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Autore: Mizuki_Rei    03/10/2017    3 recensioni
Seguito di "La sua casa"
Tratto dalla storia: "Continuava a rigirarsi nella speranza di riaddormentarsi, ma non c’era verso. Anche quel giorno i suoi soliti pensieri erano tornati a tormentarlo.
Da quando la guerra era finita non riusciva ad dare un senso alla sua vita. Trascorreva, apatico, le sue giornate sistemando casa, passeggiando per la città e, qualche volta, aiutando il padre. Un giorno era uguale all'altro per lui"
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inoue Orihime, Kuchiki Rukia, Kurosaki Ichigo
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Erano le 7 del mattino e, come ogni giorno, casa Kurosaki era in fermento. Tutti erano in piedi, pronti per cominciare una nuova giornata. C’era chi si preparava per andare a scuola e chi, invece, per andare a lavoro. Tutti tranne uno. Kurosaki Ichigo si ostinava a rimanere a letto nonostante fosse sveglio già da qualche minuto. Continuava a rigirarsi nella speranza di riaddormentarsi, ma non c’era verso. Anche quel giorno i suoi soliti pensieri erano tornati a tormentarlo.  
Da quando la guerra era finita non riusciva ad dare un senso alla sua vita. Trascorreva, apatico, le sue giornate sistemando casa, passeggiando per la città e, qualche volta, aiutando il padre.  Un giorno era uguale all’altro per lui. Da qualche mese, aveva terminato gli studi, diplomandosi con ottimi voti. Nonostante ciò, mentre tutti i suoi amici avevano chiaro in mente cosa fare una volta usciti dalle superiori, Ichigo non sembrava avere alcuna idea. Ishida e Orihime si erano inscritti all’università: il primo di economia e la seconda infermieristica. Arisawa era diventata insegnante di karate, mentre Sado lavorava in un negozio per animali. Per quanto riguardava lui, aveva sempre pensato che avrebbe dato la caccia agli Hollow fino alla fine dei suoi giorni, dando una mano al padre in clinica di tanto in tanto. Tuttavia da quando la pace regnava incontrastata, non era più stato contattato dalla Soul Society e quei pochi Hollow che arrivavano in città venivano fatti fuori da qualche altro shinigami. Così niente università, niente lavoro, niente missioni.
In quel momento sentì suonare il campanello, sapeva già chi era. Come ogni giorno Orihime veniva da loro a fare colazione per passare un po’ di tempo con lui prima di andare in università.
Non aveva alcuna voglia di alzarsi e si rigirò per ennesima volta nel letto, ritrovandosi a guardare il suo armadio.  Sospirò profondamente, mentre una già nota stretta al cuore si fece sentire. Decise di chiudere gli occhi e di lasciarsi andare ai ricordi.
Nella sua mente comparve l’immagine di una minuta ragazza dai capelli neri e dagli occhi blu che fino a poco tempo fa viveva nel suo armadio.  Sorrise ripensando al loro primo incontro. Lei era lì in piedi sulla sua scrivania, con la mano sulla sua katana e con lo sguardo più intenso che avessi mai visto. L’aveva osservata scendere dal mobile, con la grazia di una farfalla, senza neanche considerarlo e questo lo aveva fatto incazzare parecchio. L’aveva presa a calci per questo e lei era rimasta sconvolta dal fatto che potesse vederla. D’altro canto lui era rimasto sorpreso dalla sua agilità e dall’abilità nello schivare i suoi calci.
Non avrebbe mai potuto prevedere quello che sarebbe successo di lì a poco. Quella ragazza era entrata nella sua vita in punta di piedi e senza che potesse dire o fare qualcosa per impedirlo aveva sconvolto il suo mondo.  
Un improvviso rumore lo ridestò dai suoi pensieri.  Si alzò a sedere di scatto, scansando con un braccio un calcio volante di suo padre.
“Maledetto è questo il modo di entrare in camera di tuo figlio” gli urlò contro
“Tengo solo in allenamento i tuoi riflessi” rispose l’uomo, poi ricomponendosi continuò “comunque sono venuto a dirti di scendere a fare colazione… e poi c’è una bellissima ragazza che ti sta aspettando ”
“Ora scendo”
A quel punto Isshin se ne andò e qualche minuto dopo lo sentì uscire di casa, seguito poi dalle sorelle.
Prima di scendere, Ichigo si diresse in bagno per lavarsi la faccia. Non appena sentì l’acqua scorrergli sul viso, fu colpito da flashback.
