Il giorno in cui inizio a contare




«Ora puoi guardare» mormora Luna, togliendogli finalmente le mani dagli occhi.
 
Si trovano sulla spiaggia, quella vicina a Villa Conchiglia su cui erano stati una volta, molti anni prima.
C’è vento. Stesa davanti a loro c’è una tovaglia lilla e tanti sassi bianchi a tenerla ferma.
Sulla tovaglia, un  cestino da pic-nic.
 
Smaterializzarsi senza poter vedere dove stava andando non è stato proprio il massimo, ma ne è valsa la pena.
 
«Buon anniversario, Harry!»
 
«Cosa? Anniversario?» esclama lui con la voce velata di panico, cercando di fare mente locale: sta con Luna da qualche mese, sette o otto al massimo, di certo non dodici!
Scuote la testa: «No, no, noi… Ci siamo baciati il 25 febbraio. Me lo ricordo.»
 
Non che avrebbe potuto dimenticarsene: né di lei, né della sua sciarpa blu, né nel modo in gli era tremata la voce nel chiederle Resta ferma.
Luna aveva obbedito, con le labbra semiaperte in quella espressione di meravigliato stupore che aveva ogni volta che Silente faceva nevicare in Sala Grande e Harry l’aveva baciata lentamente, per non spaventarla – per non rovinarla, come se lei stessa fosse stata un manto di neve immacolato su cui nessuno avrebbe dovuto camminare.
 
«Me lo ricordo» ripete lui un po' stupidamente.
 
«Cosa c'entra? Io parlo del giorno in cui mi sono innamorata di te.» replica Luna, con tutta la naturalezza del mondo «Era un giovedì. Stavamo accarezzando i Thestral e tu hai detto qualcosa su tua madre. Non parlavi quasi mai di lei e la tua voce era triste ma anche felice… È stato allora che l’ho capito. Il giorno da cui inizio a contare è quello.»
 
A differenza sua, Harry non avrebbe saputo dire quando fosse iniziata.
Forse si era innamorato di lei alla festa di Lumacorno, quando l’aveva vista ballare da sola ad occhi chiusi; o forse era stato ai tempi dell’Esercito di Silente, quando l’aveva sentita consolare uno del primo anno dicendogli di guardare il lato positivo, perché un patronus a forma di polipo gli avrebbe potuto dare otto abbracci in uno, volendo.
 
Era impossibile scegliere un solo ricordo.
Ripensò a quando Luna gli aveva detto che le cose che perdiamo trovano sempre il modo di tornare da noi, anche se non come ce le aspettiamo, e a come fosse esattamente così che lei riusciva a farlo sentire – come se tutto ciò che aveva perduto o che gli era stato preso con la forza  gli venisse in qualche modo restituito.
 
Se Harry era un mosaico di cocci di vetro smerigliati dal mare, Luna era la risacca che li aveva riconsegnati alla battigia.
 
Non c’era stata una data o un momento preciso in cui si era innamorato di lei: era stato un po’ come nuotare e accorgersi di essere distanti dalla riva solo quando si prova a toccare il fondo.
 
«Allora, ci hai pensato?» gli chiede Luna, la voce coperta dalle urla dei gabbiani, i piedi già immersi nell’acqua.
 
«È oggi,» risponde Harry «Il giorno da cui inizio a contare è oggi.» 



 

Angolo dell'autrice

L'ispirazione per la storia è tratta dalla bellissima citazione che mi ha fatto scoprire S. Elric, ovvero “La prima volta non fu quando ci spogliammo, ma qualche giorno prima, mentre parlavi sotto un albero. Sentivo zone lontane del mio cuore che tornavano a casa.” (F. Arminio). Ho pensato che sarebbe stato carino scrivere del momento in cui Harry e Luna abbiano capito che qualcosa nella loro amicizia stava cambiando - anche perchè avevo letto un prompt simile su Tumblr mille anni fa, anche se ora non lo trovo più purtroppo - per cui ho scritto questa piccola storia.
Spero di non aver fatto troppi danni in un fandom in cui dire che non sono pratica è un eufemismo.
Ringrazio chiunque sia arrivato fin qui - non so quanto siano popolari Harry e Luna come coppia, ma li trovo adorabili!

E se avete voglia, come sempre, fatemi sapere cosa ne pensate.

abbraccioni

Itsamess