Shottina nuova di zecca, stavolta non nata da qualche
delirio su msn ma, semplicemente, da un lungo giro in bicicletta, mentre
guardavo le persone intorno a me. Non avendo un cane chiedo scusa se ho detto
qualcosa di sbagliato.
L’intento
è di strapparvi una risata e magari anche un commentino xD Buona
lettura!
****************
“Elvis
puzza”
Nick alzò la testa, guardando
sua madre che era appena entrata in salotto. Le mani sui fianchi e l’espressione
seria non promettevano niente di buono. Il cane, sentendosi nominato, aprì un
occhio e guardò il suo padroncino con un’espressione innocente, che sembrava
volergli dire “ehi, io non c’entro niente”.
Era
una calda giornata estiva e la famiglia Jonas era nella loro casa di Los Angeles
che stava trascorrendo un tranquillo pomeriggio senza impegni, proprio come una
volta, prima che i tre figli diventassero famose rockstar sempre in giro per il
mondo.
Nick
si stava gustando un ghiacciolo al limone e si era seduto comodamente sul grande
divano del soggiorno, deciso a rilassarsi ascoltando un po’ di musica nella
penombra della stanza. Elvis lo aveva seguito, sdraiandosi per terra per
sonnecchiare sulle fresche piastrelle. Ma nessuno dei due aveva fatto i conti
con Denise, che era arrivata poco dopo con quella dichiarazione.
“Fa
caldo, dovresti lavarlo” affermò continuando a parlare.
Nick
annuì con il capo, anche se in realtà il suo unico pensiero era di starsene lì
senza fare niente di niente.
“Dopo
lo faccio” le disse ingenuamente, sperando che quella promessa bastasse a
tranquillizzarla.
Invece
la madre si piazzò davanti a lui con un’espressione decisa in
volto.
“Nicholas”
Nel
sentire il suo nome completo, drizzò le orecchie. Non era mai un buon segno
quando lo chiamava così.
“Questa
mattina tuo padre si è alzato presto per portare Joe e Frankie a vedere quella
benedetta corsa in bicicletta di cui hanno tanto parlato e quei tre mi hanno
lasciato la cucina sotto sopra dopo aver fatto colazione. Ho il diritto di
chiederti una cosa semplicissima come quella di lavare Elvis? E’ il tuo cane,
no?”
Era
chiaro che la madre era arrabbiata con il padre e il fratello ma, purtroppo
essendo loro fuori, era lui a doverne pagare le conseguenze. Mettersi a
discutere sarebbe servito solo a peggiorare la situazione. La cosa migliore che
poteva fare era assecondarla. Sospirando rassegnato, si alzò in piedi e,
fischiando, fece segno al suo cane di seguirlo fuori.
In un
angolo del giardino vide suo fratello Kevin. Aveva sistemato una sdraio al sole
e, probabilmente, si era messo a leggere prima di addormentarsi. Era a torso
nudo e indossava un paio di pantaloncini grigi. Il libro era abbandonato sulla
sua pancia. Sogghignando, Nick immaginò la faccia del fratello quando si sarebbe
svegliato scoprendo che il contorno del libro gli aveva creato uno strano
effetto sull’abbronzatura. Per un momento considerò l’idea di chiedergli di
aiutarlo ma Kevin odiava essere svegliato se non era strettamente necessario e
rischiava di metterlo di malumore per tutto il resto della giornata.
Meglio
arrangiarsi da solo.
Si
avvicinò al rubinetto dell’acqua a cui era collegata la canna che usava suo
padre per i lavori in giardino. Fece un fischio chiamando Elvis che accorse dal
suo padrone. Lui si chinò in ginocchio e gli accarezzò i lati del muso, mentre
il cane si avvicinava per leccargli il viso e la coda si agitava
festosa.
“Bello
il mio cucciolone” gli disse prima di arricciare il naso.
Effettivamente
sua madre non aveva tutti i torti, ci stava una bella lavata.
