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Autore: starsfallinglikerain    01/10/2017    2 recensioni
Quando Magnus si ubriaca al Pandemonium, è Alec l'incaricato di condurlo a casa sano e salvo. L'impresa si rivelerà più difficile del previsto.
| Dal testo: Alzò gli occhi al cielo mentre faceva accomodare Magnus su una panchina che sembrava oltremodo patetica e indigente in confronto all'aspetto prestante del ragazzo ubriaco. Tuttavia, non si fidava abbastanza da farlo rimanere in piedi, non voleva nemmeno pensare alla possibilità che potesse inciampare e cadere fra le rotaie — quello sarebbe stato un problema. Il resto, seppur a fatica, Alec sarebbe riuscito a gestirlo. Più o meno. |
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Carry you home




«Suvvia, Alec, smettila per una volta di essere il solito musone guastafeste!».   

Avrebbe dovuto prestare ascolto alla sua coscienza, piuttosto che alle parole di sua sorella, si disse, mentre stringeva con una presa più decisa il ragazzo al proprio fianco per evitare che scivolasse e cadesse rovinosamente lungo le scale della metropolitana.         

Decisamente avrebbe dovuto prestare ascolto alla sua coscienza e rimanersene a casa.      

Diede un'occhiata di sfuggita al ragazzo accasciato contro di lui: Magnus Bane, un amico di Clary che aveva poi intavolato con Izzy una sfida a chi sarebbe riuscito a bere più shottini di vodka in un minuto e, contrariamente a ciò che si diceva in giro sulla sua resistenza all'alcol, aveva finito non solo con il perdere, ma anche con l'ubriacarsi.        

«Lo so cosa stai pensando» biascicò Magnus, faticando a mettere un piede davanti all'altro per scendere i gradini. «Ho una reputazione da difendere! Ho perso solo perché avevo già bevuto tre whisky» disse con voce impastata e cantilenante. Il che si scontrava duramente con il suo look da rocker, pensò Alec.      

Doveva ammettere che, quando si era avvicinato per salutare Clary e aveva abbracciato Izzy, per un attimo era rimasto disorientato dalla bellezza del giovane uomo: indiscutibilmente una bellezza non canonica, affilata, fatta di eyeliner glitterato, dita inanellate, una giacca di pelle nera che fasciava le spalle ampie e il torace sviluppato e un paio di jeans scuri talmente attillati che Alec poteva immaginare la sua arteria femorale chiedere pietà.         

Un calore piacevole tanto quanto sconveniente si era irradiato nel suo bassoventre nel vedere Magnus mentre dimenava i fianchi ballando con Izzy, al che aveva reagito rifugiandosi in bagno e gettandosi dell'acqua gelata in faccia, sperando che ciò potesse placare i suoi bollenti spiriti.          

Magnus non poteva piacergli. E non solo perché fosse un uomo, ma perché l'aveva appena incontrato, non sapeva assolutamente nulla di lui —  beh, tranne il fatto che era attraente. Era oltremodo imbarazzante reagire in quel modo di fronte a un qualcuno appena conosciuto. Sperò che nessuno se ne fosse accorto. Nessuno a parte sua sorella, ovviamente. Sfortunatamente per lui, Izzy sembrava sempre sapere cosa gli passasse per la testa.

Alzò gli occhi al cielo mentre faceva accomodare Magnus su una panchina che sembrava oltremodo patetica e indigente in confronto all'aspetto prestante del ragazzo ubriaco. Tuttavia, non si fidava abbastanza da farlo rimanere in piedi, non voleva nemmeno pensare alla possibilità che potesse inciampare e cadere fra le rotaie — quello sarebbe stato un problema. Il resto, seppur a fatica, Alec sarebbe riuscito a gestirlo. Più o meno.

Alec si sedette accanto a lui, in punta della panca, pronto a scattare nel caso Magnus avesse dato cenno di star per stramazzare a terra. Non essendosi mai ubriacato, Alec non aveva idea di come potesse sentirsi e di quanto repentinamente potesse muoversi. Certo, negli anni aveva dovuto sopportare le sbronze di Izzy e Jace, ma questo... beh, era uno sconosciuto ­— un affascinante sconosciuto, lo poteva concedere — e non sapeva come la situazione avrebbe potuto evolversi.      

