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Autore: queenjane    27/09/2017    0 recensioni
Riprendendo spunto da una mia vecchia storia, Beloved Immortal, ecco il ritorno di due amati personaggi, due sorelle, la loro storia, nella storia, sotto altre angolazioni. Le vicende sullo sfondo tormentato e sontuoso del regime zarista.. Dedicato alle assenze.. Dal prologo .." Il 15 novembre del 1895, la popolazione aspettava i 300 festosi scampanii previsti per la nascita dell’erede al trono, invece ve ne furono solo 101.. "
Era nata solo una bambina, ovvero te..
Chiamata Olga come una delle sorelle del poema di Puskin, Onegin ..
La prima figlia dello zar.
Io discendeva da un audace bastardo, il figlio illegittimo di un marchese, Felipe de Moguer, nato in Spagna, che alla corte di Caterina II acquistò titoli e fama, diventando principe Rostov e Raulov. Io come lui combattei contro la sorte, diventando baro e spia, una principessa rovesciata. Sono Catherine e questa è la mia storia." Catherine dalle iridi cangianti, le sue guerre, l'appassionata storia con Andres dei Fuentes, principe, baro e spia, picador senza timore, gli eroi di un mondo al crepuscolo" .... non avevamo idea,,, Il plotone di esecuzione...
Occhi di onice.
Occhi di zaffiro."
"Let those who remember me, know that I love them" Grand Duchess Olga Nikolaevna.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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Dai quaderni di Olga alla principessa Catherine”..ho iniziato a sommare le cifre quando il conte de la Cueva venne al Palazzo di Alessandro a portare dei report allo Zar. Alessio era nello  studio di Papa e si sentiva ridere da fuori, riferì il suo marinaio Nagorny a me e Tata, aggiungendo che era molto alto. Avevate seminato una pista di indizi non indifferente, comunque. Sei sempre stata presente, bene o male,  costante, spesso un ingombro, il tuo egocentrismo bilanciato da tante buone qualità, so che mentre leggi stai facendo una smorfia..E che Andres non era un mero inciampo, un incontro fortuito, quanto un lieto fine conquistato a buon diritto E detta tra noi anche la Vyribova lo occhieggiava ..che quello che combinò poi era inqualificabile, la buttasti sul ridere, io le avrei spaccato un piatto in testa. Va beh, Catherine, diciamo che molte donne e fanciulle lo fanno oggetto di attenzioni e occhiate, nubili o sposate.. E non è solo bello, non è uno sciocco anzi..“
Con la scusa di avere portato dei report a Nicola II, che li doveva studiare per dare subito una risposta, Andrej aveva passato del tempo con lui, raccontandogli buffi episodi, rispondendo alle sue domande più svagate, omettendo di rilevare quanto ancora apparisse magro e fragile dopo il recente attacco di emofilia. 
“Così partite presto”
“Sì, voi pensate a rimettervi, al Quartiere Generale si sente la vostra mancanza”
“Anche delle mie chiacchiere e di quando faccio le osservazioni se qualche divisa non è in ordine?”
“Anche. Siete il nostro portafortuna, in un certo senso”Alessio sorrise, osservando che Andres vestiva l’uniforme da capitano degli ussari a cavallo, perfetto e senza affanni, ogni bottone e alamaro ben allacciato. Se lo avesse visto con quella effettiva, che gli spettava di diritto, sarebbe rimasto sbalordito, tranne che Andres evitava, ormai si era congedato da anni, non la riteneva congrua.
“Ci credo. Solo una cosa..state attento”
“Certo. Ottima strategia”Aveva sollevato un soldatino di piombo che il bambino aveva portato con sé per giocare. “E questo? Mi pare dell’esercito spagnolo” La Spagna era rimasta neutrale, fino ad allora, saggia mossa, nulla impediva che avrebbe partecipato. 
“Sì” Andrej gli aveva stretto la mano, come un ragazzo grande, quello che gli piaceva, in fondo, era come lo trattasse in modo normale, come una persona, non come un malato o un bambino piccolo, come facevano molti. 
