Anime & Manga > Georgie
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Autore: Rubina1970    01/10/2017    4 recensioni
In questa storia cercherò di dare spazio a tutti i personaggi. Che siate fans di Abel, di Arthur o di Lowell, prometto di dare la massima attenzione a tutti loro!
Il punto è: e se Georgie, alla fine del cartone, si fosse rimessa con Lowell?
Nell'anime, non si vede mai che s'innamori di qualcun altro, e anche se torna a casa coi Butman Brothers non per questo ne sceglie uno. Questo è uno dei motivi per cui il finale dell'anime non mi soddisfa.
Spero che la mia storia vi piaccia, ci saranno baci, lacrime e risate, e paesaggi che uno non si aspetta (tipo: che ci fa Georgie in Italia?!) ... e aspetto vostri commenti!
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abel Butman, Altri, Arthur Butman, Georgie Gerald, Lowell Gray
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccolo! Sappiate subito, prima di leggere, che la stupenda fanart è, come già è accaduto, della dolcissima Kika777, dalla sua pagina deviantArt. Visitatela, capito?


La serata passò, e l’indomani si prospettavano sole e vento, quando Maria si svegliò. Il ragazzo giaceva su un fianco, come al solito. La stanza era in penombra, ma Maria indovinava il suo viso con facilità. I riccioli che le erano sempre piaciuti tanto erano un po’ più corti del solito, ma comunque sparpagliati sul cuscino. Il respiro tranquillo, le labbra chiuse in un’espressione serena. Erano belle, quelle labbra, e Maria le conosceva bene. Poco più su, c’era il naso che Arthur aveva sempre avuto dritto e garbato. Delle belle sopracciglia arcuate sovrastavano i suoi occhi chiusi: Maria sapeva bene che le palpebre nascondevano una luce azzurra che lei amava enormemente … Lo guardava, nel silenzio, e si chiedeva come mai, se era sempre tanto bello, lei non era più riuscita ad accettare che la toccasse.
Maria in quel momento avrebbe voluto coccolarlo. Lo amava, come sempre se non di più, e allora si sentiva attratta da lui, ma non poteva nascondersi che anche se si sentiva così, non sapeva più cedere alla passione per lui. Le sembrava che ci fosse un vetro tra di loro, e si vergognava di non essere la sposa che era stata durante la prima pare del loro viaggio in treno. Lei ricordava bene la felicità e l’allegria di quei giorni, delle scoperte piene d’emozione che aveva vissuto tra le sue braccia … Ma era stata strappata a quella gioia, e una brutalità che non aveva mai conosciuto aveva fatto irruzione nella sua vita. A questo, si univa la preoccupazione per il futuro: ora lei aveva ereditato tutto, ed era una prospettiva inattesa, che comportava delle responsabilità inconciliabili col desiderio di Arthur di tornare a vivere in Australia. La ragazza era confusa, e le pareva di aver perso una parte di sé: quella spavalderia con cui lo aveva sempre amato, e soprattutto in quella loro meravigliosa fuga in treno.
Arthur socchiuse gli occhi e la vide. Le sue labbra si distesero in un sorriso appena accennato:
― Ciao … tesoro … com’è, già sveglia?
― Sì … buongiorno … Arthur? Ti amo!
Lui sorrise e l’abbracciò lentamente, assonnato com’era. Lei si rannicchiò e chiuse gli occhi.
 
