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Autore: Wontolla    02/10/2017    8 recensioni
"Il lavaggio del cervello?! Wow, è la prima volta che sento una cosa del genere!"
"Puoi fare tutte le cose brutte che vuoi!"
"Non ti scoprirebbero mai..."
Ridacchiò. Gli erano tornati in mente i suoi compagni delle medie, alla fine. Già, dicevano tutti così, si era abituato a sentirsi dire, seppure indirettamente che era perfetto per essere un criminale, un villain. Era inevitabile pensarlo.

***
I pensieri di Shinsou Hitoshi al termine del Festival Scolastico.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hitoshi Shinso
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Note d'Autore
Leggendo Boku No Hero Academia, Shinsou mi è entrato subito nel cuore. E' un personaggio che spero venga approfondito di più in seguito, perchè merita davvero tantissimo. Dopo aver rimuginato per un paio di giorni alla fine ho scritto questa piccola OneShot, infelice del fatto che, dopo lo scontro con Deku, di Hitoshi non si sia saputo altro. Ne approffito anche per ringraziare quelle fantastiche persone che mi hanno aiutato e sostenuto, convincendomi a scriverla. E' la prima volta che pubblico qualcosa di mio online, la mia prima vera fanfiction. Spero davvero che vi piaccia.
E che amiate Shinsou quanto me.




Ad un orario improponibile di quella notte uggiosa, mentre le gocce di pioggia scivolavano, rincorrendosi lungo il vetro affacciato sul balcone della sua camera, e mentre un vecchio vinile dei Joy Division risuonava basso avvolgendo l'aria e stonando di tanto in tanto, Shinsou Hitoshi fissava il proprio quasi invisibile riflesso sulla portafinestra in un angolo della stanza, aspirando il fumo di una sigaretta ormai del tutto consumata, ripromettendosi per l'ennesima volta che quella sarebbe stata l'ultima.

Non che l'idea lo entusiasmasse, anzi, odiava fumare davanti a chi conosceva e se poteva, evitava con tutto se stesso di essere costretto a farlo. Lo rilassava però, soprattutto in quei momenti quando, alle tre di notte passate, si ritrovava la testa talmente affollata di pensieri da non riuscire a prendere sonno nemmeno con gli antidepressivi.

Soffriva di insonnia da anni ormai, aveva imparato a conviverci da tempo.

Passava le notti al buio, seduto per terra come in quel momento, buttato davanti alla portafinestra, vicino al tavolino basso dove teneva il posacenere di plastica, illuminato dalla tiepida luce violastra di una lava lamp ricevuta a chissà quale Natale. Il suo gatto,  che intanto si accoccolava fra le sua gambe, beandosi di ogni carezza che il suo padrone gli regalava distrattamente, decorava il tiepido suono del giradischi con fusa basse e rilassanti.

Fissava quello che accadeva fuori, Hitoshi, avvolto nel pigiama pesante. Quella notte in particolare poi il cielo si macchiava di fulmini che sparavano luce in ogni direzione, illuminando di tanto in tanto anche l'interno della sua piccola camera.

Non guardava mai qualcosa di preciso in realtà, vedeva il vuoto, una patina trasparente che filtrava la realtà rendendola onirica, rendendola il nulla,tanto che, se mai gli avessero chiesto cosa si affacciasse da quel vetro della sua stanza, lui non avrebbe saputo rispondere dato che non non guardava mai veramente.

Il rumore della pioggia sui tetti giapponesi si mescolava al sapore acre del fumo. Shinsou chiuse gli occhi, calando la testa all'indietro, appoggiandosi al muro, beandosi di quell'ultimo tiro per poi spegnere il mozzicone in fondo al posacenere. Si passò una mano fra i capelli indaco che non ne volevano sapere di stare al loro posto.

Il Festival Scolastico era finito giusto qualche ora prima. Era quello il pensiero che lo teneva sveglio, non faceva che rimuginare su quello che era successo la mattina appena trascorsa, quando lui e gli altri ragazzi della U.A. erano ancora sotto gli occhi di tutti.

Avrebbe di gran lunga preferito dormire ma il suo cervello non lo abbandonava un secondo. Sbuffò, pensandoci, del resto che gliene importava di tutta quella messa in scena? Forse gliene importava fin troppo.