Nelle lunghe settimane di convalescenza, aveva ripreso a studiare il più possibile, appassionandosi  alla storia e  alla geografia, in particolare, come a migliorare nell’uso di inglese e francese. Studiava per distrarsi, amava Catherine e Olga e per riflesso i libri. 
Le sue maniere divennero più posate, bizze e capricci meno frequenti. 
Aspettava la primavera per tornare al Quartiere Generale, mentre lo Zar continuava con i suoi peripli, le perdite erano state ripianate grazie alle riserve e il 1916 prometteva di essere fulgido, vittorioso e non era il solo.
“Mai come quest’anno aspetterò la primavera”
“Lo so, Olga, e grazie, davvero.” Senza altre parole, rovesciai la testa contro la sua spalla, mi abbracciò, inalai il suo profumo, rosa e lavanda, un  lieve tratto di sudore, lei era la mia forza, il vero baluardo.
Ineludibile come l’estate, salata come il mare, dolce e decisa come i pleniluni.
Io ero il lupo, la tempesta, lei il rifugio. 
“Forza, Cat. “Mi prese il viso tra le mani a coppa, come per imprimerselo nella memoria, le coprii con le mie, un momento indimenticabile. 
Citò, netta e precisa “Achilles et Patroclus apud Chironem praeceptorem magnam ac dulcem amicitiam contraxerunt. Inde contra Troiam bellum simul gesserunt,,”
Tradussi tra me e me, Achille e Patroclo strinsero una grande e dolce amicizia presso il loro precettore Chirone. Così insieme fecero guerra contro Troia.
La nostra guerra, due sorelle, figlie dello stesso padre, ognuna che combatteva su un fronte diverso. 
“Torno, prima o poi”
“Questo mi preoccupa, meglio prima che poi” Pausa ”Ma fammi sapere, non mettermi davanti al fatto compiuto”
“In che senso?”
“Vedi tu” Volutamente enigmatica. “Vai mia cara, come il drago delle tue storie, un guardiano e..  Mille vita in una, Cat, la mia nella tua e viceversa, va bene”
Annuendo. 
“E ora vai, mio tesoro” Un bacio sulla tempia, mi toccò la fronte, indugiando sulla cicatrice. “A Alessio penso io”
“Lo so”, glissando che lui doveva saperlo, che aveva trovato il libro, era bravo a mantenere i segreti, e rimaneva sempre un ragazzino, non mi raccontavo più che i bambini dimenticano. 
Ave Cesar, morituri te salutant, sussurrai, che mi avesse sentito, non sarei andata. 
Un gladiatore nell’arena. 
Mi ero congedata con un lungo abbraccio, senza inutili parole,(insomma!!) ormai avevo imparato come stringerlo senza pesare sulle giunture, lui era tornato a fidarsi, incastrandosi contro di me, gli baciavo le mani, la fronte.  E fisicamente era delicato come un bucaneve precoce, io avrei cercato di fare una buona guardia. O  avrei tentato, anche se immaginavo che gli sarei mancata e viceversa.   Gli dissi solo che gli volevo bene, lui sbuffò, osservò che lo sapeva, che ero idiota, per nascondere la commozione, gli baciai le dita, da capo, il lieve battito del cuore, la consapevolezza. “Torni?”
“Certo. Però .. se va bene è maggio, ssst.. ti scrivo, ma inutile che ti dica balle, lo sai, sono in servizio attivo” Silenzio, senza specificare cosa significasse.  “Verrà la volta che ti starò sempre dietro, zarevic,”
“ORA NO?Vero” deluso.
”Ora no, ciao, devo andare, davvero. Questa non è una favola che ti racconto, questa storia la viviamo insieme..” Era ancora un bambino
“Ti aspetto, e torni, vero?”
”Certo che sì, fidati, non mi faccio ammazzare, credimi, ti scrivo e.. “Annaspai, cieca, senza merito.  “Trovo un modo, ti faccio cavalcare e sparare”
”Ora dici balle” a mezzo tra il credermi o liquidarmi come se lo sfottessi, un diversivo per tranquillizzarlo
“ Non te lo ho fatto fare?”Tacque,  riflettendo sulle nostre imprese scriteriate, e mi congedai, baciandolo sulla fronte
“Ciao”
“Ciao”
“Ti aspetto in piedi, al prossimo giro, Zarevic, mi devi un ballo”
“Fila, prima vai via, prima torni..Per stare con me”
”Eh certo, quando mi avrai addosso a giornate me lo ridici, dopo due giorni mi  mandi in America”
”Fila o attacco subito.. “
”Che convenienza, zarevic, “ironica
”Ti voglio, sei mia
 “ E ritorno, fidati, Alessio, questa storia è la nostra.. la rosa, il leone e la fenice, mica finisce in poche battute..”