La pioggia cadeva incessante sul suo corpo, steso a terra, immobile e ferito. La porta per la Soul Society era in procinto di chiudersi mentre lui non poteva fare altro che osservare la ragazza davanti a lui sparire con gli occhi pieni di lacrime. Sbatté i pugni a terra. Non poteva credere che si fosse sacrificata per lui. Non poteva credere che pur di proteggerlo si era consegnata al nemico intenzionato a giustiziarla. Fu in quel momento che si rese conto di quanto quella ragazza contasse per lui. Le era sembrata così  fredda e superficiale, ma si era dimostrata una persona buona, con uno spirito di sacrificio fuori dal mondo. Lui doveva salvarla e riportarla indietro, a casa con lui.
Si asciugò velocemente il viso e scese in cucina. Entrò nella stanza sbadigliando e grattandosi la testa.  Vide Orihime intenta a lavare le stoviglie e le si avvicinò per salutarla. Le diede un leggero bacio sulla guancia, dopo di che si sedette al tavolo. La osservò finire di sistemare, mentre sorseggiava una tazza di the.
Era da qualche tempo che stavano insieme, ma ancora non si era abituato alla presenza della ragazza. Era così strano vederla lì in casa, così come lo era passeggiare per le strade di Karakura mano nella mano. Dall’altra parte Orihime sembrava essersi abituata in fretta alla loro nuova condizione. Dopotutto era sempre stata innamorata di lui. Aveva sempre il sorriso sulle labbra e alla costante ricerca delle sue attenzioni. Lui si limitata ad abbracciarla e darle qualche bacio. Non riusciva a lasciarsi andare, perché ogni volta che ci provava la lunga chioma arancione della ragazza veniva sostituita da un caschetto nero e i suoi occhietti con cioccolato da due grandi occhi blu notte. Aveva deciso di darle una possibilità al termine della guerra. Appena ripresosi dalla convalescenza si era ritrovato a parlare con Ishida. L’amico l’aveva preso da parte e gli aveva detto di non lasciarsi sfuggire una ragazza come Orihime, che era fortunato ad averla al suo fianco e che l’aveva fatta soffrire a sufficienza con il suo comportamento scostante. Infine, gli aveva confessato di avere sempre amato la ragazza ma che si sarebbe fatto da parte affinché fosse felice con lui. La frase che più lo colpì fu “appartenete a due mondi diversi, non potrete mai stare insieme, mentre Orihime fa parte del tuo mondo, lei è viva e aspetta solo te. Non farla più soffrire”. Fu così che prese quella decisione che più tardi lo avrebbe condannato a una vita monotona e vuota. Andò da quella ragazza con la quale aveva convissuto fino a quel momento, che c’era sempre stata, nei momenti belli, ma soprattutto in quelli brutti, che aveva sempre lottato al suo fianco e che gli aveva insegnato il significato della parola vivere e le disse addio. Non passava notte in cui non sognasse quegli occhi blu guardarlo con aria triste e sconsolata. Sarebbero stati il suo tormento, il suo rimpianto.
Si alzò dalla sedia, dirigendosi al lavabo. “ci penso io ora” le disse “è meglio che ti prepari ad andare”.
Aveva appena iniziato a lavare quando una strana sensazione gli attraversò il corpo. Si guardò intorno e poi fuori dalla finestra di fronte a lui, ma non vide nessuno. Prima di potersi chiedere se si fosse immaginato tutto, Orihime lo richiamò “Kurosaki-kun sto andando”
“D’accordo” disse, accompagnandola alla porta “a che ora finisci in università?”
“Sarò a casa per le 18, ceniamo insieme?”
“Per me va bene”
“Perfetto” esclamò per poi baciarlo sulle labbra “allora stasera Kurosaki-kun”
Non rimase a lungo a fissarla andare via, in quanto quella strana sensazione che aveva avuto precedentemente si ripresentò. Come se fosse stato comandato da qualcuno la sua testa si volse in alto, sul tetto dei vicini. Fu allora che la vide. “Rukia” disse in un sussurro. Finalmente era riuscito a pronunciare il suo nome, il nome della ragazza che da sempre occupava i suoi pensieri. La causa della sua apatia, della sua tristezza e dell’insoddisfazione verso la sua vita. La vide in lacrime che osservava la vita che lui avrebbe voluto passare con lei. La guardò allontanarsi in fretta e furia. Maledisse il suo senso di giustizia, la sua mancanza di coraggio e anche Ishida per averlo convinto a fare quella scelta. Ma soprattutto maledisse sé stesso per aver condannato lui e Rukia a quella vita infelice e incompleta. 



Angolo dell'autore
Più che un seguito questo capitolo è la una riproposta della mia storia, ma dal punto di vista di Ichigo. Spero che vi sia piaciuto. Intanto io mi metterò sotto con il prossimo capitolo con la speranza che vi possa interessare :D
A presto
   
 
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