Il capo di Magnus ciondolava avanti e indietro sconnessamente, per cui Alec preferì posargli una mano sulla spalla: si sentiva più sicuro sapendo di poterlo trattenere fisicamente.           

«Izzy non mi aveva detto di avere un fratello così sexy» borbottò Magnus, improvvisamente imbronciato.

Alec arrossì, guardandosi intorno per essere certo che nessuno avesse udito: la metro era però vuota, la gente era ancora ammassata nei locali. Dubitò che Magnus si fosse reso conto del suo imbarazzo e, in ogni caso, preferì tacere.           

«Sei sexy, Alexander, lo sai?» continuò Magnus, voltandosi a guardare Alec, le sue iridi feline erano annebbiate dall'alcol e il suo alito un connubio inscindibile di vodka e whisky che fece storcere il naso ad Alec. Il suo sorriso era lucido. Alec iniziò a muoversi a disagio sulla panca mentre vedeva Magnus sporgersi irrimediabilmente verso di lui, ma il rumore inconfondibile della metro che si avvicinava gli fece tirare un sospiro di sollievo. Si alzò di scatto, proprio mentre Magnus si avvicinava ulteriormente, cosicché invece di baciare le sue labbra si ritrovò a distanza ravvicinata col suo inguine.

«Oh» disse Magnus sorpreso, come se non si fosse affatto reso conto di ciò che era successo. «Ma ciao» esclamò poi, con ciò che avrebbe dovuto essere un'espressione maliziosa dipinta sul volto, mentre Alec temeva di andare in autocombustione istantanea. Ringraziò qualsiasi divinità esistente per la grazia che la stazione fosse deserta e, al contempo, si maledisse per l'immagine vivida che l'esclamazione di Magnus aveva fatto fiorire nella sua mente.          

Non ora, Alec. Non ora. Portalo a casa e falla finita.    

«Forza, andiamo» disse, afferrando Magnus sotto le ascelle e sollevandolo in piedi, assicurandosi che fosse più o meno stabile prima di far passare un suo braccio sulle sue spalle e di circondare la sua vita. Magnus emise un risolino che Alec non seppe come interpretare, ma aveva deciso che, per l'incolumità dei suoi nervi e della sua sanità mentale, avrebbe cercato di lasciarsi scivolare addosso qualsiasi cosa Magnus avrebbe detto o fatto in quell'arco di tempo necessario per riportarlo al suo loft.

Quando la metro si arrestò davanti a loro, Magnus sollevò le mani e iniziò a muoverle in un modo che Alec  avrebbe creduto fossero spasmi se poi non avesse iniziato a balbettare parole a casaccio ordinando alle porte di aprirsi di fronte a lui, il Sommo Stregone di Brooklyn.          

Alec si lasciò sfuggire un sospiro esasperato, anche se era sicuro che dall'esterno la scena sarebbe risultata esilarante. Quasi riusciva ad udire le risate dei suoi fratelli quando, l'indomani, avrebbe raccontato loro l'epopea vissuta per riportare a casa Magnus sano e salvo.       

Una volta saliti in metro, Alec si accomodò ancora accanto a Magnus, che aveva sommessamente iniziato a canticchiare una canzone che Alec non riuscì ad identificare.  

Grazie al cielo Magnus non attentò a se stesso, né alla sua virtù, durante il viaggio in metropolitana, che anzi si svolse molto più facilmente di quanto non si sarebbe mai aspettato.          

Giunti a Brooklyn, Alec ripeté la stessa routine e, assicuratosi della quasi stabilità di Magnus sulle proprie gambe, cercò di condurlo verso il palazzo in cui Izzy gli aveva indicato.         

Erano quasi giunti di fronte all'edificio quando Magnus si strinse improvvisamente contro Alec, che si paralizzò sul posto.  

«Alexander! C'è qualcuno» bisbigliò Magnus al suo orecchio.  

