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Autore: Sybelle    19/06/2009    7 recensioni
"Davvero, scusatemi, voglio esporre con chiarezza i motivi della mia rabbia; sono lucido, lo giuro, e se sembro pazzo è colpa di questi occhi sanguigni e di questi capelli inumani, che appena li strofino col panno danno di matto. Premetto che se dico queste cose è perché spero che vengano usate, in futuro, per una buona causa, e perché voglio che siano la testimonianza di una realtà che esiste e che la gente ignora, trascura, butta nell’inceneritore della propria sporca coscienza. Non vi sto dando la colpa, non guardatemi male, ma lo sapevate già che mi avete rotto i coglioni." Una piccola storia cinica, bastarda, e oltremodo scandalosa. Sperando che vi piaccia ^^ Sybelle MODIFICATO IL RATING! ^^
Genere: Dark, Introspettivo, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kei Hiwatari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa piccola storia mi è venuta un po’ di getto…
Non è un vero esperimento, è solo la più grande ed assoluta esaltazione del mio cinismo sarcastico che possiate immaginare.
Forse la troverete stupida, banale, scontata, arrogante ed oltremodo oltraggiosa.
Bene ^^
Buona Lettura
Kissone
Sybelle

Death on two Legs
Don’t you like my dark humour?


Devo proprio dirlo: mi sono rotto i coglioni.
Di che cosa vi chiederete voi, anime perse in questo miscuglio di razze, lingue, culture, facce e mani che affollano il vasto mondo.

Questo mondo mi fa schifo.

Ebbene mi sono rotto di voi, in primo luogo. Mi irrita vedere le vostre vite che scorrono, quando la mia va a rilento, come un fiume in secca, che soffre sotto l’arsura estiva e sotto il peso di un sole afoso, spento.
Soffrite anche voi, certo, non lo nego; però gioite anche, vero?
Io no, non gioisco. Voglio poter gioire, ma non gioisco.

Una volta questo mondo non mi faceva schifo.

Mi guardate male quando vi passo affianco: perché non dovreste?
Occhi di sangue, di passione violenta, di tormenti, occhi che sembrano una ferita aperta, che si colora di rosso quando viene sfiorata; occhi che voi temete, occhi che per poco non ho perso.
Altro motivo per cui mi sono rotto: i miei occhi; da quando una persona deve stare attenta a difenderli ?

Una volta questo mondo lo vedevo con occhi diversi.

Ma proseguiamo nella lista, cari signori: mi sono rotto della giustizia.
Ma sì, sarò buono, le darò PERSINO la g maiuscola: la chiamerò “Giustizia”, perché è così che si conviene di fare, no?
Ecco, la Giustizia mi ha rotto; spalancate le palpebre e sgranate le pupille, sorpresi, e un velo di pura critica avvolge le vostre espressioni.
Oh sì, so cosa vi state chiedendo: “Ma no, cosa ti ha fatto ora la Giustizia? La Giustizia è buona, la Giustizia aiuta noi poveri umili mortali a perseguire la retta via!”
Non lo metto in dubbio, carissimi: ma mi potete spiegare sotto quale criterio, di sicuramente Giustissima Giustizia, ha agito l’onorevole che ha condannato la mia esistenza con un colpo di martello?

Una volta. Non più.

