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Autore: pokepony10    01/10/2017    0 recensioni
Quante cose accadono nel mondo e noi nemmeno lo sappiamo? Sono tante e solo poche sono raccontate nelle pagine di storia, dopotutto il lavoro di uno storico non è raccontare la vita di un solo individuo, ma raccontare le grandi scoperte, errori ed evoluzioni del mondo che ci hanno portati fino ad oggi. Poi esistono gli scrittori, quello che provo ad essere io, che hanno il potere di dare voce a quelle persone di cui nessuno sa nulla. Poco tempo fa sono entrata in possesso di queste pagine e leggendole sono rimasta molto colpita. Ammetto che odio tenermi le cose interessanti solo per me, quindi ho deciso di trascrivere l'autobiografia e quindi di rendere il tutto pubblico. Il nome dell'autrice è kymyky, vive un'avventura che stravolge leggi fisiche e morali, ad essere sincera è piuttosto contorta quindi non temete, alla fine cercherò di chiarire alcune logiche sulle quali ho cercato di documentarmi il più possibile. Dopo questa premessa preferisco non dire altro, mi odiereste per i miei spoiler.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Presi tra le mani il micio, era vivo -non per molto- bisbigliai prendendo la siringa. La sua punta tagliente mi permise di squartare il petto dell'animaletto in due. Presi poi dei chiodi e inchiodai al tavolo i due lembi di pelliccia per poter operare senza problemi. Iniziai col osservare il suo interno, avevo avuto tra le mani solo libri sull'argomento non ho mai avuto a che are con veri mammiferi, quella era l'occasione per imparare sul campo.

 L'attività celebrale di black fu costante nessuna anomalia.  Presi la mia agenda e iniziai a sfogliarla. Scrissi in prima pagina SOGGETTO1: MICIO, -"non ho ottenuto grandi risultati dallo studio del cervello, ma ora ho l'opportunità di studiare un mammifero da vicino senza avere nessuna opposizione"- scrissi e poi tornai da black -tutto bene cavia?- chiesi -c… cavia?!- domandò -si oramai sei divenuta la mia cavia, ho intenzione di fare un esperimento su di te… ma mi serve solo il tuo cervello nulla di più. 

Presi la siringa e le ignettai dell'anestetico totale. Dopo poco si addormento. La misi seduta e iniziai a tagliare via parte dei capelli - soffici e profumati- pensai stringendomeli tra le dita. Dopo averla rasata iniziai a incidere col coltellino l'area da tagliare via, iniziai poi a tagliare segmenti partendo dal centro circa del cranio -che fai?- chiese jack -io… guardala bene cosa ti sembra?- -se devo essere sincero… un'arancia… sai quando si taglia via la buccia solo che questa sembra mezza arancia- -allora ci sono riuscita… aiutavi a sbucciarla- dissi. Muniti di coltello e bisturi iniziamo a togliere i vari spicchi della sua testa. Rimase solo il cranio che mi divideva dal cervello -sega- dissi. 
Black si risveglio era legata mani e gambe alla sedia e veniva bloccata anche al collo. Era agitata e preoccupata e dolorante -fa male!- urlò -sh! Non preoccuparti tutto si risolverà- dissi iniziando a tagliate il cranio. Le sue urla di disperazione non furono udite da nessuno poiché coperte dal suono della sega. In me cresceva la voglia e il desiderio di farla soffrire -perché?...- mi domandai con un sorriso stampato in faccia e le lacrime agli occhi -… l'unica amica che io abbia mai avuto… perché le faccio ciò?...- mi domandai. Ero oramai mentalmente instabile, non avevo più controllo del mio corpo, la voglia di provare piacere psicologico che copriva il senso di colpa ebbe il sopravvento. Arrivai a toccare il cervello con le mie stesse mani -qui risiede la tua capacità… qui risiede tutto… abituati al tuo nuovo corpo dissi -cosa vuoi farmi?- chiese poggiando una mano sulla mia -voglio che tu sia sempre con me…- dissi -allora fallo… ma ricorda… non puoi uccidere senza un motivo… io sono la prima ad accontentare un tuo capriccio..- disse poi co un sospiro trattenne l'urlo che rimase stampato sul suo viso appena staccai il cervello.