Alec deglutì, cercando di non pensare a quanto Magnus gli fosse vicino in quell'istante, e decise piuttosto di concentrarsi su ciò che Magnus aveva detto. Immaginò che dovesse essere un effetto dell'alcol, perché non c'era davvero nessuno lì, salvo un signore a passeggio con il proprio cane dall'altra parte della strada.     

«Magnus, non c'è nessuno» tentò di tranquillizzarlo Alec, ma Magnus strattonò nuovamente la sua giacca.

«Lì, con una spada!» bisbigliò nuovamente, la sua mano ancora stretta attorno alla stoffa della giacca di Alec.

Alec acuì il proprio sguardo, ma davvero, non c'era nessuno a parte loro. «Non c'è nessuno» ripeté, per poi aggiungere: «Non ti preoccupare, ci sono io». Forse, se l'avesse confortato, Magnus si sarebbe deciso a proseguire — ormai mancava così poco a destinazione...          

Insistendo un po', Alec riuscì a condurre Magnus qualche metro più avanti, per poi arrestarsi nuovamente quando Magnus iniziò ad urlare ciò che, nella sua testa, dovevano essere malefici contro il loro inquietante ed acerrimo nemico, che si rivelò essere un albero.            

Alec non poté farne a meno e, nonostante l'esasperazione e l'interminabile sequenza mentale di questa me la pagherai, Izzy, non riuscì a trattenere una risata nasale. Una risata nasale — Alec, la persona meno incline a lasciarsi coinvolgere in questo genere di situazioni.       

Quando Magnus decretò che il pericoloso essere demoniaco era stato sconfitto dalla sua magia e che Alec era in salvo, si lasciò condurre a casa. Alec sospirò nuovamente quando, leggendo la sfilza di nomi sul campanello, si rese conto che Magnus abitava all'ultimo piano. La situazione peggiorò quando, una volta superata la porta d'ingresso, lesse fuori servizio sulle porte dell'ascensore.   

Alec sospirò per l'ennesima volta, accingendosi a salire i cinque piani di scale con Magnus che, accasciatoglisi contro, continuava a blaterare incomprensibilmente e ad artigliare la sua giacca, cosa che mise a dura prova l'autocontrollo di Alec — era pur sempre un umano, per l'amor di Dio, necessitava di una tregua.

Giunti di fronte alla porta del suo appartamento, Alec chiese a Magnus dove tenesse le chiavi, ma Magnus sembrava piuttosto smisuratamente interessato a tenere il broncio, rinfacciando ad Alec che Izzy non gli avesse mai confessato che lui fosse così sexy. Alec alzò gli occhi al cielo e si disse che ciò che stava per fare era necessariamente collegato alle circostanze e che non aveva alcun secondo fine: preso un profondo respiro d'incoraggiamento, fece scivolare una mano nella tasca dei pantaloni di Magnus — Per l'Angelo, erano così stretti.            
«Oh, Alexander» biascicò Magnus, cercando di stamparsi sul volto il suo miglior sorriso malizioso, rovinato però dagli effetti dell'ingente quantità di alcol ingerita. Alec estrasse subito la mano dalla tasca.

«La situazione si fa interessante» continuò Magnus, ondeggiando pericolosamente e rischiando di finire disteso per terra.      

Alec l'afferrò e Magnus si spalmò su di lui, aderendo al suo petto, il suo alito caldo batteva insistentemente sul labbro inferiore di Alec, che rimase paralizzato per un istante, prima che Magnus, completamente disinibito, decidesse di far congiungere le loro labbra.

Alec mugugnò, sorpreso, cercando di fare un passo indietro — sebbene Magnus fosse obiettivamente attraente, non voleva baciarlo in quelle condizioni. Avrebbe voluto che almeno si ricordasse di quel bacio, dannazione.  

Alec indietreggiò, seguito da Magnus, che continuava ad arpionare le sue spalle con una presa ben più decisa di quella che Alec si sarebbe aspettato da un ubriaco. La schiena di Alec cozzò contro la porta dell'appartamento, che non era chiusa a chiave e anzi si aprì verso l'interno, rischiando di farli cadere entrambi a terra in un garbuglio di mani, gambe e labbra.        

