a spingerci senza impazzire! -
Pearl Crowngale scosse il capo in segno di disfatta.
Era oramai passato un mese, ed era certa di essersi fatta un'impressione più che dettagliata di ognuno.
Ma, quel giorno, aveva assistito a più di una persona perdere quasi completamente il senno.
Ricordò la reazione di Hillary, solitamente silenziosa e pacata, di fronte alla morte di Vivian.
E riuscì ad intravedere la lenta e inesorabile perdizione che stava cingendo Kevin sempre di più.
Persino Judith, da circa una settimana, le era parsa come se non fosse più se stessa.
Cercò disperatamente in Pierce una parvenza di normalità: la vide, ma accompagnata da una profonda apprensione.
L'Ultimate Sewer era intento a calmare il compagno, ma a sua volta era palese che non si sentisse a suo agio.
Un'ombra sempre più vasta e densa si stava propagando all'interno della classe.
Pearl diede un ultimo sguardo all'orologio: era passata un'ora.



Con un'onnipresente onda di disagio crescente, anche l'ultimo studente si piazzò al centro dell'ascensore.
Quando la torreggiante sagoma di Monokuma si assicurò che tutti i sopravvissuti stessero presenziando, il marchingegno si attivò e cominciò la sua discesa per la terza volta.
Il gruppo venne inglobato nuovamente dal buio, mentre i dormitori si allontanavano sempre più verso l'alto.
Unica fonte luminosa erano le fioche lampade insite nel muro che facevano capolino lungo il tragitto.
Judith si ritrovò quasi ipnotizzata da quell'insieme di luci che le rischiaravano le palpebre ad intervalli perfettamente scanditi.
Alzò lo sguardo verso l'alto; il soffitto era sempre più distante.
Dentro di sé, nel profondo, assieme alla determinazione di sopravvivere e ad una marea di altri sentimenti contrastanti, ma mescolati fra loro, serpeggiava il timore che quella poteva essere la volta buona in cui non sarebbe mai uscita da lì.
Qualcuno, quel giorno, sarebbe rimasto rinchiuso nella sala delle punizioni.
Impossibile sapere chi, impossibile sapere quante persone. Unica certezza era che il destino di un numero imprecisato di persone era segnato.
Ad un tratto ricordò le parole di Xavier avanzanti le ipotesi di un omicidio vicendevole.
Lanciò uno sguardo verso il resto della classe.
Hillary si era completamente separata dal gruppo; le sue mani grattavano le maniche della sua stessa camicetta quasi fino a lacerarle, probabilmente in gesti inconsulti per sfogare la frustrazione. Il suo volto non esprimeva nient'altro che paura e disprezzo.
Rickard e Kevin si erano messi in disparte; furono gli unici che, anche se solo per un breve momento, riuscirono a proferire parola tra loro.
Judith riuscì ad udire appena alcune parole; sembrava parlassero di Lawrence. 
Dopo un ultimo cenno, e una sorta di gesto simbolico come memento, i due tornarono a tacere per conto proprio.
Dall'altro lato dell'ascensore, June aveva raccolto le gambe tra le braccia, seduta a terra, e aveva affondato la testa tra le ginocchia.
Come lei, anche Karol stava celando il suo viso e ciò che esprimeva, dando le spalle al resto della classe e contemplando il niente.
I due rimasero immersi nelle proprie considerazioni per tutto il lento ed inesorabile viaggio.
Michael era, stranamente, posizionato al centro della stanza. La sua insolita locazione era derivata, o almeno così pensava Judith, da una sua evidente confidenza.
Intuì che per l'Ultimate Chemist era cominciata un'altra gara a chi sopravviveva meglio, con l'unica differenza che stavolta era certo di vincere il suo inesistente premio.
Pearl era rimasta tutto il tempo a fissare Karol e June. Judith non diede a vedere di aver notato che l'attenzione della ninja era rivolta anche su di lei.
Si chiese se Pearl non stesse tenendo d'occhio specifici soggetti in base a dei personali sospetti, ma sorvolò sulla questione.
Pierce, dal canto suo, continuava a lanciare occhiate apprensive a destra e a manca. Prima ancora che l'ascensore si fosse messo in moto, era stato l'unico a provare un approccio vagamente ottimista verso i compagni. 
L'unico risultato delle parole di incoraggiamento di Pierce nei confronti della classe fu che tutti gli rivolsero uno sguardo freddo e diffidente.
