Serie TV > Sherlock (BBC)
Ricorda la storia  |      
Autore: YellowSherlock    13/10/2017    3 recensioni
Il tutto concentrato in una lettera.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Guardai il mio abito grigio fumo di Londra, i miei occhi cercarono invano in esso un senso ma quell’oggetto inanimato mi diede ancor più la conferma che eravamo arrivati al capolinea.
“Alla guerra” mi dissi, cercando di reprimere con tutto me stesso il dolore che nuotava nei meandri delle dei miei organi vitali.
Nel giro di quindici minuti mi ritrovai dinnanzi allo specchio, e la mia immagine era quasi completa; mancava solo un particolare: il fiore all’occhiello.
Presi la rosa canina dal tavolo, accarezzai la nebbiolina che le faceva da contorno e osservai il raso del bel gambo lilla che completava il quadro, la inserii lentamente nella fessura della giacca e sistemai lievemente i miei ricci tirati a lucido.
Sembravo uno sposo perfetto, eppure, la festa non era la mia.
Il colore panna esaltava il pallore della mia pelle in contrasto con le mie labbra di un vivo rosso carminio, le quali avevo abilmente torturato nelle settimane precedenti per reprimere le mie disapprovazioni.  
I raggi d’Aprile rendevano i miei occhi più cangianti del solito, subivo fortemente le lame di luce che attraversavano il mio spazio visivo e dunque avrei potuto avere una scusa per il rossore degli occhi, ma in realtà soltanto io era a conoscenza della verità: quel colore insolito era il preludio delle mie lacrime; decisi di inforcare i miei occhiali scuri e di dirigermi verso l’auto che era giù ad aspettarmi.
Tornai nel soggiorno ed ignorai la poltrona vuota di John che prima avevo tanto osservato, presi le chiavi e poi chiusi dietro di me la porta; un tonfo lieve mise fine a tutto ciò che fino a quell’istante eravamo stati insieme.
Percorsi le scale con lentezza, fino a che i miei pensieri non furono interrotti dalla Signora Hudson che era lì pronta:

“Oh Sherlock! Quanto è bello oggi!”

“Grazie signora Hudson, anche lei è molto elegante!”

Porsi il mio braccio per farla poggiare poi le aprii la porta dell’auto, lei salì con grazia nel suo vestito blu notte e io la raggiunsi poco dopo.
Attraversammo Londra velocemente, ci trovammo ben presto fuori città  fino a che la nostra auto non si fermò fuori ad un grande sentiero che portava alla chiesa di campagna che gli sposi avevano scelto.
Ero affascinato da quel posto così estraneo al caos cittadino, quando scesi dall’auto presi ancora una volta la Signora Hudson sottobraccio e ci dirigemmo sul vialetto; uccellini timidi cantavano motivetti che mi ispiravano vari brani per violino, mentre la Hudson ammirava lo splendore generale.
Gli invitati erano già pronti ad entrare in chiesa, qualcuno mi indicava da lontano dicendo frasi come : “Ecco che arriva il testimone.” Oppure “ Guarda Sherlock, che eleganza…”
Il mio imbarazzo e il fastidio per tutti quegli occhi su di me crescevano in modo esponenziale, così mi voltai verso la Hudson per accogliere il suo stupore nel vedere un coniglio saltare da un fascio d’erba e l’altro.
Cercai di ignorare la fonte di tutti i pettegolezzi, ma una forza più grande mi costrinse a rivoltarmi verso la massa, e i miei occhi cercarono involontariamente colui che tanto avrei voluto ignorare in quel giorno così doloroso. 
John era lì sull’uscio, teso.
Fasciato nel suo vestito da sposo uguale al mio, la stessa rosa canina ornava il suo abito, i suoi capelli biondoargento erano accuratamente pettinati e la sua espressione era visibilmente emozionata.
I nostri sguardi si incontrarono, lui mi mostrò un sorriso di sollievo e si diresse velocemente verso noi.

“John! Caro! Dio! Che emozione! Questo posto è così magico!” disse la Hudson abbracciandolo come una madre.

“Oh Signora Hudson, non sa che gioia vederla apprezzare tutto questo!”

“Sarà un matrimonio bello come lei e Mary! Ne sono certa!”

John sorrise, quando fummo interrotti da un’altra signora che richiamò all’attenzione la Hudson.
Mi spostai poggiando il mio sguardo altrove, ed appena la Hudson fu lontana, John mi guardò.

“Allora? Non mi fai gli auguri?”

“Per cosa?”

“Sei incredibile, Sherlock!” sorrise John

“Andiamo! Sto preparando questo matrimonio con voi da mesi, credo di averti fatto già abbastanza auguri!”

John rise e mi diede una pacca sulla spalla.

“Sherlock. Cosa farei senza di te.”

“Già, me lo chiedo anche io.” Abbassai lo sguardo per non tradirmi.

“Andiamo…”

“Aspetta.”

“Cosa?”

“Prima di entrare in chiesa, voglio che tu riceva questa.”

