La curatrice alzò lo sguardo quando vide l’ombra della nuova arrivata proiettata sul tavolo, le fece cenno di sedersi. La pittrice esitò un attimo, poi si sedette di fronte a lei.
- Devo ammettere che il tuo invito mi ha sopresa.
- Non era forse questo il tuo intento?
- Farmi invitare per un caffè? Sinceramente, non avrei mai pensato che per noi potesse ancora esserci del tempo da passare insieme, anche solo per un caffè.
La pittrice invece non riusciva a capire lo stato d’animo della sua interlocutrice, si sentiva esaminata dallo sguardo penetrante della donna, quel breve messaggio che aveva ricevuto il giorno prima, dove le chiedeva semplicemente di vedersi con il luogo e l’ora, l’aveva stupita, non si sarebbe mai aspettata che volesse ancora vederla, non dopo il loro ultimo incontro.
- Ruth, perché siamo qui?
- A dire il vero non lo so – si guardò le mani che teneva intrecciate fra di loro, prima di riportare la sua attenzione su Victoria – Per quello che mi hai detto l’altra sera, molto probabilmente avevi ragione.
- Se vuoi avere una spiegazione per il mio comportamento non ne ho una, niente che possa giustificarmi, se mai ce ne fosse la necessità.
- Ruth penso che…
- O forse dovrei, inizando da quando hai deciso di inviarmi quel quadro, tu nel tuo immenso egoismo hai pensato soltanto a te stessa – solo adesso si poteva avvertire un dolore profondo nella voce - Sicuramente a te sarà servito per liberarti da un peso, o non so cos’altro, ma non hai minimamente pensato a come avrebbe fatto sentire me. Quindi se mai ci dovesse essere una giustificazione al mio comportamento è questo. Vedermi attraverso i tuoi occhi mi ha ferita.
- Quindi, è di nuovo colpa mia?
- Non so a cosa pensavi, a cosa credevi che avesse dovuto portare il tuo gesto, se non a mandarmi nuovamente in frantumi. Sei riuscita a mettere a nudo la mia anima soltanto perché io te l’ho permesso. Mi sono aperta a te, ti ho mostrato la parte più intima di me, e si tu l’hai colta in pieno ed è una consapevolezza che mi ferisce ancora di più perché non ti ha impedito di portarci dove siamo adesso.
- Non ho pensato, è questo che vuoi sentire? Ma forse è vero, ho pensato solo a me stessa e al fatto che mi serviva qualcosa per andare avanti. Per riuscire a sopravvivere a questa punizione che mi stai infliggendo, meritata, lo ammetto. Ma Ruth, quanto ancora pensi che possa durare?
- Ruth, sono qui, cercando disperatamente di dirti addio e consapevole di non riuscirci.
- So che sarebbe la cosa giusta da fare, per me e per te, così sarai libera di vivere la tua vita, con chiunque tu vorrai, ma di certo non starò qui a guardarti mentre lo farai. – Fece una breve pausa come a trattenere il respiro - E se pensi che per me sia stato facile sapere che c’è di nuovo un’altra persona che è impazzita per te – si morse il labbro inferiore - mi piacerebbe augurarti che questa volta sia la persona giusta, ma sarebbe una menzogna, perché sappiamo entrambe che sono io quella persona.
- Tu… credi davvero che per me non sarebbe stato più semplice ritornare da te?Di cedere e credere a tutto quello che mi dici? Non hai idea delle volte in cui mi sono sentita una stupida a cercare di cancellarti dalla mia vita. Ma….
- Ma cosa?!
- Ma sono arrivata alla conclusione che non sono in grado di amare, se tutte le persone a cui tengo hanno la capacità di farmi sentire… c’è qualcosa di sbagliato in me… o forse no. E detesto sentirmi così insicura e così fragile, perché è qualcosa che non mi appartiene, eppure avete avuto il potere di rendermi tale.
Victoria la guardava restare lì, in una sorta di rassegnazione che le spezzava il cuore.
- Ruth... So che non mi basterà una vita intera per farti capire quello che sei per me.
