Anime & Manga > Boku no Hero Academia
Ricorda la storia  |      
Autore: hapworth    11/10/2017    3 recensioni
Il primo giorno di scuola si prospettava terribile: suo padre gli aveva vietato di farsi accompagnare dalla mamma, così, con la cartella in spalla e vestito come aveva voluto il genitore – sembrava uno di quei bambini sapientoni, ma lui non era affatto così: voleva solo starsene in pace e trovare qualcuno che non si spaventasse alla vista dei suoi occhi e dei suoi capelli – si trovava di fronte a quella porta chiusa.
[Shouto/Izuku] ~ Storia scritta per la Boku no Hero Academia: Fanfiction Challenge!
Questa fanfiction ha partecipato all'iniziativa “Artist Meets Artist” a cura di Fanwriter.it!
Questa fanfiction ha partecipato al contest "Il contest di G" indetto da rhys89
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Shouto Todoroki
Note: Kidfic, What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
In realtà sono stata un sacco in dubbio se pubblicarla o meno - e anche come classificarla, in realtà. Amo scrivere storie coi protagonisti in versione bambini: mi piace scrivere di come le cose possano andare diversamente, nel momento in cui due personaggi si possono incontrare fin da piccoli. Sono momenti che possono cambiare la vita, un rapporto, una futura relazione. E, ovviamente, non ho potuto esimermi dallo scrivere questa cosa quando ho visto il prompt.
L'idea era piuttosto precisa, contrariamente a come di solito scrivo, dunque sono andata sul sicuro fin dall'inizio - anche se ho dovuto cancellare e riscrivere certe cose qualche volta, visto che Todoroki non ce la poteva fare. 
Spero di non essere andata in ooc, considerando che ho dovuto rendere, per forza di cose, i personaggi più infantili. Ho cercato di basarmi sugli elementi/caratterizzazioni che c'erano già a livello di storia principale, ma non so se ci sono riuscita pienamente. Posso solo dire che mi sono divertita e ho sentito tutto il fluff e l'amore che stava strabordando 'sta cosa, tanto da farmi quasi venire un attacco di diabete improvviso.
E dunque nulla. Spero che qualcuno abbia voglia di leggere 'sta robettina.

By
athenachan


Questa storia è stata scritta per la Boku no Hero Academia: Fanfiction Challenge!
Prompt #11: Infanzia.
Questa fanfiction ha partecipato a "Il contest di G" di rhys89.


