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Autore: Arny Haddok    06/10/2017    3 recensioni
Siamo abituati a vedere Sherlock e John che corrono in una Londra degli anni 2000.
E se li portassimo indietro nel tempo, fino alla Grecia di Platone?
Questo è quello che mi sono chiesta e a cui ho cercato di rispondere. Stuck in 361 a.C.
[GreeceAU] [Johnlock]
Genere: Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ci tengo a ringraziale Leila, che mi ha aiutata betando questo racconto. La potete trovare qui su EFP con lo pseudonimo Leila la grande (perché senàl faceva troppo corte medievale).
Piccola premessa: non so esattamente cosa mi ha spinta a scrivere questa OS, veramente breve e in cui di pratico accade pochissimo. Qualcuno potrebbe trovare John leggermente OOC, ma più importante, non tutti potrebbero sapere che si crede (in realtà è quasi certo) che fosse normale per i greci, quindi accettato, un rapporto omosessuale. Questa storiella fa riferimento soprattutto alla visione Platonica dell'amore, come sentimento che eleva l'individuo alla contemplazione dell'idea del Bene, ma non sono qui per fare una lezione di filosofia. Sappiate solo che un rapporto amoroso tra due uomini era, sempre nella visione Platonica, migliore di un matrimonio eterosessuale (l'individuo maschio era degno di studiare la filosofia e di governare quindì sì, era leggermente maschilista); è ovvio che la riproduzione e la libertà sessuale non erano punite. 
Detto questo, vi lascio alla lettura. 




Cogito ergo sum.

 

L’Afrodite Cnidia* era splendida, una delle più belle sculture realizzate fino a quel momento. Era stata scolpita su ordine, quindi non mancava molto alla consegna. La mano destra della donna copriva con pudore la propria intimità, e in volto un’espressione delicata. Di riflesso Sherlock si sistemò meglio la toga sulla spalla sinistra, mentre rimaneva incantato dalla precisione che lo scultore Prassitele* aveva mostrato nell’acconciatura dell’Afrodite. Si allontanò dall’opera con passo delicato, come se potesse in qualche modo spaventare la protagonista della scultura. 
Suo fratello Mycroft era un sofista*, e non si preoccupava di rinfacciargli la sua fama ogni volta che s’intrattenevano in una chiacchierata tra la lettura di una pergamena e l’altra, e al pensiero della sua retorica si ricordò che doveva raggiungere l’agorà per discutere con i suoi allievi della realtà politica che li circondava, e, giunto all’ormai conosciuto punto di raccolta, scelse di appoggiarsi ad una colonna e attendere che si presentassero tutti prima di cominciare la discussione. 
Spesso i giovani che uscivano dalle scuole si univano al gruppo, chi per pochi minuti, chi per ore: con Sherlock funzionava sempre così, non si cominciava mai da un argomento banale, e si concludeva con digressioni filosofiche sulla natura umana, sull’amore. I suoi occhi erano l’unico appiglio a cui i suoi seguaci potevano fare appello, rapidissimi, incontrollabili e nei quali si scorgeva una fiamma di curiosità che mai era stata vista spenta. 
Quel pomeriggio, tardo pomeriggio, si unì a loro un uomo che fino a quel momento mai li aveva -o meglio, lo aveva- deliziato con la sua presenza durante gli incontri. I capelli erano corti, un’acconciatura inusuale per il loro popolo dove la maggior parte vantava riccioli scuri e lunghi; una muscolatura ben formata, che si nascondeva dietro a quella toga sistemata a coprire nel migliore dei modi quelle parti intime che lasciava guardare solo a due persone –oltre che nei bagni, ovviamente-; un portamento militare, in cui non si poteva trovare nulla di rozzo o di lontanamente spartano. John era un Ateniese di tutto rispetto, e nelle scuole di medicina era cercato dagli allievi per consulenze e domande di ogni genere. 
Sherlock percepì in lontananza il rumore inconfondibile dei tre passi: il maestro delle arti mediche era stato ferito alla spalla nella battaglia di Mantinea* per cui si era offerto volontario, e per qualche strana ragione, a risentirne era stata la sua andatura. Ormai gli intellettuali si erano rassegnati dal dare una risposta a quel quesito, e avevano fornito al sopravvissuto un bastone elegantemente intagliato con cui aiutarsi negli spostamenti. Conciato a quel modo, John sembrava quasi un anziano messo a confronto di quegli splendidi giovani dai corpi vigorosi, allenati, esperti di musica e sempre pronti a danzare. Incarnavano alla perfezione quell’antico principio che ancora riecheggiava nei fisici scolpiti nel marmo: Kalòs kai agathòs*, andava ripetendosi il medico, mentre raggiungeva quella splendida creatura pronta a dare spettacolo delle sue incommensurabili capacità intellettive e filosofiche. Lui di difetti non ne aveva, e dietro a quell’orgoglio con cui scherniva chiunque, di bontà ne mostrava senza inibizione alcuna. Aveva studiato oratoria e retorica spinto dal fratello maggiore, ma non poteva quella mente superiore restare rinchiusa tra i discorsi pubblici e di presentazione dei Giochi Panatenaici*. No, Sherlock non poteva limitarsi a quello. 
John gli sorrideva nell’avvicinarsi. Ormai erano mesi che si conoscevano, e tutto era cominciato di ritorno da una battaglia, quando il combattente doveva curarsi al meglio, e quindi si prendeva giornate intere da spendere nelle biblioteche delle scuole. Avevano iniziato a parlare e disquisire del corpo umano, e mentre John cercava di interrompere il suo interlocutore con osservazioni quasi empiriche –perché di ferite e di corpi dilaniati ne aveva visti a sufficienza-, Sherlock, di una bellezza unica e fuori dal comune, gesticolava con lentezza, incoerentemente con la sua dialettica, a proposito dell’anima e della sua natura impalpabile e viva. 
Da allora passarono mattinate ricche di scambi verbali, istruttive e interessanti. Mentre Mary lo aspettava per il pasto serale*, il medico era ancora seduto da qualche parte ad ascoltare quel giovane uomo talvolta così saccente e sicuro di sé. Ben presto scoprì il suo lato più sentimentale, durante le notti passate a fare l’amore tra le braccia del filosofo. 
Oh, quanti studenti ammiravano la loro relazione così sincera e concreta, e quando finalmente la distanza tra loro si ridusse a pochissimi spazi, le loro labbra s’incontrarono, dando il permesso alla lezione di Sherlock di avere inizio. 
Lo ascoltò come fossero le loro prime discussioni, ammirandolo, e quando gli sguardi s’incrociavano, complici in quella passione che elevava lo spirito, le pupille del ricciolo si allargavano, emozionandosi. 
In una società guidata dallo spirito di condivisione, dalla ragione, e da tragiche opere teatrali, due uomini, uno zoppo studioso di medicina e un arrogante filosofo, si amavano senza alcuna vergogna. 