- Non c’è niente da capire..
- No, ti sbagli, non è così.
- Ruth…Non lasciarmi andar via….Dimmi che mi ami più di quanto mi odi.
- Odiarti… - sorrise, ma le tremava la voce – avrebbe di certo reso tutto più semplice.. e invece mi manchi… ancora veramente troppo….
Quando aveva deciso di incontrala era fermamente convinta di chiudere quel capitolo della sua vita, che Victoria non sarebbe mai stata la persona in grado di renderla felice, che l’avrebbe fatta soffrire se le avesse dato nuovamente un’oppotunità.
Ma in quel momento il pensiero della resa le provocò una forte sensazione di benessere, come se ogni fibra del suo corpo finalmente potesse tornare a rilassarsi.
Ritornare a dormire, a riposare, e le venne in mente quand’era stata l’ultima volta che era riuscita a farlo, in pace e serena con il mondo ma soprattutto con se stessa… e ricordò che era avvenuto fra le braccia di quella donna fiera e combattiva che aveva di fronte, quella donna che le aveva urlato contro tempo addietro che non avrebbe accettato di vivere una vita senza di lei.
La pittrice sospirò lasciandosi cadere stancamente con le spalle sullo schienale della sedia, si guardò intorno, il cielo terso, i grattacieli che le circondavano e l’andirivieni incessante di persone e macchine..
- Sai che ti dico Ruth? Che se dipendesse da me resterei qui
- Si, in questo bar, a questo tavolo, fino alla fine del secolo pur di non lasciarti andare. Pur di poter continuare ad averti accanto.
- Sarebbe un caffè davvero lungo.
- Allora, lo vuoi o no questo caffè?
- Fino alla fine del secolo.
Lasciarono quel bar tenendosi sottobraccio, Victoria stringeva la presa di tanto in tanto, stupita per quell’inatteso finale.
Camminava e osservava il profilo di Ruth e la sua aria concentrata che, sentendosi osservata si voltava incotrando il suo sguardo, donandole un impercettibile sorriso, per poi ritornare ad immergesi nei suoi pensieri.
Victoria si rendeva conto che c’era ancora qualcosa che turbava l’altra donna,era evidente, ma non le importava, lì in quel momento aveva finalmete avuto la certezza che sarebbe potuta tornare a vivere.
Ed era felice
Arrivarono fino all’entrata dello stabile dove si trovava l’ufficio di Ruth, si fermarono senza riuscire ad interrompere quel silezio che si era stabilito dal momento in cui avevano pronunciato quelle ultime parole. Avevano bevuto il loro caffè, senza sentire il bisogno di dire nient’altro, consapevoli che già troppe parole erano state pronunciate.
- Beh, direi che sono arrivata.
Si sentiva a disagio, come se all’improvviso si fosse resa conto che in fondo la sua posizione fosse ancora precaria, sensazione che ebbe conferma quando si avvicinò alla donna per baciarla e Ruth si ritrasse leggermente.
- Victoria… perdonami… ma ancora non riesco a..
- Si… si…
- Vic, perdonami… ma in questo momento sono attraversata da tanti di quei sentimenti contrastanti, e non riesco ad essere lucida..
- Vorrei che tu non lo diventassi, temo che nell’esatto istante in cui ti renderai conto che ci stai dando un'altra possibilità tu te ne pentirai.
- Non puoi pensare di riprendere esattamente da dove abbiamo interrotto, io non posso, nonostante il cuore mi urli quanto sia pazzamente e insensatamente innamorata di te, la ragione mi dice di avere cautela…
- Ruth, è la cosa giusta da fare, io e te, possiamo farcela…credimi….
Stavolta fu Victoria a sorriderle.
- Va bene, faremo come vuoi tu, prenditi il tempo che ti serve per far chiarezza. Ma ti prego, non farmi aspettare troppo.
Una volta rientrata in ufficio fu accolta da Harry che l’attendeva occupando il suo posto dietro la sua scrivania. Non fu sorpresa di trovarlo lì, lo aveva informato del suo incontro e sapeva quanto fosse preoccupato. Lui la vide avanzare e andare a versarsi da bere per poi vederla andare a sedersi di fronte a lui, un profondo sospiro accompagnò qul gesto.