Si
rialzò in piedi facendogli segno di rimanere seduto, ma quando aprì il rubinetto
e l’acqua cominciò ad uscire dalla canna che teneva in mano, il cane si alzò e
si allontanò trotterellando.
Indirizzando
il getto più lontano, cercò di colpirlo ma lui fu svelto a non farsi prendere.
Abbaiando cominciò a scodinzolare. Nick fece una smorfia: probabilmente Elvis
riteneva che quello fosse un gioco.
Gioco
o non gioco avrebbe vinto lui e poi sarebbe tornato a godersi il suo meritato
riposo.
D’altronde
quanto ci sarebbe voluto a lavarlo? Cinque minuti, non di più.
*
Ormai
a Nick sembrava fossero passate quasi cinque ore da quando era uscito in
giardino. Elvis si era rivelato un osso duro ed era riuscito a sviare tutti i
suoi tentativi di bagnarlo. Non era servito a niente fare l’indifferente,
chiamarlo con voce dolce o tentarlo con un biscotto, quel cane era più furbo di
lui.
Sospirando,
guardò i suoi vestiti.
La
canottiera bianca e i pantaloncini blu che indossava era chiazzati d’acqua,
senza contare la vistosa macchia d’erba che sembrava tatuata sul suo
fondoschiena a testimoniare quand’era scivolato nel tentativo di rincorrere
Elvis.
Era
ora di finirla.
Non
era possibile che non fosse in grado di lavare il suo cane senza perderci tutto
il pomeriggio. Fissò il suo adorato cucciolo, che lo guardava seduto sul prato,
con espressione divertita. Adesso o mai più. Avrebbe fatto una finta,
spostandosi verso destra e indirizzando il getto direttamente a sinistra, dove
sicuramente si sarebbe mosso Elvis. Non avrebbe fallito stavolta.
Fece
la sua mossa e il cane si spostò proprio dove voleva lui, purtroppo si mosse con
un secondo di ritardo, un solo infinitesimale secondo e il getto non colpì il
bersaglio.
O
meglio, colpì un bersaglio che non era previsto.
Kevin
si alzò urlando quando l’acqua fredda lo investì in pieno. Balzò giù dalla
sdraio guardandosi intorno con lo sguardo allucinato.
“Ma
che diavolo… Nick!!!” sbraitò, indirizzando un’occhiata di fuoco a suo fratello.
Il
minore dei Jonas non poté fare altro che stringersi nelle
spalle.
“Scusa.
Non l’ho fatto apposta”
Kevin
scosse la testa facendo ondeggiare i suoi riccioli
bagnati.
“Non
sei un po’ troppo grande per giocare ancora con l’acqua? O hai deciso di
regredire all’infanzia di colpo?”
Ecco
perché non lo aveva svegliato prima, suo fratello diventava spietato se veniva
disturbato, essere colpito da un getto d’acqua non era sicuramente nella lista
dei suoi “piacevoli risvegli”.
“Mamma
mi ha ordinato di lavare Elvis” gli spiegò per giustificare le sue
azioni.
Scoccandogli
un’espressione ironica l’altro gli rispose.
“Io ti
sembro un cane?”
“No”
“E
allora perché mi hai bagnato?”
L’espressione
di Kevin gli fece venire voglia di ridere ma si trattenne. Già suo fratello era
arrabbiato, se poi lo avesse visto prenderlo in giro rischiava seriamente che
gli prendesse la canna dalle mani e tentasse di strangolarlo.
Ad
interrompere la loro discussione intervenne Elvis, che abbaiò per attirare
l’attenzione su di sé, come se volesse continuare quello strano ma divertente
gioco.
“Non
dirmi che non riesci a farti ubbidire da lui” domandò
Kevin.
Nick
avrebbe tanto voluto affermare che il suo cane eseguiva quanto gli veniva
ordinato ma, in quella particolare situazione, doveva dichiararsi sconfitto.