Ma più di tutto, più che di voi, dei miei occhi da difendere, e della Giustizia, mi sono rotto i coglioni di lui…Sì, lo conoscete molto bene tutti quanti: è famoso, il vecchiaccio.
Non so se lo avete mai visto, serio e compunto, nella foto principale della prima pagina di un qualunque giornale venduto alla notizia: occhi severi, mascella rigida e cadente, capelli grigi lunghi e ben pettinati, vestito scuro e anelli d’oro.
Ah sì, vedo nei vostri occhi la scintilla della comprensione! Alcuni sorridono, altri storcono il viso: non biasimo questi ultimi, i primi possono pure andare a farsi…Ma mi trattengo dal dirlo.
E comunque sì, il simpatico signore di cui sto parlando è Hito Hiwatari, il presidente dell’azienda più ricca, prolifera, malavitosa e nonostante questo legale del mondo.
Brav’uomo, per carità: va PERSINO a confessare i suoi peccati in chiesa una volta a settimana.
Chissà, forse il prete fa parte del suo giro di droga e là, dietro la tendina scura del confessionale, redimono uno i fioretti dell’altro.
Hito ha pure tanti animali: guardie del corpo, servitori, cameriere, autisti, sicari…Insomma, nutre un profondo rispetto per la fauna del paese.
E poi ha tante questioni umanitarie a cuore, tipo creare monasteri dove accudire poveri orfanelli soli e indifesi: posti magnifici, migliori di un parco giochi rinchiuso nel giardino di un hotel 5 stelle che si erge di fronte ad un mare caraibico, dico davvero.
Ah sì…Poi ha pure un nipote.
Un bravaccio, un tipo di cui non fidarsi…Scapestrato, teppista, violento, ribelle, una testa calda, che fa penare il povero vecchietto, che pure ha già tanto lavoro.
Perché mi guardate così?
Ah, forse perché il mio nome è Kei Hiwatari, e il nipote del povero vecchietto sono proprio io.
Cazzo, ed io che speravo di fregarvi.

Mi sento come se mi avessero tenuto legato dalla notte dei tempi, ho le braccia e le gambe intorpidite.

Va bene, vi illustrerò la mia situazione; sono un dannato diavolo, però mi ascoltate con attenzione, eh?
Aspettate un momento, mi devo vestire: ah, invito le donne presenti a girarsi, o chiudere gli occhi, e lo stesso per i culattoni in sala – anche se, a dirla tutta, se c’è anche quella gran puttana (e so io chi è), ecco..lui può guardare.
Vedete, ho ricevuto un invito galante stasera: mi tocca essere presentabile.
Mmh, prima mi faccio una doccia, che dite? Puzzo di sudore, terra e sangue, e la mia pelle ha lo stesso odore di vino che ha l’alito del sopracitato grandfather of mine, of course.
Ebbene, da dove iniziare?
Se dovessi raccontare tutto ci metterei troppo, quindi partirò dai fatti più recenti, tanto già tutti sanno (o hanno capito) che il mio passato è VM18, ed anche top-secret, o così mi è stato detto di dire almeno.
Fan culo, non trovo la camicia!
Oh, scusate, dimenticavo di avervi come ospiti nella mia psiche malata.

Non è una favola, non è una finzione
Questa è una causa degna di attenzione

Davvero, scusatemi, voglio esporre con chiarezza i motivi della mia rabbia; sono lucido, lo giuro, e se sembro pazzo è colpa di questi occhi sanguigni e di questi capelli inumani, che appena li strofino col panno danno di matto.
Premetto che se dico queste cose è perché spero che vengano usate, in futuro, per una buona causa, e perché voglio che siano la testimonianza di una realtà che esiste e che la gente ignora, trascura, butta nell’inceneritore della propria sporca coscienza.
Non vi sto dando la colpa, non guardatemi male, ma lo sapevate già che mi avete rotto i coglioni.
L’altro ieri sarei dovuto diventare cieco. No idioti, il sole non mi ha accecato, la mia vista non si è indebolita e nessuno mi ha ficcato le dita negli occhi.
Intendo che l’altro ieri i miei bulbi oculari sarebbero dovuti rotolare via, in terra, lasciandomi sanguinante ed abominevole, con due buchi dove prima risplendeva il mio vigore (sì, mi sto vantando del mio sguardo, problemi?).
Oddio, spiegare il reale motivo è difficile: io mi sono fatto qualche idea, visto che nessuno si è preso il disturbo di dirmi la vera ragione per cui meritavo tale trattamento.
Vi prego di scegliere la risposta che vi pare più Giusta (parlando di Giustizia):
  1.  Il mio caro, adorato, simpatico nonno ha bevuto, mi ha visto e si è detto: “Toh, caviamogli quei suoi bei occhioni rossi, tanto non ho nulla da fare!”
  2.  Il mio caro, adorato, simpatico nonno si è accorto del fatto che ho visto dei documenti riguardanti certi affari scomodi che lui aveva nascosto con cura, e si è detto: “Toh, caviamogli quei suoi bei occhioni rossi, tanto non ho nulla da fare!”
  3.  Il mio caro, adorato, simpatico nonno ha deciso che doveva punirmi per il fatto che esisto, penso, respiro e parlo, e che tutte queste cose le faccio contro di lui, e si è detto: “Toh, caviamogli quei suoi bei occhioni rossi, tanto non ho nulla da fare!”
Francamente io propendo per la terza, che mi pare molto Hito Hiwatari’s style.
Beh, concorderemo nel dire che il vecchiaccio ha stile, quando si tratta di torturare: senza di lui come farebbero i migliaia di giovani terroristi, in cerca di una guida spirituale possibilmente esistente e concreta, a crescere?
Comunque sono scampato al mio brutale destino perché ho un gran culo (ah ah, che battuta eh?): nel mentre in cui stavano per scavarmi la faccia, ho avuto l’arguzia di, nell’ordine, sputare, calciare, picchiare, urlare, distruggere, scappare, aprire al postino.
Oh beh, abbastanza no sense, vero?