Judith non poté fare a meno di notare come il balbettio e il continuo tremare di Pierce Lesdar, da qualche giorno attenuati e quasi scomparsi, fossero improvvisamente tornati in evidenza: chiaro segno che l'Ultimate Sewer aveve perso l'agio recentemente trovato nell'atmosfera.
Infine, l'Ultimate Lawyer lanciò solo un'occhiata fugace verso Xavier, per poi voltarsi di lato.
La ragazza era cosciente di aver dato la palese e giusta impressione di starlo evitando, ma nella sua mente non riusciva a svanire il ricordo del processo di Hayley.
La convinzione di aver giudicato male Xavier, nel suo complesso, era ancora forte. Dubbi cominciavano a sorgere spontanei, ma Judith decretò che non era ancora il  momento di affrontare la cosa.
Il problema attuale era un altro.
L'ascensore, fermandosi, lo ricordò a tutti.
L'aula di tribunale apparve prepotentemente davanti agli occhi stanchi e sfiduciati degli studenti.
Altri due ritratti funebri erano stati aggiunti a fare compagnia a chi già era rimasto lì, eternamente imprigionato.
"Che qualcun altro, oggi, si unirà al gruppo di chi non c'è più...?"
Per un istante, solo per un attimo, pregò affinché l'ipotesi del doppio omicidio di Xavier si rivelasse corretta.
Affinché i suoi occhi non dovessero provare nuovamente il dolore di assistere ad una dipartita, affinché nessuna altra fotografia sbarrata con una nefasta croce rossastra fosse aggiunta al già consistente mucchio. Affinché la morte non suonasse nuovamente alla porta della classe.
Si cullò in quell'idillio finché la voce di Monokuma, indicando l'inizio del processo, non la riportò alla realtà.
- Oggi avete tutti una pessima cera! Ma peccato; l'udienza non si può rimandare! - li schernì l'orso - Il processo per l'omicidio di Vivian Left e Lawrence Grace ha inizio! -
Judith sistemò il fermaglio floreale tra i capelli.
Sgombrata la mente, tirò un lungo respiro.
Era pronta a lottare.



Normalmente, nessuno aveva davvero voglia di prendere l'iniziativa e parlare per primo durante i processi, e l'onere ricadeva spesso su Xavier.
Il ragazzo fu sorpreso nel vedere che, in quell'occasione, le cose era partite diversamente.
- Bene, esaminiamo la faccenda nel particolare - Hillary si fece avanti con impazienza - Cominciamo con i dettagli sui decessi, sì? -
Tutti notarono il notevole cambio di attitudine della compagna, ma nessuno osò commentarlo.
Xavier sospirò.
- Sì, iniziamo dalla prassi... - disse con una punta di amarezza. Definire "prassi" tutto ciò era un boccone amaro da mandar giù - Mike, ci dai una mano? -
Michael Schwarz si sistemò gli occhiali con l'indice.
- Due vittime, due scene differenti - cominciò lui - Lawrence è morto a causa di ferite laceranti alla schiena, abbastanza profonde. L'arma del delitto è sicuramente la bottiglia spezzata trovata poco distante. Le estremità aguzze corrispondono alle ferite riportate dal corpo. L'arma è penetrata nella carne e gli ha perforato alcuni organi interni. Morte in appena una quindicina di secondi, al massimo; ha perso molto sangue -
June rabbrividì; Michael era stato particolarmente prolisso nella spiegazione, e si chiese se non ci avesse iniziato a prendere un malsano gusto.
- Dettagli degni di nota? - chiese Karol.
- No, non per quanto riguarda Lawrence. E' sostanzialmente tutto ciò che ho scoperto - annuì Michael - Passiamo a Vivian. Ferita da arma contundente sul cranio, morte rapida. Il suo corpo era steso davanti alla tela; non sembra essere stato spostato. Ci sono frammenti di vetro sparsi in giro, e una statuetta di marmo era per terra: ovvia arma del delitto -
Michael si esibì in un breve inchino, facendo cenno di aver terminato.
- Abbiamo il quadro della situazione di base... - osservò Rickard - Ora... da dove partiamo? -
- Direi di partire con la domanda più problematica - esclamò Xavier - Le vittime sono due, ma i possibili scenari sono tre. Prima ipotesi: qualcuno ha ucciso Vivian e  Lawrence e si è dato successivamente alla macchia -
- Ipotesi sensata - asserì Pearl.
