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Autore: Scarcy90    29/09/2017    0 recensioni
Law e Myri, si ritrovano costretti a condividere un appartamento. Lui era alla ricerca di tranquillità, lei della pace mentale per prepararsi a realizzare un sogno. Questo imprevisto sarà il precursore di una splendida amicizia che aiuterà entrambi a smussare gli angoli dei loro caratteri. La competizione, il cambiamento, la voglia di affrontare le sfide, forse tramuterà l'amicizia in qualcosa di più...
Il tema principale è la "Friendzone". Un'esperienza che Law ha già vissuto, ed ora avrà il timore che la prigionia si ripeta, frenandolo. Spetterà a Myri far scoprire a Law l'arte del saper esprimere i propri sentimenti.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 8

 L’incessante e fastidioso ronzio del cellulare posato sul comodino, costrinse Myri a spalancare gli occhi.
 Scattò a sedere e si costrinse a guardarsi intorno. Gli occhi ancora stanchi e gonfi non le consentirono di comprendere nell’immediato dove si trovasse.
  Il ronzio era cessato.
 Si voltò a guardare la persona distesa accanto a lei. Dormiva profondamente.
 Un sorriso divertito fece capolino sul suo volto. Law sembrava davvero in pace mentre dormiva. I tratti rilassati e il respiro regolare che segnava i battiti del suo cuore.
 La mano della ragazza si mosse da sola, pronta ad accarezzare quel volto placido. Forse voleva che si svegliasse, forse un’intera notte trascorsa a parlare non era stata sufficiente. 
 Voleva sentire la voce di Law.
 Era così vicina, le sue dita potevano già avvertire il calore di quella pelle.
 Trasalì.
 Il ronzio riprese facendola rinsavire. Che le era saltato in mente? Law era suo amico.
 O forse, qualcosa di più…? Ormai non riusciva ad interpretare la situazione come all’inizio della loro conoscenza.  
 Con uno sbuffo d’irritazione misto al sollievo per la scampata figuraccia, afferrò il telefono per scoprire chi la stesse cercando di domenica mattina.
 Quando lesse il nome, decise di precipitarsi subito al piano inferiore.
 Non voleva che Law si svegliasse e, d’altra parte, doveva rispondere a quella telefonata.
 Prima di scendere però decise di compiere una piccola missione. Law probabilmente l’avrebbe sbranata, ma era necessario per il bene della serata.
  Portato a termine il compito che si era imposta, si diresse al piano di sotto e rispose al telefono.
 -Alex?-
 La voce dall’altra parte le spaccò un timpano.
 -Alex?! Sai dire solo questo?!-
 -Che succede?- chiese Myri confusa.
 -Mi hai detto di venire a casa tua dopo pranzo ed è mezz’ora che sono qua sotto con il dito piantato sul citofono! Neanche al telefono rispondi! Aprimi, razza di decerebrata.-
 Gli occhi di Myri si spalancarono. Quante ore aveva dormito? Da quanto non accadeva una cosa del genere?
 -Myri, ti decidi ad aprire? Siamo in ritardo!-
 -Cosa?... Io… Sì, certo.-
 Aveva chiesto alla sua amica Alex di darle una mano per l’evento di quella sera. L’aveva supplicata di non tardare, conoscendo l’inesistente puntualità della donna. E invece, era stata lei stessa a creare il ritardo.
 Lo sapeva già dalla notte prima che dormire con Law non si sarebbe rivelata l’idea più azzeccata. Quel ragazzo aveva il potere di minare ogni suo equilibrio.
 Senza contare che erano trascorsi anni dall’ultima volta in cui aveva dormito così tanto.
 Merito di Law?
 
***
 
 Law aprì gli occhi.
 Sbatté le palpebre diverse volte e buttò la mano dall’altra parte del letto. Myri non era lì.
 Guardò fuori dalla finestra. La luce del sole era soffusa, calda, appena percettibile. Doveva essere l’alba.
 Cercò gli occhiali sul comodino e si stupì nel rendersi conto che erano spariti. Se si trattava di uno scherzo di Myri, non lo trovava divertente.