Accettazione


Una delle cose che Shouto aveva sempre trovato piuttosto terrorizzanti era, di certo, conoscere persone nuove. Sin da piccolissimo, la sensazione che gli dava incontrare sconosciuti era tutt'altro che piacevole: gli veniva spesso da vomitare e cominciava a sudare pesantemente, il cuore gli batteva fortissimo e gli occhi gli si riempivano velocemente di lacrime, anche se sapeva che suo padre gli avrebbe dato un ceffone, una volta che fosse scoppiato a piangere di fronte a qualcuno. Lo aveva fatto tante volte del resto.
Sua madre no: la sua mamma gli sorrideva dolcemente, gli accarezzava le guance, asciugandogli le lacrime e lo faceva sentire meglio; e non c'era più quella sensazione di paura, mista a qualcosa che gli stringeva lo stomaco e la gola. Svaniva, in un istante.
Il primo giorno di scuola si prospettava terribile: suo padre gli aveva vietato di farsi accompagnare dalla mamma, così, con la cartella in spalla e vestito come aveva voluto il genitore – sembrava uno di quei bambini sapientoni, ma lui non era affatto così: voleva solo starsene in pace e trovare qualcuno che non si spaventasse alla vista dei suoi occhi e dei suoi capelli – si trovava di fronte a quella porta chiusa. Si morse il labbro inferiore, mentre il cuore prendeva a battere veloce e la sensazione di nausea cresceva, man mano che avvicinava la mano alla porta.
Udiva dei rumori forti, provenire da lì dentro. Risate per lo più e diverse voci infantili che cantilenavano qualcosa. Sentì le guance tremare e arrossarsi; sapeva di doversi comportare da adulto. Non importava che avesse solo sei anni, non importava che gli facesse paura il suo primo giorno di scuola. Doveva essere forte. Forte... Il viso contrariato di suo padre si diffuse nella sua mente e, per poco, non lanciò un gridolino. Si tappò la bocca in tempo, cercando di calmarsi.
Ampi respiri, proprio come gli aveva insegnato la mamma, e poi fece scorrere la porta.
«Deku è uno stupido! Stupido! Stupidoooo.» c'era un gruppo di bambini in cerchio, a qualche metro da lui e un bambino al centro di questo. Aveva degli occhi enormi e dei capelli foltissimi, sparati da tutte le parti. Shouto osservò la scena in silenzio, mentre il bambino che aveva parlato – capelli chiari ed espressione poco simpatica – indicava il bimbo e rideva forte.
«Io...» provò a mormorare il ragazzino circondato. Non sembravano avergli fatto del male, ma aveva l'espressione spaesata e le gambe tremanti, gli occhi grandi e le mani strette ai fianchi, poggiate sul pavimento. «Io sono ancora piccolo!» esclamò, come se fosse una cosa molto importante da far presente.
Il capo del gruppetto rise più forte. «Se avessi avuto un'Unicità a questo punto sarebbe apparsa. Sei un Senza-Unicità!» Shouto inclinò la testa di lato, mentre gli altri bambini facevano eco al primo, ripetendo quella parola che lui non conosceva. Sapeva, certo, dell'Unicità: lui l'aveva sviluppata solo un anno prima ed era una cosa molto importante, che però non riusciva ancora a controllare bene e per questo suo padre non lo faceva mai giocare con gli altri bambini.
Era abbastanza intelligente, però, da capire che quella parola, quel “Senza-Unicità” fosse qualcosa di brutto da dire a qualcuno. E, soprattutto, era anche abbastanza facile intuire che il bambino non aveva ancora mostrato di avere un'Unicità. Shouto non capiva: era così brutto? A lui non piaceva averne una: proprio perché l'aveva non gli era mai stato permesso di giocare e non gli era permesso di uscire di casa, di correre al parco giochi, di divertirsi e ridere con la mamma dopo aver fatto i compiti. Era brutto avere un'Unicità.
«Oh. Katsuki-kun, c'è un altro bambino!» aveva parlato un bambino grassottelo con delle strane ali, indicando Shouto. Il bimbo dei capelli chiari si voltò verso di lui: aveva due occhi rossi piccoli e lo fissava appena corrucciato. «Ehi, come ti chiami? Qual è la tua Unicità?»
Nel dirlo aveva mostrato apertamente dei piccoli scoppi sopra le proprie mani, un sorriso enorme, l'atto di cattiveria verso il bambino accerchiato come dimenticato – gli altri bambini sembravano tutti aver perso interesse per la cosa, mentre il destinatario del maltrattamento teneva lo sguardo basso, i pugni ancora chiusi. Shouto notò solo in quel momento la vistosa maglia con la faccia di All Might stampata sopra: era la stessa che aveva comprato con la mamma la settimana prima. La stessa che suo padre aveva bruciato davanti ai suoi occhi dicendogli che non voleva cose simili addosso a suo figlio. Poi lo aveva sentito litigare con la mamma in un'altra stanza.
«Shouto.» mormorò. Qualcosa gli impediva di mostrare la sua Unicità; benché sentisse ancora quella sensazione di vuoto e strettezza allo stomaco, aveva anche qualcosa di peggiore che sembrava non collegata alla presenza di sconosciuti.
