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Autore: WibblyVale    01/10/2017    0 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Temari era fuggita da casa di Ino disperata aveva passato l’intera mattinata con quelle ragazze e per quanto fossero simpatiche erano troppo casiniste. Solo Hinata era tranquilla, ma era troppo agitata per parlare. Decise di rifugiarsi da Shikamaru, in fondo le era mancato tremendamente.
Sapeva che era in ufficio a lavorare con Naruto, di certo gli avrebbe fatto piacere una piccola distrazione. Doveva ammettere di essere un po’ nervosa in quei giorni. Avevano parlato a lungo di cosa si aspettavano da quella sera e… beh era un tantino agitata.
Arrivata alla porta del piccolo ufficio del suo ragazzo entrò senza bussare, se ne pentì immediatamente. Shikamaru era stretto tra le braccia di Naruto, e i due erano intenti a danzare. Quando la sentirono arrivare si allontanarono.
“Che cosa…” balbettò la ragazza.
“Ehi Tem!” esclamò il Jinchuriki. “Scusa se te lo rubo, ma mi sta insegnando a danzare!” spiegò, non notando i segni che il suo amico gli faceva per farlo stare zitto.
“Ah ti sta insegnando, eh? E io che credevo che non ne fossi capace!”
“Senti, Temari, io…” cominciò il Nara, sapendo di essere nei guai.
La ragazza si voltò. “Tranquillo, troverò qualcun altro che avrà voglia di danzare con me stasera.” E uscì.
Shikamaru si sbatté una mano sulla fronte. “È furiosa,” sospirò.
“Non mi sembrava,” commentò Naruto.
“Tu non la conosci. Ieri mi ha chiesto di ballare si è esposta e io l’ho rifiutata. Me la farà pagare.”
“Perché le hai detto che non eri capace?”
“Perché danzare è una seccatura!”
Il biondo alzò gli occhi al cielo. “Shika, non pensavo di finire per essere io a dare consigli a te, ma se vuoi passare una bella serata, forse devi scendere a compromessi.”
Il moro sorrise. “Mi farò perdonare.”
 
Shiori aveva appena finito di sistemare i capelli ad Amaya e aveva sistemato la cravatta a suo figlio, quando Yoshino entrò nella stanza.
“Tenzo, ti aspetta giù,” le disse. “Wow, bambini, ma siete bellissimi!” esclamò.
I piccoli arrossirono.
“Dobbiamo fare bella figura, noi siamo i figli dell’Hokage!” rispose Hikaru, fiero.
“Sì, e i figli dell’Hokage ora scendono e si siedono composti sul divano! Non dovete muovervi!” ordinò Shiori.
“E tu? Dove hai il vestito?” chiese Yoshino, quando i bambini furono usciti.
“In ufficio, nella camera di Kakashi.” La cognata sbarrò gli occhi. “Era per comodità niente di più”
“Loro parlano di comodità ora…” si intromise Isobu, facendo ridere la madre del capoclan.
Shiori alzò gli occhi al cielo. “Porti tu i bambini?” continuò.
Yoshino annuì. “Poi, li riporterò a casa.”
“Sai, potevamo prendere una baby-sitter…”
“No, non me la sento di stare troppo. Io… Ti ricordi quanto era bravo tuo fratello a danzare. Odiava farlo, ma quando ci si metteva…”
Shiori l’abbracciò forte. “Manca tanto anche a me.”
Poco dopo scesero e Shiori e Tenzo si avviarono verso il Palazzo del Fuoco. Camminarono in silenzio per un po’, poi la donna sbottò impaziente: “Che mi devi dire?”
Lo shinobi ridacchiò. “In questo periodo lontano, ho avuto modo di pensare. Mi siete mancati tanto e sai… la lontananza mette le cose in prospettiva.”
Shiori percepì l’agitazione dentro al suo amico e capì dove voleva arrivare. Cercò di trattenersi e di lasciarlo parlare.
“Quindi, insomma… Ho pensato di… di chiedere a Shizune di spo…” Fu bloccato dall’abbraccio dell’amica.