Voleva davvero passare alla sezione Hero.

Si chiedeva se fosse andato bene quanto pensava: secondo il proprio parere, non era andato così male, considerato il fatto che facesse parte di una classe ordinaria e non del corso per eroi.  Su tutto l'istituto, lui era uno dei pochi che si fosse piazzato in alto, arrivando a prendere posto alla terza prova, e l'unico delle sezioni ordinarie.

Se solo fosse riuscito a superare il primo incontro...

"Shinsou, perchè vuoi diventare un Eroe?"

Il combattimento con quel ragazzo era stato in parte demoralizzante: era riuscito a batterlo nonostante il proprio vantaggio iniziale. Hitoshi non riusciva davvero a capire cosa fosse andato storto. Aveva attivato il proprio quirk, Brainwashing, ma poi qualcosa  aveva destato quel curioso ragazzo dai capelli verdi che alla fine lo aveva sconfitto totalmente.

Aveva perso.

Il gatto abbandonò le sue gambe per andare ad accoccolarsi sotto al tavolino basso. Il ragazzo si alzò per alzare la puntina del giradischi, il vinile dei Joy Division che continuava a girare con un movimento ipnotico. Lo prese e lo rimise a posto, per poi chiudere la portafinestra che aveva lasciato socchiusa per permettere al fumo di uscire ma che al contempo aveva fatto entrare il freddo.

Non che gli dispiacesse, amava la sensazione di fresco sulla pelle, lo faceva sentire un po' più vivo, un po' più cosciente di se stesso.

Si stese sul letto a pancia in su, gli occhi puntati sul soffitto a guardare i particolari giochi di luce viola e blu emanati dalla lava lamp che trasformava tutta l'atmosfera rendendo quello spazio più leggero, il suo corpo fluttuante, perso nei pensieri, sospeso fra sogno e realtà alla ricerca di chi lui fosse davvero, chi sarebbe stato.

"Il lavaggio del cervello?! Wow, è la prima volta che sento una cosa del genere!"

"Puoi fare tutte le cose brutte che vuoi!"

"Non ti scoprirebbero mai..."


Ridacchiò. Gli erano tornati in mente i suoi compagni delle medie, alla fine. Già, dicevano tutti così, si era abituato a sentirsi dire, seppure indirettamente che era perfetto per essere un criminale, un villain. Era inevitabile pensarlo.

Bastava solo rivolgergli la parola e rispondergli  per diventare immediatamente una marionetta nelle sue mani. Ma lui non aveva mai avuto la minima intenzione di sfruttare a suo piacimento e con malizia quel potere. Hitoshi voleva solo diventare un grande eroe e salvare tante vite come i più grandi professionisti, anche lui era stato un bambino come tutti gli altri, anche lui aveva seguito le imprese di All Might.

"Tu non capirai ma... anche con un quirk come il mio si hanno dei sogni."

Aveva detto così quella mattina?

"Io sono rimasto indietro fin dall'inizio a causa del mio quirk! Un fortunello come te non può capire! Quelli che sono nati con il quirk ideale possono andare dove desiderano!"

Alzò un sopracciglio. Dannato ragazzino con le lentiggini, aveva fatto in modo che tutte le sue emozioni sgorgassero fuori in quel modo, gridando davanti a tutti quanto anche lui avesse i sogni che hanno tutti gli altri ragazzi della sua età.

Lui voleva davvero diventare un Eroe, era l'unico sentimento che ardeva dentro di lui, l'unico pensiero ormai in grado di tenerlo in vita. Nessun antidepressivo sarebbe mai stato forte quanto quello scalciante desiderio di essere un giorno un Eroe, di essere un giorno qualcuno.

Poi ci pensò. Penso al vero motivo per cui alle 4.00 del mattino era ancora sveglio, divorato dall'insonnia, a quelle piccole e terribili parole che gli erano state rivolte una volta finito lo scontro che gli avevano messo sottosopra l'intera esistenza. Non riusciva a non pensarci.