Guardava quel bambino e sentiva qualcosa nel petto che faceva male. Ripensava al modo crudele in cui gli altri lo avevano trattato e non poteva fare a meno di essere arrabbiato con loro. Cosa gli aveva mai fatto, quel bambino? Non aveva un'Unicità, e allora? Non era forse uguale a loro? Non... Non meritava un trattamento altrettanto rispettoso? Forse suo padre non l'avrebbe pensata allo stesso modo, ma Shouto non poteva fare a meno di provare invidia e solidarietà per quel bambino sull'orlo delle lacrime, completamente dimenticato.
«Io sono Katsuki!» gli disse quello e così fecero tutti gli altri bambini, ma Shouto li ignorò completamente. Avanzò invece, verso il bambino a terra, superando gli altri. Gli si fermò proprio di fronte. La sua figura lo oscurava, ma il bimbo non sollevò la testa con quel capelli crespissimi; la tenne bassa invece.
«Tu come ti chiami?» gli chiese, mentre si chinava sui talloni e incrociava le braccia sulle proprie gambe. L'altro allora sollevò la testa. Aveva gli occhi davvero grandi e davvero verdi. E aveva uno spruzzo di lentiggini sulle guance. Inclinò appena la testa, mentre l'altro taceva ancora.
«Izuku.» pigolò quello dopo l'iniziale momento di shock. Shouto annuì, inclinando le labbra verso l'alto e schiudendole, sorridendogli incoraggiante: la sensazione triste che svaniva. «Io sono Shouto.» e nel dirlo gli porgeva la manina destra.
Il piccolo fece per parlare, ma la voce di Katsuki si fece udire. Forte e tutt'altro che pacifica.
«Ehi! Che stai facendo! Quello è inutile!» come se fosse qualcosa da dire, pensò Shouto, mentre vedeva Izuku rabbuiarsi appena. «Non è inutile.» mormorò, voltandosi di poco. Aveva un'espressione piatta, mentre lo guardava: aveva imparato da suo padre e sapeva che metteva un po' di paura, specie perché i suoi occhi erano strani e la sua Unicità, quando si arrabbiava, si spandeva sempre intorno.
Una fiamma sulla spalla sinistra, un po' di ghiaccio sulla spalla destra. Katsuki arretrò appena, probabilmente colto di sorpresa, prima di indicarlo nuovamente. «Fantastico! È fighissimo!»
Non lo era. Non lo era per niente. Alla sua mamma il suo fuoco non piaceva ed era colpa di quello, se non poteva avere amici con cui giocare. Shouto assottigliò appena lo sguardo, prima di rialzarsi e mettersi davanti a Izuku.
«Non mi piace chi prende in giro gli altri, è da sfigati.» gli rese noto, stringendo i pugni e sentendo il proprio corpo riscaldarsi e allo stesso tempo raffreddarsi ai suoi due lati. Le fiamme e il gelo aumentavano anche quando era spaventato o agitato.
Katsuki assunse un'espressione confusa, insieme a il suo piccolo gruppetto. «Ma Deku è-»
«Non è colpa sua, magari è in ritardo. Ad alcuni si manifesta solo alle medie.» gli rese noto, spinto dal desiderio di farlo stare zitto. Era vero, si era informato – o meglio suo padre si era informato quando, a quattro anni, non aveva ancora manifestato l'Unicità. Non che apparisse preoccupato, ma probabilmente voleva iniziare quanto prima a svezzarlo. Rabbrividì: se solo fosse stato senza alcuna Unicità magari...
Katsuki parve pensarci qualche istante e, poi, annuì. «Magari è così.» ma non sembrava così convinto, mentre tornava a parlare con i suoi amichetti e ignorando bellamente lui e Izuku alle sue spalle.
Avvertì un movimento e si voltò appena, le fiamme e il ghiaccio spariti. Izuku si era rimesso in piedi e lo guardava ammirato: aveva gli occhi, se possibile, ancora più enormi e un sorriso grandissimo. «Hai un'Unicità fantastica, Sho-chan!» Shouto arrossì: nessuno lo chiamava così, nessuno tranne la sua mamma. Izuku parve rendersi conto dell'errore e si tappò la bocca sorridente, impallidendo. «S-scusa! Non volevo! Anche a Kacchan non piace come lo chiamo.»
Shouto lo guardò confuso: Kacchan? Chi era–? Ma poi, preso da un pensiero folle, realizzò: Kacchan era quel tizio. Quello che lo prendeva in giro chiamandolo Deku.
Scosse il capo, cercando di ricacciare indietro il fatto che volesse congelarlo sul posto. «Non c'è problema... Sho-chan va bene.» lo rassicurò, mentre il bambino di fronte a sé gli sorrideva di nuovo, arrossendo un poco: Shouto lo trovò carino. Gli piaceva già; voleva che diventassero amici. Magari, se fosse riuscito a farselo amico, avrebbe avuto qualcuno con cui sentirsi meglio, quando suo padre e la sua mamma urlavano. Quando non ce la faceva più di studiare e basta, quando aveva solo voglia di giocare con qualcuno. Izuku sembrava il bambino giusto. Talmente giusto che aveva un po' di paura.
«Posso chiamarti Izu-chan?» domandò, le guance pallide che arrossivano e gli occhi dal colore diverso che spuntavano leggermente, da sotto la frangia bianca e rossa. Izuku lo guardò, dapprima confuso, poi sorpreso e infine gli si gettò addosso, stringendolo forte ridendo. Shouto avvampò di più: non era abituato a essere abbracciato da qualcuno di diverso da sua mamma, men che meno da un altro bambino. Faceva a tutti paura, perché bruciava e gelava insieme. «Sì! Mi piace tanto, Sho-chan.» e mentre glielo sentiva dire, Shouto sorrise timidamente, stringendolo appena a propria volta. L'abbraccio di qualcuno che ti accettava, era caldo.


Fine
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Boku no Hero Academia / Vai alla pagina dell'autore: hapworth