“È fantastico!”
“… sarmi!” Rispose all’abbraccio. “Sapevo che non mi avresti fatto terminare.”
La kunoichi si allontanò, portandosi le mani al volto. “Scusa, scusa. È che è stupendo! Vi amate così tanto e io… ahahahah… Sono così felice.”
Tenzo sorrise. Anche lui lo era. Shizune era tutto per lui. Non avrebbe mai pensato di innamorarsi così.
“Avrei un’altra cosa da dirti…” disse, cercando di trovare una breccia in quell’ondata di entusiasmo.
“La mia risposta è sì!” Precedette Shiori la sua domanda.
Il ninja scoppiò a ridere. “Sei la peggiore, lo sai questo?”
“Allora perché vuoi che ti faccia da testimone?”
“Perché sei la persona più importante della mia vita, dopo di lei chiaramente.”
“Se è dopo di lei mi sta bene!” esclamò Shiori, tornando ad abbracciarlo e baciandolo su entrambe le guance.
 
Kakashi aveva passato la giornata a fare pubbliche relazioni, l’unica cosa che avrebbe voluto in quel momento sarebbe stata sdraiarsi su di un letto comodo e dormire per il resto della giornata, ma l’Hokage non poteva mancare al ricevimento.
Si diresse verso la camera che aveva a sua disposizione nel Palazzo del Fuoco. La usava raramente, per quanto Gai fosse fastidioso, gli piaceva vivere con lui, però quando faceva troppo tardi a lavoro, la usava per dormire e per non farsi tutto il tragitto di ritorno verso casa.
Quando entrò vide Shiori che si stava sistemando i capelli. La donna si voltò e gli sorrise.
“Non sei ancora pronto?” chiese allegra.
Kakashi era rimasto a bocca aperta. Indossava un vestito azzurro pastello lungo fino ai piedi e aperto sulla schiena. Quando si voltò, vide lo scollo sul davanti e cercò di trattenere qualunque sentimento tutto ciò stesse risvegliando in lui, perché lei non la percepisse. Deglutì pesantemente.
“Ho lavorato, io,” cercò di rispondere pungente.
“Ehi, io ho preparato i tuoi figli!”
“Ora sono i miei figli?”
“Quando mi fanno penare, assolutamente sì.” Poi, vedendo che l’uomo non si muoveva, aggiunse: “Io devo finire con i capelli, quindi non startene lì impalato, vestiti! Non sarai diventato timido?”
Kakashi alzò gli occhi al cielo, esasperato e cominciò a togliersi la divisa. Notò con piacere, che la donna perse una forcina nello stesso momento in cui lui si sfilava la maglietta.
“Non essere così fiero di te!” ribatté lei, che aveva percepito le sensazioni dell’uomo. “È che questi cosini sono estremamente piccoli,” mentì.
Il corpo del Copia-ninja era perfetto come al solito, con quei muscoli scolpiti, ma non troppo pronunciati di petto e braccia, con quel sedere sodo, in quel momento coperto solo dai boxer e…
“Scusa dov’è lo smoking?” ripeté l’Hokage per la seconda volta.
“Nell’armadio…” balbettò, cercando di riconcentrare l’attenzione su sé stessa e finire di sistemarsi i capelli. Se li era raccolti in un’acconciatura elegante che lasciava ricadere un paio di ciuffi rossi arricciati sul viso. A un tratto, sentì imprecare dietro di sé.
Si voltò e vide Kakashi alle prese con il farfallino. Scosse la testa e gli allontanò le mani.
“Lascia fare a me,” disse.
Stava ignorando quanto quel vestito nero gli stesse bene, cingendo il suo corpo nei punti giusti, quanto la camicia bianca fosse così elegante su di lui. Lo stava ignorando con tutta sé stessa, ma era comunque difficile.
“Ti ricordi, la missione all’ambasciata di quel signore feudale?” chiese Kakashi.
Shiori annuì.
“Eri così bella e noi abbiamo ballato.”