- Numero due: Vivian e Lawrence si sono uccisi a vicenda - disse poi. Hillary emise una smorfia di disapprovazione - E infine, numero tre: una delle due vittime ha ucciso l'altra, ed è stata poi uccisa da una terza persona -
Vi fu più di uno sguardo confuso.
- Non avevo considerato questo terzo scenario... - mormorò Judith.
- Ci ho pensato in un secondo momento, ma è un'opzione bislacca - ammise Xavier - Se io sorprendessi qualcuno a commettere un omicidio, la prima cosa che farei sarebbe avvisare il resto della classe -
- Ma ci sono situazioni e situazioni - disse Pearl - Potrebbe essere accaduto di tutto, per quel che ne sappiamo -
- Già, è vero... ma è davvero possibile capire quale tra queste tre possibilità è quella giusta? - chiese Kevin, tremando furiosamente.
- Analizziamole e lo sapremo - si fece avanti Karol - Direi di partire con l'opzione più semplice: possiamo stabilire se si sono uccisi tra loro? -
- Credo di sì... innanzitutto dobbiamo considerare che Vivian è morta sul colpo - rispose Michael - Se i due assassini sono loro due, allora Vivian deve essere stata la prima a colpire, no? -
Pur trovandosi d'accordo con la spiegazione, Xavier intuì che un certo qualcuno non avrebbe facilmente lasciato correre.
- E' un'assurdità! - Hillary batté la mano sul banco, come si aspettava il detective - Che Vivian abbia lanciato un attacco a Lawrence è un'idiozia bella e buona! -
- Atteniamoci ai fatti e alle prove, non a futili considerazioni personali... - sibilò acidamente Michael - Lawrence è stato colpito alle spalle con la bottiglia.
Vivian avrebbe potuto farlo perfettamente, no? -
Rickard compì uno sforzo di memoria.
- Frena: innanzitutto la bottiglia dov'era? -
- Sulla scrivania sulla sinistra, no? - osservò June - Voglio dire... i bicchieri erano lì sopra. La bottiglia doveva essere posizionata lì -
- E Vivian era seduta a nemmeno un metro dalla scrivania... - sospirò Pierce - La cosa potrebbe avere senso... -
Hillary si morse il labbro.
- Ma come avrebbe fatto ad uccidere Lawrence dall'altro lato della stanza e a morire davanti alla tela, eh!? - obiettò l'Ultimate Clockwork Artisan.
- Avrebbe potuto benissimo. Lawrence non è morto subito - considerò Judith - Vivian ha rotto la bottiglia e ha pugnalato Lawrence con essa. Poi, Lawrence ha reagito dopo essersi reso conto di essere in pericolo, e Vivian ha indietreggiato verso la tela. Infine, Lawrence afferra la statuetta dal tavolo di marmo e uccide Vivian, morendo nel tentativo di lasciare la stanza. Ha senso? -
- Non era più facile colpire Lawrence con la bottiglia? - si domandò Karol - Perché prendersi la briga di romperla e lacerarlo? -
- Beh, semplicemente: Vivian era molto bassa - Judith fece spallucce - Tentare un attacco con un'arma pesante era svantaggioso. Non avrebbe raggiunto facilmente la testa -
La scena composta pezzo per pezzo da Judith Flourish sembrava reggere a livello di logica, ma Pierce ebbe da ridire.
- M-ma Judith... come fai a sapere che la statuetta di marmo era sul tavolo grosso...? - chiese.
Lei esitò per un istante.
- S-sono già stata alcune volte al laboratorio artistico - rispose lei.
Le occhiate di sospetto cessarono nel momento in cui Pearl confermò la versione dei fatti.
- Vivian non la usava mai, la teneva sempre sul tavolo marmoreo - affermò la ninja - Hillary, confermi? -
La ragazza dai capelli rossi fece lentamente cenno di sì.
- Ok, la ricostruzione sembra avere senso - proseguì Xavier - Ma potremmo aver tralasciato qualcosa. Idee? -
- Perché non proviamo a ricostruire la scena secondo le tempistiche? - osservò Karol - Potremmo mettere a confronto i vari alibi -
L'intera classe approvò l'idea.
- Allora... l'orario del decesso è imprecisato. I cadaveri erano freschi - disse Michael - Ma è plausibile ritenere che sia avvenuto durante il pranzo, se non appena prima o dopo -
- A tal proposito... - intervenì Pearl - Sbaglio o uno di noi ha incontrato Vivian appena prima che accadesse tutto? -
Xavier alzò la mano in modo da chiarire la situazione.
