Undo
Ti svegli
di soprassalto, l’incubo appena vissuto ancora vivido davanti
agli occhi.
Le notti
passano tutte uguali, un circolo vizioso dal quale non riesci ad
uscire. Non
vuoi uscirne, è diverso e lo sai bene.
Ok, guarda in alto.
Sono sul tetto.
Stringi
le palpebre ancora una volta e senti la gola serrarsi sempre di
più, ma sei un
medico e sai a cosa portano questi sintomi. Respiri profondamente per
scacciarli, anche se non basterà.
Non basta mai.
Piangere
non è più contemplato: è passato del
tempo, eppure il dolore non passa. Ti
chiedi se svanirà mai, questa sensazione che provi ogni
volta che ripensi a... lui.
Sher... lui era - è, e
sarà sempre - la tua
famiglia, ma ammetterlo è difficile.
E
vorresti tornare indietro, vorresti aver fatto qualcosa per riuscire a
salvarlo: odi quel senso di colpa che non ti abbandona mai. Odi lui per
averti
lasciato solo e odi te stesso per averglielo permesso.
C’è
ancora una cosa, un’ultima cosa.
Non vuoi
chiudere gli occhi, non vuoi addormentarti di nuovo, anche se significa
riuscire a vederlo ancora una volta. Vorresti ricordare le volte che ti
eri
costretto a rimanere sveglio solo per sentirlo respirare, il calore del
suo
corpo che riscaldava il tuo. Vorresti distruggere la rabbia che provi.
Un ultimo miracolo,
per me.
Vorresti
urlare per liberarti della morsa che senti attanagliarti, ma dalla tua
gola non
esce suono: la tua voce non ti appartiene più. È
insieme a lui, sotto quella lapide
nera.
Raggiungi
a fatica lo specchio che, subito, ti mostra un’immagine che
non vorresti
vedere, ma sono gli occhi che dicono ciò che mai vorresti
sentire.
Sono due
occhi stanchi quelli che ti fissano.
Sono gli
occhi stanchi di chi ci ha creduto ancora una volta.
Sono gli
occhi di chi non riesce ad andare avanti.
Non ti
resta altro che questo: attendere che salti fuori da un momento
all’altro per criticare
la tua istantanea
credulità, aspettando
poi che tu rida insieme a lui.
Non
essere morto.
Ma sai
che è impossibile.
Note.
Note
finali sempre più ardue da scrivere, ma comunque necessarie.
La flash
è un Missing Moment tra la 2x03 e la 3x01, ambientata in un
momento non
definito, e partecipa al “Flash contest di flash (3 giorni per scrivere)” indetto
da S.Elric sul forum di
efp.
Il titolo
prende spunto dalla canzone omonima di Sanna Nielsen, ripresa anche
all’interno
della flash. Tra i vari significati di “undo” ci
sono i termini annullare (informatico)
e distruggere (letterale): esattamente ciò che volevo
trasparisse dai pensieri
di John. Spero di esserci anche solo vagamente riuscita.
Per
restare in tema, le frasi “non vuoi
chiudere gli occhi” e “non
vuoi
addormentarti di nuovo” provengono liberamente
dalla canzone “I don’t
wanna miss a thing” degli
Aerosmith, sentita per caso proprio oggi - fortunatamente, altrimenti
sarei
stata ancora in alto mare.
Ultima
cosa, le frasi in corsivo “Ok,
guarda in
alto. Sono sul tetto”, “C’è
ancora
una cosa, un’ultima cosa”, “Un ultimo
miracolo, per me” e “Non essere morto”,
inutile dirlo, provengono dall’episodio
2x03; infine, la frase "[hai] gli occhi stanchi di chi ci ha creduto ancora una volta" appartiene a Bonnie Prk.
Credo di
aver detto tutto... no, ancora una cosa.
Grazie a
chi ha voluto leggere questa breve flash, spero vi sia piaciuta almeno
un
pochino.
erzsi.