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Autore: _Trixie_    02/10/2017    5 recensioni
Fanfction partecipante al contest Power of music, indetto da eleCorti sul forum di efp.
Per festeggiare i trentacinque anni di Storybrooke, che coincidono con il compleanno di Emma Swan, sua madre ha deciso di preparare alla ragazza una sorpresa. Ora le serve solo un'arpista.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Fanfction partecipante al contest Power of music, indetto da eleCorti sul forum di efp.
 
 
Nome sul forum e su efp: _Trixie_
Titolo della storia: Note di verità
Prompt scelti: arpa, amore
Rating: verde
Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Genere: introspettivo, triste, malinconico
Avvertimenti: triangolo
Note dell’autore: 1544 parole. 
Buona lettura! T.
 
 
 
 
Note di verità
 
 
 
 
 
«Regina!»
«Non accadrà, Snow» rispose Regina esasperata. La sua voce risuonò nella palestra, rimbalzando su pareti, pavimento e soffitto per poi colpire le orecchie addormentate di Emma Swan, non così comodamente sdraiata sugli spalti.
Lo sceriffo fece una smorfia, più per il dolore alla schiena che per il modo in cui era stata svegliata.
Come si fosse appisolata in quella posizione era un mistero. L’ultima cosa che ricordava era Regina che entrava nel suo ufficio e, in un tono che non ammetteva repliche, comunicava, anzi, ordinava a Emma di alzarsi da quel dannato divano, smetterla di bruciare i soldi dei contribuenti in pisolini ingiustificati e accompagnarla alla palestra della scuola per valutare quali misure di sicurezza adottare in occasione dei festeggiamenti per i trentacinque anni di Storybrooke, che si sarebbero tenuti in pochi giorni.
Occorrenza che, sfortunatamente per Emma, coincideva anche con il suo compleanno. E lo sceriffo aveva questa orribile sensazione che Mary Margaret volesse approfittarne per organizzarle una qualche sorpresa.
«Emma!»
Oh, no.
«Potresti far ragionare Regina, per cortesia?!» urlò sua madre, spostandosi sotto gli spalti.
Già, lei era chiaramente la persona più indicata per far ragionare il sindaco, vero?
L’unico motivo per cui Regina l’aveva portata lì era per non rimanere sola con Mary Margaret, Emma lo sapeva bene. La scusa del sopraluogo o ispezione o come dannazione l’aveva chiamata il sindaco non reggeva e non solo perché era già stato fatto, settimane prima, da Emma e sua padre, ma anche perché Regina, come sempre, aveva criticato la proposta di Emma fino all’ultima virgola per poi stravolgerla e fare in ogni caso come preferiva.
Alzando gli occhi al cielo, lo sceriffo represse uno sbadiglio e si mise seduta per capire quale fosse, esattamente, il problema. Non che Emma si illudesse che la sua opinione sarebbe stata presa in considerazione: se si fosse schierata con Regina, sua madre l’avrebbe accusata di non prendere mai le sue parti, che la sua non era che una ripicca e che quindi le sue ragioni non avevano valore; se invece avesse sostenuto Mary Margaret, Regina avrebbe fatto lo sguardo, quello che Emma odiava e che, senza alcun dubbio, diceva: naturalmente, non sia mai che la Salvatrice deluda le aspettative dell’adorata mammina, meglio sposare quel dannato pirata.
Emma non era sicura circa il motivo per cui Regina avesse iniziato ad essere particolarmente acida con lei dal giorno del suo matrimonio, ma probabilmente si trattava di questioni irrisolte tra il sindaco e Hook. Questioni su cui Emma non voleva sapere assolutamente nulla.
«Sul serio, sceriffo Swan? Di nuovo a dormire?» domandò Regina, le mani sui fianchi.
«Oh, dacci un taglio. Sto lavorando il doppio per sostituire mio padre, non hai il diritto di criticarmi», rispose Emma che, da quando David aveva contratto la varicella dal piccolo Neal, era stata costretta a coprire le ore di suo padre, con l’aiuto di Hook. I due si vedevano solo per pochi minuti tra un turno e l’altro, entrambi troppo stanchi per andare oltre un bacio distratto.
Regina strinse le labbra in una linea sottile, ma non replicò.
«L’arpista che abbiamo ingaggiato non è più disponibile» intervenne Snow.
Lo sceriffo annuì. «Quindi?»
«Quindi ci serve una nuova arpista» continuò Snow, facendo saettare lo sguardo su Regina.
Emma era confusa. «Quindi?»
Mary Margaret indicò di nuovo Regina con un gesto della testa così violento che per un secondo Emma temette che si fosse rotta il collo. Ma lo sceriffo continuava a non capire.
«Regina non vuole suonare l’arpa alla festa» sputò infine Mary Margaret.
«Oh» fece Emma, ancora più confusa. «E perché lo hai chiesto a Regina?»
«Perché non ci sono altre persone, oltre all’arpista, che sappiano suonare l’arpa. E, in quanto sindaco, sarebbe un gesto carino da parte sua».
Il sindaco in questione sbuffò. Come se dedicare trentacinque anni e probabilmente il resto della sua vita all’amministrazione di quella città non fosse abbastanza.
Emma rimase in silenzio per qualche secondo, nel tentativo di processare l’informazione.
Arpa. Regina. Suonare.
Oh.
E poi Emma scoppiò a ridere, improvvisamente.
Gli occhi di Regina si infiammarono.
«Cosa c’è di tanto divertente, signorina Swan?» domandò, il gelo nella voce.
«Niente» balbettò Emma, cercando di tenere a bada la risata.
Regina, la madre di suo figlio, quella Regina e un’arpa.
Davvero?
«Non avrei mai immaginato» tentò di spiegare Emma con tutta la serietà di cui era capace in quel momento, «che sapessi suonare l’arpa».
«Non credi che ne sia capace?» domandò Regina, con astio.
La risata morì completamente nella gola di Emma. «No!» si affrettò a dire, quasi urlando. «No, non è questo! È solo… Insomma… D’accordo, non importa, niente».
«Certo che Regina sa suonare l’arpa» intervenne Snow. «Ogni ragazza di nobili natali nella Foresta Incantata è incoraggiata a im-»
«Obbligata, nel mio caso» intervenne Regina.
«A imparare a cantare e suonare. Abilità molto apprezzate in una moglie» concluse Snow. «Io scelsi il liuto».
«Mentalità a dir poco ridicola» commentò Regina. «Ma non importa. Suonerò l’arpa alla tua dannata festa, Snow. Solo per dimostrare alla signorina Swan che sono in grado di farlo» commentò Regina, prima di voltarsi, senza nemmeno salutare, per dirigersi all’uscita. Emma, ancora sugli spalti, si alzò per raggiungerla.
«Regina!» urlò, mentre scendeva i gradini di cemento, senza ottenere alcuna reazione dalla donna.
Non aveva intenzione di far infuriare Regina, la faccenda dell’arpa l’aveva solo… sorpresa.
Giunta accanto a sua madre, Emma si fermò. Non aveva speranza, con il sindaco, anche se non capiva bene perché all’improvviso bastasse un soffio di vento per farle saltare i nervi.
«Ottimo lavoro, Emma» si complimentò Snow, con un sorriso soddisfatto.
«Cosa?»
«Con Regina».
«Certo, perché far infuriare la tutrice legale di mio figlio un giorno sì e l’altro anche è una mossa molto furba» rispose Emma, sarcastica.
Snow ridacchiò. «Lo facevi in continuazione, non appena arrivasti a Storybrooke. Senza contare che tu e Regina litigate sempre in ogni caso. Almeno ora abbiamo la nostra arpista».
Emma scosse la testa. Sbadigliò. «Aspetta, a cosa ti serve un’arpista? Credevo avessi ingaggiato un complesso».
«Oh, non preoccuparti, tesoro».
 