Per la prima volta nella sua vita i suoi compagni gli avevano rivolto parole incoraggianti, niente che avesse a che fare con il lato sinistro del suo quirk, parole calde, parole che non si sarebbe mai aspettato, totalmente diverse da quelle a cui era abituato.

"Sei stato bravissimo, Shinsou!"

"Sono rimasto a bocca aperta!"

"Sei la stella di tutti noi della sezione ordinaria!"


Si grattò la nuca rotolando sul letto per girarsi su un fianco, tirare su le gambe e rimanere in posizione fetale, stringendosi lo stomaco che sentiva andare in subbuglio, come se qualcuno gli avesse rimescolato le interiora. Non riusciva a nascondere un sorriso.

"Hai dato del filo da torcere a quello che è arrivato primo alla corsa a ostacoli!"

"Contro i Villain questo quirk sarebbe utilissimo! Lo voglio!"

"Quelli della U.A. sono cretini... lo mettono nella sezione ordinaria?"


Davvero stava sorridendo? Era la prima volta... da quanto? Non aveva idea di quanti anni fossero passati dall'ultima volta che aveva sentito il cuore stringersi per l'emozione che provava. Si sentiva... non sapeva bene nemmeno lui... accettato?

Si girò dall'altra parte riprendendo la stessa posizione. Voleva un'altra sigaretta.

Era... felice?

Non riusciva a capire quel sentimento che lo stava travolgendo come un tornado, che lo faceva sentire... Cosí vivo, lo faceva sentire parte di tutti gli altri.

Era davvero possibile che qualcuno lo considerasse un Eroe?

Quel giorno lui aveva dato speranza a tanti ragazzi che come lui erano nati con quirk considerati non ideali ad un eroe, aveva ridato fiducia a tutti coloro che desideravano come lui diventare qualcuno. Era diventato il loro Eroe per davvero.

"Li senti Shinsou? Tu... Tu sei straordinario!"

Non se ne accorse, Hitoshi, ma stava singhiozzando già da qualche minuto, stretto fra le lenzuola, un pianto disperato, un pianto che gettava fuori tutti gli anni di malessere che lo avevano imprigionato. Ripensò a tutta la cattiveria che aveva dovuto ingoiare per colpa di chi lo considerava il cattivo, agli anni che aveva vissuto nell'apatia, nella depressione, ad ogni volta che aveva visto il suo sogno andare in frantumi, al maledetto giorno in cui non aveva superato quell'esame, alla solitudine, a tutte le sigarette consumate in nome di una felicità che non riusciva a raggiungere.

Le lacrime sgorgavano dai suoi occhi inesorabilmente, non riuscendo a fermarle nemmeno volendo.

"Shinsou, perchè vuoi diventare un Eroe?"

E con le sue lacrime, Hitoshi maledì gli anni di antidepressivi, di alienazione, di insonnia. Era stato così stanco delle persone, così stanco dei sentimenti, così stanco della luce. Aveva vissuto da solo al buio, costruendosi una corazza inviolabile che lo avrebbe protetto dal mondo esterno, continuando a chiedersi, giorno per giorno, cosa c'è di sbagliato in me?

E quel giorno la speranza lo aveva colpito in pieno viso.

Piangeva Shinsou, piangeva come non era mai riuscito a fare in tutti quegli anni.

Non era triste, non lo era affatto, tutto il contrario.

Piangeva perchè era finalmente, inesorabilmente, felice. Forse per la prima vera volta nella sua vita.

Finì così quella lunga e decisamente stancante giornata. E mai nella sua vita era stato più contento di sentirsi stanco. Finì fra le lenzuola stropicciate, in mezzo alle lacrime, sotto un soffitto tinteggiato di viola, con gli occhi che si chiudevano finalmente per dormire e il sorriso sulle labbra.

Prima di addormentarsi del tutto però decise che dal giorno dopo l'avrebbe finita con quei maledetti antidepressivi, con le sigarette e con quel dannato sconforto.

Stavolta avrebbe lottato davvero, non avrebbe vissuto passivamente, si sarebbe ripreso la propria rivincita... Sarebbe anche lui diventato Eroe.


"Shinsou, perchè vuoi diventare un Eroe?"
"Perchè li ammiro, non posso farci niente."
   
 
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