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Autore: The Custodian ofthe Doors    26/09/2017    2 recensioni
- Si chiama “Incanto Soulmate”, è un incantesimo antico che non viene più usato da tantissimo tempo e che quindi non siamo sicure che funzioni e che lo faccia correttamente- -
- Ma se funziona è una figata perché ti permette di capire chi sia la tua anima gemella! -
[...]
- In pratica cos'è? -
- In pratica è un incantesimo dei tempi di Merlino ad occhio e croce, qualche secolo più vecchio forse. Si usava per trovare “il vero amore” e tutte quelle cose lì, quando c'erano tutti quegli ideali di amore puro e cavalleresco e che so io. Ma non so dirti se funziona o meno, non so se ha mai funzionato in effetti, però ci sono tipo delle leggende che dicono che Artù usò questo incantesimo, co' tutti i Cavalieri della Tavola Rotonda.- Lasciò la frase in sospeso, come se ci fosse un sottinteso che lui avrebbe dovuto capire al volo, come ovviamente fece.
- Ma tu non ci credi.- disse sicuro.
[HarryRonBromance]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Ron Weasley, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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L'anno che si erano lasciati alle spalle era stato faticoso e terribile come i precedenti per molti motivi diversi e per fin troppi simili. Quando le ragazze erano tornate a scuola Harry e Ron erano rimasti per dare una mano con la cattura dei Mangiamorte e dei criminali di guerra ancora a piede libero. Non che questo avesse invogliato in alcun modo Ron a seguire la carriera dell'amico- Harry continuava a dire che non avrebbe saputo cos'altro fare nella vita, che ormai era capace solo a quello, a combattere e cacciare maghi oscuri- per quanto fosse magnifico l'ideale comune dell'Auror senza macchia e senza paura, del giustiziere per eccellenza, per quanto Ron amasse cacciarsi in mille e più pericoli con quello che all'atto pratico era un suo fratello al pari di quelli di sangue, non aveva più ne la voglia ne la forza per combattere per tutta la vita. Non più.
Hermione non gliene aveva fatta una colpa, anzi, a suo dire ci voleva molto coraggio anche a dir di no, a dir basta, ad allontanarsi da un mondo che aveva costituito la loro adolescenza e gli aveva strappato via anche gli ultimi anni d'infanzia. Gli faceva sempre l'esempio di Harry, di quello che ripeteva, << Harry non avrà mai la forza di dire no a chi gli chiederà ancora una volta di caricarsi del peso del mondo sulle spalle, ed è tanto nobile quanto stupido.>>. Concesso.
Ma ciò non toglieva che si sentisse in colpa in parte, come se lo stesse abbandonando. Lo aveva incontrato otto anni prima davanti alla colonna sporca e sbeccata del binario 9 e ¾, ed anche se ne avevano passate tante – o proprio per quello- Ron non riusciva a non pensare che si stessero dividendo, che stesse abbandonando il suo fianco e lo stesse lasciando solo ancora una volta, si sentiva in colpa come quando guardava le cicatrici di Bill, o quando Charlie tornava a casa ma sembrava distante, come se non fosse davvero lì; la stessa colpa che avvertiva quando vedeva Percy provare quei timidi sorrisi, trattenere la sua gioia perché non si sentiva ancora di meritarla, perché temeva che qualcuno gli ricordasse ciò che aveva fatto in passato; la stessa che avvertiva ogni volta che George cercava l'appoggio di qualcuno ma nessuno di loro era mai abbastanza veloce da recepire lo stimolo e rispondere a tempo; come quando Ginny lo guardava senza sapere bene cosa pensare di lui, perché lo sentiva che lo stava giudicando, ancora, e che lo avrebbe fatto per tutta la vita.
Ronald Weasley era sempre stato fin troppo incline ai sensi di colpa come lo era alla testardaggine nel non volerli ammettere. Come lo era poi nel prendersi libri in testa e strigliate da parte della sua ragazza ogni volta che azzeccava i suoi pensieri.
Forse era proprio per i sensi di colpa che non aveva fatto altro che annuire quando Harry aveva proposto una gita in campeggio, una piccola pausa prima di ricominciare a lavorare, anche se ormai era estate e tutti loro non volevano altro che un momento di pace.
L'idea di ritrovarsi ancora in una tenda accampati in un qualunque bosco lo aveva reso inquieto ma aveva taciuto, per Harry era importante staccare la spina ed era importante che lo facesse come meglio credeva – parole di Hermione queste, non certo sue, non quelle sul “fare quello che ti senti” e cose così, ecco- come più si sentiva a suo agio. Bene, come cavolo facesse a sentirsi a suo agio in una dannata tenda piazzata in un fottuto bosco sperduto per non si sa quale maledetta pianura della Scozia non era certo una cosa a lui comprensibile, ma aveva tenuto davvero la bocca chiusa e aveva sorriso.
Ginny era parsa davvero felice della scelta, così come il resto dei loro amici, perché almeno una cosa intelligente Harry l'aveva pensata ed era riuscito a non replicare la stessa formazione del loro primo campeggio forzato, che Merlino benedica chiunque gli abbia regalato un po' di sale in quella zucca vuota quasi quanto la sua. Sua sorella del resto se ne stava felice a posizionar pietre per il fuoco come le stava indicando Dean al suo fianco, mentre Luna con tutta probabilità era riuscita a convincere Seamus e Neville ad accompagnarla a prendere la legna. Lanciò un'occhiata ad Harry ed Hermione che con George – nessuno sapeva come lo avessero convinto ad andar con loro, o forse si, visto che Angelina e Jordan erano a qualche passo di distanza a sistemare tavolo e panche- stavano discutendo sulla cena.
Ron sospirò pesantemente e lasciò cadere delle vecchie coperte vicino al tronco che i nati babbani li avevano costretti a far rotolare sino alle tende per rendere il tutto più “da vera vacanza”. Ci si sedette sopra guardandosi attorno sino ad individuare la chitarra di Seamus poggiata alla parete verde della sua tenda, allungandosi verso di questa per prenderla e posarsela sulle ginocchia, toccando con pigrizia qualche corda giusto per sentire che suono facesse.