Tensione, pressione e ribellione
Ribellione nella tua testa piena di rumore

Andrò con calma, anche perché devo cercare la camicia e i pantaloni, e necessito di ordine.
Non so se a qualcuno di voi sia mai capitato di vedersi un uncino di fronte al viso che aspetta solo di fare amicizia col vostro occhio: beh, immaginate di certo il mio panico.
Ho un istinto di sopravvivenza pazzesco, sul serio, che non mi ha mai deluso.
Preso da un improvviso ardore ho sputato in faccia al mio aguzzino (altro animaletto di nonno – ed immaginate che la mia voce sia terribilmente cute nel dirlo), così da distrarlo, e gli ho dato un calcio là dove di compagnia non ne vedeva da molto, temo.
Lui si è piegato in due dal dolore (uno dei motivi per cui amo indossare gli anfibi chiodati dei rockettari) ed allora io, un Rambo cresciuto in una giungla di violenza, mi sono fiondato sulla porta, picchiando le guardie che c’erano di fronte.
Ho urlato qualche bestemmia a mio nonno, che si godeva la scena tramite una telecamera che mi inquadrava pienamente – la sua fottuta lucina rossa e il suo fottuto ronzio mi avevano fatto venire il mal di testa – e poi ho buttato giù la porta con un calcio che Chuck Norris se lo sogna la notte.
Oh, ecco i pantaloni e la camicia! Belli, vero? Sono proprio degni di un figo come me.
Così sono scappato giù per le scale, ed ho aperto la porta d’ingresso nel medesimo istante in cui il postino suonava al campanello; si sarà spaventato a vedermi, pieno di lividi e assatanato com’ero, ma mi ha dato comunque i due inviti che aveva con sé.
Quegli inviti sono l’unico motivo per cui non me ne sono andato da questa meravigliosa villa che demolirei volentieri, cantine comprese.
Ho una gran voglia di spiattellare tutto quello che mi è capitato qua dentro…Minacce, botte, gran galà in cui gli ospiti chiedevano ingenuamente dov’ero, ignorando che mi trovavo proprio sotto di loro, legato mani, piedi e collo, come un mostro costretto all’obbedienza.
Dio, che male alla testa! Voi non lo sentite questo rumore?

È il rumore dei sogni infranti, sentite che fracasso.

Che non vuol più sottomissione al potere del padrone
Che ci vuole girare, piegare, ammaestrare, stuprare e magari controllare!


