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Autore: Marauder Juggernaut    26/09/2017    1 recensioni
[Dal testo]
“Voglio lei”.
La voce di Jakov era stato un sussurro impastato di meraviglia;
(...)
Lei rifulgeva di un’intensa luce che nulla aveva a che vedere con i fari del palco puntati sulla sua figura minuta. Un bagliore che solo quell’incantevole ballerina emanava, una brillantezza che aveva consistenza solo negli occhi ammirati di Jakov.
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Di come il pattinatore incontrò la ballerina.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lilia Baranovskaya, Yakov Feltsman
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Fée Dragée - 2nd act, 1st scene, 2nd variation


Voglio lei”.
La voce di Jakov era stato un sussurro impastato di meraviglia; un borbottio fatto a bocca aperta, detto tanto piano che quei due ingenui di Gregorij e Konstantin non furono nemmeno sicuri che delle parole fossero uscite dalla bocca del compagno.
A cosa si riferisse poi, era abbastanza un mistero, almeno agli occhi degli altri due; a uno sguardo più attento, o per lo meno vagamente interessato alle azioni di Jakov, sarebbe stata palese la profonda ammirazione che era sbocciata nelle iridi del giovane quando lei si era fatta avanti, uscendo dalla fila di ballerine tutte uguali.
Tutte uguali tra loro.
Lei era, agli occhi di Jakov, completamente diversa, sebbene indossasse il medesimo candido tutù. Lei rifulgeva di un’intensa luce che nulla aveva a che vedere con i fari del palco puntati sulla sua figura minuta. Un bagliore che solo quell’incantevole ballerina emanava, una brillantezza che aveva consistenza solo negli occhi ammirati di Jakov.
Cosa intendesse dire precisamente con “voglio lei” si sarebbe davvero capito solo col passare degli anni, ma in quella notte di neve, nella penombra del Bol’šoj, Jakov Feltsman aveva già fatto una promessa a se stesso e  a quella ragazza che ancora ignorava persino la sua esistenza.
Una reale epifania avvenuta nel cuore e nella mente del pattinatore, che era giunto al teatro di Mosca quella sera solo per poter ammirare le coreografie dei ballerini ed emularne la grazia poi sul ghiaccio. Non si era per nulla immaginato che al secondo atto, nella seconda scena, alla seconda variazione, la sua anima venisse rapita da una fata e rinchiusa solo lei sapeva dove, per poi buttare la chiave in un abisso.
E quella ragazza danzava sulle sue punte perfette, ignara del delitto che aveva compiuto inconsapevolmente e Jakov aveva sentito il cuore stringersi nell’arrugginita morsa dell’invidia quando aveva visto quella fata confetto abbandonarsi tra le braccia di un cavaliere che non era lui.
La musica era un soffice ticchettio di sottofondo che accompagnava i suoi sinuosi movimenti, impeccabile come la bambolina di un raffinato carillon, altrettanto minuta, altrettanto fragile. Il pattinatore davvero avrebbe voluto tenerla fra le braccia e proteggerla da quel mondo grigio fatto da minacce nucleari e cortine di ferro; una terra grezza e inospitale, ma che aveva dato i natali alla più dolce delle creature umane.
 
A tentoni, cercò nel buio il programma del balletto. Nel fascicolo, in fondo a ogni spiegazione delle coreografie, spiccavano i caratteri dei nomi delle étoiles e dei primi ballerini, protagonisti di quell’immortale opera di Čajkovskij. Eccolo lì, un nome breve scritto accanto al ruolo della fata confetto.
Lilija.
La lingua accarezzava il palato due volte a pronunciare quella parola; Jakov si ritrovò a immaginare quanto quel nome fosse adatto a un essere puro come lo era lei. Quella ragazza come un giglio era bianca, come un giglio sembrava forte, pronta a resistere anche ai venti più impetuosi delle avversità. Di un giglio aveva anche il profumo, il giovane ne era certo.
Lilija Baranovskaja.
Quale dolce trappola doveva aver preparato per farlo capitolare in quel modo, senza la minima speranza di redenzione o salvezza che fosse.
Jakov Feltsman, cinico e disincantato come lo era spesso nella vita reale, non credeva minimamente al cosiddetto amore a prima vista. Ma se davvero non esisteva, allora non aveva la minima idea di che nome dare a quello strano sentimento che gli squassava il petto ogni volta che la guardava ondeggiare sulle punte.
L’amava e non gli aveva mai rivolto la parola e neppure uno sguardo. Jakov era certo di amarla e lei ora doveva stare attenta.
 
L’amour est enfant de bohème,
il n’a jamais connu de loi :
Si tu ne m’aimes pas, je t’aime ;
si je t’aime, prends garde à toi!
 