<< Dopo suono qualcosa, ma solo e rigorosamente canzoni stupide e davanti al fuoco.>> Seamus buttò dei rami sui piedi di Dean che scattò indietro guardandolo male ma senza replicare.
<< Una canzone stupida… vale l'inno di Hogwarts?>> gli domandò sorridendo già stanco, si lasciò sfuggire uno sbadiglio e si stiracchiò passando lo strumento al legittimo proprietario che se la poggiò su un ginocchio per accordarla, << Direi che è abbastanza imbarazzante e senza senso, si.>>
Ridacchiarono di quello scambio di battute sinché Hermione non sbuffò infastidita, ricordandogli che antica tradizione rievocasse quella “stupida canzone”.
<< E poi dopo cena dobbiamo provare una cosa molto più divertente, le canzoni saranno per dopo.>> Ginny assestò una pacca sulla schiena di Neville facendolo sobbalzare dalla sorpresa.
<< Che dobbiamo fare?>> gli domandò accigliato nel vedersi rispondere con un sorriso per nulla rassicurante.
<< Oh, vedrete! Con Hermione e Luna abbiamo trovato un bell'incantesimo vecchio quanto Ruf quest'anno. Non lo abbiamo mai provato e non sappiamo neanche se funzioni, ma se così fosse ci sarebbe davvero da riderne.>>


 

E Ginevra Weasley su queste cose si sbagliava di rado.
Harry osservò i suoi amici disposti a cerchio attorno al fuoco mentre Hermione spiegava in cosa consistesse l'incantesimo che aveva trovato quell'inverno e che ora era scritto su un foglio di pergamena avorio perfettamente piegato e pulito, nella calligrafia chiara ed ordinata della ragazza.

<< Si chiama “Incanto Soulmate”, è un incantesimo antico che non viene più usato da tantissimo tempo e che quindi non siamo sicure che funzioni e che lo faccia correttamente- >>