“E ci siamo quasi fatti ammazzare,” ricordò la donna.
“È vero, ma ne era valsa la pena, giusto?”
La kunoichi alzò lo sguardo, le mani strette attorno al cravattino sistemato. “Certo, come sempre,” sussurrò.
“So che non dovremmo ballare…” cominciò Kakashi.
“Beh forse…” tentennò Shiori.
I loro volti si stavano pericolosamente avvicinando.
“Vedo che hai sempre in mente i consigli di Jiraya riguardo le scollature…” cercò di allentare la tensione il Copia-ninja.
La donna annuì. “Una buona scollatura a una cena di gala politica, può costruire o distruggere alleanze…”
I loro nasi si sfiorarono.
“E tu stasera potresti far fare a tutti quello che vuoi…” Ormai erano vicini i loro respiri intrecciati.
“Mamma, papà siete pronti!” esclamarono i bambini entrando.
Shiori allontanò Kakashi da sé. Entrambi erano rossi in viso e accaldati.
“Sì,” la donna si schiarì la voce e filtrò le sensazioni che arrivavano a suo figlio. “Andiamo!”
 
Il salone dei ricevimenti era pieno di persone. Era meraviglioso vederlo così ben illuminato, così allegro. Shikamaru girò per il salone in cerca di Temari, ma non la vide. Fu raggiunto da Ino e Choji, la ragazza lo guardava con disapprovazione.
“Cosa?” chiese.
“Perché le hai detto che non sapevi ballare?” lo redarguì lei.
“Te l’ha detto?”
“Certo. Mi ha chiesto perché il mio migliore amico è un così grande pezzo d’idiota.”
“Era una seccatura ballare, ok? Sono due mesi che alleno Naruto e…”
“Sei un imbecille, amico!” esclamò Choji. “Per una bella ragazza si fa questo e altro. Ora guarda…” Il castano camminò per la sala e lo videro avvicinarsi a Karui, la ragazza della Nuvola. Si scambiarono due parole, poi lui la portò al centro della sala.
“Sapevi che era interessato a lei?” chiese il Nara.
“Durante la guerra hanno parlato spesso, ma… non sapevo…”
Furono interrotti dall’arrivo di un giovane della Roccia.
“Ino ti andrebbe di ballare?” le chiese.
La ragazza guardò l’amico e lui le sorrise incoraggiante. Così anche lei se ne andò.
Il Nara allora raggiunse Naruto. Il ragazzo era accanto a Sasuke e Sakura, Hinata era in giro per la sala con il padre a fare conoscenze con i vari membri importanti di ogni villaggio. Quando l’Uchiha era entrato nella sala era caduto il silenzio, ma poi non c’erano stati problemi. Era stato perdonato.
“Ehi, avete visto Temari?” chiese.
“Come mai cerchi mia sorella?” domandò il Kazekage che stava seduto su di una sedia, quindi non l’aveva visto.
Il Nara deglutì. “Ero… solo curioso… mi aveva… promesso un ballo…. E tu Naruto? Perché non stai ballando con Hinata?” chiese per cambiare argomento.
“Ha paura,” commentò sarcastico Sasuke.
“Non ho paura! Solo…”
“Dice che ti pestava i piedi e non vuole pestarli a Hinata,” spiegò Sakura.
Shikamaru alzò gli occhi al cielo. “Vieni.”
“Cosa?”
“Ho detto vieni!” Lo tirò sulla pista e i due cominciarono a danzare.
“Sei scemo? Perché?” chiese Naruto arrossendo.
Il Nara lo fece volteggiare, fino all’altro lato della sala. Tutti gli sguardi erano rivolti verso di loro.
“A quanto pare, non sai guidare, ma se guido io te la cavi meglio…” fece notare il moro.
Quando raggiunsero l’altro lato della sala, il capoclan e il biondo si ritrovarono di fronte ad Hinata che li stava guardando sorpresa.
“Naruto vuole ballare con te, ma non è molto bravo a guidare, quindi cerca di rendergli le cose facili.”