 
Stuck in 361 a.C. 

Homo sum: nihil humani a me alienum puto.
Cremète – Il punitore di se stesso –Publio Terenzio Afro



 
Note:
Afrodite Cnidia: scultura di Prassitele datata 361 a.C. 
Prassitele: scultore dell'Afrodite Cnidia che gli era stata chiesta per abbellire un tempio fuori da Atene. Altre informazioni le potete trovare qui https://it.wikipedia.org/wiki/Afrodite_cnidia
Sofista: comunemente i sofisti sono riconosciuti come coloro che danno lezioni di filosofia (anche se preparavano i giovani soprattutto sulla retorica e l'arte oratoria) a pagamento, quindi privatamente. Vengono spesso etichettati come figure negative per il modo in cui aprofittavano della materia filosofica che, secondo molti, doveva essere patrimonio di chiunque potesse studiarla. 
Battaglia di Mantinea: combattuta nel 362 a.C. dagli Spartani (che avevano stretto alleanza con gli Ateniesi, è per questo che John è un soldato della battaglia), contro l'esercito di Tebe. Per saperne di più https://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Mantinea_(362_a.C.)
Kalòs kai Agathòs: possiamo definirlo come il motto degli Ateniesi. La traduzione letterale è "Bello quindi Buono", e spiega come, nella comune mentalità del tempo, un bel fisico, prestante e atletico, unito ad un bel viso, indicassero già da soli un individuo dalle buone intenzioni, incapace di formulare cattivi pensieri. 
Giochi Panatenaici: ricorrenza sportiva che cadeva ogni quattro anni e si svolgeva nella città di Atene. (Su wikipedia c'è davvero pochissimo a riguardo) 
Pasto serale: non ho trovato informazioni riguardo le abitudini che governavano le giornate dell'epoca, quindi ho immaginato una situazione in cui la moglie, o chi per lei (madre/altra parente del gentil sesso), preparassero una "cena". So che nelle scuole studenti e professori passavano tutta la giornata, ma della sera proprio non so nulla. Se qualcuno è informato, sarei felicissima di saperne qualcosa in più. 



Spazio (in)utile: le note sono più lunghe del testo e me ne vergogno tantissimo so sorry. Premetto che è stato il mio istinto a farmi scrivere questa cosa, quindi sono consapevole di quanto sia vuota e, allo stesso tempo, piena di potenzialità (a mio parere, ovvio). È stato un miracolo a darmi mezz'ora libera per buttarlo giù, e così com'era l'ho spedito a Leila che ha fatto il suo lavoro. Se all'inizio vi ho avvisati del John -possibile- OOC è merito suo. 
Mycroft è un sofista, non riuscivo a figurarmelo in altre maniere: in una posizione in cui il guadagno è ottimo, dove la cultura non manca... mi sento di dire "due piccioni con una fava". 
Sherlock ovviamente deve fare l'alternativo anhce nell'antica Grecia, quindi si schiarice la voce nell'agorà e prende a millantare teorie filosofiche troppo difficili per le Donovan e gli Anderson che lo circondano (nah, i giovani cittadini lo sapranno ascoltare con un certo approccio sicuramente diverso da quello dei personaggi appena ricordati). 
John è il soldatino, passatemi anche questa ragazze mie. 
Quello "Stuck in 361 a.C." alla fine fa riferimento alla teoria sulla numerologia della serie. Dato che altri ne hanno parlato largamente, vi lascio il video della TJLC https://www.youtube.com/watch?v=4n0woPvL__g&index=12&list=PL-TcTV244YQvXdjTdUhLf9_EhhmdaCEiE
Vi lascio con una considrazione sul titolo: ci ho pensato molto, ed ero tentata di usare "Stuck in 361 a.C.", però Cartesio ha avuto la meglio, e nessuna frase latina poteva descrivere meglio di così Sherlock, o meglio, lo Sherlock che tutti vedono. Tranne John, lui va oltre e se ne innamora anche in questo universo (sto scrivendo questa cosa ascoltando la OST della serie. Perdonatemi). 
Adieu!

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Profilo Twitter > @AnitaMurelli o @CallmeBoo



   
 
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