Sulla spiaggia dell’isola di Ember il cielo era limpido, mentre il mare cristallino e piatto veniva increspato solo dal dominio di Katara che, imperterrita, si allenava sul bagnasciuga. Poco dietro di lei, Appa sbadigliava sonoramente sulla sabbia tiepida, soffiando talvolta sulla testa pelata del giovane Avatar da poco tempo fermo a poltrire al suo fianco.
Quel pomeriggio, in riva al mare, c’erano solo loro tre a rilassarsi ed a divertirsi.
Aang, dopo aver sorvolato per parecchio tempo la spiaggia facendo avanti e indietro ed aver passato il tempo rimanente ad osservare Katara che si allenava, si era assopito e si svegliò solo quando la ragazza andò a sedersi affianco a lui e solo perché lei aveva percorso con un dito il profilo della freccia che aveva tatuata sulla testa.
«Uhm… Katara.», borbottò Aang sforzandosi di riaprire gli occhi, ma le palpebre erano pesanti e ricaddero verso le guance nell’stante successivo.
«Vuoi tornare in città?», domandò allora Katara, trattenendo un sorriso.
Aang si mise a sedere con uno scatto, apparendo più sveglio di quanto non fosse in realtà. «Tornare a casa?», chiese «Perché? Ci stiamo divertendo così tanto!»
Katara rise e spazzò via con una manata un po’ di sabbia che le era finita sulla sottoveste bianca. La testa di Aang oscillò di lato e prese a ciondolare sulla sua spalla mentre gli occhi gli si chiudevano di nuovo, fu divertente vedere la sua fronte abbassarsi per poi vederlo scattare sull’attenti all’improvviso appena si rese conto di quello che stava accadendo.
All’improvviso, Aang sollevò il naso in aria per guardare il cielo.
«Oh! Accidenti!» esclamò.
«Cosa?», domandò Katara confusa. Sollevò lo sguardo a sua volta, scoprendo che le nubi stavano rapidamente oscurando il cielo addensandosi sopra di loro, le prime gocce d’acqua atterrarono sui loro nasi appena un istante dopo e perfino Appa si svegliò all’improvviso e si alzò in volo per raggiungere l’unico albero che c’era nelle vicinanze per ripararsi sotto le sue fitte fronde.
Una volta che il bisonte si fu riappisolato, Aang tornò a guardare Katara.
«Mi dispiace che la nostra giornata sia rovinata per questa stupida pioggia.», disse il ragazzo rammaricato.
Katara gli sorrise.
«Non essere sciocco, la pioggia non è stupida e non ha rovinato proprio nulla.» gli disse, inginocchiandosi e mettendosi a sedere al suo fianco. Una volta che fu seduta sollevò ancora il viso e spiegò: «La pioggia rinfresca tutto e innaffia le piante, poi alimenta le pozze a cui si abbeverano gli animali. La pioggia è fantastica, perché è acqua e porta la vita. È bello starla a guardare.»
Vide con la coda dell’occhio Aang che le sorrideva a sua volta.
«Sì, certo.» le disse lui.
«Adoro stare a guardarla. Nel mio villaggio quando l’acqua scende dal cielo è sempre ghiacciata.», aggiunse Katara trattenendo una risata.
Le gocce si fecero più fitte, la spiaggia ormai in penombra fu attraversata da una folata di vento gelido mentre le prime onde iniziavano a infrangersi sugli scogli e sulla sabbia gorgogliando e schizzando la loro schiuma bianca contro i due ragazzi.
Katara sospirò, dispiaciuta dalla necessità di raggiungere un riparo al più presto. Il grigiore raggiungeva l’orizzonte fino a toccare il mare scuro in lontananza, non un solo fascio di luce riusciva ad attraversarlo e raggiungere il mare.
Fu la voce di Aang a riportarla alla realtà. «Vieni qui.», le disse, scivolando verso di lei ed afferrandola per la vita. Poi sollevò un braccio ed esercitò il suo dominio dell’aria per formare una cupola che li proteggesse dalla pioggia.
«È un temporale estivo, non dovrebbe durare molto.», disse lui, poi si fermò a riflettere: «Di solito non durano molto.»
Katara si strinse ad Aang, osservò bene la nuvola scura che li stava raggiungendo e sollevò un sopracciglio preoccupata. Fu in quel momento che iniziò quello che sembrava un vero diluvio.
L’acqua cominciò a cadere a fiotti e fu come essere sotto una cascata che, se non fosse stato per il dominio di Aang, li avrebbe investiti in pieno.
«Forse durerà per un po’ più che un temporale estivo.», borbottò Aang. L’acqua si infrangeva contro la sua barriera d’aria, schizzandoli e arrivando gelida sui loro visi. Il profumo della pioggia inondò le narici di Katara mentre lei osservava le dita di Aang muoversi sopra di loro.
Con un movimento rapido, il ragazzo passò al dominio dell’acqua, trattenendo la pioggia oltre una cupola invisibile che scivolava su sé stessa giù fino a terra.
«Mi dispiace per il diluvio», le disse il ragazzo, con il rammarico che colmava la sua voce e gli occhi di qualcuno che avrebbe voluto poter prendere in mano la situazione e rimediare in qualche modo. Forse, da qualche parte dentro di lui, stava vagliando l’idea di essere il primo Avatar a provare a controllare il clima.
Katara gli sorrise ancora. «Va bene anche così.», disse. Si accoccolò a lui, poggiò la testa sul suo petto e chiuse gli occhi, pensando che se pure la pioggia fosse continuata non gli sarebbe affatto dispiaciuto.

***

Ho riscritto questa vecchia fanfiction per postarla su Wattpad, inizialmente volevo fare una piccola revisione ma poi ho deciso che sarebbe stato meglio così.
Vi lascio il link della fanart che mi ha ispirata a scrivere la storia, opera di Yumemi91, che potete trovare su Deviantart.

Fanart

E qui il link per la stessa storia su Wattpad, nel caso foste interessati.

Link a Wattpad