« È stata meravigliosa! ».
Ancora Jakov non credeva alla grandissima fortuna che aveva avuto, di poterle parlare.
I grandi occhi di lei brillavano ancora per l’agitazione e l’emozione della performance perfetta che aveva appena dato. Tra le braccia esili teneva un enorme mazzo di rose rosse incantevoli, ma che sfiguravano di fronte alla bellezza della ballerina. Uno stuolo di persone si era avvicinato per fare tutti i dovuti complimenti all’orchestra e all’organico e Jakov aveva colto l’occasione per poter sentire la vera voce di quella ragazza che gli aveva infiammato il cuore.
La bocca di Lilija si era aperta in un’espressione di sorpresa quando aveva visto quel bel giovane farle un tanto accorato complimento. Le sue ciglia nere e palpitanti si chiusero un paio di volte a celare quelle iridi verdi e calde, prima che la sua bocca tinta color ciliegia si stirasse in un sorriso grato.
« La ringrazio » disse gentilmente, prima che la sua attenzione fosse catturata (a suo malincuore) da un uomo anziano, probabilmente un pezzo importante nella scacchiera della società. Le sue labbra rugose si chinarono a baciare la mano di porcellana di Lilija e di nuovo Jakov avvertì il bruciore dell’invidia nello stomaco. Un molesto calore che si dissipò non appena udì la sua soave risata. Un suono gradevole come la melodia di un campanellino d’argento e Jakov si ritrovò più perso di quanto già non fosse.
Quando si accorse che il giovane ragazzo non se ne era ancora andato, Lilija lo guardò nuovamente questa volta più incerta, notando l’espressione da perfetto stoccafisso che aleggiava sul viso di Jakov.
« Vuole dirmi ancora qualcosa? » domandò, questa volta con un’accennata vena di stizza nella voce.
« Credo di essermi innamorato di lei… ».
Jakov se ne accorse dopo di aver messo il piede in fallo, di aver totalmente scoperto le proprie carte di fronte a una splendida sconosciuta, di aver bruciato miseramente l’occasione di una conoscenza più intima solo con poche parole sbagliate.
Lilija spalancò gli occhi interdetta, sicura di aver capito (o che lui si fosse espresso) male: « Come, scusi? ».
« Del vostro stile di ballo, intendevo. » il ragazzo accampò la prima giustificazione che gli passò per la testa, sperando che la ragazza credesse a quelle parole imbarazzate, prendendole come un doveroso chiarimento.
Il sorriso furbo che nacque su quelle labbra sottili tinte di rosso gli fece intendere che no, lei non si era bevuta una singola parola di tutte quelle che aveva usato.
« Deve sapere che sono un pattinatore professionista! Avrei bisogno di qualcuno come lei che mi possa insegnare i segreti di coreografie tanto aggraziate! ». Quella dichiarazione, esclamata tutta d’un fiato, ebbe il potere di sorprendere sia Lilija che lo stesso Jakov. Il pattinatore non avrebbe mai pensato che la propria sciolta parlantina avesse l’ardire di fare una tale proposta a quella ballerina, che immediatamente si dimostrò palesemente contraria a tale collaborazione.
La decisione di Jakov non si mosse di un millimetro, mentre il ragazzo faceva un passo in avanti, sentendo sempre di più quella folla che li circondava sparire inghiottita dal vortice delle luci soffuse. Forse era quella la famosa sensazione di sospensione che dicevano di provare quegli innamorati che camminavano a un metro da terra. « So che lei è impegnata con tutte le prove del Bol’šoj, ma mi creda: voglio davvero imparare la danza classica da lei… » e, come suggello di quella gentile pretesa, il giovane si sciolse in un sorriso di denti candidi e perfetti. Una seducente piega delle labbra che sbalordì quella splendida ballerina che avrebbe voluto gettarsi tra le sue braccia e dirgli che accettava la sua proposta.
Ma non era disposta dimostrarsi così disponibile, preferendo mantenere quell’aria algida che emanava e che si era mescolata alla sua espressione sorniona, mentre accarezzava con le unghie i petali rossi delle rose.
« Sono un’insegnante piuttosto severa… ».
« Si fidi: sono il migliore degli allievi. » confermò il pattinatore, in un insolito slancio di egocentrismo e di rinnovata sicurezza in se stesso.
Lilija ridacchiò, un dolce mormorio che si sciolse come miele nel cuore di Jakov, mentre la ragazza allungava la mano.
« Lilija Baranovskaja ».
Il pattinatore non si fece sfuggire quell’occasione. Prese nella mano quelle sottili dita affusolate, accompagnandole con eleganza alla propria bocca, baciando con riverenza quella pelle candida e morbida.
« Jakov Feltsman. Più che onorato ».
 

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« Ti sei addormentato in piedi? ».
La voce di Lilija quasi gracchiò, rompendo il silenzio perenne che c’era tra loro due. Jakov sbuffò sonoramente dal naso, senza degnare di uno sguardo l’ex moglie. Ormai era da molto tempo che non c’era più né delicatezza né complicità tra loro.
Jakov non avrebbe saputo dire se la cosa gli piacesse o meno.
« Stavo solo riflettendo… » ribatté quasi sgarbato, cosa che non piacque all’ex ballerina.
« Ti ricordo che sei tu che mi hai chiesto aiuto: è così che parli a chi chiedi un favore? » le ricordò un poco stizzita, chiudendo gli occhi.
Jakov scrollò le spalle mentre guardava Jurij che sgridava dall’alto del suo metro e sessanta gli addetti al sonoro che invece del suo pezzo di libero avevano fatto partire la seconda variazione della “Danza della Fata confetto” di Čajkovskij.







Note autrice:
Questa storia mi è venuta fuori tutta di colpo. Spero che piaccia!
Allora, dovute spiegazioni. Di sicuro la "Danza della fata confetto" la conoscete tutti, (ma tutti tutti secondo me!) in ogni caso qui vi lascio il link (se funziona) della variazione che intendo.

https://www.youtube.com/watch?v=w_J4CJ504LQ
Le parole poi a lato non c'entrano niente con "Lo schiaccianoci" o il balletto in generale, perché sono di un opera lirica, per la precisione "Carmen", e si chiama "l'amour est un oiseau rebelle" o conosciuta anche come "habanera".
https://www.youtube.com/watch?v=K2snTkaD64U 
Per chi non conosce il francese, la traduzione è
"l'amore è un bambino zingaro
che non ha mai conosciuto la legge.
Se tu mi ami, io ti amo, 
se io ti amo, attento a te!"
Secondo me ci stava, ecco. Ci vediamo stasera con la raccolta OtaJurij!

Marauder Juggernaut
 
   
 
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