La ragazza ridacchiò. “Per me sarebbe un piacere,” disse, prendendo la mano del suo ragazzo.
“Grazie!” sussurrò il Jichuriki all’orecchio dell’amico.
“È stato un piacere.”
 
Kakashi stava parlando con gli altri Kage. Era vero che era il compleanno di Naruto, ma era anche il momento migliore per fare un po’ di pubbliche relazioni. Lanciava sguardi a Shiori, che stava facendo lo stesso con i vari shinobi. Avrebbe tanto voluto raggiungerla e stringerla tra le braccia.
Fu in quel momento che si sentì tirare l’orlo della giacca. La piccola Amaya lo guardava un po’ in imbarazzo.
“Papà, ti va se balliamo?” gli chiese. “Hika balla con la mamma.”
Il Copia-ninja si scusò con gli altri Kage e prese in braccio la bambina. “Sei quella con cui desideravo ballare di più, fiorellino.”
Vide che anche Shiori e Hikaru entravano in pista. Kakashi lasciò che la bambina mettesse i piedi sulle sue scarpe e cominciò a volteggiare.
Poco lontano Shiori faceva lo stesso. I due genitori si scambiarono un sorriso. La donna prese il figlio tra le braccia e girò più veloce, facendolo scoppiare a ridere. Furono interrotti dall’arrivo di Yoshino.
“Si sta facendo tardi,” li avvertì.
“Ma la musica non è finita,” spiegò Hikaru, poi guardò la sorella con sguardo complice. “Forse mamma e papà possono ballare insieme!”
“No, tesoro. Noi non balliamo,” disse Shiori. “Yoshino ci fai terminare, poi te li lasciamo.”
La danza finì e i due genitori salutarono i bambini e rimasero uno accanto all’altra.
“Davvero noi non balliamo?” chiese Kakashi.
“Forse…”
“Hokage, mi avevi promesso un ballo,” li interruppe Yuri.
Shiori la fulminò e Kakashi sospirò.
“È vero… Andiamo,” le rispose sorridendo.
 
Shikamaru stava chiacchierando con i suoi amici. Temari girava per la sala da ballo. Aveva un vestito verde a maniche corte che le arrivava poco più sopra delle ginocchia. I capelli erano sciolti sulle spalle, lei era bellissima. Però, lo stava ignorando. Aveva danzato con entrambi i suoi fratelli e persino con Choji, ma lui non l’aveva nemmeno salutato.
“Ma certo che se l’è presa!” esclamò Karui, a cui era appena stata raccontata la storia. “Dai, è ovvio che volesse ballare con te. È una cosa romantica.” Guardò Choji con dolcezza, si vedeva che il ragazzo le piaceva.
“Non capisce!” esclamò Ino. “Lui deve riposare, un perfetto imb…”
Sai entrò nella loro visuale e si schiarì la gola. “Ino…” chiese incerto. “Ti andrebbe di concedermi il prossimo ballo.”
La ragazza sorrise e annuì, poi guardò il suo amico. “Vedi? È così che si fa.”
Lei non fece in tempo a finire di parlare che Choji e Shikamaru avevano preso Sai da parte allontanandolo da lei.
“Che…”
“Te lo riportiamo prima che inizi il prossimo ballo,” urlarono in coro.
Uscirono dal salone e spinsero Sai contro un muro, poi lo guardarono minacciosi.
“Quali sono le tue intenzioni?” chiese Choji.
“B… Ballare?”
“Ce lo stai chiedendo, Sai?” domandò Shikamaru.
“No, io voglio ballare.”
“Bene.” Il castano si avvicinò allo shinobi pallido. “Ino è una ragazza tosta e si sa difendere, ma diventa sciocca quando si tratta di ragazzi.”
Ino e Sai erano usciti un paio di volte. La bionda non l’avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma il ragazzo le piaceva tanto. Loro dovevano mettere le cose in chiaro. Non volevano che la loro amica soffrisse.