***
 
Quella mattina finalmente Abel accompagnò fuori Maristella. C’era uno strano vento, che agitava il mare e i capelli ricci della ragazza. Andarono a comprare del filo da ricamo, poi alle bancarelle vicino al porto, dove era esposto del bellissimo pesce, ma quello era un acquisto che avrebbe fatto una domestica. Maristella passava, ogni tanto commentava quello che vedeva, ma non comprava nulla …
― Senti, Mary … Tu sai quanto mi piace passeggiare con te, ma si può sapere che cosa devi prendere? – ad Abel pareva di perdere tempo.
― Oh, quando lo vedo lo saprò, e tu mi aiuterai a portarlo a casa, vero?
― Certamente! Ma mi vuoi dire che non sai che cosa stai cercando?
― Io ho trovato quello che cercavo … Oh, guarda là, che bei fiori!
Abel sorrise, pensando che forse Maristella era uscita con una scusa solo per stare con lui.
Anche Georgie era uscita, pur controvoglia, per mostrare a Maria un negozio di stoffe, molto bello. E anche quella era una scusa: lo scopo era stare un po’ con lei, distrarsi e distrarla, perché era rimasta molto colpita dal suo pianto all’arrivo, il giorno prima. Maria sembrava contenta di quel giro, e questo fece molto piacere a Georgie (e incontrava anche i desideri di Arthur, che sperava che una passeggiata per negozi tra ragazze, senza uomini, le rallegrasse tutte e due). Poi, Georgie volle far assaggiare a Maria un caffè fatto alla maniera del posto, e mentre lo bevevano entrò una folata di vento dalla porta aperta: sapeva di pioggia.
― Oh! Sembra che debba piovere, proprio il tuo primo giorno, che scocciatura! – Georgie si rivolse allora al barman: ― Lei che dice, pioverà?
E fusse o’Cielo1, madame!
― Perché?
― Perché la pioggia è benedetta! Si porterebbe via ‘a malatia … da Napoli e da tutta la marina. La malattia vuole il caldo umido, ma la pioggia con questo vento pulisce l’aria, specie se è tanta, e quei poverelli laggiù starebbero meglio.
― La pioggia è benedetta, allora! Oddio, speriamo che piova tanto! – a Georgie s’inumidirono gli occhi, Maria sapeva bene il motivo e il barista lo capì facilmente anche senza saperlo.
― Vieni, Georgie, rientriamo prima che ci prenda lo scroscio …
Più o meno, fu la stessa cosa che, in un’altra parte della cittadina, si dissero anche Maristella e Abel, solo che loro non fecero in tempo. L’aria si era fatta buia, praticamente tutti parevano essersi messi a correre, intanto che i tuoni si avvicinavano, e nel cielo sempre più scuro due fronti di nubi pesanti si preparavano a scontrarsi. I primi goccioloni sorpresero i due giovani mentre salivano lungo il vicolo dove Abel aveva visto Maristella per la prima volta.
― Corri, infiliamoci lì! – Maristella indicò un sottopassaggio ad arco tra due case vicinissime.
― Ma siamo quasi arrivati!
― Almeno per un po’, finché si sfoga e diminuisce, vieni! – Maristella aveva deciso, e si trovarono riparati, intanto che la pioggia iniziava a battere con forza.
Si guardarono, e si misero a ridere senza un perché.
― Adesso ci tocca aspettare! Vabbè, tanto non avevo impegni, e tu? – scherzò Abel.
― Sì, un appuntamento con te per andare al mercato, non ti ricordi?
― Eh, già, e meno male che abbiamo fatto in tempo a comprare “tutta questa roba” prima della pioggia! Se no, come si faceva? – Abel indicò il pacchetto col filo e il mazzolino di fiori che spuntava dalla borsa di Maristella.
Maristella rise ancora di gusto, poi guardò la pioggia che cadeva fitta:
― Però, che bello …
― Sì. Bellissimo. Ma solo perché ti amo, Mary …
Guardarsi con occhi incantati e baciarsi, fu un attimo. Abel abbracciava Maristella e la baciava con gli occhi chiusi, cercando di trattenere nei giusti limiti la passione che provava. Perché Abel era fatto così, nell’ira e nell’amore prendeva fuoco subito, e aveva aspettato a lungo di poterla stringere tra le braccia in quel modo. Ora, poteva finalmente farlo e gli pareva un sogno, poteva baciarla quanto voleva e quei baci li assaporava con delicatezza prima, con voracità poi, e allora il sogno diventava potentemente vero.
Maristella non si ritrasse, non protestò né disse una parola. Non fiatò nemmeno quando si staccarono, una volta e poi un’altra, tra un bacio e l’altro, ma lo guardò con occhi felici, e vide che il bel volto di Abel le sorrideva. Arrivò perfino a chiedersi se Abel non lo sapesse, di avere un sorriso irresistibile, e quanto la faceva sentire felice e al tempo stesso fragile. Ricambiò il suo sorriso, ingoiò quasi per rimandare giù il suo cuore emozionato. Poi, chiuse gli occhi lasciandosi baciare ancora, cercando lei stessa le labbra di Abel. Quanto lo amava!
Dentro di sé, Abel per un attimo chiese perdono al Cielo: credeva di essere ormai maturo, ben diverso dal ragazzo inquieto che era stato, e invece … Non disse niente, ma smise di baciare Maristella e l’abbracciò senza guardarla in viso: si vergognava della sua stessa emozione, e non voleva che la ragazza leggesse nei suoi occhi il desiderio che provava. L’odore di pioggia, i tuoni, e un abbraccio trepidante per dare tregua alla passione: si ricordò di una grotta nell’emisfero opposto e di un giorno lontano, con Georgie. No, che non era cambiato, il ruggito indomabile della sua natura si faceva sentire come allora. Abel imparò che, almeno per lui, i desideri non sarebbero invecchiati con l’età2. Ma che gioia provava ora che si sentiva amato, a differenza di tanti anni prima! Come lui, anche Maristella respirava nell’aria il vento di pioggia e il profumo dei suoi fiori, e con la guancia appoggiata sul petto di Abel, ascoltava felice il suo respiro accelerato.