 Con calma lasciò il letto e, provando a non sbattere contro ogni mobile dell’appartamento, scese le scale per il piano di sotto. La vista era sfocata, non riusciva a vedere bene.
 Aprì piano la porta per l’appartamento di Olivia.
 Qualcosa non quadrava.
 Al tavolo della sala da pranzo era seduta una ragazza bionda, non ne era certo, senza gli occhiali vedere si rivelava un’impresa. Un computer davanti e lei, e scarpe da sera disseminate per ogni dove.
 Ad un tratto, la ragazza urlò.
 -Myri! Corri, l’ho trovata!-
 Un istante dopo la coinquilina di Law sfrecciò fuori dalla sua stanza e guardò lo schermo del computer insieme all’altra ragazza.
 Law strizzò gli occhi.
 Aveva un asciugamano in testa?
 -L’acconciatura perfetta!- concluse Myri. –Grazie, Alex.-
 La ragazza alzò gli occhi e incontrò il volto di Law.
 Ci mise qualche secondo per realizzare che avrebbe dovuto dire qualcosa. Sperò che senza occhiali lui non si accorgesse del lampo d’imbarazzo che era passato sul volto di lei.
 -Finalmente! Lo sai che ore sono?-
 -L’alba?- chiese lui disorientato.
 -Sì, certo. E’ pomeriggio inoltrato, quello che hai visto dalla finestra è il tramonto!-
 -Cosa?! Non è possibile…-
 -Invece è così. Tra due ore dobbiamo essere al gala. Quindi vedi di darti una mossa.-
 Law si passò una mano sul volto in un gesto stanco. Quelle serate non gli erano mai andate a genio, e la pressione che Myri gli lanciava addosso non contribuiva a farlo sentire più a suo agio.
 -Ridammi gli occhiali, senza non vedo nulla.-
 -No! Assolutamente no!-
 Lui alzò gli occhi al cielo.
 -Myri, non sono un accessorio. Mi servono per vedere. Tirali fuori.-
 Alex passò a Myri una bustina di plastica.
 -Metterai queste- Myri la porse a Law, sempre più confuso. –Sono lenti a contatto.-
 -Myri, ti prego… Non…-
 -Law, non discutere. Quegli affari sono orrendi, e senza sei decisamente affascinante. E io voglio un uomo affascinante al mio fianco.-
 Le guance di Law si accesero un secondo dopo e Myri si rese conto della gaffe.
 -Per il gala, al mio fianco per il gala.-
 -Certo- rispose lui tornando in sé.
 Scese il silenzio.
 A quel punto, Alex si alzò in piedi e si diresse verso i due coinquilini.
 -Comunque, io sono Alex- porse la mano a Law.
 A quella distanza, il ragazzo poté guardare meglio la donna. Era più alta di Myri, il fisico snello e asciutto, i capelli biondi sistemati in un taglio corto ed ordinato.
 -Law- lei le strinse la mano.
 -Alex è qui per aiutarmi con il vestito e tutto il resto- spiegò Myri. –Fa la costumista per il cinema. E’ una bomba!-
 -In realtà sono solo un’assistente.-
 -Non fare l’idiota, sei brava.-
 -Sì, in effetti lo sono- rispose l’amica dopo l’iniezione di fiducia.
 -Law- Myri si rivolse al ragazzo che sussultò per la sorpresa. –Mangia qualcosa, fatti una doccia e indossa le lenti. Abbiamo solo due ore.-
 A Law due ore sembravano più che sufficienti ma, a giudicare dal fuoco che usciva dagli occhi di Myri, per lei non lo erano affatto.
 Un’oretta dopo, Law aveva assolto ad ogni compito. Aveva cenato velocemente con una bistecca e un’insalata, si era lavato, aveva indossato le lenti a contatto, e ora se ne stava nel suo appartamento, davanti allo specchio, osservando il riflesso di quell’uomo in smoking. Odiava indossarlo, si sentiva impacciato, ma non aveva altra scelta.
 -Law, sono Alex. Posso salire?-
 -Vieni, pure.-
 La ragazza bionda fece il suo ingresso nell’appartamento di Law.
 Si guardò intorno soddisfatta.
