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Autore: 7vite    26/09/2017    1 recensioni
La vita di Doremi e le sue amiche è cambiata definitivamente da quando le sei apprendiste hanno deciso di rinunciare per sempre all'uso dei poteri magici, scegliendo di restare a vivere nel mondo degli esseri umani.
Le loro strade si sono divise, ognuna di loro ha intrapreso un cammino diverso, promettendosi però di restare amiche per sempre.
Ed è qui che le incontriamo nuovamente, alle prese con i problemi che affliggono tutte le adolescenti.
Riusciranno a gestire le nuove avversità senza l'aiuto della magia?
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- COMPAGNI DI SQUADRA -
 
I ciondoli e le catenine esposti al mercatino scolastico di Misora venivano venduti a basso prezzo, e questa loro caratteristica aveva presto richiamato l’attenzione di tantissimi studenti più giovani, che non disponevano di tantissimo denaro. Il tempo a disposizione di Doremi si era notevolmente ridotto, così come anche quello degli altri suoi compagni, la cui mole di lavoro era aumentata.
Seppur non sapeva a quanto ammontasse esattamente la cifra racimolata, era certa che fosse molto alta, e lo credeva anche Sora, che spesso dava una mano alla kohai in segno di riconoscenza.
Makoto continuava ad allenarsi nei campi di calcio dopo che la squadra della scuola avesse finito, ma da sola non riusciva a dare il meglio di sé. Aveva chiesto diverse volte a Tetsuya di farle da rivale, ma lui aveva sempre rifiutato, inventandosi una scusa diversa di volta in volta.
Anche quel giorno, mentre Doremi al piano di sopra si occupava delle vendite, Makoto correva per tutto il perimetro del campo calciando la palla.
«Guardatela, poverina, deve fare tutto da sola.»
Aveva commentato Akane, affacciandosi alla finestra. Le altre si avvicinarono per dare un’occhiata.
«È un vero peccato che il preside si rifiuti di istituire una squadra femminile, guardate quanto talento sprecato.»
«Già, è una vera ingiustizia. Vorrei poterla aiutare, ma sono una vera frana a calcio, me la cavo meglio con la pallavolo ed il tennis.»
Aggiunse Nana, poggiando la fronte contro il vetro.
«La vera ingiustizia è che i maschi si rifiutano di ammetterla nella squadra.»
Sbuffò Doremi, che aveva sentito tutto quanto, ed adesso si faceva largo tra la calca per sbirciare anche lei.
«Perché mai deve farlo a quest’ora tarda, quando tutti sono già andati via? Quando termina si è già fatto buio e l’aria è diventata più fredda.»
Tutte annuirono silenziosamente, dandole manforte.
«Purtroppo non c’è nulla che possiamo fare per cambiare questa situazione.»
Sentenziò infine Akane, riportandole alla realtà.
«No, questo non lo accetto!»
Doremi batté il pugno contro la sua mano, e si affrettò a uscire dall’aula.
«Tornerò presto!»
Urlò, dopo che fosse già sparita.
«Ma... Quella tipa è strana. Chissà cos’ha in mente.»
Bofonchiò Akane con gli occhi ridotti a due puntini.
Doremi scese di fretta le scale una rampa alla volta, trovandosi presto nell’atrio dell’edificio. Guardò a destra e poi a sinistra, fino a quando non sentì dei brusii provenienti dagli spogliatoi maschili. Presto ne uscirono dei ragazzi, Doremi ne riconobbe qualcuno, tra cui Tetsuya, che parlava animatamente con un altro ragazzino poco più alto di lui.
«Dovreste vergognarvi tutti quanti!»
Strillò improvvisamente, puntando un dito accusatore contro quel gruppo. I maschi si ammutolirono, chiedendosi a cosa si riferisse quella buffa tipa coi capelli rosa.
«Volete spiegarmi perché mai vi rifiutate di accettare Makoto in squadra? È una giocatrice più in gamba di alcuni di voi, eppure vi sentite minacciati dalla sua presenza solamente perché è una ragazza.»
Alcuni ragazzi azzardarono un sorriso, altri parevano più confusi di prima, qualcuno chiese persino “chi è Makoto?”.
Il più alto di tutti, nonché il capitano della squadra, la guardò con aria di sufficienza.