 
 22a by Kika777
 
 
***
 
La mattina dopo, l’aria si sentiva diversa. Le nuvole avevano lasciato il posto ad una luce cristallina e la lunga pioggia del giorno prima aveva portato il fresco che era mancato per tanto tempo. Georgie era uscita presto in giardino, e si era seduta in un angolo fiorito. Fu lì che Abel la trovò, essendosi svegliato presto anche lui. Si sedette vicino a lei.
― Che bello avervi tutti qui, Abel … Quanto tempo è passato, eh?
― Già. Noi tre non stiamo insieme da … oddio, non ci posso credere! da prima che ti sposassi!
― Sì, da Londra … e io e te non stiamo così in un giardino, a parlare da soli, da quando tu mi ritrovasti, dopo la mia fuga in Inghilterra. Che confusione, quei giorni me li ricordo come giorni strani, in cui io non facevo altro che correre, per stare con Lowell, per sfuggire a Dangering … una gran confusione!
― Ma già allora sapevi quello che volevi. Georgie … Lowell tornerà, vedrai!
― Quando eravamo bambini, ti ricordi? Anche allora mi capitava di avere paura e tu mi stavi vicino. Come adesso, mi raccontavi tante cose belle, le nostre dita s’intrecciavano … così. E allora io mi calmavo.
― Georgie, come sei nostalgica stamattina!
― No, sono contenta! Perché stiamo qua in questo giardino, come tanto tempo fa … Grazie di essere venuto.
― Quando tu hai paura, io corro. Come quando eravamo bambini, sì, prima che tutto diventasse complicato …
Georgie lasciò che le sue dita restassero intrecciate a quelle di Abel e appoggiò la testa sul suo braccio. Abel era molto più alto di lei anche da seduto. “Una mimosa e un pino,” pensò Georgie “così siamo io e Abel: io sono ammirata della sua forza, della sua capacità di vedere lontano, i suoi orizzonti sono grandi e sicuri. Ma io non voglio tante cose, voglio solo che Lowell torni da me e dai bambini. Adesso non ho più paura di dire ad Abel i miei veri sentimenti per Lowell, ora sento di avere davvero due fratelli … e che fratelli! Eppure, non ho bisogno di dirgli quello che penso per sentire che mi capisce. Se solo sapessi che Lowell sta bene! …”
― Grazie di essere venuto.
― Georgie? Tornerà da te. Io ci credo.
Abel era naturalmente ottimista in quel periodo. Maristella trovava sempre scuse nuove per uscire e allora lui usciva a sua volta. Ma dopo un paio di giorni, in paese non fu più possibile per loro passare inosservati … anche se non se ne resero conto.
Un paio di mattine più tardi, come sempre, arrivò la posta, ma la circostanza si rivelò subito eccezionale. Le notizie tanto attese erano finalmente arrivate, e Georgie le comunicò a tutti con enorme allegria: Lowell era fuori pericolo! Naturalmente, ci fu un’agitazione totale in casa, ma soprattutto un’aria di festa. Il Conte Gerard uscì per andare a telegrafare ai Grey la grande novità. Maristella uscì in giardino con Antonia, per far giocare i bambini, che anche se molto piccoli, capivano che c’era euforia e dovevano sfogarla. Così, Maria, Arthur, Abel e la padrona di casa si ritrovarono a chiacchierare attorno ad un tavolo, mentre Georgie sfogliava il giornale senza vederlo, emozionata com’era:
― Ragazzi, ma ci pensate?, sta per tornare a casa! Vivo e sano, da me e dai suoi figli!
― Sì, Georgie, finalmente! Pensa anche a quanto sarà felice quando arriverà!
― Oh, sì, Abel! Che bel pensiero che hai avuto! Che felicità, lui è l’unico uomo che io abbia mai amato! – era da tempo che la bellissima Georgie non appariva così radiosa.
― Già … e pensare che dicono che le donne sono incostanti … ― Arthur guardava la sua sposa, che sorrideva a Georgie, poi le prese la mano: ― Niente di più falso!
― Hai proprio ragione, lo sai? Noi donne non siamo quelle banderuole che la gente crede! Se ne sentono tante, ma poi, se vai a controllare, molto spesso sono gli uomini ad essere incostanti … ― Georgie era troppo allegra per contenersi, e parlava senza riferirsi a niente in particolare, spinta solo dalla frenesia del momento …
