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Autore: queenjane    01/10/2017    7 recensioni
Una passeggiata osservando le splendide fontane di Versailles. Una notte di riposo nelle stanze di Maria Antonietta, pensieri e parole. Buona lettura.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Marie Antoinette, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Portraits '
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Si tolse le forcine di squisita fattura, che le assicuravano le lunghe ciocche alla crocchia che soleva portare.
Tutto  quello che aveva era splendido, dalla biancheria di lino e batista alle lenzuola di seta con il suo monogramma.
Per non tacere dei vestiti, che ordinava da Worth e Paquin, gli equivalenti della sua epoca della famosa mademoiselle Bertin, che aveva vestito Marie Antoniette.
 I suoi passi parevano seguire i suoi, la regina austriaca si era librata con la grazie di una farfalla sui pavimenti che lei aveva percorso oggi, ammirando la famosa Galleria degli Specchi, per non tacere delle fontane che avevano zampillato, in fastosi zampilli.
I  giardini di Versailles erano una meraviglia, come quelli di Babilonia, le foglie che viravano nel rame e nell’oro, quando avevano visitato Parigi le migliaia di alberi presenti sulle strade che avevano percorso erano stati ornati da fiori artificiali di ippocastano, appositamente creati..
 Sorrise nello specchio, flettendo indietro la testa dorata, gli occhi grigio azzurri assorti e remoti. Anche Antonietta era stata bionda, con grandi occhi, dotata di grazia ed eleganza, brillante in ogni occasione, lei invece in pubblico arrossiva, la sua timidezza cronica era percepita come arroganza, il suo delizioso incarnato, che gli inglesi chiamavano “pesche e panna” diventava orribile.
Si alzò, andando verso il letto a baldacchino, con stupendi e raffinati tendaggi, Antonietta doveva avere pensato che certo era splendido. Come la trovata dell'ambasciatore francese di regalarle un arazzo di Gobelin con la regina e i suoi figli, lo avrebbe messo nel suo salotto arredato nei toni del malva e del lilla, nel suo prediletto palazzo di Alessandro, a Carskoe Selo, sua residenza preferita.
 Alessandra Feodorovna si addormentò sorridendo.
Era il 1896, era in viaggio con suo marito per le corti di tutto il continente europeo dopo la solenne incoronazione di Mosca.
Era zarina di Russia, moglie di Nicola Secondo, sposato per amore, giovane e avvenente.
La sola cosa che mancava a rendere completa la sua gioia era un figlio maschio, nel novembre precedente aveva dato alla luce la sua prima figlia, Olga.
 Un erede.
Mancava solo un maschio per rendere completa la sua gioia, la sua vita, la sua infanzia era stata triste, la madre e la sorella più piccola morte di difterite quando aveva sei anni, il padre quando ne aveva venti, per non tacere della lunga lotta per sposare Nicola, erano trascorse molte stagioni infelici prima del loro fidanzamento, dei suoi dolci baci che avevano sciolto il gelo che le serrava il cuore.
Per lei era un onore dormire in quelle stanze, appunto, mentre il suo seguito lo considerava un cattivo segno, come la scelta di regalarle quel particolare arazzo.
 La regina austriaca aveva avuto una tragica morte, sulla ghigliottina, dopo che la rivoluzione del 1789 le aveva tolto il suo titolo, il marito ed i figli, schernita, derisa, umiliata fino al suo ultimo giorno.
   
 
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