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Autore: crimsontriforce    20/06/2009    3 recensioni
I lacci rinchiudono solo una vecchia signora ancora capace di affetto. Basta un pensiero per farla felice.
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie '1. Gente che viaggia nei libri'
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Mi sembrava la cosa giusta da scrivere al completamento dei giochi. In memoriam.

Il comitato “A' Cyan, la smettiamo col bashing di Myst Island?”, in collaborazione con l'associazione pro-End of Ages “Ere de veci? No, de zente vissuda”, presenta...
...col sostegno dei gentili sponsor Harriet (contest The Hosts, peraltro vinto) e Graffias (challenge In the summertime, prompt Isola deserta) (ma dai? Pensavo Affollato villaggio vacanze)...

Disclaimer: Gli avvenimenti narrati sono frutto di fantasia. Non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere delle persone descritte né offenderle in alcun modo. Se possibile, anzi, il tutto è da intendersi come tributo di affettuosa stima.









Sei milioni di visite discrete


Alone, I cannot be
The Hosts, do visit me
Recordless company
Who baffle key
(Emily Dickinson)





I primi sono confusi.
Anche lei lo è. Non aspettava visite.

È da tanto, ormai, che il cielo non ha da dire altro che pioggia, una costante fitta e fastidiosa fino all'orizzonte. Le gocce sono insolenti. Hanno preso per sé tutto lo spazio dell'aria, gettando una cappa umida, opprimente, fredda, che s'insinua anche dietro i muri e non sa come scrollarsi di dosso, e le agitano anche il mare. Il calmo blu su cui era solita distendersi ribolle e schiuma, scuro come le nuvole al di sopra.
Forse è un atto di gentilezza, questo mettersi a lutto per lei. Ma li preferiva prima.

*


I primi si guardano intorno. Muovono qualche passo. Molti dimenticano di guardarsi alle spalle ma torneranno, non c'è dubbio che torneranno.
Secondo le mappe stellari corre l'anno 9649: per lei è il duecentodiciottesimo e si sente a ogni buon diritto una vecchia signora eccentrica, che può non ricordarsi come si intrattiene un ospite. Così li lascia fare, deliziata dal ricordo dello scalpiccio di passi sulle assi del sentiero.

Segue senza malizia i visitatori mentre camminano sulla sua terra e si scrollano di dosso l'incapacità iniziale, che è un tutt'uno col vago stupore che li accompagna sempre quando giungono all'approdo. Si mettono al lavoro: c'è chi sente un'intesa con la precisione matematica di un ponte di ruote dentate, raggiunge in fretta la torre e si trova a duellare d'intelletto con una combinazione d'ingranaggi che in quella matematica proprio non vuole rientrare. Altri meditano un tuffo nei fondali rocciosi, sperando che la loro acqua scura non sia fredda come promette, per scoprire il segreto della nave affondata che li ha salutati all'arrivo.
Ancora non la conoscono. Pensano davvero che sveli così i suoi misteri?
Col tempo se ne rendono conto anche loro. C'è chi persiste ma anche chi si scoraggia e quando li vede scuotere la testa in segno di resa li prende a compassione, povere anime sperse, e cerca di guidarli. Soffia un alito di vento o annuisce ai loro sforzi in un compunto fruscio di rami secchi.
I suoi ospiti, però, non possono sentirla. Sono persi nei dettagli eterni e nitidi di un album di fotografie dai colori troppo accesi, che stese una di fianco all'altra formano un ritratto di lei in un passato lontano, quand'era giovane, amata e bella. I suoi sono ospiti che non lasciano traccia, non piegano l'erba. Trovano la combinazione per aprire una cassaforte che non hanno mai toccato e danno energia a cavi che i secoli hanno corroso. Se corrono sul camminatoio a nord per trovare rifugio nella rotonda cavità d'ottone del razzo, non lo fanno per ripararsi dall'acquazzone che lì riecheggia come un'ultima sinfonia. Quando vi si affacciano e guardano l'orizzonte, trovano azzurro.

L'Isola di Myst sente milioni di piedi calpestare l'idea del suo suolo ora con decisione, ora con meraviglia, ora con rabbia e ne è felice, nel modo immobile e totale che è proprio dei vecchi luoghi abbandonati. Non conosce i loro volti; in pochi si sono fermati a scrivere un nome sulla sabbia, dandole appena il tempo di leggerlo prima che la risacca se lo portasse via. Ma ognuno di loro ha lasciato una firma che lei osserva e ricorda come se ognuna fosse il suo tesoro più prezioso.
C'è stato chi, dovunque stesse esplorando, tornava sempre alla libreria prima di riposarsi. Un'espressione così meticolosa dell'umanissimo bisogno di sicurezza la inteneriva: mentre il ragazzo sonnecchiava, con le gambe incrociate e la schiena al muro, sognavano entrambi un caminetto acceso.
C'è stato chi aveva gli occhi sempre rivolti al cielo e ha trovato nuove forme fra le stelle dell'osservatorio. Fra quelle, Myst ama più di tutte il Pennino, che dovrebbe essere sorto ora sull'orizzonte, ma ci sono solo nubi e qualche lampo a illuminarle.
C'è stato, e forse c'è ancora, chi le combinazioni le provava tutte, ma proprio tutte. Chi andava a estro. Chi dei suoi preziosi diari guardava solo i disegni.

È un fiume di persone. Talvolta in piena, talvolta debole, bagna le sue sponde e le ridà vita. E, meraviglia! Molti partono e molti arrivano, pellegrini in transito verso altre mete, ma c'è chi nella lontananza non se n'è mai andato e dopo anni torna a farle visita guidando un figlio nella sua prima esplorazione.
Conserva ancora la barca giocattolo, per i bambini. Anche se è rotta.

Myst ha sempre saputo di essere nulla più che un luogo di piccoli inizi. Non s'illude: i finali, quelli veri, sono fuggiti ben oltre il suo orizzonte fatto di due pini e una montagnola. E ora inaspettatamente, dopo che si è richiusa su se stessa, incrostata di solitudine, la fine dei suoi inizi si mostra ancora lungi dall'essere scritta.
In compagnia di generazioni di giocatori, anche la pioggia che batte incessante sulla sua pietra può sembrare una risata.

*


Non mi credete? Tornate da lei, voi dai volti di pietra, voi che avete seguito la conchiglia, che conoscete il sentiero. Tornate da lei, voi che l'avete amata. Appoggiate l'orecchio al muro del camino e non sentirete un pianto.


















Buh. Iniziando Myst DS speravo in un'esperienza onirica e vaga che potesse soppiantare quella di zelda, con cui la rottura definitiva era ormai imminente. Guess what, mi stavo imbucando nell'esperienza più logica, puntigliosa e definita che la mia personale storia videoludica ricordi. E anche nella più bella *lacrimuccia e sonora soffiata di naso* Però il potenziale nonsense, di fascino indefinito resta annidato da qualche parte sotto quella grandiosa impalcatura - e in luoghi specifici della stessa, perché Myst è come il maiale, non butta via niente.
Now the beginning is tied to the end. :)

E grazie Mikayla! *commozione* Missione compiuta, allora. Ti ringrazio tanto, con una punta d'invidia a tutti voi che l'avete vissuta da principio, in particolare con un genitore o un fratello maggiore a fianco.
   
 
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