 Era una delle nuove sperimentazioni quella del cervello e del suo impianto in un altro corpo del tutto estraneo, il rischio che il corpo del micio rifiutasse tale organo era alto ma a ciò servono le cavie, a sperimentare. Misi l'organo in un contenitore per la sua conservazione anche lui nuovo ma funzionante. Presi il micio e iniziai anche ad aprirgli il cranio. Tentai di inserire il cervello di black nel corpo del gatto. Ci misi poco a collegare il cervello al nuovo corpo. Poco ovviamente non 10 minuti, ore e ore ci misi. Tentai di chiudere il tutto ma avevo bisogno di un pezzo d'osso più grande quindi ne creai  uno con materiale simile.

 Il mio primo esperimento fu concluso , dovevo solo vedere cosa succedeva. Presi la mia agenda e aggiornai -"SOGETTO2: BLACK la mia operazione ha avuto un successo la cavia non si è opposta al trattamento…"-  scrissi poi presi la macchina fotografica e scattai una foto al cadavere di Black. La sua espressione di sofferenza mista a terrore riuscì a colpirmi il cuore e quando posai la foto nell'album, mi scivolò sul viso una lacrima. 

Tornai coi piedi per terra e guardai il micio -b.. Black..- dissi con voce tremolante, il gatto si girò e mi guardo come se non sapesse con chi parlavo. Ero sconsolata non avevo riportato nel micio la memoria di black dunque Non aveva più senso che continuasse a vivere così lo presi e gli aprì nuovamente il corpo, lo svuotai e poi lo impagliai. Ricucì il tutto e poi posizionai il micio vicino a me. Guardai per l'ennesima volta black, al polso portava in bracciale borchiato lo tolsi e lo misi come collare al micio -black kitty- dissi guardando il mio risultato.

Era conclusa la giornata,  c'era chi ottenne risultati chi meno. -hey kymyky!- Gridò jack -si?- domandai ripulendomi le mani dal sangue -domani c'è una missione importante…- inizio a parlare -em…bhe?- domandai -ecco… sai…io…- continuo a parlare a bassa voce -dici dai!- -bhe… ti va di accompagnarmi?-. Tutti zittirono, sembrava quasi una proposta di matrimonio da come ci guardavano -di che si tratta? Perchè vuoi che ti accompagni io?- domandai - bhe tu sei interessata alle cavie umane?- -si…- -ecco nella base di black vi e una loro cavia ma... non è una semplice cavia, lei è la prima persona portata dal passato al presente- -quindi, la CIA ha costruito una macchina capace di creare una deformazione nello spazio e nel tempo, permettendo alle particelle di viaggiarci senza avere mutazioni dell'oggetto originale..- -se parli di una macchina del tempo allora si- disse jack osservandomi come se non parlassi la sua lingua -ma tu come diamine sei diventato uno scienziato?!- gli domandai -io? Io..- abbasso di colpo lo sguardo. Tutti ci fissavano ancora -ricordate che il mio tavolo è ancora abbastanza vuoto per ospitare uno di voi- dissi, tutti ripresero il proprio lavoro. 

Mi avvicinai a jack -dimmi cosa tu…- - nulla… comunque vieni?- certo- poi gli diedi la mano in segno di accordo. La notte passò lenta, troppo. Non riuscivo a capire perchè ero in quella condizione, mica ero felice? mica stavo provando la nuova emozione chiamata gioia?

 -ansiosa?- mi chiese jack sedendosi sul mio letto -ansiosa?- -si nervosa, emozionata, non vedi l'ora di attivare la missione he?- -bhe… si- dissi un po timorosa -e come mai sei così felice? Non e per caso per la compagnia?- domandò. Mi girai di scatto credevo avesse la sua solita espressione da squallido simpaticone, invece aveva lo sguardo basso, le guance rosse -scusa e una domanda stupida …- disse -no, non preoccuparti forse è vero,  sono felice che tu venga con me- dissi sorridendo. Non me la sentivo di sgridarlo o comunque di rispondere come al mio solito, quella non era una presa in giro, era ciò che pensava realmente, dovevo rispondere in egual modo.

