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Autore: sincronette18    09/10/2017    2 recensioni
Era da tanto che volevo pubblicare una fiction Drinny. Inizialmente questa storia la avevo pensata come songfic sulla canzone "One last time" di Ariana Grande, e questa doveva essere l'introduzione; solo che è venuta abbastanza lunga, quindi ho deciso di pubblicarla come one shot, ed aggiungere, quando avrò tempo per scriverlo, il seguito, appunto basato sulla canzone.
Dal testo:
È entrata senza un se e senza un ma. Non saprei dire quando ho smesso di vederla come la sorella di Lenticchia e quando ho cominciato a considerarla una donna. Ed una donna niente male. I capelli rossi, lisci e fluenti, simili a lingue di fuoco. Gli occhi dolci color nocciola. Lo sguardo fiero e combattivo. Ce ne misi di tempo per farla cedere. è per dimostrare che sono migliore di Potter mi dicevo. È per prendere in giro una filobabbana traditrice del suo sangue mi ripetevo. Poi, da “la traditrice del suo sangue” diventò Ginevra. Solo Ginevra. Ginevra e i suoi baci. Ginevra e le sue carezze. Ginevra e la sua passione, ardente come il fuoco, che portava nei capelli. Ginevra e la sua luce, entrata nella mia ombra senza chiedere permesso.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Ginny
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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COME GINEVRA, UNO SCHIAFFO ED UNA LACRIMA  (sesto anno)

 
Vidi la sua chioma rossa sparire dietro la porta della mia camera da prefetto. Sospirai mentre un sorriso mi increspava le labbra ripensano alla notte appena trascorsa. Ai baci rubati. Alle carezze proibite. A come ci siamo amati, estraniati dal mondo, senza pensare a niente e a nessuno. Senza pensare al peso della guerra che sta per scoppiare. Guerra in cui saremo nemici. Nemici. Mi viene quasi da ridere a pensarla come mia nemica. Una risata amara e triste. Perché sarò costretto a combattere contro di lei per cose in cui non so più se continuare a credere. Perché lei è entrata nella mia vita come un tornado. È entrata senza un se e senza un ma. Non saprei dire quando ho smesso di vederla come la sorella di Lenticchia e quando ho cominciato a considerarla una donna. Ed una donna niente male. I capelli rossi, lisci e fluenti, simili a lingue di fuoco. Gli occhi dolci color nocciola. Lo sguardo fiero e combattivo. Ce ne misi di tempo per farla cedere. è per dimostrare che sono migliore di Potter mi dicevo. È per prendere in giro una filobabbana traditrice del suo sangue mi ripetevo. Poi, da “la traditrice del suo sangue” diventò Ginevra. Solo Ginevra. Ginevra e i suoi baci. Ginevra e le sue carezze. Ginevra e la sua passione, ardente come il fuoco, che portava nei capelli. Ginevra e la sua luce, entrata nella mia ombra senza chiedere permesso.
Una fitta al braccio sinistro.
Il Marchio Nero brucia sulla mia pelle. È un attimo, come a volermi punire per i miei pensieri. Come a volermi ricordare la missione che stanotte dovrò compiere. Ormai tutto è pronto nei minimi dettagli. Stasera dovrò uccidere Silente. Ginevra non sa nulla. Soffrirà meno. Mi rigiro nel letto lanciando un’occhiata all’orologio. Le sei. Ho ancora un’ora abbondante prima di dovermi svegliare. Il mio pensiero torna a Lei, come comandato da una forza superiore. Dopo stanotte mi odierà. Sa del Marchio. La prima volta che lo vide non mi rivolse la parola per giorni. Un triste, ironico sorriso compare sul mio volto. Ho fatto di tutto per farle capire che non sono solo il cattivo Mangiamorte bastardo. Che provavo, che provo, qualcosa di vero per lei. E adesso, dopo tutto questo, devo farle credere il contrario. Devo uccidere i sentimenti che in lei sono nati per me, che in me sono nati per lei, come dovrò uccidere Silente. Senza guardare, senza pensare. Perché se lo facessi non troverei più la forza. Perché incontrare quegli occhi mi farebbe crollare. E io, Draco Malfoy, non posso crollare. Non ora. Non davanti a lei. Sospiro mentre un’altra fitta mi pervade il braccio. Per la frustrazione tiro un pugno sul muro con un urlo. Ritraggo la mano insanguinata. Insanguinata come il mio cuore, colpito da Ginevra.
 