Questi pantaloni sono davvero un incanto, mi calzano a pennello…Guardate la linea dritta, l’eleganza e la comodità: mamma mia, mi sento un mafioso; il modello è quello.
Dicevamo? Parlavamo degli inviti, vero?
Sì, le menti più illuminate tra voi hanno intuito che sono gli stessi inviti galanti che mi stanno costringendo ora a rendermi presentabile.
Questi inviti provengono dalla BBA. No, davvero, non posso dire nulla di male qui: il presidente Daitenji è una brava persona, ed io gli ho fatto e gli farò un gran torto, povero lui…Un diavolo come me lo rovinerà, e lui si ostina a invitarmi.
Che carino, che gentile!
È stato invitato anche Hito, per motivi economici e affaristici suppongo…None of my business.
Non mi importa del motivo, ho smesso di chiedermi il motivo: il motivo è implicito nell’esistenza della violenza stessa, è qualcosa di impalpabile, irragionevole, persistente nel tempo; non esiste detersivo o detergente in grado di eliminarlo.
Ed è per questo che non mi chiedo il motivo dei lividi violacei, a volte verdognoli, a volte neri, che disegnano sul mio corpo strane geometrie contorte; è per questo che non mi chiedo il motivo dei cerotti e delle fasce che il mio corpo ha visto e conosciuto in questi 18 anni.
No, il motivo non me lo chiedo più; nonostante questo…

Sono stanco…No, meglio, sono incazzato nero.

Mio nonno ha fatto di tutto per me e di me nella mia infanzia: mi ha fatto credere che la realtà fosse quella distorta che mi raccontava, ha blandito il mio giovane animo di bimbo con promesse di potere e grandezza, ed ha educato il mio fragile corpo a sopportare il peso dell’Universo su di sé.
Vorrei aggiungere che mi ha stuprato, ma sarebbe un offesa alle donne violentate di questo secolo…Diciamo che ha piegato la mia volontà in vario modo, che è più corretto politicamente.
Ma….controllarmi? No, non c’è riuscito. Mi ha solo dato una maschera, non un modo di essere.
Diciamo che, più che una marionetta, mi ha fatto diventare uno stronzo.

Qui l’unica via è la ribellione
Negazione al potere ,di quello che non muore

Io sono un gran bravo ragazzo: non bevo, non fumo, non dico parolacce – oh beh, ogni tanto me ne scappa qualcuna…Ma capitemi: è rabbia repressa.
La gente mi dà del cattivo giovincello soltanto perché sono scappato di casa otto volte, ho incendiato la macchina di mio nonno (con lui dentro), e, da ubriaco, mi sono fatto beccare con la segretaria del mio vecchio in camera sua.
Avevo detto che non bevo? Mi sarò sbagliato, succede. È che il fumo mi dà alla testa…Oh, avevo detto anche che non fumo? Che pignoli, come se io vi rinfacciassi sempre quello che dite!!
E comunque tutte queste cose non sono mai state fatali per il mio amato Hito, che purtroppo gode di ottima salute e di un culo spropositatamente più grande del mio; quello là è come l’erbaccia: non crepa mai.
È salito al più alto gradino della piramide finanziaria 40 anni fa, e ancora nessuno l’ha scollato dalla sua poltrona: della serie “chi non muore si rivede”, eh?
Scommetto che sarebbe capace di farsi ibernare su quella fottuta poltrona del più alto gradino!
Ma io sono stanco…Ma soprattutto mi sono rotto i coglioni, come già sapete.
Mi sono rotto i coglioni perché il Giustissimo Giudice, la cui grande capacità di discernere il bene dal male ho prima citato, mi ha condannato a stare sotto la tutela del vecchio, rinchiuso in casa sua peggio di un prigioniero di Alcatraz, per poter scampare al riformatorio e/o al carcere.
Oh, ecco il gilet! È in tinta unita coi pantaloni, ed è pure molto chic.
Ma dove sono i miei orecchini?? (Sì, metto gli orecchini come i froci! Problemi per caso?)

Che nasconde e inganna
A cui tu dici Sissignore!