Harry si schiarì la voce.
- Allora, com’è andata?
- Anche se il tuo bisogno di bere a quest’ora parla da solo.
- A si? E che cosa ti dice?
- Che finalmente sei riuscita a mettere fine a questa storia e a voltare pagina.
- Sicuramente ho messo un punto, ma è ben lontano dall’aver voltato pagina.
- Che intendi dire?
- Che nonostante la mia ferma convinzione di doverle dire addio, non ci sono riuscita - si alzò per andare vicino alla grande vetrata, sorseggiò il suo drink guardando fuori – la amo, è innegabile, molto probabilmente folle. –riportò la sua attenzione sull’amico – come è da pazzi la mia decisione di riprovarci.
- E perché non mi sembri ne felice ne tanto meno convinta di questa decisione?
- Perché è stato qualcosa di inaspettato, e adesso non so cosa pensare. O forse ho solo paura. Paura di ritornare a credere in lei. La amo, la desidero, ma ho il terrore che non basterà a farmi dimenticare tutto quello che ho vissuto fino ad oggi.
- E’ su queste basi che stai pensando di ripartire?
- No, cioè, dannazione Harry, non lo so. Voglio solo… provarci… quello che provo per lei, vorrei riuscire a spiegartelo.
- L’ultima cosa che voglio Ruth, è vederti ancora stare male, non lo sopporterei.
- C’è una cosa che voglio dirti da molto tempo e che sembra tu abbia dimenticato: Non è lei che fa di te quella che sei. Ti ho visto affrontare battaglie ben peggiori e uscirne a testa alta e soprattutto più forte di prima.
- Harry…
- Quindi pensa bene a quello che stai facendo, spero con tutto il cuore che sia la decisione giusta, ma in qualsiasi modo andrà a finire, nulla scalfirà la persona che sei, forte, risoluta e soprattutto la più grande rompiscatole che abbia mai conosciuto.
- Grazie… ti prometto che qualsiasi cosa accadrà non influirà più su noi due. Sono stata orribile in questi mesi. Perodonami.
- Hai altre cose più difficili del farti perdonare da me
*********
Victoria prima di ritornare a casa fece un lungo giro, senza una meta ben precisa, era troppo agitata per restare rinchiusa in una stanza. Le sembrava di poter esplodere, se ne fosse stata in grado avrebbe iniziato persino a correre per riuscire a calmare quella carica di energia che sentiva avere origine al centro del petto e irradiarsi in tutto il corpo.
Per quanto si fosse già scontrata contro il muro di reticenza di Rurh, non poteva smettere di essere felice, le stava comunque concedendo una nuova opportunità, e lei avrebbe fatto di tutto per non sprecarla.
Ma continuava ad avere presente l’espressione preoccupata di Ruth, come se già in lei si fosse insinuato il dubbio di aver fatto una scelta sbagliata.
Presa dallo sconforto ricacciava via subito quel pensiero, sapeva che la strada della “redenzione” sarebbe stata lunga, ma non si sarebbe fatta scoraggiare.
Cedette al pensiero di rincasare solo quando la gamba iniziò a farsi sentire e i crampi al braccio che utilizzava per appoggiarsi al bastone le fecero imperlare la fronte di sudore. Ma anche questa condizione non smorzava la sua emozione, e si ritrovò persino a pensare che adesso, con Ruth di nuovo al suo fianco, sarebbe riuscita ad uscire da quella situazione.
Era stata a vagare per la città per un periodo che non riuscì a stabilire, quando aprì la porta di casa, cadendovi quasi di peso dentro, aveva iniziato a fare buio, il silenzio prolungato che aveva mantenuto per tutto il giorno aveva fatto preoccupare come al solito Katrin, preoccupazione che aumentò quando non la trovò in casa e che aumentava di ora in ora ad ogni tentativo di chiamata che veniva puntualmente ignorata.
Quando alla fine la vide entrare con passo incerto ed evidentemente esausta le corse in contro per sorreggerla.