- Sì, sono stato io - disse - E' accaduto quando mi hai mandato a chiamarla per il pranzo -
- Come ti è sembrata? Tranquilla? - chiese June.
- Io... uhm... - Xavier ci pensò su - La porta era chiusa a chiave. Ho bussato alla porta, ma Vivian ha detto che aveva del lavoro da finire e che ci avrebbe raggiunto più tardi -
- Quindi non la hai vista? - il tono di Rickard era diffidente.
Xavier si accorse di essere osservato con un certo interesse. Deglutì.
- No, non l'ho vista -
- E non sapresti dire se era da sola? - lo imbeccò Judith.
- Nemmeno quello, mi dispiace. Ma ho come l'impressione che lo fosse - annuì - Dall'interno non c'erano altre voci che potessi udire -
Pearl prese aria con un lungo sospiro.
- Ora la domanda più importante, Xavier: c'è qualcuno che può confermare questa tua versione? - l'Ultimate Ninja aveva una strana luce negli occhi.
Xavier avvertì un lancinante prurito alla gambe.
- No, credo... di no - mormorò - Ah, ma ho incontrato June appena pochi istanti dopo -
L'Ultimate Archer annuì, ma senza convinzione.
- E' vero... ma non ti ho davvero visto davanti alla porta. Ci siamo incrociati lungo il corridoio... -
- Fammi capire, Xavier... - sibilò Michael - Eri alla scena del crimine in una fascia oraria in cui potrebbe essere accaduto... senza che nessuno fosse lì a vederti? -
- Sì, Michael. E se hai intenzione di additarmi colpevole in base a questo ti invito a farlo in maniera più concreta... - sbuffò lui.
- Bah, con estremo piacere... -
I due si guardarono in cagnesco.
- Adesso basta, voi due! - li interruppe Karol - Se qualcuno ha altre prove contro Xavier, è libero di mostrarle -
- Io, piuttosto, vorrei chiarire il momento esatto in cui Lawrence è arrivato al laboratorio - si intromise Rickard - Nessuno ha visto il vecchio Law per tutta la mattina, no? -
- No, ora che ci penso - annuì Kevin - Quando sono andato verso il secondo piano non lo ho mai incrociato -
- Io nemmeno lo ho visto al ristorante - disse Hillary.
Judith si massaggiò il mento.
- Ok, allora organizziamo questo pensiero: ad un certo punto, in un orario tra prima di pranzo e la fine del pasto, Lawrence è andato al laboratorio artistico - ordinò mentalmente lei - E' rimasto lì con Vivian per chissà quanto tempo, e ad un certo punto è avvenuto l'omicidio. Domanda numero uno: Vivian e Lawrence erano effettivamente da soli? -
Lo sguardo di June Harrier si illuminò.
- Oh! Io lo so! Certo che lo erano! - mostrò un sorriso soddisfatto - C'erano solo due bicchieri sulla scrivania. E' ovvio che fossero in due! -
- In pratica, tutto è cominciato come un incontro normale - osservò Pierce - Si erano anche procurati da bere... -
- Hey, a questo punto mi sorge una domanda... - Rickard si spremette le meningi - La bottiglia da dove è saltata fuori? Uno dei due dovrà averla presa dalla dispensa, no? -
Vi fu un vuoto di silenzio.
- Era cedrata, giusto? -
- Vivian adorava la cedrata... - spiegò Hillary - Mi sembra normale che ne avesse una bottiglia con sé... -
- Ma nessuno ha visto Vivian e Lawrence per tutto il giorno - ribatté Judith - Ora... quella bottiglia da dove è sbucata? -
Ne seguì un ulteriore silenzio, rotto però improvvisamente da Pearl Crowngale.
- Cielo... - sospirò lei - Speravo davvero di non doverlo dire io -
- Che intendi, Pearl? - la incitò June.
La bionda si grattò la nuca.
- Ho tenuto un dettaglio nascosto perché speravo potesse condurci da qualche parte, ma non credevo fosse davvero utile - asserì la ninja.
- Basta indovinelli! - sbraitò Michael - Sputa il rospo! -
- In breve: ho visto chi ha preso la bottiglia dalla dispensa - rispose lentamente lei - Sono stata in cucina tutta la mattina a prepararmi per il pranzo. Ad un certo punto ho sentito dei passi e mi sono affacciata verso l'atrio. Ho visto Kevin: aveva la bottiglia -
Nove paia di sguardi indignati si voltarono verso l'Ultimate Botanist. Questi diventò quasi blu dallo spavento.