Ora vi illustrerò la mia vita qua dentro, ok? Così capirete un po’ meglio la mia ira funesta, che farebbe impallidire pure Achille, quel biondino dal tallone friabile (meglio conosciuto come il primo transessuale della storia).
Ebbene, mi sveglio all’alba.
Vi direte voi: e che cazzo fai fino all’ora di pranzo?
Francamente non faccio nulla: mi sveglio, mi lavo, rimetto a posto cerotti/fasce/gessature/ferite che si sono aperte mentre dormivo, mi vesto, scendo, faccio colazione, litigo con mio nonno, vengo picchiato, torno in camera, RIrimetto a posto, Riscendo, esco in giardino, osservo quanto sia bella la giornata, sogno di poter varcare il cancello, ci provo, vengo portato indietro, litigo con mio nonno, vengo picchiato, RIRIrimetto a posto cerotti/fasce/gessature/ferite che si sono aperte dopo che sono stato picchiato per la seconda volta, RIRIscendo, mangio il mio pranzo, vado ad allenarmi in palestra, esco, mi faccio la doccia, cerco di scappare di casa, ci riesco ma vengo riacciuffato appena giro l’angolo della strada, mio nonno non c’è quindi in attesa che arrivi per litigare vengo rinchiuso in camera, la sera arriva mio nonno, litigo con mio nonno, vengo picchiato, RIRIRIrimetto a posto cerotti/fasce/gessature/ferite che si sono aperte dopo che sono stato picchiato per la terza volta, RIRIRIscendo, non mi danno da mangiare, mio nonno mi minaccia di uccidere uno qualunque dei miei conoscenti se litigo con lui, dico “Sissignore” con tutto l’astio che mi riesce, me ne vado a dormire. Poi la giornata ricomincia.
Capite dunque che, se io mi svegliassi alle 7, o più in avanti nella giornata, non avrei il tempo di essere picchiato…Quindi svegliarmi all’alba è un obbligo.
Scommetto che voi, al mio posto, fareste lo stesso.
Mmm, ma dove sarà la pistola? Hey, non guardatemi così! È una pistola finta, per bellezza! La infilerò nel taschino del gilet, giusto per mostrare la mia infinita bellezza di futuro sicario di nonno! (la mia voce è ancora molto cute, sappiatelo).
Toh, guardate, un giornale di oggi! Leggiamolo insieme….Ah no, che delusione, sono notizie che conosco già.
Vedete questo omicidio? L’ha organizzato mio nonno.
E qua, in questa pagina, vedete che cos’ha fatto questo politico? Ecco, era d’accordo con mio nonno.
Non sorprendetevi se non trovate il nome di Hito Hiwatari nella notizia, lui ama agire di nascosto…Ci guadagna, e fa una grande surprise a tutti!

Ma la colpa è di chi si piega
Al Nulla di parole che divora le menti senza concessione

E va bene, lo ammetto, è colpa mia.
Avrei dovuto metterci più impegno nell’ammazzare il vecchio; avrei dovuto accertarmi che non riuscisse ad uscire dalla macchina in fiamme; avrei dovuto almeno provare ad accoltellarlo nel sonno.
Hey, io ho fatto del mio meglio! Davvero!
Ho persino avvelenato il suo sushi, una volta…Ma quello non crepa!
Però non è colpa mia se quell’uomo è immortale, e se ne sa una più di me (me = diavolo, se non l’avevate inteso prima)!
Il fatto è che ho sempre avuto una grande paura, a fronteggiarlo: ha tanti alleati (ha uno zoo molto vasto e fornito), e quello che promette lo fa.
Ed io allora mi sono sempre fatto piccolo dinnanzi a lui, curvo e chino, pronto a tacere, obbedire, rinunciare alla mia libertà.
E lui mi parlava, parlava, parlava…Diceva tante di quelle cose!
Un vortice di parole usciva dalla sua orrida bocca deforme, e mi inghiottiva: minacce, ricatti, promesse, estorsioni, possibili torture a probabili amici.
Io allora stringevo i denti, mordevo la lingua, frenavo il pensiero, e obbedivo agli ordini.