“ Che dici..”
“ Di tutto.. Ora ciao davvero, mio osso duro” poi “Smettila di tendermi le braccia, Alessio  .. devo andare,  così è uno strazio”
“Cat. Non mi lasciare”
“Ti addormento, se vuoi ..” Nulla “ Basta, Zarevic. BASTA” ed ero spezzata e tanto non finiva. “Non morire”
“No..sono la più brava, quindi figuriamoci se ..”Ironica, potente. Rise “Ciao, Cat” mi posò la mano sul gomito, gli sussurrai di passarmi le braccia sul collo e di reggersi, dal divano lo portai a una finestra e la aprii. “Un assaggio, va bene! “Sì, guarda i bucaneve.. “ Mi indicò un vaso pieno di quei fiori fragranti. “Sono fragili in apparenza ma sono forti..”
“Si, Alexei, resti di guardia?”
“ Sì, ciao, Cat. E ora vai.Ti voglio tanto bene, ricordatelo sempre” a quella addenda ero rimasta ancora, per non agitarlo in modo ulteriore, volutamente ero andata via due giorni prima,  o avevo tentato. Io ero grande, diciamo, lui no. “Non va sei troppo teso, vuoi che resti anche stasera?“ Annuì. “Domani allora, in via eccezionale, vado”Baravo Alessio e tanto se non facevo così sarebbe stata ben dura, soprattutto per me, e tanto mi ero incaponita. “  Sarò bravo, non farò capricci, però rimani “ il palmo aperto contro il mio petto, avevo detto di sì. Lo feci ridere e il giorno dopo era tranquillo, non pianse o si agitò, almeno con me, pareva rassegnato, i suoi occhi nei miei e viceversa, anzi mi ingiungeva di tenere chiuse le palpebre e indovinare cosa toccava, la fronte, le guance, mi  dava tanti piccoli baci, uno cadde sulle labbra chiuse, come capitava con le sue sorelle, lo allontanai ridendo annoverando che era un rubacuori, magari, ribattè lui,  così faresti tutto a modo mio e non tuo..(tanto le scatole se le sarebbe girate Olga)
E non volevo, quello era un gesto affettuoso e possessivo che non meritavo, me lo ero concessa solo quando aveva avuto la crisi, nel congedo.  “E’ l’eccezione, che credi, “mi rimbeccò “E ormai ho fatto, le regole mica le fai solo tu”
“Già, ciao Zarevic, fossi meno birichino direi che sei un angelo”
”CATHERINE!!” “Un folletto, meglio”lo strinsi, Dio quanto era magro, “Da cui tornerò, sicuro. Ed ora ciao, per davvero”
“Da peste mi hai elevato a folletto. Od angelo?”curioso, distratto, lo rimisi sul divano “Ho deciso così” gli posai il viso contro il collo, attesi che mi lasciasse “A presto”
“Cat..”
“Basta così.. ti ho salutato, sei grande, come dici, quindi niente lagne” lo baciai sulla guancia, sorridendo e tenni la schiena alta, le spalle dritte, senza voltarmi indietro, un taglio deciso, via il dente e via il dolore.



“Dai, io non sono Cat, lo so, ma lei ha da fare” ero sempre tra i piedi, anche da assente, Olga mi raccontò poi quel dialogo, la previsione che sarebbe ammattita  stava andando a buon fine, purtroppo per lei. 
“Non voglio che vada via, anche se me lo aveva detto, forse la riprendiamo, mi manca già ora” Olga lo strinse, con cautela. In genere sfuggiva gli abbracci, con Catherine era abituata, con Michael lo aveva appreso, e adorava suo fratello, ma il trasporto fisico, la tenerezza non erano cose  su cui avevano la reciproca abitudine. Poteva assisterlo per una nottata, scaldargli le mani o prenderlo in braccio, quando era stanco, ed era in imbarazzo per il resto, quello era un dono che non aveva. Amare richiede coraggio, certo, e combattere contro i demoni no..