«Nel nostro edificio non esiste una squadra femminile, inoltre il regolamento proibisce severamente ad una ragazza di fare parte di una squadra maschile. Anche volendo non potremmo affatto accontentarla.»
Fece per avanzare, lieto di essersi spiegato, ma Doremi lo fermò.
«Ciò non le toglie il diritto di allenarsi insieme a voi, senza partecipare agli eventi sportivi.»
Il ragazzo la squadrò dall’alto in basso, indispettito dalla sua caparbietà.
«Devi essere più sciocca di quello che sembri se pensi che permetterei ad una ragazzina di prendere il posto dei miei giocatori, e di lasciare questi ultimi in panchina, senza permettergli di allenarsi decentemente in prossimità di una partita. Queste sono le regole della nostra scuola, e se non ti stanno bene a me non importa. Voglio solo che la smetti di disturbarci e di accusarci ingiustamente. Sono all’ultimo anno di scuole medie, e mai prima d’ora ho visto una simile mancanza di rispetto nei confronti di uno studente più anziano. Se continuerai di questo passo, sappi che non mi farò nessuno scrupolo a denunciarti al preside, poi vedremo se avrai ancora voglia di fare la paladina  della giustizia. Adesso fatti da parte, abbiamo faticato a lungo oggi, desideriamo solamente tornare a casa.»
Senza aggiungere una parola il ragazzo le passò accanto, evitandola, e lo stesso fecero altri ragazzi. Alcuni di loro ridevano, evidentemente divertiti da quel siparietto. Doremi non poteva fare a meno di ascoltare i loro commenti. “Ben le sta!” “Come osa intromettersi in cose che nemmeno la riguardano?” “Una ragazza che gioca a calcio? Assurdo, mi viene il voltastomaco solo a pensarci.”
Tetsuya era rimasto indietro a tutti, in silenzio. Notò che a Doremi tremavano le mani, probabilmente a causa della rabbia. Voleva dire qualcosa,  si sentiva in colpa a vederla in quello stato e a non fare nulla.
Aveva aperto la bocca per dire qualcosa, ma venne bruscamente interrotto dalla voce del capitano.
«Tetsuya, cha fai? Non vieni?»
La guardò un’ultima volta, lei aveva uno sguardo furioso, probabilmente non avrebbe esitato ad aggredirlo se solo avesse pronunciato una parola. La superò con il capo chino, sentendosi un codardo, e dopo essersi accodato al gruppo, fece fatica a simulare il sorriso, fingendo che di lei non gliene importasse nulla.
 
Quella sera la signora Harukaze aveva preparato bistecche.
«Queste qui sono la tua ricompensa Doremi. Ti stai impegnando attivamente nei confronti della tua scuola, e questo ti fa un grande onore. Ora che ci penso, non credo di averti mai vista mettere così tanto impegno in qualcosa, ad eccezione del MAHO, ovviamente.»
Lo disse con espressione radiosa, ed il suo tono di voce era carico di orgoglio.
«E’ vero, figliola mia, mi ricordi tanto me stesso ai tempi delle scuole, sai? Ero il migliore del club di pesca, tutti i ragazzi più giovani venivano a chiedermi consigli, ero uno rispettato, io…»
Haruka fece una faccia scettica, senza preoccuparsi di nascondere il proprio disappunto.
«Un club di pesca? Che razza di scuola media ha un club di pesca?»
Borbottò alzando un sopracciglio.
Keisuke corrugò le sopracciglia, alzando la voce.
«Per tua informazione, la migliore scuola media del mondo, cara!»
Poi, sistemandosi gli occhiali sulla radice del naso aggiunse con enfasi.
«Imparare l’arte della pesca non era solo un sogno, era una passione! Ricordo le notti appostati ai bordi del laghetto della scuola, ad attendere che un pesciolino abboccasse, solo noi ragazzi ed il canto della natura.»
Haruka spalancò gli occhi incredula.
«Ma scusa, la tua scuola non aveva una fontana? Non dirmi che pescavate dentro la fontana.»
Keisuke arrossì violentemente.
«Cosa vuoi saperne tu? Lo facevamo solamente per affinare la tecnica, prima di provare in mare aperto!»
La moglie mantenne la calma, anche se il marito si era parecchio agitato a seguito della sua ultima affermazione.