 -E’ carino qui, vero? Ho aiutato io Olivia ad arredarlo.-
 -Be’ allora ti ringrazio, mi trovo bene in questo appartamento. E’ tutto molto funzionale.-
 -E’ una delle mie opere meglio riuscite- rispose la ragazza con un sorriso gentile. –Mi dispiace disturbarti ma quell’esagitata di Myri mi ha spedito qua su per darti una sistemata ai capelli.-
 Law si guardò allo specchio.
 -Cos’hanno i miei capelli di sbagliato?-
 -Oh, nulla. Sono solo un po’ anonimi, per una serata come questa vanno ritoccati un tantino.-
 -Okay allora.-
 Pochi secondi dopo Law era seduto su una sedia e Alex trafficava con gel e pettine.
 -Hai mai pensato di far crescere un po’ la barba, renderebbe il tuo viso più maturo. Non te la prendere ma sembri un diciottenne.-
 Law sorrise.
 -Non ho mai badato molto al mio aspetto.-
 -Magari dovresti. Myri è tua amica ma stasera potresti incontrare qualche bella donna.-
 Gli occhi di Law si velarono di una pensate sfumatura di sconfitta. Rachel lo spingeva a provarci con Myri, ma come aveva sempre immaginato lui era solo un amico per lei. Nulla era cambiato. Le ragazze che lo interessavano davvero non gli avevano mai dato speranze.
 -Da quanto conosci Myri?-
 Alex sorrise.
 -Tanto tempo, dalle superiori. All’epoca era solo una secchiona senza stile. Ci ho impiegato anni a farle capire che con un po’ d’impegno sarebbe diventata bellissima. Anche se la scelta di tingere i capelli non mi è mai piaciuta. Il suo colore naturale è meraviglioso.-
 -Mi ha detto che è stato per via di Connor…-
 -Quel bastardo!- esclamò Alex con rabbia pura nella voce stringendo il pettine con forza. –Le ha strappato il cuore dal petto e lo ha calpestato senza pietà. Se lo avessi davanti adesso… Dio, lo ucciderei con le mie mani.-
 -Già, Myri mi ha raccontato qualcosa.-
 -Sul serio?- chiese Alex stupita. –Di solito non racconta la storia di Connor con facilità, si fida davvero di te. Devi essere un buon amico per lei.-
 L’ennesima pugnalata dritta al petto. Quella storia della friendzone cominciava ad essere deleteria. Vedere Myri solo come un’amica era difficile ma doveva almeno provarci. Ne andava della sua sopravvivenza.
 -Connor l’ha distrutta. Tuttavia, guardando il lato positivo, quell’esperienza l’ha resa più sicura.-
 -In che senso?- Law era curioso. Conoscere meglio Myri attraverso le sue amiche era l’unico modo che aveva per sapere tutto di lei. La sua mente aveva bisogno di conoscere Myri, ogni sua sfumatura.
 -Prima di Connor, Myri era riservata, a volte persino troppo. Temeva di sbagliare, temeva i giudizi degli altri, senza mai dimostrarlo. Ora, non le importa di risultare petulante o infantile, ha degli obiettivi e vuole raggiungerli. E’ determinata, e questo la rende più interessante. Ecco fatto!-
 Alex sorrise a Law e gli chiese di guardarsi allo specchio.
 Quando l’uomo vide il suo riflesso nello specchio non poteva credere a ciò che aveva davanti. Non sembrava neanche lui. I capelli erano perfetti sistemati con il gel. L’assenza degli occhiali rendeva i suoi occhi più grandi e il viso più maturo. Forse Alex non aveva tutti i torti, un po’ di barba non avrebbe guastato.
 -Law, è tardi!- l’urlo dalle scale fece trasalire il ragazzo. Era Myri che lo minacciava con voce dura.
 -Credo che tu sia atteso al piano di sotto- disse Alex ridendo.
 Law la ringraziò per l’aiuto e scese le scale.
 -Finalmente!- esclamò Myri con il volto contratto dall’impazienza. –L’auto è arrivata. Ci sta aspettando. Se arriveremo in ritardo, darò la colpa a te, dormiglione.-
 Law avrebbe voluto parlare, avrebbe voluto rispondere a quell’accusa ingiusta, dato che era stata lei stessa a voler chiacchierare per tutta la notte, eppure non riuscì a mettere insieme neanche una sillaba.