Vuole la mia rovina? Sissignore!
Vuole il mio sangue? Sissignore!
Vuole la mia libertà? Sissignore!
Vuole la mia purezza? Sissignore!
Vuole la mia paura? Sissignore!

E lui, grottesco clown dal viso deforme, se la rideva come se la sua cara mamma gli avesse portato gli gnocchi dall’oltretomba!
Che rabbia…
Oh, ecco le scarpe: almeno quelle le ho trovate. Sono eleganti e un po’ scomode, ma dovrò patirle solo per oggi.
Mi chiedo se Lui è pronto (Lui non si riferisce a Dio o a Gesù Cristo, anche se ha la maiuscola: spero non siate così ottusi da pensare che questi due signori vengano con me ad un Gran Galà!)….Poco importa, potrebbe anche indossare un sacco dell’immondizia, e nessuno oserebbe farglielo notare.
Anzi, quei porci dei suoi adulatori gli direbbero pure che dona ai suoi occhi, secondo me!

E l’ignoranza di chi parla per presa posizione che scodinzola abbaiando alla
voce del padrone

Una cosa che non concepisco è come faccia la gente a giudicare me e mio nonno senza conoscerci.
“Hito Hiwatari è un santo, pover’uomo, a star dietro a quel ragazzaccio, pur di salvarlo dalla galera!” Dissero le vecchie comari…
Ma che rottura di maroni, care comari! Invece che sparlare di cose che non sapete, andate a fare il bucato, che avere la fedina pulita è importante!
Ora sfido chiunque di voi, che reputi di avere almeno mezzo neurone che lavora nella scatola cranica, a dire che IO sono quello nel torto!
Io che ogni giorno vengo picchiato, deriso, incatenato, spezzato, corrotto!
E quei dannati animaletti che mi guardano con scherno, indicando l’ultima ferita e dicendo: “Chissà se quella fa male!”
Ovvio che fa male, cazzoni! Ma voi a 18 anni venivate trattati così? Avete sofferto quello che ho sofferto io?
Dichiarate che mio nonno è la persona più giusta, potente e rispettabile, convinti che il vostro tornaconto sia più importante della dignità umana stessa, e non calcolate nei vostri conteggi i dolori del mondo che langue, si rattrappisce, deperisce e pian piano muore, sotto gli occhi beffardi di un vecchietto dalla mascella cadente e dal sorriso da pagliaccio!
Ah…Ho trovato la pistola. È molto graziosa, vero? Piccola, argentata…Ha persino una catena attaccata, catena con cui l’attaccherò al gilet.
“Kei, scendi! Dobbiamo andare ora!”
Oh, la deliziosa voce d’usignolo del mio parente preferito mi sta chiamando…Devo andare ora.
Ma voi non cambiate canale: vi sorprenderò, subito dopo la pubblicità.

Cerca di pensare ad un modo per cambiare
In un mondo compromesso dal suo farneticare
Preferisci stare comodo e vederli ammazzare
Mentre qui gente già muore aspettando di campare.