<< Ma se funziona è una figata perché ti permette di capire chi sia la tua anima gemella!>>
L'entusiasmo della rossa lo lasciò un po' perplesso, facendolo voltare verso Ron prima ancora che il ragazzo si lasciasse sfuggire un grugnito scocciato, intercettandolo e raguardendolo con un occhiata, le ragazze sembravano molto prese, non voleva certo che si scatenasse uno dei soliti vecchi battibecchi che avevano sentito tante volte le mura della Sala Comune.
Inclinò la testa verso di lui mettendosi più comodo contro il tronco e lasciando che i capelli nascondessero la direzione dei suoi occhi, ora non più puntati sulla sua ragazza che spiegava la storia rubando le parole di bocca ad Hermione, ma verso quelli chiari e vagamente insofferenti del suo miglior amico.
Insofferenti come lo erano da quando gli aveva proposto quella vacanza.
<< In pratica cos'è?>> Glielo chiese sicuro che avrebbe saputo dargli una risposta, perché forse Ron non aveva la conoscenza enciclopedica di Hermione, ma ne aveva una molto più profonda e “rurale”, una conoscenza popolare che a lui e alla ragazza mancava. Ed il rosso non lo deluse certo, si lasciò sfuggire a mezza bocca quel verso infastidito che aveva trattenuto prima e si avvicinò anche lui per parlare a bassa voce come avevano imparato a fare a scuola,
<< In pratica è un incantesimo dei tempi di Merlino ad occhio e croce, qualche secolo più vecchio forse. Si usava per trovare “il vero amore” e tutte quelle cose lì, quando c'erano tutti quegli ideali di amore puro e cavalleresco e che so io. Ma non so dirti se funziona o meno, non so se ha mai funzionato in effetti, però ci sono tipo delle leggende che dicono che Artù usò questo incantesimo, co' tutti i Cavalieri della Tavola Rotonda.>> Lasciò la frase in sospeso, come se ci fosse un sottinteso che lui avrebbe dovuto capire al volo, come ovviamente fece.
<< Ma tu non ci credi.>> disse sicuro.
Un altro verso strano lo raggiunse, gli altri ancora impegnati a sentire le spiegazioni di Hermione e i ragionamenti trasognanti di Luna.
<< Non è che non ci credo… >>
<< Ma non completamente. Non credi nelle anime gemelle?>>
<< Si, a quello è impossibile non credere, è stata provata più di una volta l'esistenza di maghi che assieme hanno fatto cose incredibili, aiutati da un'intesa assoluta e una firma magica simile o complementare- >>
<< Wow, Ron, non credo di averti mai sentito dire tutti questi paroloni tutti assieme.>>
<< Vaffanculo, va'.>>
Harry rise sotto i baffi alla faccia indignata dell'amico e voltò definitivamente la testa verso di lui con una scintilla di serietà degli occhi, << Credi che si tratti solo di questo? Di firme magiche ed intesa? Che non c'entrino le romanticherie che tutte le ragazze sognano?>>
<< Per me no.>> fu una risposta secca e senza indulgi. << Secondo me l'anima gemella è quella che ti completa in tutte le tue mancanze e i tuoi difetti, ma anche quella che ti somiglia proprio per quei punti. Non lo so Harry, solo che per me non si riduce tutto all'amore.>>
<< L'amore è stato la sconfitta di Voldemort, lui non ne ha mai provato e non ne ha compreso il potere, e tu dici che “non si può ridurre tutto all'amore?”>>
<< Non in senso romantico. Non come lo intendono loro. >> un cenno del capo verso le ragazze, un mezzo sorriso accennato che non era rivolto a lui ma ad Hermione che li osservava con un'espressione interrogativa sul volto.
<< Non avete sentito una sola parola di quello che abbiamo detto, vero?>> Chiese infine sapendo già la risposta.
Harry sorrise alla ragazza beccandosi una gomitata da parte della sua fidanzata che con la sua solita voce squillante ricominciò a spiegare il funzionamento dell'incantesimo.


 

Il buio avvolgeva la tenda e malgrado il letto fosse stato ingrandito per ospitare comodamente sia lui che Ginny quell'ambiente gli pareva opprimente. Non era il luogo, non erano le persone e neanche gli oggetti, era la testa di Harry che era ingombra di pensieri e non riusciva a liberarsene.
Ovviamente l'incantesimo non aveva funzionato, le ragazze c'erano rimaste male e sia Seamus che George si erano beccati un scappellotto bello forte da parte di Ginny e Angelina, sotto lo sguardo divertito di tutti loro altri. C'avevano provato più volte tutti quanti, in teoria avrebbero dovuto vedere, sentire o percepire qualcosa riconducibile alla loro anima gemella ma nessuno di loro aveva avvertito nulla di che.
Il problema era sorto in Harry quando una stupida domanda aveva fatto capolino nella sua testa: e se non avessero sentito niente perché la loro anima gemella non era presente? Dopotutto, da quel poco che aveva sentito, l'incantesimo un tempo veniva usato su due persone per dimostrare di aver davvero quel legame sacro ed inscindibile che era quello dell'anima.
Le parole di Luna lo sfiorarono piano: “<< Quando uno dei due era promesso in sposo ad un'altra persona l'Incanto Soulmate era l'ultima e definitiva ancora di salvataggio, se si riusciva a dimostrare che la propria anima era legata indissolubilmente a quella di un altro il contratto matrimoniale veniva rotto perché era molto meno pericoloso spezzare un accordo politico che un legame magico così potente.>>”
Certo, poi aveva blaterato su esserini minuscoli che tessevano il filo della magia e decidevano chi avrebbe condiviso l'anima con chi altro, ma questi erano dettagli.
Voltò il capo per osservare Ginevra dormire beata il sonno dei giusti ed un brivido gli scivolò lungo la schiena: e se non fosse stata lei? E se l'incantesimo non avesse funzionato perché Ginny non fosse la sua anima gemella? Se quella vera fosse da qualche parte nel mondo e lui non l'avrebbe mai incontrata? Se fosse morta in battaglia e lui non se ne fosse mai accorto? E se.. e se…
Si tirò a sedere di scatto ma scese lentamente dal letto, camminando ad agio per raggiungere la cucina e prendersi un bicchiere d'acqua, o un bottiglia di burrobirra, dipendeva tutto da come avrebbe deciso di affrontare quel problema che pareva affliggere solo lui.
Seduto al tavolino si accasciò sul piano, maledicendo le pareti di stoffa che non gli parevano ancora abbastanza solide per reggere il suo peso, anche se erano magicamente resistenti a tutto praticamente. Girò la testa per poggiare la tempia sul ripiano fresco ed avere un po' di sollievo da quel mal di testa galoppante che si stava facendo venire da solo, togliendosi gli occhiali e osservando pigramente le gocce di condensa sfocate che scivolavano lungo il vetro marrone della bottiglia, alla fine la birra aveva vinto su l'acqua.
Chiuse gli occhi e prese un respiro profondo mentre senza rendersene conto seguiva per l'ennesima volta le direttive dell'incantesimo e liberava la mente per concentrarsi solo sul centro del suo corpo, un filo immaginario che collega il tuo petto a quello della tua anima gemella, una scia luminosa che unisce due cuori e due animi, che lega due persone senza che queste possano far nulla per dividersi, oltre la magia e la scienza, prima della vita e oltre la morte.