- Ah! Uhm, io...! - balbettò lui.
- Kevin, che diavolo significa tutto questo!? - inveì Michael - Hai portato tu la bottiglia a Vivian!? -
- Per quanto ancora intendevi tenercelo nascosto!? - June fu ancora più insistente.
- I-io... non volevo nascondervelo! Davvero! - si allargò il colletto del maglioncino - E' che...! Io n-non...! -
Karol Clouds riportò tutti alla calma schiarendosi la voce.
- Kevin - fece con voce calma e solenne - Ti ascoltiamo -
Il tempestoso vociare cominciò a placarsi.
L'Ultimate Botanist riuscì a respirare. Fece un cenno di gratitudine nei confronti di Karol.
- E' successo stamattina, ma parecchio prima di pranzo... - spiegò lui - Ho incrociato Vivian in corridoio. Aveva fretta di mettersi al lavoro, così mi ha chiesto se potevo portarle una bottiglia di cedrata in laboratorio... -
- E tu lo hai fatto? - chiese Xavier.
- Sì, ho fatto in fretta... Pearl mi ha visto in quell'istante, credo - mormorò, abbacchiato - Le ho portato la bottiglia e me ne sono andato... poi non l'ho più vista fino a... beh, lo sapete -
- A che cosa doveva lavorare con così tanto zelo? - domandò June.
- Credo fosse per il progetto di Karol... ma non ne so molto -
- Va bene, ha senso... - Judith non mostrò convinzione - Ora la domanda fondamentale: perché lo hai tenuto celato? -
Hillary fece capire a Kevin che da quella risposta dipendevano molte cose importanti. Il biondino si irrigidì.
- A-avevo paura che dubitaste di me... - singhiozzò - E' accaduto molto prima del decesso, quindi non aveva niente a che fare con il caso! -
- Questo lascialo decidere a noi! - sbottò Michael.
- La prossima volta non prendere iniziative così sconclusionate, va bene? - lo ammonì Karol.
Kevin annuì tristemente.
- Non pensavo mi sarei messo nei guai per un goccio di cedrata... - 
Tutto ad un tratto, gli occhi di Kevin Claythorne si ravvivarono di una luce diversa.
Alzò la testa di scatto. Fu impossibile non notarlo.
- Woah, Kev! Tutto bene? - Rickard ne rimase sorpreso - Hai una faccia strana -
- Cedrata... - mormorò lui - Cedrata... hey! Credo di aver appena... realizzato qualcosa! -
Judith lo incitò ulteriormente.
- Di che si tratta, Kevin? Parla! -
- Ah... sì! - Kevin batté un pugno sul palmo della mano - Abbiamo detto che c'erano solo due bicchieri sulla scrivania, quindi le persone erano necessariamente due. Giusto? -
- Giusto! - ribadì June, fiera del proprio operato.
- Ma qui viene il punto... - Kevin annuì - Lawrence detestava la cedrata! Cioè, in realtà era avverso a tutte le bibite gassate -
Rickard si ritrovò nella stessa situazione di illuminazione.
- Oh... già! Lo aveva detto - l'Ultimate Voice Actor dovette fare un enorme sforzo di memoria - E' accaduto diverso tempo fa, ancora prima del caso di Refia... -
- Quindi... Lawrence odiava le bevande frizzanti? - constatò Xavier.
- Già. Diceva che riempivano la pancia di aria in eccesso; le detestava - proseguì Kevin - Quindi... a cosa arriviamo? -
Hillary si grattò la guancia con timore.
- I due bicchieri... uno era vuoto - disse lei - Nell'altro rimaneva appena un quarto di bicchiere... ciò vuol dire che...? -
- Che le due persone sedute a bere non erano Vivian e Lawrence - stabilì Judith - Bensì, molto probabilmente: Vivian e... una terza persona! -
Cadde un momento di confusione.
- P-possiamo davvero trarre questa conclusione solo dai bicchieri!? - Michael era esterrefatto.
- Kevin ha ragione. Anche io ho avuto modo di parlare con Lawrence della cosa... - Pierce concretizzò la deposizione - Mi ha detto che le bibite effervescenti lo disgustavano... è davvero difficile pensare che abbia potuto berne anche solo mezzo bicchiere -
- E i bicchieri devono essere stati riempiti più volte - annuì Xavier - Pensateci, sul pavimento c'erano pezzi di vetro, ma NON tracce di cedrata. Ciò vuol dire che la  bottiglia era pressoché vuota, no? E ciò vuol dire... -
- Che le due persone presenti devono averla scolata tutta...! - Kevin alzò un sopracciglio - Certo, difficile immaginarsi Vivian a finirla da sola -
La classe raggiunse un accordo.