 Myri era una visione meravigliosa.
 Il lungo abito da sera color vinaccio le fasciava i fianchi con morbidezza. Il corpetto senza spalline metteva in risalto la scollatura a cuore. I capelli… Avrebbe potuto scrivere un trattato sulla bellezza di quei capelli: lasciati sciolti, resi leggermente ricci e gonfi, tirati su solo da un lato con un fermaglio di cristalli lucenti, a lasciare scoperto un orecchio e tutto il profilo del collo.
 Il trucco era leggero, e valorizzava gli occhi verdi che da sempre lo avevano affascinato.
 -Allora? Che stai aspettando?- chiese Myri impaziente.
 In quel momento, i filtri di Law si disattivarono, la bocca si scollegò completamente dal cervello.
 -Sei bellissima.-
 Due parole. Le uniche due parole che riuscì a formulare.
 Myri si fermò a guardare Law. La fretta di uscire di casa l’aveva indotta a dimenticare chi fosse l’uomo che aveva davanti. Law, il suo amico Law. Il suo amico Law dal quale si sentiva attratta.
 Sbatté un paio di volte le palpebre, indecisa sul da farsi. Lo aveva notato subito che anche lui era stupendo vestito in quel modo ma aveva cercato di non fare commenti. E invece, era stato lui a spiazzarla completamente.
 -Grazie- abbassò lo sguardo. –Lo smoking ti dona.-
 Lui rise.
 -Mi sento un pinguino congelato.-
 Lei alzò lo sguardo e fissò i suoi occhi scuri, finalmente chiari e visibili senza la pensante montatura degli occhiali.
 -Stai benissimo- rispose lei ricambiato il sorriso. –E non mi sbagliavo, senza quegli affari e con una sistemata ai capelli sei davvero affascinante.-
 Law stava per dire qualcosa ma lei lo bloccò, non voleva che si creassero altre situazione imbarazzanti.
 -Dobbiamo sbrigarci, basta con i convenevoli. La limousine non aspetterà tutta la notte.-
 -Limousine?-
 Intanto Alex aveva raggiunto i due coinquilini.
 -Sì, sono le solite cavolate da Ward. Nascere in una famiglia ricca è uno schifo.-
 Law sorrise.
 -Immagino di sì.-
 -Myri aspetta!- Alex si precipitò dalla sua amica. –Non ti dimenticare lo scialle.-
 La costumista sistemò sulle spalle di Myri un delicato scialle nero di organza.
 -Ora sei pronta. Divertitevi.-
 I due ringraziarono e si diressero verso l’uscita del palazzo.
 In ascensore, Law avvertì il senso di claustrofobia più forte di tutti i tempi. Il cigolio di quel trabiccolo lo innervosiva e il dolce profumo di Myri, che gli stava vicino, lo inebriava. Il cuore sembrava voler esplodere ma lui non riusciva a capire se fosse per il rumore dell’ascensore o per Myri.
 Sperò con tutto se stesso che non fosse la seconda ipotesi a farlo sentire nervoso sino a quel punto.
 Myri non disse una parola per tutto il tragitto in limousine, e Law fece lo stesso.
 Erano seduti uno di fronte all’altro, era stato Law a non sedersi accanto a lei. Si era precipitato sul sedile opposto come se su quello che ospitava Myri ci fossero stati dei serpenti velenosi.
 Da quel momento in poi, aveva appoggiato il gomito sul bracciolo del sedile, il mento sul dorso della mano e si era limitato a guardare fuori.
 Myri si era soffermata ad osservare quel profilo per diverse volte. Si sentiva inquieta, come se quella serata avesse in serbo qualcosa di più di un semplice e noioso gala.
 I tratti di Law le apparivano rigidi, impietriti da un sentore di preoccupazione che lei stentava a comprendere.
 -Tutto bene?- le chiese lei con un sorriso.
 Law chiuse gli occhi per un istante e prese un respiro profondo. Guardò Myri negli occhi con delicatezza.