― Oh, ma sentila! Quanti uomini incostanti conosci, Georgie? Io non mi riconosco in quello che dici … ― Abel finse di essere offeso.
― Oh, scusa, fratellone … Non mi riferivo certo a te o ad Arthur …
― Grazie. – disse Arthur, assumendo poi un’aria maliziosa e facendo l’occhiolino a Maria: ― Almeno su di me, non c’è proprio niente da dire!
― Come sarebbe, “almeno su di te”? Che vorresti insinuare, ragazzino, eh? – Abel insisteva volentieri in quel gioco, felice per le buone notizie e per la sua situazione con Maristella.
― … niente!
― Mamma, papà, perché ne avete voluto fare un altro, non bastavo io? – Abel parlava con gli occhi al cielo, teatralmente, per far ridere le ragazze, e ci riusciva molto bene! – Calunniatore di un fratello, che hai da dire, eh?
― Ma niente, solo che li conosci, i marinai: dei veri farfalloni!
― Ma che dici?! Io non … e tu, allora, pensi di essere tanto più innocente? La povera Catherine ce ne metterà, a riprendersi dal tuo matrimonio! – Maria e Georgie scoppiarono in una fragorosa risata, per la gioia di Abel, ma ora Arthur doveva difendersi!
― Senti che sfacciato! Davvero vuoi che faccia qualche nome? Va bene: Jessica …
― Arthur, sta’ zitto! – Abel, suo malgrado, stava arrossendo, ma sarebbe stato molto più serio se avesse saputo che Maristella, di ritorno dal giardino, si era bloccata ad ascoltare nascosta dalle tende chiare della porta-finestra.
― … Becky, Ethel3, … ― continuava spietatamente Arthur.
― Che cosa? Becky?! – esclamò divertita Maria.
― Già, tu non lo sai: quando ci siamo conosciuti, con Becky, in Australia, Abel si era preso una bella cotta! – Georgie non la smetteva di ridere: ― Arthur, ma te lo ricordi, quando uscì a far legna così distratto che invece dell’accetta, prese una scopa?
Arthur se lo ricordava bene, e rideva fino alle lacrime. Anche Abel, comunque, non era offeso, perché sapeva che i suoi fratelli lo prendevano solo un po’ in giro, senza cattiveria, e perché era troppo contento.
― Ma chi è Ethel? – chiese Georgie.
― Una signorina, suppongo non l’unica che Abel avrà conosciuto nei tanti porti che ha visto …
― Arthur, chiudi quella bocca!
Abel ottenne subito il silenzio di Arthur, che si rese conto all’ultimo momento che non era il caso di raccontare della serata alla taverna di Gibilterra con Ethel e Louise … davanti a sua moglie:
― Va bene, non dirò altro. In fin dei conti, nessuno è perfetto, ma adesso siamo diventati grandi, no?
― Già. E io sono sempre fedele, finché so di avere speranze … Allora, non c’è lontananza che tenga, o tempo che possa farmi dimenticare, e se c’è uno che lo dovrebbe sapere meglio di tutti, quello sei tu, Arthur!
― Sì, lo so. E non ti chiedo altro, va bene?
― Altro su che, Arthur? – ora Georgie era curiosa!
― Che fratelli ficcanaso! – protestò Abel, facendo ridere ancora tutti. Tutti meno una persona …
Maristella si era allontanata dalla finestra, con uno stato d’animo terribile: la gelosia, la delusione e l’orgoglio ribollivano in lei in ugual misura …
“Una ragazza in ogni porto”, eh? Prima amava Georgie, poi una certa Becky che era una conoscenza australiana, poi questa Ethel che chi lo sa chi diavolo era, poi chissà quante … e poi chella scema ‘e Maristella! Un marinaio, ecco, che fa le sue conquiste e poi riparte! Ma stavolta si è sbagliato: non io, con me non troverà quello che cerca … Grazie, Arthur, che mi hai messa in guardia!”
Ma nel camminare furiosamente prima in giardino e poi in casa, dov’era rientrata passando dalla cucina, Maristella sentì gli occhi pieni di lacrime e un dolore sordo, tremendo, dentro di sé.
All’opposto di lei, Georgie intanto era corsa in giardino a giocare anche lei coi suoi figli, nella luminosa mattinata di settembre.