 - quando inizia la missione?- domandai rompendo il silenzio che era nato -tra poco…- rispose con sguardo sempre più basso -ma come mai ti hanno affidato una missione simile?- -non me l'ha affidata nessuno- -e allora perchè la fai?- chiesi sorpresa -perchè voglio quella macchina- -non ne capisco il motivo… non ti piace la vita che fai?- -perché a te? A te piace questo posto? Il motivo per cui sei venuta, ti piace? Ti piace il fatto di essere figlia di un criminale che ha sterminato un sacco di gente?!- -io.. Io… si… si vado fiera del passato perchè è ciò che mi ha resa quello che sono… per quanto brutto, crudele, impossibile è la mia storia e ne vado fiera.. Perchè? tu?- -io?... Io ..no… non sono come te, tu sei importante perchè hai un passato prestigioso che ha segnato la storia io... Io qui sono entrato inizialmente per un altro motivo… non ero qui come scienziato ero qui come elettricista. Ero qui per il circuito distrutto dalla CIA per entrare di nascosto qui la prima volta, una volta scoperte troppe cose ero condannato a rimanere qui e divenni cosi anche una cavia di alcuni scienziati tra cui tuo padre, lui però evito di farmi del male, ansi con lui strinsi un bel rapporto e quando mi raccontò di te… bhe non vedevo l'ora di vederti, e aveva ragione a dire che eri una ragazza escluso che bella, anche da un grande talento… scusa e vero rischio molto dicendoti certe carinerie ma, non posso farci nulla se sono vere…- disse a testa bassa e col volto rosso.

 -carinerie?- pensai -perchè dici di rischiare, in nome di ciò che sono la verità è  mia compagna e devo accettarla qualunque essa sia… diciamo che non credevo che un ragazzo come te poteva essere un semplice elettricista… bhe per essere un comune mortale, sei un ottimo collega- dissi -comune mortale?- chiese -bhe si, diciamoci la verità non sei nato con questo talento- -bhe è vero…- -ma il tuo talento può essere sfruttato in questo ambito- conclusi.
 Lui era felice e le sue energie positive ripresero il controllo -bhe sbrighiamoci che non abbiamo tempo da perdere, voglio vedere quella macchina- dissi entusiasta -si mia signora- disse con un inchino -babbeo! sono solo una tua amica mica una sovrana- dissi dandogli uno schiaffetto dietro il collo -amica? Davvero?- domandò con occhi lucidi -si, oramai non posso dire nulla, eri mio conoscente se non sapevo nulla di te, ma ora che so la tua storia non posso che essere tua amica, scusami per averti messo in questo guaio,  avermi vicino è come una maledizione- -ma che! non sai quanto sia felice, è il sogno di ogni stolker avere la propria vittima come amico- -tu sei strano- commentai. Presi la mia valigia, ci misi il tutto e me lo misi come uno zaino.

 -perchè te la porti dietro?- mi chiese sorpreso -ho ciò che mi serve- risposi -va bhe, tu sei il capo- rispose facendo spallucce -la smetti?! mi metti in imbarazzo- dissi spingendolo -allora conosci questo stato d'animo- -certo- -bhe se io sono la causa, mica mi spiace- -si si come ti pare andiamo- dissi prendendolo per il camice.

 -che carina…- sospirò -hai detto qualcosa?- domandai facendo finta di nulla -chi? io? Non preoccuparti solo un pensiero a voce alta- -sicuro?- -si…?- disse esitante e rosso in volto -ancora con sta timidezza? Ma che ti frulla in testa quando fai quella faccia?- domandai camminando nel corridoio e trascinandolo con me -n... nulla- disse timido - sei un caso perso… anche un peso morto quando sei timido- dissi.

 Lui si fermò di colpo e ciò accadde anche a me. Cacciò dalla manica che gli tiravo la mano e strinse la mia che era ancora grappata al bordo del camice. Il mio volto divenne rosso mentre i suoi occhi azzurri color celo mi fissavano. -sai, per quanto i tuoi occhi siano mutati mi ci rifletto ancora bene… perchè hai scelto questo colore?- mi chiese fissandomi -io? È un colore da due significati. puoi vederlo come il colore della speranza o come il colore del veleno che sgorga nel cuore di tutti- risposi abbassando la testa. -io la vedo in modo diverso- disse, poi mi tirò il braccio, fini con il volto sulla sua spalla, lui con l'altro braccio mi strinse a se.