 
Snow aveva appena concluso il suo discorso di auguri per Emma quando Regina iniziò a suonare e la folla si divise, ammassandosi ai margini della palestra in cui stavano festeggiando i trentacinque anni di Storybrooke, perché Emma e Hook potessero ballare al centro.
Era stata un’idea del pirata, quella dell’arpa e, come tutte le idee del pirata, Regina la detestava.
Ma la signorina Swan aveva riso, quel giorno, come se Regina non potesse essere in grado di suonare l’arpa. Non che le dovesse dimostrare qualcosa, solo… Il sindaco non poteva sopportare l’idea che Emma ridesse di lei.
Le dita di Regina pizzicavano le corde, agili, veloci, precise. Era brava, Regina, era straordinariamente brava e non solo perché Cora l’aveva obbligata a raggiungere la perfezione.
Regina aveva imparato, con il tempo, ad amare l’arpa. Amava essere artefice di qualcosa di tanto antico e universale come la musica: non vi era luogo o tempo, a conoscenza di Regina, in cui non esistesse.
La melodia che Hook aveva scelto per Emma era una di quelle canzoni popolari che Cora aveva sempre proibito a Regina di suonare, giudicandole dozzinali e, al raffinato orecchio di Regina, un po’ lo era. Era semplice e ripetitiva, tanto da lasciare al sindaco la possibilità di alzare gli occhi e farli vagare per la sala. Fu in quel momento che sbagliò. Non a suonare, no. Le sue dita non mancarono una nota, non una corda.
Regina sbagliò perché incrociò gli occhi di Emma, le braccia intorno al collo di Hook, che la stava guardando a sua volta. Ondeggiavano, lei e Hook, la folla intorno ora invidiosa, ora intenerita.
Nel cuore di Regina si accese quell’infinita cura, quel profondo affetto, quell’inarrestabile attrazione, quel tutto così assoluto che provava per Emma e che iniziò a scorrerle nelle vene senza che il sindaco potesse fermarlo. E come avrebbe potuto, se non proibendo al proprio cuore di battere? Giunse, veloce, sulla punta delle dita di Regina che pizzicavano le corde dell’arpa.
E il fatto è che molte parole sono menzogne e le persone mentono ogni giorno per abitudine, per vergogna, per nascondere un segreto. Ma la musica non è mai una menzogna.
Dolce, profonda, spezzata fu la successiva nota che Regina suonò e che vibrò nell’anima di ciascuno, così potente che molti si convinsero, in seguito, che il sindaco fosse ricorso alla magia.
Ma non ne aveva bisogno. Non poteva fare altrimenti, Regina, se non suonare, lasciare che la musica rivelasse il suo segreto amore per Emma, per lei che non era sua da amare.  
Tuttavia, è questa è una fortuna, si sentono ogni giorno così tante menzogne, che non si è più in grado di riconoscere la realtà. Ciascuno degli astanti avrebbe conservato un vivo ricordo, bruciante e doloroso, di quella canzone, accompagnandolo con inconsolabili sospiri, incapaci di spiegare a parole quella melodia che aveva scosso la loro anima tanto violentemente.
Dopo quella sera, Regina non suonò mai più.
Perché la maggior parte delle parole sono menzogne e la musica non può mentire, ma Emma aveva quel suo superpotere, Emma sapeva distinguere la verità dalla menzogna.
Emma aveva ascoltato.
 
 
 
 
 
 
   
 
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