 Il cuore di lei non tardò a reagire.
 -C’è qualcosa che non ti ho detto su di me.-
 Lei aggrottò la fronte, non era certa di aver capito le parole dell’amico.
 -Ed è così grave da farti incupire?-
 -No, non è grave. E’ solo che forse avrei dovuto dirtelo prima ma non credevo fosse necessario. Ora, invece, lo è. O almeno credo che lo sia…-
 -Law, sul serio non capisco- ribatté lei attonita.
 -Io…-
 La limousine arrestò la sua corsa.
 -Te lo dirò dopo- mormorò Law stampandosi un sorriso tirato in faccia. –Non è nulla di preoccupante.-
 -Ne sei sicuro?- chiese lei scettica.
 Law non rispose. Aprì lo sportello e, una volta fuori, porse la mano a Myri per aiutarla a scendere dall’automobile.
 Lei lo prese sottobraccio e si diressero insieme verso la maestosa e antica entrata del Teatro Storico.
 A guardia dell’ingresso del grande portone, due valletti controllavano la lista degli invitati. Non appena sentirono il cognome Ward, pronunciato da Myri, si prostrarono in convenevoli obbligati.
 -Odio essere una mezza Ward!- mormorò Myri stizzita mentre percorrevano il lungo corridoio che li avrebbe condotti nella sala per l’evento. –Diventano tutti così condiscendenti.-
 -Sì, lo capisco bene- le parole scivolarono via dalle labbra di Law.
 -Che intendi?- chiese lei con sospetto.
 -E’ quello che stavo cercando di dirti prima in auto- un altro profondo respiro, un altro battito di ciglia. –Io… La mia famiglia… Diciamo che provengo da una famiglia conosciuta in città.-
 Nella sala gli invitati erano tanti. Tutti vestiti in modo elegante e con un calice di qualcosa in mano. Alcuni stuzzicavano dal buffet mentre altri si erano isolati in piccoli gruppi per parlare di arte o di affari.
 -Quale famiglia?- la domanda di Myri si perse nel chiacchiericcio nel grande salone della festa.
 Law stava per rispondere quando una voce lo interruppe.
 -Lawrence?-
 Quella voce lo fece sobbalzare. Sapeva perfettamente di chi si trattasse ancor prima di voltarsi. E quando i suoi occhi incontrarono quelli, così simili ai suoi, di un uomo sulla sessantina e con lucenti capelli bianchi, ogni dubbio svanì.
 -Ciao, zio Phil- rispose con voce impaurita. Ora Myri avrebbe scoperto la verità.
 -Sei proprio tu, Law?- chiese l’uomo incredulo. –Che fine hanno fatto quei fondi di bottiglia?-
 Law spiegò velocemente che era stata la sua accompagnatrice ad eliminarli, in vista della serata.
 -E la signorina è…?-
 -Myriam Jackson- si presentò lei con un sorriso. –Sono la nipote di Olivia Ward.-
 -Oh, sei la tanto attesa Miss Myriam quasi Ward! Tua nonna ha decantato la tua piacevole partecipazione a metà degli invitati.-
 -Immagino…- rispose Myri con un sorriso tirato. Law sospettava che prima o poi Myri avrebbe soffocato sua nonna con un cuscino.
 -E’ piacere fare la tua conoscenza- continuò lo zio Phil prendendole la mano e sfiorandola appena con le labbra. –Sono Philip Butler, lo zio di Law.-
 Myri rimase interdetta per qualche secondo, poi ritrovò la parola.
 -Butler? Ha qualcosa a che fare con quei Butler?-
 Phil scoppiò a ridere.
 -Temo proprio di sì, mia cara. Lawrence non te l’ha detto?-
 A quel punto gli occhi di Myri divennero dei fari indagatori in quelli di Law. Il ragazzo abbassò lo sguardo contrito. Avrebbe dovuto rivelarle prima la verità ma odiava dover fare i conti con i ricordi della sua famiglia.  
 -Sei un Butler?!-
 -Purtroppo…-
 -Sei sempre stato un Butler? Un Butler della catena di hotel di lusso Butler? Quei Butler?-
 -Myri, continuerai a ripetere il mio cognome per tutta la serata? Sì, sono Lawrence Butler.-
 La ragazza scosse la testa per riprendersi dalla notizia appena ricevuta.