- Vic ma che diavolo ti è successo?
- Allora?
- Stamattina ho incontrato Ruth
Vedendo che la rossa restava in silenzio riprese a parlare.
- Pensavo che ci saremmo dette addio, lei aveva avuto un comportamento che non mi faceva pensare a nient’altro che a questo. E invece…
- Mi ama e... vuole restare con me.
- Davvero? Cioè… Oddio Vic è meravioglioso!
- Ma perchè non è qui? E tu perchè sei in queste condizioni? Dove sei stata tutto il giorno?
- Sono stata in giro, avevo bisogno di trovarmi in mezzo alla gente per non pensare, ho come la sensazione che sia stato tutto un sogno….
- E perché mai scusa!
- Perché è vero che sta cercando di ritornare a credere in noi… ma non è tornata ancora a credere alla sincerità dei miei sentimenti… e poi ha ancora una situzione aperta con un'altra persona, mi domando se sarà in grado di chiuderla o se invece si renderà conto che sta commettendo uno sbaglio…
- Che sciocchezze! Smettila di pensare queste assurdità! Invece è un nuovo inizio, devi pensare solamente a questo!
- Grazie
L’unica cosa che invece riusciva a pensare Victoria era perché mai Ruth non si fosse fatta ancora viva, e più passava il tempo e più il pensiero che la donna si fosse pentita di avere aperto quello spiraglio le dilaniava il cuore e la mente.
Non riusciva ad immaginare che cosa ne sarebbe stato di lei se si fossero realizzate le sue paure, che cosa avrebbe fatto? Sarebbe stata in grado di riuscire a superare quella nuova e anche più devastante delusione?
Non trovava nessuna risposta, avvertiva solo un sottile dispiacere che si trasformava in un impercettibile rancore verso quella donna che continuava a torurarla e forse adesso in un modo davvero crudele.
In tarda serata qualcuno bussò alla porta e fu Katrin ad aprire e a guardare stupita ed incredula la donna che si era ritrovata di fronte.
- Ruth
- Katrin…
Fu la voce di Vicotoria a rompere quello stallo
- Iniziavo a dubitare che ti avrei rivista.
Rimase un attimo ad osservarle impiedi al centro della stanza, finalmente si mosse per andare a recuperare le sue cose e si diresse nuovamente alla porta che aveva lasciato aperta.
- Beh, vi lascio sole
Ruth si rese subito conto del velo di cupa rabbia che copriva gli occhi di Victoria
- Pensavo di essere stata chiara ieri nel dirti che ho bisogno di tempo. Non è facile per me buttarmi alle spalle un anno intero di sofferenza.
- Pensi che per me sia semplice?
- No, ma cosa vuoi esattamente?
- Voglio solo riavere indietro la mia compagna.
- Io e te non lo siamo mai state.
- Ruth si può sapere perché mi torturi così?
- Vic, è l’ultima cosa che voglio. Solo che ho passato tanto di quel tempo a ripetermi che avrei dovuto dimenticarti che adesso, davvero credimi…
- Ruth, resta con me…qui, adesso. Ci siamo solo io e te. Ti prego.
Si resero subito conto che quel bacio avrebbe aperto le porte a molto altro, si era risvegliata l’urgenza e il desidero di ritrovarsi in quell’intimità profonda che non provavano da tempo.
Victoria la prese per mano e la condusse al piano di sopra, si ritrovarono accanto al letto, in piedi una di fronte all’altra. Ruth si accorse di come all’altra donna costassero fatica movimenti che per chiunque altro sarebbero stati del tutto insignifcanti, ebbe una fitta allo stomaco, si vergognò di come l’aveva trattata durante il loro ultimo incontro, quando a muoverla era un’insensata voglia di rivincità, si domandò quanto male le avesse fatto oltre a quello dello spirito.
- Vic… non stai bene… forse…
Per entrambe quel contatto totale fu come una sensazione di sollievo, come essere ritornate a casa dopo un lungo periodo di assenza.