Io arrossi -io credo che tu lo abbia fatto per lei…- disse -l… lei?- domandai -colei che hai ucciso solo per gelosia di tuo padre… tu saresti voluta essere lei vero?- mi domandò -si.. Si avrei voluto smettere tutto ciò tanto tempo fa… non sarei mai voluta essere un mostro… avevi ragione prima, non mi piace il mio passato ma oramai mi ha resa ciò che sono ed è qualcosa che stranamente a me piace- dissi piangendo -a me piaci così come sei- mi disse, poi con una mano mi alzò il volto. Eravamo entrambi imbarazzati, man mano vidi il suo volto avvicinarsi a me. 

-n... no!- dissi allontanandomi dai suoi occhi e gli poggiai la mano libera sulla faccia -non sei poi così forte come le altre volte…- disse. Mi prese la mano e la tolse dalla faccia -scusami, ma non posso rinunciare ad un'opportunità simile, ho lavorato al tuo fianco come collega ma tu sai ciò che provavo no?- -credo di immaginare- risposi abbassando lo sguardo -non voglio andare contro il tuo volere quindi ti posso solo domandare… e tu?-.
 Quella domanda mi sorprese tanto quanto il fatto che non si comportasse come tutti gli altri uomini che avevo incontrato, tutti concentrati solo sul comportamento istintivo, lui era diverso. I suoi occhi si allontanarono da me -scusa, non avrei mai voluto metterti in questa situazione, forse è meglio avviare la missione- disse iniziando a camminare -f... fermo- dissi prendendolo per un braccio -si?- mi domandò -bhe… bhe… io… io…- -cosa c'è? dici dai- mi incoraggiò -non riesco a dirlo…- bisbigliai -allora cerca un altro modo per dirmi ciò che mi vuoi dire- disse jack -forse riguarda il piano? Tieni questo e la mia agenda vedi se così riesci a dirmi qualcosa- disse con un sorriso. 

Io afferrai la sua mano -scusa…- dissi, poi lo tirai verso di me. senza accorgermene le mie labbra si scontrarono con le sue e qualcosa si smosse dentro di me, lui mi afferrò le spalle e mi fece indietreggiare di un paio di passi fino a toccare il muro. Quello fu il momento più strano per me. -mi sento… strana- dissi alla fine di quel breve ma intenso bacio -non sei l'unica- mi rispose. Una volta ripresi dalla strana sensazione decidemmo di riprendere il viaggio per trovare il progetto della macchina del tempo. -quindi… bhe… ecco… ora noi siamo... - inizio jack -se ho capito a cosa stai pensando, ti sbagli, certi sentimenti li si possono esprimere senza mettere dei titoli, tu sai cosa provo e lo stesso lo so io. questo mi basta come bastano i piccoli gesti- dissi prendendogli la mano -capisco… ai tuoi ordini capo- disse stringendomi a lui. Con molta lentezza e tranquillità arrivammo sul tetto dello stabilimento da dove sembrava provenire il segnale della macchina -qui tutto può cambiare- dissi -in che senso?- -ho ripensato a questi ultimi giorni e a noi...  Ho intensione di usare la macchina del tempo…- -perché?- -ho intensione di cambiare ciò che sono, voglio renderti felice nel modo migliore, ricorda che io sono kymyky kawakay, sono solo ciò che il tempo mi ha resa quindi ho intenzione di rendere il mio nome qualcosa di positivo- risposi -ora andiamo- conclusi. 

Stavo per sfondare il vetro del tetto ma qualcuno mi anticipò -ancora voi?!- chiese una voce uscendo dal vetro infranto -ancora tu?! - domandò jack mettendosi davanti a me -levati sfigato… non è con te che ho dei problemi…- disse poi caccio una pistola e me la puntò contro -muori p…- non osare aggiungere altro- disse jack -se no?- domandò -kymyky, mi concedi tale onore- mi chiese porgendomi una mano -attento- dissi poi baciai il mio pugnale e glielo diedi -a noi- disse jack -con piacere- rispose eko.
   
 
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