Corridoio del settimo piano, arazzo di Barnaba il Babbeo
L’orologio segna le tre, dovrebbe essere qui da un momento all’altro. Eccola. Viene verso di me, verso di noi. Chiudo gli occhi, spengo il cervello. Prendo Pansy per i fianchi e la appoggio al muro, baciandola con foga. Sento i suoi passi sempre più vicini. Si fermano. So che è qui, poco distante da noi che ci osserva, il cuore spezzato e gli occhi pieni di lacrime. Stringo forte i pugni, lottando contro la voglia di staccarmi e correre da lei, prendendola tra le braccia. Lottando contro la voglia di prendermi a schiaffi da solo. Mi concentro, immaginando uno stanzino insonorizzato. Poco dopo una porta compare alle spalle di Pansy.
“Aspettami dentro” le sussurro per poi spingerla dentro e chiudere di scatto la porta. L’ultima cosa che vedo è la sua faccia confusa. Prendo un respiro prima di voltarmi, imponendomi di non guardare nei suoi occhi.
“Che c’è Weasley?” le chiedo con tono derisorio “ti aspettavi davvero che io potessi stare, o addirittura essermi innamorato, di una schifosa babbanofila come te?” le chiedo, ironico e cattivo. Ogni parola è come una pugnalata al suo, al mio, cuore. Mi concentro sul muro dietro di lei per non farlo sulla lacrima che sta solcando lenta la sua guancia.
“Sei… sei solo uno schifoso Malfoy” dice a denti stretti, cercando di celare il tremolio della voce. Sento l’odio intriso nelle sue parole. Mi conficco le unghie nei palmi delle mani per costringermi a non muovermi. Non resisto. I suoi occhi mi attraggono come una calamita. Una pugnalata più profonda delle altre. Sono colmi di lacrime, che so non farà mai scendere, non me la darebbe mai vinta. Ma ancor di più sono colmi della fierezza che ho imparato ad ammirare in lei. Sono colmi del fuoco che arde, instancabile, invincibile dentro di lei. Deglutisco, cercando di sciogliere il nodo che mi si è formato in gola.
“Uh uh uh la piccola Weasley tira fuori gli artigli!” la derido con un ghigno stampato sul volto, finto quanto le parole che sto pronunciando. “Non ti sembravo così schifoso quando venivi a letto con me come una qualsiasi sgualdrina” non so da dove prendo la forza per pronunciare quelle parole. So solo che sento lo schiaffo prima ancora che la sua mano entri in contatto con la mia guancia. Si gira e corre via. Il mio corpo si muove automaticamente per seguirla, per non lasciarla andare. Faccio un passo, due, poi mi fermo. Ha svoltato l’angolo. Ecco, l’ho persa. Ho ottenuto quello che volevo. Con un gesto della bacchetta apro la porta dello stanzino e, prima che Pansy possa chiedere spiegazioni giro i tacchi e me ne vado. Manca ancora qualche ora prima che debba… sospiro. Lotto contro me stesso per mostrarmi impassibile davanti agli altri. Eppure, quando arrivo nella mia stanza, non posso impedire ad un’amara lacrima di rigarmi la guancia. Silenziosa. Lenta. Una, una sola, come lei. Come Ginevra. Come Ginevra che è entrata nella mia vita come un uragano. Come Ginevra che è uscita dalla mia vita in silenzio, senza parole. Solo con uno schiaffo. Uno schiaffo ed una lacrima. 
   
 
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