Si toccavano, si sfioravano come a riscoprire luoghi perduti e godendo di quella sensazione felici per averli ritrovati.
Si procurarono intensi orgasmi per la maggior parte della notte, Victoria pensava di impazzire tutte le volte che vedeva arrivare al culmine del piacere la sua compagna, restando estasiata da quel corpo che si contorceva al tocco delle sue mani o della sua bocca, vedere quel volto stravolto dalle forti sensazioni che riusciva a farle provare, quegli occhi che le lanciavano sguardi carichi di una sensualità che avrebbero fatto perdere la ragione a chiunque.
Ruth invece all’inizio era intimidita e preoccupata di poter fare qualcosa che le avrebbe potuto far del male, alla fine Victoria si rese conto delle sue esitazioni e le sussurò
- Non mi rompo sta tranquilla – le sorrise - lasciati andare.
Dopo l’ultima scossa che le aveva procurato Victoria fino nel profondo del suo corpo, Ruth si abbandonò senza forze sul letto mettendosi a pancia in giù, ebbe solo la forza, in quella posizione, di abbracciare il cuscino per restare con la testa leggermente sollevata e rivolta verso la sua compagna.
Anche Victoria la imitò, dopo un po’ che si guardavano in silenzio, la pittice inziò a far scorrere le sue dita l’ungo le vertebre visibili sulla lunga schiena dell’altra donna, disegnado a volte dei piccoli cerchi in torno ad essi per poi riprendere ad avanzare o a tornare indietro.
Vide Ruth chiudere gli occhi, sentendola rilassarsi sotto il suo tocco. Poi ruppe inaspettatamente il silenzio, mantenedo gli occhi chiusi
- Non so se sento più la stanchezza o la fame
Victoria le si avvicinò per darle un bacio.
- Dammi due minuti e ti porto la colazione direttamente a letto
- Una bella proposta, se non dovessi andare via.
- Oh no no, non so che tipo di impegni tu avessi oggi ma il fatto che tu esca da questa stanza non è contemplato.
- Vic…
Si girò cercando di capire dove fosse finito e una volta individuato sul pavimento non molto lontano dal letto, si allungò per prenderlo. Rimase a pancia in giù, restando sollevata sui gomiti e con entrambe le mani che tenevano il cellulare. Victoria la osservò leggere il nome sul display vedendo la sua espressione farsi seria, la vide togliere la suoneria e poggiare il telefono sul comodino vicino, dopo ritornò ad abbracciare il suo cuscino chiudendo gli occhi.
Victoria rimase in silenzio e incerta. Poi alla fine si decise.
- Lavoro?
- No. Sarah.
Sarah Ripetè victoria in un sussurro
Solo allora Ruth riaprì gli occhi, la guardava con la fronte leggermente aggrottata e un’espressione seria.
- Credo che volesse farmi sapere che è ritornata.
- Credevo che avessi chiuso con lei.
- No.
- Non dirmi che non sei ancora convinta della scelta che hai fatto, non lo sopporterei, non dopo stanotte.
- Victoria
- Si trovava fuori città per lavoro. Non mi sembrava il caso di parlarle per telefono. E’ una brava persona e si merita un trattamento migliore di questo.
- Pensa un pò a cosa stai rinunciando per me.
- Smettila Victoria, ti prego.
- Adesso vado giù a fare una doccia e dopo con tanta fatica dovrò andare a lavoro – sorrise nella speranza di contagiare anche l’altra donna e così fù, un leggero sorriso si formò sul volto della pittrice – prima però mi farebbe piacere fare un’abbontante colazione e bere tanto caffè e vorrei che tu venissi con me. Pensi di poterlo fare?
- Ok, solo perché mi sento in colpa per lo stato pietoso in cui ti trovi.
Rimasta sola si distese per riprendere le forze e cercare di ricacciare via la spiacevole sensazione che quelle poche parole dette dalla donna che amava le aveva suscitato.
Quella mattina quando la lasciò davanti al suo ufficio l’epilogo fu differente da quello del giorno prima. Ruth la baciò dolcemente e prima di sparire dietro al grande portone le rivolse un sorriso che fece sospirare Victoria.
