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Autore: sara1234567890    08/10/2017    0 recensioni
Amo la notte. Amo mettermi questi abiti, amo aprire le mie ali, amo uccidere i demoni. Amo l’idea di essere una dei prescelti. Certo la vita che ho scelto è rischiosa. Potrei morire ogni notte. Ma ho scelto questa vita. Ho scelto l’immortalità in cambio del costante pericolo e di questo rischio costante e incombente. Ma non temo la morte. Non temo il dolore. Io sono nata per questo.
Io sono un lupo solitario.
Io sono una guerriera immortale.
Io sono un Guardiano della Notte.
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il guardiano della notte
Guardo fuori dalla finestra. Il sole sta calando. Mi devo preparare. Apro l’armadio. Sposto gli abiti scoprendo il fondo del mobile. Trovo la maniglia dell’anta nascosta dietro il mio armadio. Nel nascondiglio dentro il legno vedo ciò che mi serve. Prendo i miei vestiti. Un paio di pantaloni attillati neri, elastici e comodi, ma robusti e rinforzati con delle placche di cuoio all’interno, per difendere il mio corpo. Me li metto in fretta. Una maglietta nera anch’essa a maniche lunghe. Indosso il corsetto, è di pelle marrone seppia e molto robusto, anche se basta una buona lama per trapassarlo. Mi avvicino allo specchio.
Guardo il mio volto un attimo. Mi tolgo le lenti a contatto. I miei occhi sono molto particolari. Uno è azzurro ghiaccio e l’altro così nero che non si vede la pupilla.
Devo nasconderli di giorno, altrimenti capirebbero chi sono. Anzi capirebbero cosa sono. Ma la notte è diverso. La notte devo mostrare ai miei nemici che esisto e devono temermi.
Prendo uno struccante per il cerone. Lo massaggio sul lato sinistro del collo. Piano piano il mio tatuaggio appare. Sotto il trucco non si nota. Un’altra cosa che devo sempre nascondere quando c’è il sole. Il tatuaggio rappresenta un paio di ali e delle frecce, entrambi stilizzati.
È il nostro simbolo. Il simbolo di coloro che proteggono. Il simbolo dei Guardiani della Notte.
Do una pettinata ai miei capelli. Sono corti fin poco sotto il mento e neri come le tenebre, leggermente ribelli e tagliati in modo irregolare. Non li curo molto spesso. Ho cose migliori da fare.
Mi lego i miei due coltelli ai polpacci con delle cinghie. Li controllo un attimo. Sono due pugnali bellissimi. Forgiati in argento e decorati con segni e ghirigori, inoltre sono affilatissimi. Li rimetto dentro i foderi. Sono pronti per essere usati. Sono ben legati ai miei polpacci, lì non mi rallenteranno i movimenti.
Poi prendo il mantello. E un grosso mantello nero. Ha un immenso cappuccio, per nascondermi il volto. Mi metto una benda nera sulla faccia, coprendo bocca e naso. Ora il nemico può vedere di me solo gli occhi. Lego la benda dietro la nuca. L’unico problema di questa copertura è che il nemico così non può vedere il mio tatuaggio. Pazienza, capiranno cosa sono appena mi vedranno, succede sempre così. Sempre. ogni notte.
Non ho ancora finito. Prendo i miei stivali in fondo all’armadio. Sono anch’essi neri, di un materiale, leggero comodo e resistente, non so se è stoffa o cuoio, sembra una via di mezzo.
Prendo faretra, frecce e arco. A differenza del resto del mio equipaggiamento frecce e arco sono bianchi. Le frecce sono uniche al mondo, o meglio in questo mondo. Me li lego dietro le schiena, fissandole bene.
Infine mi metto i guanti. Sono neri ed elastici. Mi assicuro che non si sfilano. Sono perfetti. Dentro i miei abiti sono invisibile. O meglio invisibile agli occhi degli umani. Ma i miei nemici mi vedranno. Per questo devo essere cauta. Per questo devo coprirmi anche il volto la notte. Se uno dei miei nemici vedesse il mio volto, potrebbe riconoscermi anche durante il giorno a attaccarmi. Quando il sole splende è il momento in cui sono più vulnerabile. In cui siamo più vulnerabili.