Nonostante il sapore ambrato, secco e salmastro del whisky, mischiato a quello della vodka, le labbra di Magnus erano sorprendentemente dolci e morbide. Accarezzavano quelle di Alec con tocchi lievi, febbrili, a volte indugiando, a volte mordicchiando — Alec poteva sentire il sangue cantare nelle sue vene.

Era incredibilmente assurdo che il miglior bacio della sua vita fosse quello dato ad uno sconosciuto ubriaco nel suo loft — tuttavia, Alec aveva come l'impressione che Magnus si sarebbe rivelato molto più che un semplice ragazzo che gli aveva strappato un bacio — beh, anche più d'uno — quando l'aveva riaccompagnato, soprattutto dopo quei commenti sul suo aspetto e visto il suo apparente rapporto con Izzy.            
Le ginocchia di Alec cedettero quando incontrarono il bordo di un divano di pelle nera, su cui cadde sgraziatamente, Magnus atterrò su di lui mentre le sue mani vagavano sul suo torace, cercando di sbottonargli la camicia nera — questo era un po' troppo affrettato. «Ma- Magnus» balbettò Alec, fra un contatto di labbra e l'altro, appoggiando delicatamente i polpastrelli sugli zigomi olivastri del ragazzo e allontanandolo con delicatezza.     

«Questo non... Non va bene. Noi non dovremmo... Uhm...» iniziò a farfugliare, cercando disperatamente il modo più adeguato per comunicargli che dovevano fermare quella situazione in cui si erano cacciati, ma Magnus non gliene diede il tempo. Sorrise, socchiudendo gli occhi, e poi abbandonò il capo contro i palmi di Alec, improvvisamente addormentato. Alec dovette trattenere l'ennesima risata esasperata e guardò Magnus mentre un sentimento tremendamente simile alla tenerezza gli sbocciava nel petto e fioriva lungo il suo sterno.           

Accarezzò con estrema delicatezza il volto del ragazzo, cercando poi un modo per sollevarsi da quel divano senza rischiare di svegliarlo. Dovette contorcere il suo corpo per muoverlo minimamente e, una volta in piedi, cercò di sistemare alla bell'e meglio il corpo di Magnus sul divano, coprendolo poi con una coperta che era stata ordinatamente collocata sul divano accanto.         

Forse, pensò Alec, sarebbe stato meglio chiudere la porta e rimanere con Magnus fino all'indomani — per controllare che stesse bene, ovviamente. Sapeva per esperienza quanto un risveglio post sbornia potesse essere complicato senza un qualcuno di sobrio accanto, aveva soccorso Izzy e Jace fin troppe volte le mattine seguenti alle loro notti brave al Pandemonium.  

Si sistemò sul divano accanto, perdendosi per qualche istante ad osservare il ragazzo addormentato: il trucco nero era sbavato, l'espressione del suo volto era pacifica e un'aura d'innocenza e di vulnerabilità sembrava ora circondarlo, al contrario di quand'era vigile.        

Sorrise fra sé e sé, mentre si passava il pollice sul labbro inferiore che ancora formicolava a causa dei baci di Magnus e pensò che forse, dopotutto, nonostante fosse stata un'ardua impresa, accompagnarlo a casa si era rivelata una piacevole sorpresa.    

Ne era valsa la pena. 

 
Note dell'autrice:

Salve, gente. Spero siate sopravvissuti alla dose fluffosa e diabetica dell'ultima parte. Sì? Bene. 
Questa storia è nata grazie al DE del gruppo Facebook We Are Out For Prompt e il prompt, assegnatomi da Chara, è il seguente: A has to take B, the drunk friend of a friend,  home safely and it proves to be a really hard task (dove A è Alec e B è Bane, obv). Mi sono divertita un sacco a scriverla e spero di essere riuscita a strapparvi un sorriso grazie ad Alec e alle sue (dis)avventure con un Magnus adorabilmente ubriaco. 
Il titolo non mi convince per niente, ma al momento la mia mente è una tabula rasa. Qualsiasi suggerimento è ben accetto. 
Grazie per aver letto i miei sproloqui fino a qui. Alla prossima, un abbraccio. 
Starsfallinglikerain.
   
 
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