Il Nara si affiancò all’amico. “E per questo ci siamo noi. Se tu ti azzardi a spezzarle il cuore o a farle del male in qualsiasi modo…”
“Noi ti cercheremo…”
“Ti metteremo in trappola…”
“E ti faremo cento volte di peggio.”
“Quindi stai molto attento a quello che fai, Sai.”
“Ti teniamo d’occhio.”
Il moro annuì. “Aveva detto che l’avreste fatto e ha detto di darvi degli idioti, ma… Non è quello che voglio fare. Io ci tengo a Ino e… beh non sono bravo con le emozioni, ma non la farei soffrire, mai e poi mai, prometto.”
I due cercarono di trattenere un sorriso soddisfatto.
“Vedi di mantenere la promessa.”
“E ora vai a ballare!”
Quando Sai se ne andò, i due amici scoppiarono a ridere.
“Mi piace quel ragazzo,” commentò Choji.
“Sì, anche a me.”
Rientrarono in sala e il castano invitò Karui a ballare. Shikamaru invece sondò la sala e notò che Temari stava per entrare sulla pista con Shibuki, il kage della Cascata, per la seconda volta. Sentì un ringhio salire dal profondo del suo stomaco e strinse i pugni. Con un paio di falcate raggiunse la coppia e si parò davanti a loro.
La ragazza evitò il suo sguardo.
“Shibuki-sama, scusa ma Temari mi aveva promesso questa danza,” cercò di dire nel modo meno aggressivo possibile. In fondo, lui non stava facendo nulla di male.
“Oh, non sapevo.” Il kage guardò confuso la kunoichi, ma lei stava evitando lo sguardo di entrambi. “Te la lascio allora,” disse con un sorriso.
Quando se ne fu andato, Temari fulminò il Nara con lo sguardo poi fece per voltarsi, ma non riusciva a muoversi. Guardò in basso e vide che l’aveva bloccata con il controllo dell’ombra.
“Lasciami o giuro che ti prendo a calci,” minacciò.
“No,” s’intestardì il Nara e alzò un braccio. Fece in modo che lei mettesse le braccia attorno al suo collo, poi le cinse la vita.
Cominciò a muoversi con grazia per la sala, portandola con sé.
“Mi dispiace. Sono stato uno stupido. Non c’è nessuno con cui vorrei danzare se non con te, ma…”
“È una seccatura,” ringhiò lei.
“Come tutto quello che ti riguarda,” la prese in giro il Nara. “Però…” Avvicinò la bocca al suo orecchio. “Non pensavo che fosse così piacevole, devo ammetterlo.”
Temari arrossì. “Ho ballato con gente più brava.”
“Ah sì? Allora perché stai danzando con me anche se non sei più sotto il mio controllo?”
La ragazza stava per ribattere, ma poi gli sorrise. “Nara, non c’è nessuno che mi fa incazzare come te, ma…”
“Ma?”
“Ti va se usciamo?” chiese lei.
Il ragazzo annuì e con un paio di volteggi la portò sulla terrazza. Abbracciati alla luce della luna si guardarono negli occhi.
“Ti amo,” disse lei per la prima volta, senza aspettare, senza esitare.
Shikamaru le prese il volto tra le mani e la baciò con passione.
“Ti amo anche io. Credo di farlo da un po’, ma avevo troppa paura di allontanarti.”
“Non credo che lo farai mai più.” Lo baciò con più dolcezza e lui la premette con forza contro la ringhiera.
“Ti va se andiamo a casa?” chiese.
“Ma la festa non è finita,” gli fece notare lei.
“Non m’importa, ma se vuoi restare…”
Temari scosse la testa. “Andiamo.”
 
Erano nella casetta all’interno della riserva. Shikamaru aveva preso del sakè e l’aveva versato nei bicchieri. I due ragazzi ora sedevano sul divano, i bicchieri erano appoggiati sul tavolino, loro si guardavano nervosi, incapaci di spiccicare parola o di fare qualsiasi cosa.
“Era bella la festa, vero?” chiese il Nara, dandosi dell’idiota.
