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Autore: annalisa93    29/09/2017    0 recensioni
Questa storia non è mia, ma di una mia amica, il suo profilo ufficiale lo trovate su wattpad : https://www.wattpad.com/user/ChiBa93
GENERE: sentimentale, thriller, mistero, psicologico, urbanfantasy.
Diciassette ragazzi.
Diciassette anime diverse, ognuna con il proprio passato, con le proprie fragilità e con le proprie aspettative per il futuro.
Diciassette cuori destinati ad incontrarsi e a scontrarsi.
Diciassette persone che si ritroveranno ad indagare su una serie di misteriose scomparse e sull'inquietante morte di una giovane liceale, avvenuta quarant'anni prima.
N.B: Questa storia è una light novel, ovvero un romanzo con illustrazioni in stile manga
Genere: Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Buonasera a tutti :) Anche per questa settimana aggiorno di venerdì, mentre la prossima purtroppo devo saltare l'aggiornamento quindi ci "vediamo" tra due settimane.
Buona lettura :) 

 

So give me reason

To prove me wrong

To wash this memory clean

Let the floods cross

The distance in your eyes

Give me reason

To fill this hole

Connect the space between

Let it be enough to reach the truth that lies

Across this new divide

(da New Divide, Linkin Park)

 

Autostrada, uscita Lucca est, ore 19.45

Quando vide l'enorme cartello verde recitare "Lucca Est" sentì il forte impulso di fare retromarcia e tornare a Terni. Ma non poteva farlo, non doveva farlo. Doveva ritrovare la sua bambina. Aveva la sensazione che fosse lì e sperava di non sbagliarsi. Si era calmato un po' da quando Amelia le aveva mandato il segnale tramite il portachiavi, ma era sempre preoccupato. Perciò si fece coraggio e svoltò in direzione del casello autostradale, per pagare il pedaggio. Proprio mentre stava porgendo il denaro all'addetto, sentì un forte bruciore al livello della base del collo. Un sudore freddo cominciò a bagnargli la fronte. Quella sensazione l'aveva già provata, l'aveva sperimentata cinque anni prima. «Non dirmi che...» Affermò, in un soffio, la mano sospesa fuori dal finestrino per ricevere il resto dell'importo.

L'impiegato lo guardò confuso.

Josh scosse la testa. «Mi scusi, non dicevo a lei.» Abbozzò un sorriso tirato, da cui traspariva tutto il suo nervosismo. «Grazie, arrivederci.» Ritirando la mano alzò il finestrino e imboccò l'uscita. Adesso il bruciore aveva lasciato il posto ad un insistente quanto fastidioso formicolio, fugando ogni dubbio che si era affollato nella testa del giovane carabiniere.

Aveva bisogno di fermarsi per verificare il sospetto che gli stava mozzando il fiato. Appena fuori dall'uscita dell'autostrada c'era un McDonald e la prima cosa che gli era venuta in mente di fare era di fermarsi lì, perciò si sbrigò a raggiungerlo.

Una volta entrato nel locale, si fiondò in bagno, chiudendosi la porta alle spalle. Era vuoto, per sua fortuna. Con gesti frenetici cominciò a spogliarsi, liberandosi degli indumenti che gli fasciavano il busto. Si sfilò il cappotto, il cardigan arancione, la camicia e la cannottiera, scoprendo un torace asciutto, ma non più tonico. C'era ancora un accenno di pettorali e di addominali, che un tempo erano perfettamente scolpiti, ma niente di più. Si guardò allo specchio. Appoggiò le mani sul mobile del lavabo e sospirò. Sapeva bene cosa significasse quel formicolio, ma non aveva il coraggio di voltarsi e controllare. Perché se davvero era ciò che stava pensando, quello avrebbe indicato l'inizio del cammino dei ricordi che avrebbe dovuto intraprendere. Gli occhi si strinsero in due fessure colme di sofferenza e paura. Respirò a fondo, poi, senza pensarci ulteriormente, prima che il terrore lo ghermisse con le sue dita affilate, si voltò. Oh, no! E invece, sì. Era lì, e brillava in tutta la sua fierezza. Il simbolo dei Guardiani del Cosmo, il marchio dei sacerdoti della dea della notte: un ramo argentato a forma di esse, adornato da quindici fiori, sette di pesco e otto di ciliegio.

Josh strinse i pugni, per trattenere la rabbia e il dolore. Dunque qualcuno aveva attivato il gioco. Era stata la ragazza che aveva rapito Amelia e che gli aveva rubato il cimelio? Oppure qualcun altro, magari un complice? Chiunque fosse stato, di una cosa poteva essere sicuro: doveva essere un Guardiano anche lui.

Stava riflettendo sulle sue supposizioni, quando udì dei passi muoversi nella sua direzione. Colto alla sprovvista, recuperò tutti i suoi indumenti, e riuscì a chiudersi all'interno di uno dei gabinetti proprio prima che un uomo facesse ingresso nel bagno. Si rivestì velocemente e uscì come se nulla fosse, esibendo un sorriso di circostanza.