1 “Sarebbe il Cielo (a mandare la pioggia).”
2 Parafrasato dalla canzone “La stagione dell’amore”, di Franco Battiato.
Vedi cap. 15, “Con lei nella mente”


NdA: E dunque eccomi qua, in grave ritardo sulla promessa fatta. Mi dispiace avervi fatto aspettare così, ma mille cose mi hanno intralciato. Alla fine di luglio, si sono presentati problemi di coppia che derivano da un lungo periodo molto stressante e difficile per tutti e due, io e il mio compagno, e quindi il capitolo 38 (scritto un po' di tempo prima) l'ho pubblicato in un momento in cui l'ispirazione per continuare faceva fatica a presentarsi. Comunque, stiamo risolvendo. La cosa più grave è stata un lutto in famiglia che ho avuto il mese scorso ... lo sentivo arrivare da un po' e alla fine ho dovuto affrontare quello che temevo. Inoltre, in due settimane ho trovato lavoro e poi l'ho cambiato. Ora, spero che la nuova attività mi lasci maggior respiro rispetto a prima (in queste settimane, ho creduto d'impazzire), ma per il mio compagno è in arrivo un altro intervento chirurgico ...
Ma in questi capitoli si sta verificando una cosa piacevole: come gli orologi fermi che per forza segnano l'ora giusta due volte al giorno, la mia storia cresce con tale lentezza che ogni tanto, per caso, si allinea alla stagione! Spero che il mio acquazzone d'inizio autunno vi sia piaciuto, io l'ho scritto con molto amore, e altre pagine amorosissime sono in arrivo!
  
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