Una lieve melodia si fece avanti timida e tentennante, come se il musicista non fosse sicuro delle note che suonava con dita tremanti, cercando di ripescare dalla memoria la giusta sequenza di movimenti e accordi. Le mani di una persona che per troppo tempo non aveva toccato il suo strumento e che ora ci riprendeva confidenza, mangiando rigo dopo rigo di quello spartito mnemonico che gli si srotolava nella testa, sotto gli occhi chiusi.
Era così piacevole, così delicata che pareva portar via tutti i problemi che si stava facendo da solo, alleviando il suo mal di testa e allontanando le preoccupazioni, avvolgendolo di un calore piacevole quanto il vetro freddo della birra nella sua mano.
E quelle note gli parlavano di fiducia e di legame, di una mano che si tende verso un'altra con l'innocente desiderio di aiutare. Le note cantarono un affiatamento lento ma costante, che bruciava come una fiamma rinvigorita da un vento perenne che soffiava ossigeno sulle braci. Sfiorando la fedeltà che assieme all'incoscienza acceca gli occhi e non fa vedere i veri pericoli, la voglia solo di affrontare ogni sfida consapevoli che ci sarebbe stato qualcuno pronto ad afferrarti e tirarti su, ad offriti il suo appoggio per affrontare tutto, per affrontare il mondo. Con bassi arpeggi intonò la gelosia e la frustrazione di non essere capiti, di non voler capire, di credere che solo uno sia quello ad aver problemi veri e che l'altro non potrà mai comprendere, il vento che s'indeboliva ma non smetteva comunque mai di soffiare, la fiamma s'abbassava ma mai le braci si spegnevano. La paura, la rabbia, la gioia e la fiducia, il dolore, il dolore quello sordo e rombante di un cuore spezzato dal tradimento che ha accecato la sua mente, ed il freddo, il fischio insopportabile del vento, il suo ululato mostruoso e profondo che raggiungeva le pareti ovattate di una prigione di ghiaccio priva d'ossigeno. Aghi che pungono la pelle senza necessità d'esister, la fine che scivola lenta e viscida come metallo bagnato. S'abbassava di tono, rallentando la marcia e allungando le pause per lasciar che le corde vibrassero il loro suono sino all'inerzia naturale. Il calore stava scivolando via dal suo stomaco quando un accordo potente e profondo riprese la ballata ridandogli il ritmo del principio, la consapevolezza del centro e la maturità della fine. Gli parve quasi di tornare a respirare, riportato alla luce da una fiamma che sapeva non si sarebbe mai spenta, che non lo avrebbe mai abbandonato al freddo della notte buia e dell'inverno sterile.

Aprì di scatto gli occhi senza essersi reso conto di aver ceduto alla stanchezza ed essersi addormentato, il vecchio orologio segnava le cinque del mattino ed Harry non metteva in dubbio che avrebbe avuto come minimo altre quattro ore per dormire, nessuno si sarebbe alzato prima delle nove, forse neanche prima delle dieci, faceva ancora in tempo a tornarsene a letto e rilassare i muscoli, dormire su un tavolo non era poi una delle cose più comode del mondo.
Si alzò stiracchiandosi e quasi cadendo nel farlo, la bottiglia di burrobirra sul tavolo era vuota senza che Harry ricordasse di averla finita. S'accigliò e lanciò uno sguardo all'entrata della tenda, seguendo uno spiraglio di luce che aveva fatto breccia sino ai suoi piedi.
Raggiunse il pesante tendaggio mal chiuso in pochi passi e non appena mise piede fuori un sorriso spontaneo gli tese le labbra.