“Pensa
sia un gioco e non si fa bagnare”
“E
allora? Ci vorranno cinque minuti per riuscirci, passami quella canna lo faccio
io” dichiarò spazientito il maggiore.
*
“Dannato
cane” sibilò Kevin con una smorfia, sdraiato sul prato dopo essere caduto mentre
cercava di placcare Elvis.
“Ehi!”
lo riprese Nick.
“Non è
possibile che nemmeno in due riusciamo a farcela” dichiarò incredulo.
Con
una smorfia si domandò perché aveva deciso di aiutare il fratello anziché
rimettersi sdraiato ad asciugarsi crogiolandosi al sole come una lucertola. Era
il loro pomeriggio di libertà e lo stavano sprecando in quel modo, facendosi
battere da un cane per di più. Si rialzò in piedi, passando una mano in mezzo ai
riccioli scomposti che si erano in parte asciugati.
“Il
piano è questo: lo accerchiamo. Io lo blocco da destra e tu da sinistra, poi
recuperiamo la canna e lo bagniamo. Tanto ormai ci siamo già sporcati i vestiti
che indossiamo” concluse risoluto.
Nick
annuì, ormai era diventata una questione d’onore.
Così
fecero, muovendosi con circospezione, per non far capire ad Elvis cosa stava
succedendo.
“Ciao
bel cucciolo” gli disse Kevin in tono vezzeggiativo.
“Il
mio adorato cagnolone” aggiunse Nick.
L’interessato
era accucciato per terra e girava il muso verso l’uno o l’altro fratello,
ascoltando le loro parole. Sembrava molto tranquillo e non faceva segno di
volersi alzare anche se loro si stavano avvicinando.
Erano
ormai a meno di un metro e Kevin guardò Nick.
“Conto
fino a tre e ci buttiamo”
Il
cane rimase fermo nella sua posizione, come se si fosse stufato di giocare.
“Uno”
“Due”
“Tre!”
Entrambi
i Jonas si slanciarono con le braccia in avanti ma proprio in quell’istante la
voce di Joe risuonò nel giardino.
“Ehi,
Elvis!”
Nel
sentirsi chiamare, il cane balzò in piedi e partì a razzo verso il mezzano,
felice di vederlo.
Alle
sue spalle Nick e Kevin caddero a terra, finendo per scontrare le loro teste.
Entrambi ulularono di dolore, massaggiandosi il capo e fissando Joe con
espressione di puro odio per aver rovinato il loro piano
perfetto.
Ignaro
di aver causato l’ennesimo danno, Danger raccolse la canna che era rimasta
abbandonata nel prato, in mezzo ad una pozzanghera dato che il rubinetto
dell’acqua era rimasto aperto. Accaldato, si era bagnato le mani e le braccia
sospirando di sollievo.
“Ehi
Elvis, hai caldo anche tu?”
Dopo
quella domanda, con un gesto fluido, inclinò la canna bagnando il cane. Il quale
reagì saltellando felice e aprendo la bocca per cercare di bere l’acqua oltre a
farsi inzuppare allegramente.
“Poverino,
chissà da quanto avevi caldo e nessuno ha pensato a rinfrescarti, eppure ci
vogliono meno di cinque minuti per farlo” affermò ridendo davanti a quello
spettacolo.
Nick e
Kevin erano ammutoliti di fronte a quella scena, indecisi se essere più
arrabbiati con il fratello oppure con quel traditore di Elvis. Lo stesso cane
che, poco dopo, trotterellò felice verso di loro e, allegramente, si scrollò con
vigore annaffiandoli di goccioline e guardandoli con espressione innocente.
I due
fratelli si lasciarono cadere sulla soffice erba del prato senza più parole.
Oltre
il danno anche la beffa.
*******************
I Jonas
Brothers non mi appartengono e questa ff non è scritta a scopo di lucro né vuole
rappresentare la loro vera vita.