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Autore: Walking_Disaster    13/10/2017    1 recensioni
{Storia scritta per la Boku no Hero Academia: Fanfiction Challenge! col prompt "parental relationship"}
Uno spaccato dove un Todoroki di sette anni ha a che fare con suo padre.
Dal testo: Il bambino annaspava in cerca d'aria e sapeva – sapeva – che sua madre, se fosse stata lì, l'avrebbe protetto. [...] L'avrebbe preso tra le braccia e cullato ed avrebbe detto che sarebbe andato tutto bene. Perché con sua madre Shoto poteva essere e fare il bambino. Con Enji no.
Genere: Angst, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Shouto Todoroki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quel bambino
che bambino non è




Dietro di lui, sopra di lui, davanti a lui, dentro di lui, due piccoli occhi azzurri lo fissavano. Lo fissavano sempre. Che fosse con rabbia, che fosse con disprezzo, che fosse con fierezza, lo fissavano. Mai con amore. Shouto, ad un certo punto della sua vita, si era chiesto se suo padre fosse effettivamente in grado di provarlo, l'amore.


“Shouto! Allarga quelle gambe! Pensi che tu sia bilanciato, così?!”, abbaiò Enji Todoroki, che girava intorno al figlio di sette anni. Suo padre era avvolto in quella fiamme con cui se ne stava sempre. Come fossero un vestito – come fossero un vanto. Per Shouto, tuttavia, non era così; quella fiamme lo rendevano inavvicinabile. Che vanto poteva mai essere, rendersi irraggiungibile ed intoccabile?
Il piccolo Todoroki obbedì, e divaricò un po' le corte gambe magre. Da sinistra lo raggiunse una fiammata che lo colpì di striscio, facendolo crollare a terra e tossire, annaspando in cerca d'aria.
“Non eri pronto, stupido! Pensi che i nemici aspettino che tu ti si sistemi, prima di attaccarti?! Alzati!”, gli urlò, e Shouto strinse forte gli occhi. Non piangere. Non piangere. Non piangere. Se lo ripeteva sempre. E non piangeva.
Le gambe gli tremavano, mentre si sollevava da terra. Gli occhi, inquietanti a causa dell'eterocromia, si concentrarono sulla figura imponente di suo padre.
“Forza, ora. Attaccami.”, ordinò Enji, incitando il figlio con un breve movimento della mano.
E Shouto, ancora una volta, obbedì: pestò un piede sul pavimento ed un'alta cresta di ghiaccio corse verso Endeavor. Si stupì nel notare che il ghiaccio non fosse nero: aveva dato sempre per scontato che fosse quello, il colore dell'odio. Enji scartò di lato, ed anche il ghiaccio di Shouto cambiò direzione, seguendo il genitore. Sentiva già l'intorpidimento a tutto il lato destro del corpo dovuto all'uso del potere di sua madre, ma non si diede per vinto – almeno fin quando Enji non indirizzò verso il muro eretto dal figlio uno dei suoi attacchi, bloccandolo prima e sciogliendolo miseramente poi.
“Sei debole e lento!”, ringhiò Endeavor, mentre raggiungeva Shouto con un'agilità che quasi stonava con l'enorme stazza dell'uomo. Gli piantò una mano all'altezza del collo e l'atterrò, sbattendo il fragile corpo del bambino al suolo. Le piccole mani raggiunsero il tozzo polso di Enji, stringendolo, ma questi non sembrava intenzionato a permettergli di alzarsi.
“Sai chi mi ricordi, Shouto? Tua madre.”, ghignò, spingendo ulteriormente il corpo del figlio contro il pavimento.
“Solo che tu sei più ribelle di lei. E questo mi piace, sai: è un comportamento degno di un Todoroki, l'essere focosi e appassionati.”, Shouto si dimenava, cercava un appiglio per poter scivolare dalla presa ferrea dell'uomo, ma non ne trovava. E Enji stringeva e stringeva e stringeva, come se fra le mani avesse una bambola. Come se fra le mani avesse un insetto da schiacciare e non la vita di suo figlio. Però lo sapeva, che non sarebbe morto: non moriva mai, per quanto vicino arrivasse. Avrebbe capito solo anni dopo che quello non era altro che il risultato del desiderio malato di quell'uomo, che si proiettava su suo figlio ed attendeva la gloria, come se effettivamente gli spettasse. Come se Shouto, che si immaginava già senza cognome, non lo disprezzasse.
Il bambino annaspava in cerca d'aria e sapeva –
sapeva – che sua madre, se fosse stata lì, l'avrebbe protetto. Lei amava (il lato destro di) Shouto. L'avrebbe preso tra le braccia e cullato ed avrebbe detto che sarebbe andato tutto bene. Perché con sua madre Shouto poteva essere e fare il bambino. Con Enji no.
Gli occhi gli pizzicavano, ma
non piangeva. Non poteva e non voleva e inghiottire e calmare il panico sembrava molto più semplice che lasciarsi andare.
Suo padre continuava a parlare, ma ormai le orecchie di Shouto fischiavano e non ascoltava più. Non sarebbe morto – e allora perché si sentiva così vicino al ciglio di un burrone?
Stai zitto!”, tuonò ad un certo punto. E l'urlo superò il rombo delle fiamme. L'urlo superò suo padre. Superò il pianto e superò il dolore e mentre il lato sinistro di Shouto si accendeva (per l'ultima volta in quelli che sarebbero stati anni), il lato destro esplodeva e provocava schegge, freddo e – morte.
Congelò suo padre. Sapeva che quell'armatura di ghiaccio in cui l'aveva confinato non sarebbe durata molto, perché il calore di Endeavor era estremamente elevato, ed era impossibile per un bambino di sette anni sconfiggere con un quirk complementare ed opposto il secondo eroe più importante del paese. L'aria circostante accoglieva solo gli ansimi discontinui di Shouto e il vapore generato dallo scontro di quei due poteri, calma piatta intorno a sé. Una goccia d'acqua gli cadde sulla fronte, poi una sul mento. Aspettò che il ghiaccio si fosse scaldato abbastanza da permettergli di scivolare via dalla presa di suo padre e scappare da quella stanza, scappare da Enji Todoroki che caso aveva voluto essere suo padre, scappare da quella vita e sperare di poter volare lontano, mano nella mano con sua madre, per non tornare più. Ma Shouto Todoroki non aveva un quirk che gli concedesse cose simili. Shouto Todoroki aveva il quirk di un condannato.




Walking_Disaster's corner:
Scritta per la Boku no Hero Academia: Fanfiction Challenge! col prompt “parental relationship”.
Avrei avuto infinite possibilità, ma infilarmi in quella più problematica ed angst mi pareva l'idea migliore.

A me è piaciuto molto scriverla, ma vorrei sapere che ne pensate voi. Spero vi abbia lasciato cose positive (si fa per dire)!
Alla prossima,
WD

   
 
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