 -Avete hotel in tutto il paese. Ma che dico? Possedete hotel in tutto il mondo!-
 Lawrence Butler le lanciò uno sguardo contrariato.
 -Scusa, io… Sai, che non ho filtri. Perché non me lo hai detto prima?-
 Law prese un altro respiro. I suoi polmoni quella sera avevano un bel da fare.
 -Perché ho lasciato la mia famiglia anni fa, e odio essere associato a loro. Dovresti capirmi.-
 Myri sbatté le palpebre diverse volte, con gli occhi puntati sul volto di Law.
 -Sei un Butler…-
 -Myri!-
 -Scusa, non riesco ad evitarlo- disse lei mortificata. –Quindi sei ricco?-
 -Oh, sì- rispose subito Phil.
 -No, non lo sono! I Butler sono ricchi, io mi sono dissociato dalle attività dell’azienda.-
 -Ma prendi ancora gli utili che ti spettano- un’altra voce che Law conosceva troppo bene. –E’ strano vederti a questo genere di eventi, fratellino.-
 -Rhonda, sai che non trattengo un centesimo dagli utili della Butler.-
 Una donna alta, con un lungo abito nero e capelli biondi acconciati in una crocchia bassa, si era avvicinata. Il suo volto ricordava in modo inequivocabile quello di Law, ma con almeno una ventina d’anni in più.  
 -Sì, mi hanno informato che i laboratori di ricerca di mezzo continente ti sono debitori per le ingenti donazione che continui a versare. Sperperare il tuo capitale in questo modo stupido. Papà ancora non riesce ad mandare giù il rospo.-
 Myri rimase di sasso. Aveva già visto quella donna, sua nonna conosceva quella donna, probabilmente tutta la città sapeva di chi si trattava.
 -Tu sei Rhonda Butler, l’attuale…-
 -L’attuale proprietaria e azionista di maggioranza della Butler Corporation? Sì, sono io.-
 A quel punto Myri si rivolse a Law.
 -Sei uno dei proprietari?-
 -E’ il terzo, in linea di successione, per il trono dei Butler- rispose Phil scoppiando a ridere.
 Law si passò una mano sugli occhi.
 -Myri, ti prego. Sono un Butler, ma non ho mai voluto far parte dell’azienda. Mio padre mi ha costretto a conservare il mio posto nel consiglio d’amministrazione ma io ho delegato zio Phil. Sono un azionista, tutto qui. Il mondo degli affari, non è il mio mondo. Ormai dovresti conoscermi abbastanza per saperlo che sono un topo da laboratorio. Mi mantengo da solo, non uso i loro soldi.-
 Sugli occhi di Law scese un velo di delusione e Myri si sentì come colpita da un fulmine. La doveva smettere di essere sorpresa e di fare domande stupide. Law era Law. Che fosse anche un Butler non cambiava nulla. Credeva ad ogni sua parola perché un po’ conosceva davvero il Law coinquilino del piano di sopra, e con la donna d’affari che aveva davanti non aveva nulla a che spartire.
 Tutto, dal loro atteggiamento, ai loro occhi, metteva in risalto quanto i due fratelli fossero diversi.
 La mano di Myri raggiunse quella di Law, spaesato dal gesto. Lei sorrise e sussurrò delle scuse che lui comprese solo grazie al labiale.
 Il cuore di Law si alleggerì. Odiava essere collegato alla famiglia Butler e non poteva sopportare che Myri lo accomunasse con il branco di squali che sua sorella comandava a bacchetta.
 I loro occhi non si persero. Potevano parlare anche solo con quelli e Law si accorse che finalmente Myri lo aveva capito, che lo stava comprendendo sul serio.
 -Ma che bel quadretto!- esclamò la dura voce di Rhonda. –Ti ha chiamato Myri. Non dirmi che sei tu la famosa rampolla dei Ward che lavora in uno squallido bar. Non credevo potessi dimostrare tanta eleganza, ma immagino che un bel vestito e un po’ di trucco sortiscano sempre un certo risultato.-
 -Rhonda, dacci un taglio- abbaiò Law a bassa voce.