<< Ecco chi si è finito la mia birra.>> lo disse a bassa voce, conscio che con quel silenzio così perfetto e denso l'altro l'avrebbe sentito senza problemi.
Ron se ne stava seduto a terra, su una delle coperte che aveva portato fuori la sera prima, la schiena poggiata al tronco e le gambe lunghissime che lo costringevano a poggiare i piedi sulle pietre del piccolo falò per poter stare distese. Gli regalò il suo sorriso sbilenco e lentigginoso, alzando un sopracciglio come a volergli dire “e che ti aspettavi?”, ma invece batté una mano di fianco a sé stringendosi nelle spalle,
<< E chi altri se no?>>
Harry ridacchiò andandoglisi a sedere di fianco e notando solo in quel momento che dal lato opposto era poggiata la vecchia chitarra di Seamus.
<< Che facevi? Volevi svegliare tutti con quella?>>
Il rosso volse lo sguardo verso lo strumento e sorrise prendendolo in mano, se lo sistemò in grembo e poi, con non-chalance, cominciò a suonare note leggere e pigre, come le canzoni dei menestrelli di una volta, così tipicamente medievale da fargli venir da ridere, dopo Celestina e le Sorelle Stravagarie quella musica si intonava alla perfezione con l'ideale di “magico” con cui era cresciuto lui e migliaia di bambini in tutto il mondo.
<< Sai suonare? E da quando?>>
<< Oh, ero piccolo, me lo insegnò mio nonno, il padre di mamma sai, diceva che zio Fabian era molto bravo e che io ero portato. Cavolate, sia chiaro, ho le dita così nodose che mi sorprendo ancora di riuscire a piegarle.>>
Harry rise assestandogli una pacca sulla spalla, << Non dire così, hai le dita lunghe, arrivi meglio alle corde e a fare gli accordi, no?>>
<< Ma che ne so, tutta roba da gente che ha studiato musica questa, io non potevo mica, mi ha insegnato le basi nonno, poi ho dovuto far da me.>>
Rimasero in silenzio per molto tempo, ascoltando solo quella ballata eseguita una manciata di toni più bassa dell'originale, forse per non disturbare gli altri campeggiatori con il suo ritmo incalzante.

<< Non riuscivi a dormire?>>
Alla voce di Ron Harry si riscosse dai suoi pensieri ed annuì, lo sguardo perso nel vuoto.
<< Anche tu?>> lo vide annuire con la coda dell'occhio e perdere qualche nota.
<< Io- Io non mi sento proprio, come dire, a mio agio. Qui. Non per voi, sia chiaro, diamine ho diviso le camere con voi per una vita e- e poi dormire con Hermione è fantastico… cioè, non glielo dire eh, non che non sia vero, però ecco, è imbarazzante e- oh miseriaccia.>>
Smise di suonare e si tirò su a sedere, stringendo il collo della chitarra e bloccandone le corde.
Harry anche si tirò a sedere, consapevole per certo di quello che stesse per raccontargli l'amico, lo sapeva già, lo sentiva.

<< E' la tenda. Non la tenda in sé, quella va bene credo, è proprio il “campeggio” in generale. Non so perché lo hai scelto ma mi ha dato sui nervi per tutto il tempo, mi sento osservato come se tutti si aspettassero che da un momento all'altro mi alzi e me ne vada.>>
<< Ma nessuno lo fa, non lo sanno, solo i tuoi fratelli- >> provò a fargli notare, ma lui scosse la testa.
<< Bastano, loro lo sanno, e lo so anche io. Bastano loro. Basterei anche io da solo.>>
Sospirò pesantemente e allungò ancora la mano ma per poggiarla sul polso dell'amico e stringere con ferma delicatezza.
<< Sei tornato. Questo basta a me.>> Stettero di nuovo in silenzio finché il moro non parlò di nuovo piano, << E sai anche perché ho detto di voler andare in campeggio.>>
Il verso strozzato che Ron lasciò uscire dalle labbra atteggiate ad una smorfia schifata fecero increspare quelle di Harry di un sorriso famigliare e divertito, quello era il classico suono che l'altro faceva quando sapeva che chi gli stava parlando aveva ragione.
<< Perché non vuoi che una cosa bella come il campeggio con tutte quelle cazzate varie del ritorno alla natura, i giochi e roba varia sia offuscato dai ricordi della ricerca degli Horcrux e ancor prima della Coppa del Mondo di Quidditch.>> lo disse con voce cantilenante, come se glielo avesse sentito dire milioni di volte ed Harry qui non poté impedirsi di scoppiare a ridere.
<< Si, ma vai, prego, prendimi pure per il culo.>>
Non smise comunque di ridere e si lasciò cadere verso l'amico che allargò automaticamente il braccio per accoglierlo e sorreggerlo nella sua ilarità.
<< Bha, almeno ora sei tranquillo, farmi prendere per il culo serve a qualcosa.>>
Aprì un occhio senza però spostarsi, costringendosi a storcere il collo per guardare in faccia Ron con una muta domanda riflessa nell'iride verde.
<< Niente, quando sono passato prima avevi una faccia strana, sembrava che stessi facendo un incubo tipo.>>
Il ricordo della musica lo sfiorò appena, intensificandosi quando la sua mente volò sulla parte finale del sogno, sul freddo che aveva sentito in contrasto con quel calore che gli avvolgeva lo stomaco.
<< E perché non mi hai svegliato?>> chiese con voce improvvisamente dubbiosa, senza sapere a cosa fosse rivolta la sua confusione.
<< Oh, l'ho fatto sa? Ho passato una vita con te nel letto affianco al mio che avevi incubi, so come comportarmi.>> la risposta gli giunse piccata, come se Ron si fosse sentito offeso da quella sua domanda, senza sapere che quel “da una vita” - sette anni possono essere una vita?- gli aveva stretto una piacevole morsa al ventre.
Sapeva così di famigliare.
<< Ormai sono così bravo che riesco a farti smettere di far incubi senza svegliarti.>> Harry si mosse ancora voltandosi definitivamente sulla schiena e spingendo via la chitarra per potersi poggiare con la testa sulla coscia dell'amico. Alzò un sopracciglio, l'altro gli occhi al cielo.
<< Basta che uno ti scuota piano e ti chiami un paio di volte, se ti dico che va tutto bene, che sei al sicuro e che sei a casa ti calmi. A quando pare quando dormi riesci a fare una cosa che da sveglio ti è impossibile, tipo ascoltare gli altri.>>
Era una frecciatina bella e buona, condita dal solito sorriso sbilenco e da quella moltitudine di lentiggini che si andavano a raggruppare sulle guance come calamitate tutte in un solo punto, ma Harry non la sentì davvero, non la registrò, perso in ragionamenti tutti suoi ed onirici.
Che fosse stato proprio Ron che lo svegliava quella sensazione che aveva provato alla fine, quel riuscire di nuovo a respirare.
<< Harry?>>
Alzò lo sguardo incontrando gli occhi azzurri di Ron, fissi nei suoi e vagamente preoccupati.
Da quando Ron aveva degli occhi così azzurri? Ginny li aveva nocciola ed era abbastanza sicuro che fosse lo stesso per il signor Weasley e per gli altri fratelli...no forse Bill li aveva celesti? La verità era che non si era mai soffermato a guardare di che colore fossero gli occhi di ogni membro della famiglia Weasley ma che in quel momento quelli di Ron parevano fari accecanti.
<< Harry?>>
Avevano un colore cangiante, quasi ipnotico, ed erano chiari, cristallini.
<< Harry? Comincio a preoccuparmi, te lo dico.>>
<< Hai gli occhi azzurri.>>
Ron li sgranò e poi li chiuse, se Harry non avesse tenuto ancora il suo polso e se l'altra mano non fosse ancora impegnata a stringere la chitarra, con tutta probabilità il rosso si sarebbe dato una manata in faccia.
<< Cazzo, e poi sono io quello stupido del trio eh.>>
<< No, è che- >>
<< Ti giuro che li ho azzurri da quando sono nato… e tu li hai verdi, se vuoi saperlo, che so, magari sei daltonico e non hai mai visto il vero colore che hanno, sono tipo verdi prato, sai il prato inglese, quel bel verde brillante e un po' chiaro? Dai, quello bello.>>
<< Non sono daltonico Ron, solo non mi ero mai accorto di quanto fossero azzurri. Sono accecanti.>>