Corse alla macchina, impossessato dall'impellente bisogno di trovare delle risposte. Per poter soddisfare questa sua necessità doveva prima rintracciare quella ragazza, anche se non aveva la più pallida idea di dove potesse essere. E cosa più importante, voleva riprendersi Amelia. Sapeva che stava bene, ma come poteva essere sicuro che non le sarebbe successo niente di spiacevole? Stava per accendere il motore, quando il cellulare squillò. Lesse il nome sul display: Anna Martini, la madre del maresciallo. Stando a quello che gli aveva spiegato il capo, la signora lo stava aspettando a casa sua, dove avrebbe soggiornato con la bimba per il tempo necessario affinché potesse concludere le indagini, a cui avrebbero preso parte anche i suoi colleghi di Lucca.

«E adesso come glielo dico alla signora che ho perso mia figlia? Mi crederà un pessimo padre.»

Rispose al telefono, un po' timoroso. «Pronto, signora Martini?»

«Salve. Parlo con Joshua?» La voce della donna era squillante.

«Sì, sono io.»

«Oh bene. Ciao, caro. Volevo avvisarti che Amelia è qui con me.

A quel punto le labbra di Josh non poterono che distendersi in un largo sorriso, carico di sollievo, la piccola era al sicuro.

«E' venuta con una ragazza, di cui non conosco il nome. È la tua fidanzata, per caso?» Domandò lei, titubante.

Lui, non sapendo cosa rispondere, disse: «Sì, proprio così.» Mentì. Sempre meglio che dirle la verità, pensò.

«Me lo immaginavo. Hai proprio dei gusti raffinati, è davvero una bella figliola.»

Quel commento lo lasciò interdetto e imbarazzato. Però, doveva ammetterlo, la signora aveva ragione. Quando l'aveva incontrata nel bagno dell'autogrill era stato rapito dalla sua bellezza, che era passata subito in secondo piano, inghiottita dalla spessa coltre di odio e disprezzo che emanavano il suo cuore e la sua anima.

Da buon agente semplice qual era, non si fece scappare l'occasione di poter interrogare la giovane. «Mi dica, signora... la mia ragazza è sempre lì?»

«Oh, sì, sta giocando con Amelia.»

«Bene. Può impedirle di allontanarsi da casa sua finché non arrivo io?»

«Ma certo, caro. Lascia fare a me.» Il tono di Anna sembrava quello di chi la sapeva lunga.

«Grazie, signora Martini. A dopo.»

«Di nulla. A dopo, caro.»

A quel punto Josh chiuse la telefonata e fece partire il motore, diretto a S.Maria a Colle, la frazione in cui abitavano i Martini. Per tutta la durata del tragitto non fece altro che concentrarsi solo ed esclusivamente sulle macchine: un solo sguardo alle mura della città, alla gelateria in cui andavano sempre dopo scuola, al supermercato in cui andavano a fare la spesa prima dei week-end di gara, sarebbe bastato a farlo crollare sotto il peso dei ricordi.

Fortunatamente non impiegò molto tempo prima di raggiungere la destinazione. La famiglia del maresciallo viveva all'interno di una corte, in cui, quando arrivò, scorse la tanto odiata Lancia Ypsilon. Non fece in tempo a finire di parcheggiare che sentì Amelia gridare.

«Papà, papà! E' arrivato il mio papino!» Saltellava dalla gioia.

Appena scese dall'abitacolo, la bambina gli si tuffò fra le braccia.

«Non ti arrabbiare con me.» Esordì lei, affondando il viso nel cappotto di Josh. Lui la strinse amorevolmente e si piegò verso il basso. «Per adesso mi basta sapere che non ti è successo niente, ma dopo faremo i conti, mia piccola peste!» Aggiunse dandole un bacio fra i capelli biondi. Poi, alzò lo sguardo e vide la signora Martini. Le fece cenno di portare via la figlia. Aveva bisogno di parlare con colei che lo stava trapassando da parte a parte con lo sguardo, appoggiata allo stipite del portone.

«Vieni, Amelia, andiamo a vedere se di là troviamo qualche giocattolo che ti piace.» Propose Anna, tendendole la mano. Lei la prese entusiasta e, insieme, le due entrarono in casa, chiudendo la porta. Adesso Josh e Alysia erano uno di fronte all'altro, ad appena pochi metri di distanza, mentre un vento gelido sferzava i loro corpi. Mosso da un improvviso moto di rabbia, lui le andò incontro e, velocissimo, la inchiodò al muro, cingendole la gola con una mano. «Non ti azzardare a fare un'altra volta una cosa del genere, o giuro che ti ammanetto questi esili polsini», le prese il polso e lo alzò all'altezza del viso, «E ti sbatto in gattabuia.» Piantò gli occhi in quelli neri della ragazza. Era determinato a realizzare ciò che qualche ora prima non era riuscito a fare. Cominciò a scandagliare quei pozzi neri come il buio, in cerca di una risposta al tanto odio nei suoi confronti, cominciò ad esplorare il mare tumultuoso che sembrava separarli. Finché non la vide. Soffocata dagli spessi strati di rancore che aveva accumulato in tutti quegli anni, scorse una luce debole, flebile, fioca. E la riconobbe. Quella era la luce dell'amore, la luce della speranza, la luce che un tempo brillava solo per lui. Sgranò gli occhi, incredulo.

«A-Aly?»

   
 
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