Gli porsi una piccola busta avoriata, con carta ruvida.
I bordi erano costellati da piccoli puntini di foglia d’oro e la scritta era stata impressa con un inchiostro ramato.

“Sherlock…ma…”

“No, non è un regalo. E’ una cosa che dovrà appartenere solo a te, per sempre. Devi promettermi che la leggerai da solo e che una volta finita, la distruggerai assieme al suo contenuto.”

“Sher…che hai fatto? Sei nei guai?”

“No, John. E’ una cosa tra noi, personale; promettimi che la distruggerai, completamente.”

“No, sherl…”

“John!!”

“Ok, ok… se è questo che vuoi…”

“Sì.”

John mise la lettera nella tasca interna della giacca, poi ci incamminammo insieme all’entrata della chiesa  ove salutammo tutti gli invitati e poi prendemmo posto poiché l’auto della sposa era all’orizzonte.
Strinsi delle mani, salutai delle persone ed ignorai altre.
Mi posizionai sulla sedia che mi spettava, quella accanto alla panca di John.
Un accordo di organo ci fece scattare in piedi e lei era lì: in un fascio luminoso, in una luce in fondo al tunnel, quello in cui io lo avevo rinchiuso.
Guardai John e per la prima volta lui non ricambiò il mio sguardo.
Il suo era fisso sulla sua sposa, sulla persona con cui avrebbe condiviso la vita tagliandomi fuori una volta per tutte.
Cosa potevo mai aspettarmi? Mi sono finto morto per due anni.
Avrei fatto la stessa cosa. Forse.
O forse no.
Lo avrei cercato? Sicuramente…

“Hey Sherl.”

Mary arrivò all’altare e con la sua voce mi distolse dai miei pensieri.
Le sfoggiai un sorriso immenso.

“Hey, bellissima sposa.”

***

Carissimo John,
 quando leggerai questa lettera sarò lontano.
Sono dispiaciuto nell’aver abbandonato il tuo lieto evento prima della fine, ma comprenderai più avanti che ho dovuto.
Non allarmarti, non sparirò come l’ultima volta, ma ciò che leggerai ti farà cambiare idea nei miei confronti e sarai tu a voler sparire dalla mia vita.  
Poche righe ti faranno capire cosa è divenuta per me la tua presenza, e perché da oggi in poi non potrò esserci più al tuo fianco.
Mi hai rassicurato molte volte dicendo che niente sarebbe cambiato dopo il matrimonio, ma credimi se ti dico che io spero col cuore che tutto cambi, perché continuare la nostra vita ignorando l’esistenza di ciò che hai intrapreso potrebbe uccidermi davvero.
Vivere accanto a te negli anni passati è stato il momento più alto della mia esistenza, la tua presenza mi ha donato dignità e talvolta umanità; ma adesso che tutto è diverso, costringerei me alla sopravvivenza restandoti accanto e so che tu non saresti mai felice di vedermi in perenne agonia.

Ho scelto di scriverti una lettera  perché sei a conoscenza della mia incapacità di esternare sentimenti, ne hai avuta una valida dimostrazione durante il discorso di oggi.
Caro amico mio, la verità è che metti le ali al mio spirito, elevandomi ad un parallelo mondo incredibilmente affascinante di cui io non sapevo alcuna esistenza.
O almeno, la ignoravo.
John, io sono un uomo ridicolo, non ho il coraggio di guardarti negli occhi per dirti che ciò che mi regali è più della stessa gioia, più della stessa droga.
Avrei potuto dirti che da te non sarei mai riuscito a disintossicarmi, ma a quanto pare la vita, così come non credevo, non va mai nel verso in cui scegliamo.
Ho costruito un’asetticità attorno al mio essere per cercare di non perdere mai la via, ma davvero i sentimenti sono un difetto chimico dalla parte che perde.
E io ho perso davvero, stavolta.
Sai bene anche che, la sconfitta non è nelle mie corde, ma se questo serve a farti sorridere, sono lieto di perdere questo che si è presentato il più grande ed irrisolvibile caso della mia vita.
Viaggerò, tornerò, farò cose insolite perché dovrò dimenticarti, ma nel caso in cui tu volessi guardarmi per un’ultima volta prima di odiarmi, sai che le chiavi sono sempre sotto al tappeto, che io sono sempre fasciato nella mia veste di seta viola, mentre sorseggio un tè guardando la tua immagine svanire lentamente, ma conservando in me tutto l’amore che provo per te.
La sintesi di questa lettera , benché nel suo essere non sia affatto un riassunto ma un infinito specchio in cui ormai nuoto senza supporti,  è che Ti amo, John Watson.
Riderai con amarezza, o forse ti arrabbierai, ma se ciò può consolare, posso confermarti che non ho mai amato nessuno così come amo te.
Se sparirai saprò.
Se mi odierai saprò.
Ma sii certo che io ti aspetterò, anche soltanto se vorrai parlare, se vorrai restare in silenzio sulla tua poltrona o se avrai bisogno di aiuto.
Io ci sarò.”

 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: YellowSherlock