Ecco, lo aveva detto.
Ron lo guardò perplesso e poi cominciò a ridacchiare, scosse i capelli che gli erano volati sul volto e si piegò per dargli una leggera testata sulla fronte.
<< Grazie del complimento Harry, onorato che i miei occhi ti piacciano, questo però non diciamolo a Ginny, eh.>>
Anche Harry ridacchiò dandogli un buffetto sul ginocchio, << Certo che no, se no dovremmo spiegargli che io ho gli occhi del verde del prato inglese, “quello bello”.>>
Risero ancora finché Ron non lo fissò in modo strano. O per lo meno strano per chiunque ma non per lui, non per Harry che capì immediatamente cosa volesse chiedergli l'amico e che rafforzò la presa sul suo polso per rassicurarlo.
<< Si, è tutto passato.>>
Annuendo per l'ennesima volta Ron alzò la testa verso il cielo ormai schiarito, i raggi del sole mattutino che si facevano sempre più intensi e lasciò la presa sulla chitarra per schermarsi gli occhi, osservando la luna che pian piano sbiadiva.
<< Tu perché eri sveglio?>>
Harry si strinse nelle spalle giocando un un filo della coperta su cui erano sdraiati, << Pensieri per la testa.>> fece vago.
Ma se lui era tanto bravo a capire l'amico la cosa era reciproca e Ronald abbassò ancora un volta lo sguardo su di lui per scrutarlo con quelle iridi chiare- accecanti- e fargli un cenno con la testa, come a dirgli che non poteva fregarlo e non lo avrebbe mai fatto.
<< Non devi prendertela perché l'incantesimo non ha funzionato, è molto più complesso di quanto non sembri e poi non funziona se hai per la testa un pensiero fisso. Tipo che se sei convintissimo di sapere già quello che sentirai infastidisci l'incantesimo e non lo fai funzionare bene.>>
<< E se non fosse lei? Se l'incantesimo non avesse funzionato perché semplicemente la mia anima gemella non era presente?>>
Ecco, lo aveva detto ad alta voce, un pensiero così stupido e da ragazzina innamorata ma che non ricevette nessuna critica, solo lo sguardo serio di Ron che ragionava su quell'evenienza e scuoteva la testa.
<< No, non è per quello. Il Soulmate veniva usato per dimostrare il forte legame che univa due persone ma funziona anche se non c'è la tua anima gemella. Ti ricordi che ti ho detto che la usava anche Artù, no? E tutti i Cavalieri. E anche se Ginny non fosse la tua anima gemella e la vostra storia non dovesse durare, beh, per me non cambia niente, non cambierà mai niente. Sei il mio migliore amico. >> si fermò e lo guardò, dubbioso di poter o di dover dire quelle parole, per cedere in fine, << Sei già una parte importante, dopo tutto questo tempo sarebbe come rifiutare la propria anima gemella.>> arrossì ma non distolse lo sguardo da lui ed Harry gliene fu grado perché poté vedere la sincerità di quelle parole traspirare dagli occhi cristallini dell'amico.
<< Grazie.>> gli disse solo e Ron si sbrigò ad annuire e guardare di nuovo il cielo, imbarazzato forse più quella sua semplice parola che da quelle che aveva pronunciato lui stesso.
<< E poi se stai con una persona per tanto tempo, tipo i miei, anche se non siete anime gemelle si dice che “ti si limi l'anima fino a farla combaciare con quella dell'altro.>>
<< Cos'è? Un accoppiamento forzato?>> non si trattenne dal ridere mentre l'altro confermava le sue stesse parole.
<< Tipo. Miseriaccia Harry, io con tutte ste' cose non sono bravo. Non dovresti chiedere a me.>>
<< Ma io non ti ho chiesto niente- rise- e poi meglio che me le spieghi tu che sei più spiccio e concreto che Hermione che si mette a farmi esempi su coppie della storia, della letteratura e se ne esce filosofeggiando come solo lei sa fare.>>
<< Merlino, non mi far ricordare di quando mi ha spiegato Giulietta e Romeo… come fanno i babbani a pensare che sia romantico?>>
<< Ah, non chiederlo a me amico.>> gli fece un cenno con il capo e si fece aiutare a tirarsi su, mettendosi in piedi e spolverandosi i vestiti.
<< Quindi tu non hai paura che Hermione non sia la tua anima gemella?>>
Ron sbuffò e scosse la testa, << Certo che no. Te l'ho detto ieri sera Harry, o forse sta notte, non lo so, ma continuo ad essere sicuro che non sia solo amore, non nel senso romantico! - Lo interruppe prima che potesse protestare ancora- Lo hai detto anche tu che esistono varie forme d'amore no? Ci hai fatto un discorsone degno dell'insediamento al Ministero con tutta quella cosa dell'amore, dell'affetto che provavamo gli uni per gli altri, che provavamo per Hogwarts, che ci difendeva a vicenda, come il sacrificio di tua madre. Beh, non credo che tua madre fosse innamorata di te, non romanticamente, ma ti amava così tanto da essere pronta a morire per salvarti. Dico bene? Ecco, per me l'anima gemella non è quella che ti fa battere il cuore e ti fa desiderare una bacio. Secondo me è quella persona che ti completa no? Come dicevo ieri. Che sai che ti sarà sempre vicino e che ti sosterrà in ogni cosa, malgrado tutto, malgrado i problemi e le incomprensioni, che ti legge dentro e a cui anticipi le mosse. Non c'è bisogno che ti dica “ti amo” deve solo volerti bene incondizionatamente.>>
Harry lo fissò a lungo rimuginando sul significato di quel discorso, poi sorrise colpito e divertito da quelle parole e anche un po' commosso forse, non che lo avrebbe mai ammesso a voce alta. Un lampo di tristezza gli passò nello sguardo quando si rese conto che Ron era più che convinto che l'anima gemella di George fosse il suo gemello, che Fred aveva avuto al triste fortuna di nascere e vivere fino alla fine dei suoi giorni con la propria metà ma che forse non l'aveva mai realizzato fino in fondo.
O forse si e questo rendeva il tutto più doloroso.
<< Detta così pare ancora più romantica dell'altro senso.>> gli rivolse un ghigno divertito in risposta al rossore delle sue orecchie e al borbottio che si lasciò scappare come una pentola d'acqua bollente, gli fece un cenno con la mano e tornò verso la tenda, per bloccarsi quando sentì di nuovo qualche nota stentata.
Si voltò con una mano ormai già sulla stoffa cerata dell'ingresso.
<< A proposito.>>
<< Mh?>>
<< Stavi suonando anche prima?>>
Ron alzò un sopracciglio, << Mi hai visto farlo.>> replicò ovvio.
Scosse la testa, << No, prima ancora, quando dormivo.>>
Il ragazzo ci pensò su e poi lo guardò accigliato, << No, insomma, mi sono alzato e tu eri sul tavolo che dormivi, ti ho rubato la birra, ti ho svegliato dall'incubo e poi sono uscito.>>
Harry s'irrigidì, guardingo.
<< Nessuno suonava quando ti sei svegliato? Non hai sentito niente?>>
<< Harry, non so te, ma quando mi sono svegliato io erano le quattro di mattina, stanno tutti dormendo, siamo noi gli unici deficienti svegli all'alba.>>
<< Eppure… >>
<< Mh?>>
Eppure lui aveva sentito suonare, aveva sentito una melodia lenta e timida e poi più forte, più sicura, che si era alternata in un caleidoscopio di emozioni sino ad un crescendo di rabbia, dolore e abbandono, per culminare nel freddo-
Freddo come il lago in cui si era immerso per trovare la spada, ovattato come ogni suono che gli giungeva sotto chili d'acqua congelata, poi caldo come lo era stata la stretta di Ron che lo aveva riportato in superficie a respirare.
Sgomento rimase impalato sull'entrata, senza voltarsi chiese un'ultima domanda,
<< Perché Artù usò l'Incanto Suolmate su tutti i Cavalieri della Tavola Rotonda?>>
Non vide il volto di Ron ma seppe per certo che lo stava fissando, nell'aria silenziosa rimbombavano pesanti le ultime note delle corde vibranti.
<< Per trovare la sua anima gemella.>>
<< Non era Ginevra?>>
<< Lei era la donna che amava.>> lo corresse e stette zitto per un po' riflettendo, << credo che sia colpa sua, tutte quelle idee che ho sulle anime gemelle. C'è una vecchia storia, dice che più del tradimento di Ginevra Artù soffrì quello di Lancillotto, perché credeva che fosse il suo amico più sincero, il più fedele. Perché era suo fratello e assieme avevano affrontato tutto, e Artù gli aveva affidato il suo cuore, Ginevra, e lui gliela aveva portata via.>>
Harry annuì e con un ultimo e definitivo cenno scomparve oltre la tenda, tornando a letto vicino a Ginny.