Mi guardo allo specchio. E sorrido soddisfatta. Sono totalmente nera, tranne che per l’arco e le frecce. Di me si vedono soltanto gli occhi.
Guardo fuori dalla finestra il sole e quasi totalmente tramontato. È ora di procedere. Apro la finestra, salto sul davanzale ed esco fuori. Guardo la città di New York, nonostante le tenebre è piena di luci e colori. Ora manca il tassello finale prima di ricominciare la mia caccia. Muovo un po’ le spalle finché le mie ali non si spalancano. Sono scure e immense. Così immense che mi chiedo sempre come facciano a starmi dentro la schiena. La risposta che mi data fu semplicissima “magia” mi aveva detto il mio maestro.
Il mio piccolo appartamento è al ventiquattresimo piano di un palazzo in via di decadenza alla periferia di New York. Questa città è la mia vita. Il mio compito è proteggerla e lo faccio ogni notte da ormai quattro millenni. Non sono l’unica ovviamente. Ci sono migliaia di persone come me. Persone che si vestono di nero ogni notte, si armano, aprono le loro ali e proteggono la città a loro assegnata. E molti muoiono. Molti.
Salto dalla mia finestra e spalanco le ali. Volare è bellissimo. Mi chiedo spesso come possano le persone normali non conoscere cosa sia volare con le proprie ali. Sbatto le ali piano e atterro sul tetto di un palazzo. Mi guardo intorno cercando il nemico. Poi ne vedo uno. È alto quanto me, la pelle è color grigia perlacea, la schiena e ingobbita, cammina su due gambe male assortite. Le braccia sono scheletriche e hanno un paio di mani deformi con artigli lunghissimi e neri. Il volto è allungato. Non ha né capelli, né peli. Sulla faccia ci sono un paio di occhi neri senza pupille, palpebre o ciglia. La bocca ha una fila di zanne nere e marce. Un demone.
I demoni sono i miei nemici, sono creature ripugnanti e disgustose, invisibili agli occhi degli umani, ma non hai miei. Loro non uccidono, ma fanno uccidere. Si impossessano della mente di una persona e col tempo la convincono a uccidere. Per questo io devo ucciderli. È il mio compito. È la mia missione. Anzi è la nostra missione. Una missione che dura dall’inizio della storia del mondo.
Prendo arco e una freccia e la punto contro il mostro. Scocco. L’essere viene colpito in pieno, sotto i miei occhi l’essere comincia a polverizzarsi. Apre la bocca, ma non grida. I demoni non hanno voce. Una montagnola di cenere rimane sulla strada. Sorrido diabolica. Poi apro le ali e volo su un altro tetto. Mi basta abbassare lo sguardo per vederne un gruppetto. Sono quattro. Potrei ucciderli con le frecce, ma voglio divertirmi un po’. Apro le ali mi faccio cadere dolcemente a terra. Mi vedono e mi corrono incontro. Non aspettavo altro. Estraggo i miei due coltelli. Appena uno mi viene incontro gli taglio la gola. La creatura si polverizza. Poi tocca al secondo, al terzo e infine al quarto. Guardo la cenere per terra. Poi apro le ali e volo in cerca di altri nemici.
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Ho passato tutta la notte a cercare e uccidere i demoni. Ho eliminato ben cinquantasei sei miei nemici. Ora sono andata sul tetto del mio palazzo, mentre il sole sorge. Quella palla rossa mi annuncia che è ora di tornare alla mia vita diurna. Peccato. Amo la notte. Amo mettermi questi abiti, amo aprire le mie ali, amo uccidere i demoni. Amo l’idea di essere una dei prescelti. Certo la vita che ho scelto è rischiosa. Potrei morire ogni notte. I demoni potrebbero uccidermi con quei lunghi artigli che loro hanno usato per sgozzare centinaia di gole dei guerrieri come me. Ma ho scelto questa vita. Ho scelto l’immortalità in cambio del costante pericolo e di questo rischio costante e incombente. Ma non temo la morte. Non temo il dolore. Io sono nata per questo.
Io sono un lupo solitario.
Io sono una guerriera immortale.
Io sono un Guardiano della Notte.
   
 
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