«A proposito caro, oggi pulendo la soffitta ho notato una nuova canna da pesca, anche se tanto nuova non sembrerebbe.»
Sulla testa del marito spuntò una grossa goccia di sudore.
«Non me l’avrai mica tenuta nascosta per tutto questo tempo…?»
Domandò Haruka con una scintilla negli occhi e il tono minaccioso. L’uomo deglutì sonoramente alzando le mani in aria, prima di balbettare una risposta.
«M…Ma non cara, co-cosa credi? S-si tratta d-di un regalo da p-parte di un collega…»
«Allora perché mai non me l’hai mostrata prima?»
«Uh uh che sbadato, devo essermene dimenticato.»
Aggiunse Keisuke con un sorriso forzato, passandosi la mano dietro la nuca.
Haruka prese fiato quanto bastasse per dare una bella strigliata al marito, ma la voce debole di Doremi la interruppe.
«Potrei andare in camera mia senza cena?»
Dimenticando la conversazione appena avuto, Haruka, Keisuke e persino Bibì si voltarono di scatto, ostentando un’espressione preoccupata.
«DOREMI, SEI SICURA DI STARE BENE?»
Domandò la madre, passandole una mano sulla fronte.
«CHIAMATE UN DOTTORE, UN DOTTOREEEE!»
Strillò Bibì, correndo verso il telefono.
«DOV’É IL TERMOMETRO? QUANDO SI CERCA NON SI TROVA MAI!»
Keisuke correva da una parte all’altra della stanza aprendo stipetti e cassetti del mobilio di casa.
Gli occhi di Doremi divennero due trattini.
«In verità sono solo stanca, non c’è bisogno di farsi prendere dal panico in questo modo.»
A queste parole tutti si fermarono, passandosi una mano sulla testa e sorridendo ingenuamente.
«Ahhh… Beh, ci avevi fatto preoccupare.»
Si scusarono in coro, mentre Doremi sveniva sul pavimento.
«Allora conserverò la tua bistecca per dopo.»
Disse sua madre affettuosamente, spostando il piatto di Doremi sul davanzale della finestra.
 
 
Mentre giaceva nel letto di camera sua, Doremi ripensava alle parole di quel ragazzo.
Voleva aiutare Makoto, ma non poteva rischiare di mettersi nei guai. Aveva già avuto uno scontro col preside, e le era bastato per capire che quello non era un uomo facile, e che se avesse voluto, avrebbe potuto causarle parecchi guai, e l’ultima cosa che desiderava era quella di farsi espellere.
Lo trovava estremamente ingiusto e scorretto, si chiese perché a nessun altro sembrasse importare.
Forse l’unica soluzione era quella di aspettare l’arrivo del nuovo anno, per proporre la nuova causa al club di dibattito. Avrebbe rinunciato volentieri alle bistecche per far spazio a Makoto.
Ripensò all’amica e ai suoi rapporti complicati con il padre. Sarebbe stato bello, si disse, se lei avesse partecipato alle partite e lui fosse andato a vederla. Sarebbe stato fiero di lei, ed il loro legame si sarebbe rafforzato. Ma perché doveva essere tutto così complicato?
Pensava che crescendo le sarebbe stato più semplice risolvere i problemi, ma sembrava invece che si sarebbe trovata ad affrontare dilemmi sempre più grandi, contro la quale non avrebbe potuto avere la meglio.
Rimase a rimuginare nel letto per un indefinito lasso di tempo, fino a quando, inevitabilmente di addormentò.
 
 
Venne svegliata dal rumore sordo e fastidioso della sveglia. Con un sonoro ceffone la disattivò.
Si girò dall’altro lato, cercando di riprendere sonno, ma il sonoro brontolio del suo stomaco le fece sbarrare gli occhi.
“Urgh, che male! È vero, ieri sera non ho cenato. Uff, e dire che quella bistecca aveva un’aria succulenta! Andrò a mangiarla adesso, la mamma mi ha detto che me ne avrebbe conservata una fetta.»
Senza pensarci due volte, scese dal letto e corse a lavarsi il viso, prima scendere allegramente le scale.
«Buongiorno a tutti quanti, sarete lieti di sapere che mi sento molto meglio oggi. Non c’è modo migliore di iniziare la giornata, se non quello di fare un’abbondante colazione la mattina, non è vero? Allora mamma, dov’è la bistecca che mi hai conservato ieri sera? Non l’ha toccata nessuno di voi, non è vero?»