Rimase per un tempo indefinito a fissare il soffitto, sino a rendersi conto, più che altro ad accettare una verità che la sua mente aveva già assimilato e la sua anima probabilmente conosceva da sempre.
Si era trovato investito di un ruolo e di un potere più grandi di lui, come Artù aveva dovuto sollevare la spada e combattere per il suo regno, la bacchetta di Sambuco come Excalibur, contro lo stesso male che l'agognava. Si era ritrovato nella sua Camelot, una Hogwarts che lo aveva cresciuto e allevato, sotto lo sguardo di un potente mago dalle grandi ambizioni, e che fosse Merlino o Silente, Harry non ne vedeva la differenza. Aveva lottato fondando un esercito di persone fidate per combattere le avversità, riunendo genti di ogni regno, di ogni Casa, sotto il comune vessillo della pace e della libertà. E se a differenza del re lui aveva trovato ben due grandissimi compagni di vita, oltre che la sua bella Ginevra, l'altra e più sostanziale diversità stava nel fatto che il suo di Lancillotto non lo avrebbe mai tradito. Perché c'aveva provato ad andarsene e lui era stato troppo orgoglioso per fermarlo e dirgli che non poteva, che lui non ce l'avrebbe mai fatta da solo, che non poteva abbandonarlo perché aveva bisogno di lui così com'era stato per tutti i sei anni precedenti, perché gli aveva offerto un sorriso amico, una stretta sicura, gli aveva guardato le spalle e dato una famiglia come mai ne aveva avuta. Ma era tornato, era tornato perché lo amava i un modo particolare che forse gli altri non avrebbero compreso ma che Harry stesso non aveva nessuna intenzione di spiegare.
Sorrise rilassato e sollevato, felice di ciò che alla fine dei giochi la vita gli aveva dato.
Un melodia che già sembrava famigliare gli solleticò la conchiglia dell'orecchio per infilarsi leggera nel timpano, fuori dalla tenda, seduto a terra contro un tronco, con le gambe troppo lunghe poggiate sui sassi che contornavano il fuoco, con una vecchia chitarra in mano e gli occhi chiusi, Ron suonava ad agio un pentagramma che aveva come scolpito nella mente, che conosceva in modo privato ed assoluto e che nessun altro avrebbe mai potuto suonare.