Questa cena è una vera noia.
L’età media dei convitati va dai 40 in su, nessuna cameriera carina con cui flirtare ed il presidente Daitenji troppo impegnato per poterci chiacchierare.
Mio nonno è davanti a me, circondato da tutti gli imprenditori che vorrebbero la sua benedizione (e magari anche qualche verdone) per poter incrementare gli affari.
Hito è arrabbiato con me, perché ho portato la mia pistola finta: prima di entrare nel salone mi hanno dovuto fermare, controllare che non avessi armi vere, e poi farmi passare, con grande vergogna del vecchio.
Io gongolavo come una pasqua, tant’ero esaltato!
Mi sfugge il motivo per cui sono stato invitato; la mia presenza come erede dell’Hiwatari Spa è praticamente inutile, visto che io nel testamento del vecchio mafioso non sono previsto – sebbene nessuno lo sappia ancora.
Questa cena è una vera noia.
Vorrei poterla scuotere un po’, creare un po’ di movimento; mi chiedo se posso davvero fare quello che ho in mente di fare da quando sono partito dalla villa, e se il presidente me lo perdonerebbe mai.
Poco importa, non ho bisogno della sua approvazione.
Guardo quegli esseri che pendono dalle labbra rugose dell’uomo più potente e spietato del mondo, e li vedo già pronti sul bancone del macellaio, carne fresca da consumarsi entro breve, o da conservare nel frigo delle risorse di mio nonno.
‘Li ammazzerà’, penso.
‘Quando non gli serviranno più, li ammazzerà’
Studio con rinnovato interesse la ferita che ho sul palmo della mano, un taglio trasversale che brucia come il fuoco di sant’Antonio, per Giunone!
Non mi ero mai accorto di quanto fosse bello il colore rosso….Il sangue vorrebbe uscire dalla mano, ma io lo respingo dentro con un dito, e quello, docile, ritorna sui suoi passi.
È divertente…Mi sento improvvisamente padrone della mia vita; mio nonno non avrà mai lo stesso potere che ho io sul mio corpo: che stupido a non averci mai pensato!
Mi alzo improvvisamente dalla sedia, e tutti si voltano a guardarmi.
Amo avere un pubblico di soli adulti; Dio, quanto sono eccitato!
Ho aspettato all’Inferno il mio momento per tornare a vivere, e quel momento è arrivato.
È la mia rivalsa, il mio happy end.
Gioco in casa ora.
“Nonno…” Inizio. Ha uno strano suono la mia voce.
Se ora potessi vedere il mio sorriso, se solo potessi! Avrò la faccia di un pazzo, senza dubbio.
“…Mi sono rotto i coglioni.”
Il vecchio avvampa di rabbia, vorrebbe colpirmi e non può; sbotta irritato: “Che stai dicendo Kei?? Siediti, non farmi fare cattiva figura!”
“No” Ribadisco con calma surreale: “Mi sono rotto i coglioni, di te e dei tuoi ordini.”
Vorrebbe parlare, ma non glielo permetto. Non mi inghiottirà nel suo tunnel di parole: “Stammi a sentire, ora. Anzi, statemi a sentire tutti voi!”
Nella sala cala il silenzio, ed io mi sento come la prima donna quando si trova da sola sul palco.
“Tu sei uno stronzo” Lo guardo con sfida, lui ringhia parole sommesse.
“Sei un criminale, un delinquente, e tutti sanno che sei anche un mafioso. Ti fai forte della compagnia dei tuoi amichetti, ma sono tutti dei bambini che ascoltano gli ordini di un generale vecchio ed inutile, che oramai ha bisogno di un pannolone dove nascondere le vergogne…”
Si alza, mi urla di stare zitto.
Sono il re della situazione.
Now, I’m the master of my destiny.
Tutti hanno gli occhi puntati su di me, è il momento della verità. Sei pronto per la resa dei conti?
“Statemi a sentire tutti, stupidi leccaculo del generale, perché è ora che sappiate a chi lo state leccando. Quell’uomo, tale Hito Hiwatari, è, prima di tutto, uno stupratore.”
Alcuni sobbalzano, Hito vorrebbe sotterrarsi e/o sotterrarmi in questo esatto istante.
Non ho mai avuto peli sulla lingua, ed ora ho solo voglia di essere volgare: “Sì signori, avete capito bene: il suddetto anziano ha infilato il suo flaccido membro nel mio corpo di bambino, quando avevo otto anni. E non si è limitato a questo, sarebbe stato troppo poco! Mi ha anche picchiato, torturato, segregato in casa e costretto alle azioni più disgustose che il vostro stupido cervello di stupidi leccaculo possa concepire!”
Mio nonno impallidisce, si guarda intorno, farnetica qualcosa riguardo al fatto che sono un ragazzaccio, che voglio metterlo in cattiva luce.
I miei coglioni si stanno pian piano rigenerando…Sono stanco di rompermeli, del resto.
“E poi mi ha frustrato, incatenato, pugnalato alle spalle (e anche in altre parti del corpo)…E poi ha fatto tante altre cose, racchiuse tutte in un documento che ho scritto in questi anni e che ho depositato in banca a nome del presidente Daitenji”
Mi rivolgo a lui, che mi guarda sconvolto: “Mi scusi presidente, non volevo rubarle il codice bancario, e tutti i suoi dati, ma…L’ho fatto comunque. La prossima volta che andrà in banca lo prelevi quel documento, e si faccia una bella lettura costruttiva; anzi, lo pubblichi, e la faccia fare a tutti. Di questi tempi la cultura e l’informazione sono importanti, no?”
Salgo sulla sedia, poi sul tavolo: “Ho vissuto 18 anni nel tuo regime di terrore, nonno caro. Ho perso sangue, dignità, credibilità ed anche una buona dose di ottimismo e fiducia nel mondo. Mi sono rotto i coglioni, te l’ho già detto. E su un’unica cosa hai sempre avuto ragione….”
Lui è davanti a me, ed io non sono più stanco.