Ritornata a casa si mise a lavoro sul quadro che aveva iniziato da qualche giorno, si mise a guardarlo, riconoscendo come dalle pennellate e i colori scelti fino a quel momento venisse fuori tutta la frustrazione e la rabbia che aveva vissuto fino al giorno prima, così decise di cambiare, lasciando immutato quella porzione di quadro e di terminarlo con quello che le veniva suggerito dal profondo della sua anima, scrutando quelle sensazioni che stava provando in quell’esatto momento.
Tempo dopo questo dipinto fu giudicato fra i migliori della sua produzione per la particolarità e l’intensità del forte impatto emotivo con cui colpiva lo spetatore.
Si immerse nel lavoro con una tale concentrazione che non si rese conto dello scorrere del tempo e fu solo per l’affievolirsi della luce nella stanza a farla trasalire. Si accorse che era ormai tardo pomeriggio e che a parte la colazione della mattina non aveva mangiato nulla, così si diresse in cucina, aprì il frigo prendendo qualcosa da bere e mentre iniziava a sorseggiare la bevanda si guardò intorno e si sorprese del silenzio. Per tutto il giorno ne Katrin ne Ruth l’avevano contattata.
Per un attimo pernsò al momento di grazia creativa che aveva avuto per tutta la giornata, il che la rendeva soddisfatta, ma allo stesso tempo si preoccupò soprattutto per non aver avuto nessuna notizia della prima, così prese il telefono e chiamò l’amica.
- Ehi, che fine hai fatto?
- Ti lamenti sempre che ti sto troppo addosso e adesso non ti sta bene?
- Esattamente, capisci quindi che il non sentirti per niente mi fa preoccupare?
- Suppongo che ieri sia andato tutto bene.
- Si… beh c’è ancora qualche situazione da sistemare ma…si…
- Vedi, non hai più bisogno di me, sono contenta, davvero Vic.
- Avrò sempre bisogno di te. Forse adesso anche il nostro rapporto potrà ritornare a quote più normali.
- Kat, che ti passa per la testa?
- Non credo che sarà più come prima, lo sai benissimo anche tu. Non con Ruth che non riesce a stare per 5 min con me nella stessa stanza.
- Non dire sciocchezze. Dalle tempo, è una situazione nuova anche per noi, un passo alla volta.
- Vic devo salutarti adesso.
- Ok, vediamoci domani ti va? Così parliamo un po’.
- Va bene, come vuoi. A domani.
Rimase un attimo soprapensiero, poi chiamò l’altra persona che aveva riempito i suoi pensieri. Le rsiposre dopo qualche squillo.
- Vic
- Ti disturbo?
- No, affatto, a dire il vero stavo per andare a casa. Sono veramente stanca.
- Quindi non hai nessun tipo di programma per la serata?
- Direi di no, perdonami ma ho veramente bisogno di dormire nel mio letto.
- Puoi anche dirmi che hai bisogno di stare da sola sai? – sorrise – Lo comprendo benissimo.
- Non è questo… o forse si… ma sono realmente distrutta e ho anche bisogno di un momento solo per me.
- Tutto bene? Hai… parlato con quella donna?
- No Vic, non ancora.
- Capisco…
- Penso che sia qualcosa che devo gestire per conto mio.
- Ma hai intezione di dirle che ci sono io nella tua vita?
- Lo sapeva già da prima.
- Cosa?! Ma di che stai parlando?
- Ascolta, lo farò… solo non oggi, sono molto stanca, ho avuto una giornata molto lunga e pesante, e per quanto sia consapevole che dall’altra parte troverò solo comprensione, stasera davvero, ho solo bisogno di dormire.
- Comprensione…
- Victoria? Ci sei ancora?
- Si, sono qui.
- Ok, hai ragione, sono solo una stupida. Non so perché reagisco in questo modo. Ti chiedo scusa.
- Lasciamo perdere ok? Penso che faresti bene a riposare anche tu.
- Già, hai perfettamente ragione, direi che non mi resta altro che augurarti una buonanotte.