- Ok, abbiamo provato che poteva esserci un'altra persona sulla scena del delitto - aggiunse Xavier - L'opzione che sia stata tutta opera di un terzo sembra essere la più valida, ma... a scampo di equivoci: abbiamo altre prove per decretarlo? -
I dieci studenti si guardarono l'un l'altro.
Una mano si alzò timidamente: quella di Karol Clouds.
- Oh? Prof? - Rickard lo notò per primo - Hai qualche idea? -
L'insegnante annuì.
- Credo di avere... una prova, sì -
- Così, all'improvviso? - Michael parve scettico.
L'altro scosse la testa.
- E' un qualcosa che ho rinvenuto poco fa, in camera di Lawrence - disse, destando l'attenzione di Rickard ed Hillary - Non sapevo davvero come prenderla, e presentarla da sola poteva non significare nulla. Ma, con quello che abbiamo scoperto... -
- Hai trovato qualcosa in camera di Lawrence...!? - Hillary si mostrò indignata - E non ce lo hai detto!? -
- Ti chiedo perdono, Hillary. E' che davvero non sapevo dove andare a parare e... - sbuffò - Guardate, faccio prima a mostrarvela -
L'intero gruppo si fiondò a vedere ciò che Karol aveva tra le mani: un piccolo plico di carta stampata.
Uno spartito, uguale alle centinaia di fogli sparsi lungo la stanza dell'Ultimate Musician.
Questo, però, era rilegato con una certa cura. Karol mostrò a tutti il retro dello spartito.
- Osservate, ci sono alcune annotazioni di Lawrence - disse loro - Sembra che questo fosse un componimento a cui stava lavorando per il mio progetto collettivo... è uno spartito per violino -
- Ok, ma dunque? - June era impaziente.
- Guardate il titolo dell'opera - disse infine Karol Clouds, poggiando il dito sull'intestazione.
Tutti gli altri, accalcati, sgranarono gli occhi come se avessero visto chissà quale assurda diavoleria.
In cima alla pagina, sopra lo spartito, c'era un piccolo titolo messo tra virgolette.
Recitava "Vivian" a caratteri in corsivo elegante.
Vi fu un momento di esitazione imbarazzata. Non tanto per il nome in sé, ma a causa di una personale aggiunta dell'autore a lato del titolo.
Un piccolo cuore rosso era stato disegnato appena accanto alla scritta.
- Ah - fu tutto ciò che Xavier fu in grado di dire.
- Mh - fece Kevin - C-capisco... -
Karol era arrossito, ma non quanto June. L'Ultimate Archer si nascose il volto con le mani.
- C-cioè...!? A Lawrence piaceva...!? - Hillary si trovò senza parole.
- Questa storia è appena diventata infinitamente più triste... - commentò Rickard.
Ognuno tornò al proprio posto. L'unico che sembrava non essersi lasciato trasportare troppo pareva essere Michael.
Persino Pearl presentava del rossore in viso.
Vi fu un attimo di titubanza in cui nessuno osò riprendere il discorso da dove era stato interrotto.
L'Ultimate Lawyer si schiarì la voce con una certa fatica.
- In effetti è una prova circostanziale, ma se la uniamo a tutto il resto... - riprese Judith, ricomponendosi dalla sorpresa - Allora è davvero impossibile che Lawrence abbia ucciso Vivian! Deve essere opera di un terzo...! -
Un nuovo dettaglio cruciale era sopraggiunto nel processo, assieme ad un'infinità di nuove domande.
Xavier Jefferson dovette fare numerose riflessioni; il quadro stava prendendo lentamente forma.
"C'erano tre persone sulla scena del crimine, ad un certo punto..." pensò intensamente "Dove ci porta tutto ciò? C'è ancora qualche prova che ci è sfuggita? Ma soprattutto..."
Alzò lo sguardo verso l'alto.
- Stiamo davvero considerando questa nuova situazione nella sua interezza...? - si chiese il detective, sapendo che l'unico modo per ottenere risposta era continuare
a cercarla nel corso del processo, per quanto devastante potesse risultare.

   
 
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