Sono morto all’Inferno aspettando di tornare in vita.
Se voglio la sua morte? Sissignore!

Estraggo la pistola dal taschino del gilet.
Che idiota la guardia che mi ha controllato il giocattolo…Si vede che non ha la mia stessa esperienza, quando si tratta di occultare, nascondere, recitare.
Hito spalanca gli occhi, si alza per scappare, ma non è abbastanza veloce.
La pallottola crea un buco in mezzo alla sua fronte, gli occhi diventano vacui, vuoti; sono un circo alla fine dello spettacolo dei leoni: il domatore ha appena terminato il numero di entrare nella bocca della bestia, ma è rimasto sbranato.
L’unica cosa che ho ereditato da mio nonno è il sorriso da clown pazzo.
Mmh…Forse, oltre al documento, il presidente dovrà tirare fuori una bella somma dalla sua banca, se vorrà pagarmi la cauzione.
Ecco, ho fatto un disastro: il cadavere perde un sacco di sangue…Chissà che fatica, per chi dovrà ripulirlo.
Mi dispiace nonno, è la legge della giungla: vince solo il più forte.
E, se non vince lui, vince quello che si è rotto i coglioni.
Sorry, my dear.
I win.

But now you can kiss my ass, goodbye!

The End

Mi rendo perfettamente conto che la storia è volgarmente cinica e spudorata.
Non ho riletto l’ultima parte, quindi è probabile che sia piena di errori e molto, molto brutta. Anzi, è probabile che tutta l’intera storia sia orrida.
Me ne dispiaccio, le mie intenzioni erano delle migliori…
…però mi sono divertita a scriverla.
È stato un po’ come sfogare ogni rabbia…rabbia che non avevo, ma che mi è venuta, quando mi sono immedesimata in Kei.
Temi trattati con superficialità, forse, sebbene il mio intento sia trattare in modo ironico, pungente, cattivo, la sofferenza subita da Kei.
È una fanfic incompleta, visto che manca di dettagli riguardo le torture subite da Kei, e i documenti e i fatti di cronaca nera, tant’è…
Allora…le scritte in rosso sono i versi di una canzone scritta da una mia amica, che saluto e ringrazio di cuore ^^
L’ultima frase rossa, invece, è un verso della canzone dei Queen: “Death on two legs”, da cui la fanfic prende il titolo.
Il sottotitolo è riferito a Kei, ovviamente, ed è come se Kei lo dicesse a Hito.
Mi sono divertita, come di certo avrete notato, a mettere tanti inglesismi. Qua le traduzioni:

-    grandfather of mine, of course: mio nonno, certamente
-    cute: carino
-    none of my business: non sono affari miei
-    surprise: sorpresa
-    happy end: felice esito
-    now I’m the master of my destiny: ora sono il padrone del mio destino
-    sorry my dear: mi dispiace mio caro
-    I win: vinco io
-    But now you can kiss my ass, goodbye: ma ora puoi baciarmi il culo, ciao ciao!




Sperando in un giudizio il più positivo possibile da parte vostra, cari lettori, vi lascio.
Kissone
Sybelle
   
 
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