“Sst, va bene, manca anche a me, lo sai, non ci piangere, ormai è latitante, e tanto ti scrive, figurati se ti molla, ti ha dato la sua parola, mantiene, la mia idiota, la mia combina guaì,  piuttosto ti devo parlare di una cosa, bada è importante” una pausa ”Alessio, è già scappata, come una nuvola, un lupo, se ti illudi è peggio, se avesse immaginato queste storie sarebbe sparita prima e non ti avrebbe dato un giorno in più” attualmente ero infermiera sul fronte russo, in via ufficiosa ero una mina vagante, come Fuentes.
“Io.. “ Indovinò.
“Cercavi questo libro?”Divenne rigido, come se il gelo fosse entrato nella stanza ben calda o lo avesse picchiato,  lui che non aveva mai assaggiato un frustino o una punizione, lo rassicurò, rapida.
“Lo so che è un segreto, non devi dire nulla, va bene così. Lo ho trovato per caso, mentre rimettevo a posto le tue cose, al  Quartiere Generale, ero venuta con Mamma, dopo che eri stato male. “Una pausa “ Tu non hai fatto nulla, quelle pagine le conosco a memoria, Alessio, so la calligrafia e le macchie di vino e cibo, che eravamo insieme, io e Catherine, nel leggere e mangiare e discutere  e ridere,io e lei”
“Aveva detto che lo riprendeva quando tornava”
“E’ ripartita, ritornerà.” Se non ti ammazzano prima, Catherine, fammi questo scherzo, di morire, e ti uccido io. 
“Con Andrej.. “ E quel nome tornava. Olga omise altre indagini, lo posò contro lo sterno, allacciandolo con le braccia, mormorò che poteva riposarsi, di stare tranquillo. 
“Un segreto spartito è meno pesante”Un sussurro contro il suo collo
“Lo so, Alessio”
“Andrej è bravo, davvero, lo voglio nominare membro onorario del Reggimento Tverskij dei Dragoni dello zarevič..”
“Ottimo. Ma ora stai tranquillo”Poi”Alessio, abbracciami come fai con Cat”
“Non sei lei”
“Lo so.. Ma ora ti manca e manca a me, magari la ricreiamo
” Un mero abbozzo. “Ed eravamo oltre l’alba.  E mi avete donato la libertà, senza fallo o aggiunte.


Iniziai a scrivere ad Olga settimana dopo settimana, senza misura, piccoli biglietti, sentendoci al telefono ove era possibile e via così. Lei manteneva la parola, a quel giro io le mie promesse, per le piccole cose sono sempre stata abbastanza brava. 
In quel periodo Michael era tornato, suonava Chopin al pianoforte, i Notturni, declinandoli con esatta passione e precisione. 
Anche lei era innamorata, ricambiata e ammaliata. 
E sentivo pure Alessio, si fidava più del telefono che dei biglietti, che a voce non si inventa, per scritto si può mentire, giusto. Lui e Olga divennero legatissimi, un piccolo effetto collaterale molto utile, alla fine lo zarevic imparò a sentirsi amato davvero e sul serio, anche da lei. 



Andava preso prima della primavera, era il capo di un gruppo di disertori che mettevano a ferro e fuoco un certo settore del fronte orientale, scappando a nascondersi nelle retrovie tedesche dopo un saccheggio. Il rapporto era segreto, segretissimo,cercavo di concentrarmi sulla circostanza che nulla dovesse venire fuori.
Eravamo io e Andres, insieme ad altre quattro persone, un manipolo speciale e agguerrito, senza fronzoli o commenti che perlustravamo palmo a palmo il territorio, con speciali lasciapassare, che, senza, avrebbero magari arrestato e impiccato noi. 
Eravamo più ossa che carne, giorni a cavallo, cercando di non maledire il freddo e la fanghiglia.
E poi quell’odore. 
Come di maiale bruciato, poi la comprensione e l’orrore.
   
 
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