Temari annuì. “Shiori e Kakashi si sono proprio dati da fare.”
“Oh sì…” il moro si bloccò. “Perché stiamo parlando di cazzate…”
La ragazza scoppiò a ridere. “Io sono un po’ nervosa,” ammise.
“Anch’io.” Si grattò la testa. “Non siamo obbligati a…”
“Lo so, ma…” Si allungò verso di lui e lo baciò. “Forse dobbiamo smetterla di preoccuparci.”
“Sei bellissima,” sussurrò lui, per poi tornarla a baciare con dolcezza.
I baci si fecero sempre più caldi e le mani cominciarono a vagare per i corpi. Shikamaru alzò il vestito e accarezzò le lunghe gambe, mentre lei intrecciava le dita tra i suoi capelli.
Quando si separarono i loro occhi erano ricolmi di desiderio.
“Andiamo su,” propose lui, che cominciava a sentire la necessità di andare oltre i baci.
Lei annuì. Maano nella mano raggiunsero le scale. Lui si fermò un secondo, la guardò con dolcezza e tornò a baciarla, scostandole i capelli dal viso. Scese verso il collo, spingendola contro il corrimano. Lei cominciò a slacciargli i bottoni della camicia, sempre più desiderosa sempre più affamata.
Raggiunsero la camera che erano praticamente spogliati. Temari si andò a sdraiare sul letto, mentre lui chiudeva la porta alle sue spalle. Quando si voltò rimase a guardarla in contemplazione. La ragazza si sentì bruciare. Era agitata e allo stesso tempo non vedeva l’ora che lui facesse la sua mossa.
“Hai intenzione di stare lì impalato?” chiese.
“Sei bellissima,” rispose lui.
Si inginocchiò sul letto di fronte a lei e la baciò. Le sue mani tremanti andarono dietro la schiena e combatterono con la chiusura del reggiseno di pizzo nero.
“Cazzo!” imprecò.
Lei gli accarezzò il volto. “Lascia…” Lo slacciò e lo sfilò.
Shikamaru la fece sdraiare sotto di sé, e vagò su quel corpo con le labbra. Lo esplorò, mentre lei sospirava sotto di lui. Sentì che non avrebbe resistito a lungo, il desiderio di lei era troppo. Così, con delicatezza le tolse l’ultimo indumento. Fremendo di aspettativa.
La osservava, quando lei lo tirò a sé per l’elastico dei boxer e fece per tirarglieli giù, nel frattempo baciando e leccando il suo petto. Gli scappò un sorriso, la Seccatura non era una donna paziente. In quel momento, però anche lui stava perdendo la sua naturale calma.
Quando si unirono, infatti, fu troppo affrettato, la sentì irrigidirsi.
“Tem…”
Lei gli sorrise. “Tutto bene…”
A quelle parole, si sentì autorizzato a proseguire. Si amarono. Shikamaru cercò di trattenere la sua impazienza per godersi ogni attimo, e Temari adorava e odiava quella cosa. Negli anni avrebbe compreso che quella dolcezza, quei baci, quelle carezze, lente e tentatrici erano n gesto di riguardo nei suoi confronti. Negli anni avrebbe imparato a desiderarle.
Nessuno l’aveva mai guardata come Shikamaru la guardava in quel momento, come l’avrebbe guardata negli anni a venire, come se fosse l’unica donna sull’intero pianeta. Come se niente potesse renderlo più felice che averla accanto, che unirsi a lei in un unico corpo.
Quando accelerò, Temari gemette e lui si sentì accendere ancora di più. Non poteva credere di poter provare quei sentimenti per qualcuno, di perdersi così tanto in qualcuno, di desiderare lei in quel modo. Lei che in quel momento si stava lasciando andare a lui e che non gli era mai parsa così bella.
Quando la sentì sussurrare il suo nome, la seguì giungendo all’apice lui stesso. Poi, si sdraiarono abbracciati e ansimanti. Quella notte sarebbe stata la prima di molte altre notti e quella felicità che provavano in quel momento, sarebbe durata a lungo.
 
  
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