Haruka fece un sorriso imbarazzato.
«Sono felice di sapere che ti senti meglio,  no nessuno di noi ha mangiato la tua bistecca…»
«Ah, che bello!»
Doremi si fiondò verso il frigorifero, cercando il suo piatto sui ripiani.
«Uff, non la trovo, ma dov’è?»
Haruka si alzò e spinse la figlia verso la sua sedia, costringendola a sedersi.
«Beh, vedi? Ieri è successa una cosa molto bizzarra.»
Le disse con un sorriso tirato.
«Vedi? Pare che la bistecca abbia attirato l’attenzione di un gatto randagio, che si è coraggiosamente arrampicato sulla finestra per portarla via.»
Lo stomaco emise un brontolio più forte, quasi come se nemmeno lui credesse a quella triste verità.
«MA COME TI VIENE IN MENTE DI LASCIARE UNA BISTECCA SULLA FINESTRA? E DA QUANDO IN QUA I GATTI SI CIBANO DI BISTECCHE? È TUTTO INUTILE, SONO E SARÒ PER SEMPRE LA RAGAZZINA PIÙ SFORTUNATA DELLA TERRA!-
 
Poco dopo Doremi stava proseguendo il lungo viale che l’avrebbe condotta verso scuola. Ancora più sconsolata del giorno prima, sia per non aver trovato nessuna alternativa che potesse proporre a Makoto, sia per non aver avuto la sua bistecca, si avviava a passi lenti verso la collina.
Si stava auto commiserando, quando l’amica la raggiunse con passo svelto.
«Buongiorno Doremi! Eh? Ma che ti prende? Perché sei così giù oggi?»
Doremi si voltò a guardarla con gli occhi colmi di lacrime.
«Il gatto si è mangiato la bistecca. Ho fatto colazione con i cornflakes.»
Disse prima di far ciondolare la testa verso il basso.
«Non ho capito affatto, mi dispiace.»
Doremi sventolò pigramente una mano per farle intendere di lasciar perdere.
«Su con la vita, non c’è motivo d’esser così triste.»
Le disse tentando di portarle su il morale.
«Uffa, sei così noiosa oggi! Volevo raccontarti una cosa bella che mi è successa ieri, ma questo tuo stato d’animo mi mette di cattivo umore, non credo d’aver più voglia di parlartene.»
Le disse in tono offeso. Di nuovo Doremi mugugnò qualcosa.
«Mh, eppure forse è l’esatto contrario. Dato che sei triste, forse la mia storia ti risolleverà l’umore, vuoi sentirla? Abbi almeno la decenza di rispondere!»
L’amica emise un sospiro.
«Ok, lo prenderò per un sì.»
Decise Makoto, senza preoccuparsene troppo.
«Sai? Ieri ero ad allenarmi da sola nel campo, ed ero abbastanza giù di corda perché non si può mica migliorare senza avere un confronto con un giocatore, quando ecco che di colpo arriva Tetsuya e mi dice che da oggi è disposto ad allenarsi insieme a me ogni volta che lo desideri. Non è grandioso?»
A quelle parole, Doremi finalmente alzò il capo.
«Lo ha fatto davvero?»
«Sì, non so cosa gli abbia fatto cambiare idea, ma ne sono felice! Finalmente potrò dimostrare quello che valgo.»
Disse in tono grintoso, alzando un pugno verso il cielo.
«Ehi, vedo che la notizia ti ha rallegrata!»
Doremi le incrociò le braccia intorno al collo.
«Non immagini quanto!»
Le due sorrisero allegramente, accelerando finalmente il passo.
«Sai? Non pensavo che avrebbe mai cambiato idea, visto quello che dicono gli altri giocatori.»
Le confessò Makoto.
«Beh, a quanto pare ti sbagliavi! Deve averlo notato anche lui che sei un tipo in gamba, credo voglia battersi con te per mettersi alla prova, credo che il pareggio non gli sia mai andato giù.»
Rise Doremi con fare maligno.
«Non so perché lo faccia, ma gliene sono estremamente grata!»
Disse infine Makoto con voce tranquilla, guardando il cielo con gli occhi che le brillavano.
  
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