 -Ti voglio bene, fratellino. Sai, tuttavia, che non posso permettere che tu frequenti una ragazza del genere. Non si addice alla nostra famiglia.-
 -E’ la tua famiglia!- esclamò Law risentito. –Io non ne faccio parte, non più. Posso frequentare chi voglio e Myriam è certamente un milione di volte migliore di voi.-
 -Rhonda- cominciò Phil con aria seria. –Credo che tu ti stia preoccupando del fratello sbagliato. Quello non è Jordan? Mi sembra che abbia un microfono in mano.-
 La donna diresse subito lo sguardo nella direzione indicata dallo zio.
 -Accidenti! Jordan!-
 Un uomo stava barcollando verso il centro della sala. Il microfono stretto in mano e la chiara intenzione di voler dire qualcosa di pericolosamente imbarazzante.
 Gli occhi di un azzurro glaciale di Rhonda si posarono su Myri.
 -Tesoro, sistemo l’altro mio fratellino e sarò subito da te. E’ ora che parliamo un po’ di quella fuggitiva che ti ritrovi per nonna, e soprattutto dobbiamo parlare dello Slammer.-
 Law e Myri trasalirono mentre osservavano Rhonda raggiungere un Jordan evidentemente sbronzo.
 -Di che diavolo parlava?- chiese Myri.
 -Non ne ho idea, ma le intenzione di Rhonda non sono mai nobili. Deve avere qualcosa in mente e dovremmo scoprire cosa prima che sia troppo tardi.-
 -Ragazzi- cominciò Phil con occhi cupi. –Mi dispiace che sia accaduto prima del tempo ma devo rivelarvi cos’ha in mente Rhonda. C’è un motivo per cui tu e Myri vi siete conosciuti, e lo Slammer è al centro di tutto.-
 -Zio Phil, ma cosa…-
 -Non qui- lo interruppe l’uomo. –Nessuno deve ascoltare ciò che vi dirò. Seguitemi.-
 Myri rimase immobile, completamente spaesata. Che voleva quella donna da lei? Perché sul piatto della discussione era finito anche il suo rapporto con Law? Dov’era nonna Olivia?
 Law le strinse la mano che ancora era nella sua. Non si erano mai separate.
 -Tranquilla, capiremo cosa sta accadendo.-
 Lei annuì cercando di fare un sorriso ma non ebbe molto successo.
 I ragazzi seguirono lo zio Phil fino all’uscita del teatro. Disse qualcosa al valletto e poco dopo un parcheggiatore portò la sua auto proprio davanti il grande portone.
 Invitò i due ragazzi a salire e una volta dentro Law non riuscì più a trattenersi.
 -Zio Phil, che diamine è questa storia?-
 L’uomo prese un respiro e cominciò a guidare per le strade della grande città.
 -E’ una lunga storia e mi serve un’altra persona per raccontarla correttamente. Tutto ciò che posso dirvi ora è che ci sarà da faticare per impedire a Rhonda di portare a termine il suo piano.-
 -Di che piano parli?- domandò Myri dal sedile posteriore.
 -Rhonda vuole lo Slammer.-
 Law spalancò gli occhi incredulo mentre il cuore di Myri si fermò del tutto per poi accelerare impazzito. Si lasciò cadere con la schiena sul sedile e vide Law volarsi nella sua direzione.
 Non ci fu bisogno di parlare, i loro occhi si compresero al volo.
 Come potevano impedire ad una donna potente come Rhonda di ottenere ciò che voleva?
 La risposta era semplice.
 Non esisteva un modo.
 Sarebbe stata un’impresa impossibile. 






|| L'Autrice ||
Scusate, ho pubblicato questo capitolo su wattpad giorni fa ed ero convinta di averlo inserito anche qui, invece vi ho lasciato a bocca asciutta. Vabbe', guardiamo il lato positivo almeno è pronto anche il capitolo 9 che pubblicherò tra poco. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, non inserisco anticipazioni dato che il 9 è già pronto, vi darò nel prossimo quelle del capitolo 10. 
   
 
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