Perché ciò che accomuna le anime affini è loro e loro soltanto e la gente non potrà mai comprenderlo anche se ha lei stessa un anima gemella.
La musica che legava quei due soulmate era azzurra, cangiante ed iridescente, ipnotica e accecante, si apriva dal centro del torace ampio di una pelle bianca e lentigginosa, tessuto piano dalle dita minuscole di esseri fatti di pura magia, sfumando nel verde rigoglioso e brillante del prato, delle colline sterminate adibite alle corse infinite delle anime libere, fresco come le foglie bagnate dalla pioggia di un cielo infinito che collegava le sue fila a quelle del suolo, unendo la volta celeste alla terra, al filo verde, di quel verde bello che nasceva dal petto ambrato di una vita che per ben due volte era stata minacciata dalla morte.

Perché alla fine dovremmo tutti capire che l'anima gemella non è l'amore romantico delle fiabe rosate, ma l'amore eterno di chi ti giura fedeltà e ti dona il potere di distruggerlo e farlo rivivere, è quell'altra anima che ti guarderà sempre negli occhi e sempre ti leggerà con sincero sentimento.
La fiducia è spesso la più delicata e sottovalutata forma d'amore.
L'anima gemella non è altri che colei che ti accetterà sempre malgrado gli errori ed il dolore.
Uniti da un filo invisibile che lega le anime in un intreccio antico e potente.
Amore.

   
 
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