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Autore: whoknows    15/10/2017    0 recensioni
Se c'è una cosa di cui Harry è sicuro, è che non vuole dimenticare niente di Louis.
Oneshot | 4.6k | traduzione
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson
Note: Traduzione | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Inizia abbastanza innocentemente.

Stanno litigando per qualcosa – più tardi, Harry non si ricorderà per cosa, esattamente, e sarà oh così consapevole dell’ironia – quando Louis dice:

“Non importa davvero, Haz. Non è che ne che ce ne ricorderemo tra dieci anni.”

Ed Harry – ad Harry non piace per niente. E’ il modo in cui Louis lo dice, calmo e invitabile, come se questo momento fosse destinando a dissolversi dalla loro memoria, a diventare qualcosa che hanno vissuto ma hanno lasciato andare, perché non era abbastanza importante per loro da tenerci. Come se non ci fosse assolutamente nessuna possibilità che loro potrebbero ricordarselo. C’è qualcosa di sbagliato in questa idea, qualcosa che non va a genio ad Harry. Guarda Louis, in un morbido maglione, con delle piccole rughe intorno agli occhi. E’ bellissimo e luminoso ed Harry pensa, così violentemente che sorprende perfino lui – Non voglio dimenticare niente di te.

Quindi prende il suo telefono e scrive:

Stavate litigando e Louis ha detto che non vi ricorderete questo momento ma tu lo farai.

Pensa che dovrebbe scriverlo su qualcosa di più duraturo di un maledetto telefono ma si sente comunque soddisfatto, addirittura felice. In un decina di anni, sorprenderà Louis dicendogli – “Ricordi quella volta, quando eravamo giovani e tu eri così sicuro che mi sarei dimenticato la nostra conversazione ma non l’ho fatto.” Louis riderà e lo crederà un po’ pazzo, forse, ma non importerà, quello che importerà è che saranno ancora insieme.

Più tardi, Harry vedrà questo momento per quello che è. Si guarderà indietro, a quando è tutto iniziato, e realizzerà che è sempre stato qualcosa di più che dimostrare una cosa. Chi, sano di mente, decide di dimostrare una cosa dieci anni più tardi, comunque? Capirà che era più qualcosa sull’essere spaventato che sul dimenticare. Era una promessa, quando tutto sembrava cadere a pezzi intorno a loro, quando sembrava che il loro mondo fosse vicino a collassare sotto i loro piedi. Una promessa a sé stesso, e a Louis, che sopravvivranno in qualche modo a questo e ne usciranno, se non illesi almeno intatti abbastanza da poter guardarsi indietro e pensare, siamo ancora in piedi.

Inizia abbastanza innocentemente.

 

All’inizio, scrive solo cose casuali, su oggetti casuali. Vedrà Louis fare qualcosa o dire qualcosa e penserà “Devo ricordarmi anche questo.” Quindi afferrerà il più vicino pezzo di carta o, se non ha nessun’altra scelta, il suo telefono e lo trascriverà per il futuro.

Una Domenica mattina scrive – il modo in cui le ciglia di Louis formano delle ombre sui suoi zigomi quando la luce del mattino lo colpisce (eravamo ancora a letto, lui dormiva). Un Giovedì pomeriggio scrive – il modo in cui Louis ride, in modo rauco e delicato e solo per me. Un Sabato notte scrive – il modo in cui Louis geme il mio nome.

Non è abbastanza. Questi pensieri casuali non sono abbastanza, e nonostante aiutino, Harry sa che ha bisogno di essere più organizzato.

Quindi, forse, è così che inizia davvero.

 

Per avere delle cose organizzate, hai bisogno prima di un sistema. Harry guarda tutti i pezzi di carta che ha accumulato durante le ultime settimane e decide che non sono abbastanza, non sono per niente abbastanza. Quindi compra dei post-it, migliaia di post-it. Sono piccoli, e pratici, e sono qualcosa.

Poi, devi essere realistico.

Harry non è un idiota. Sa che non esiste qualcosa come ricordare tutto, che qualche cosa andrà persa con il tempo e che non c’è assolutamente niente che possa fare per cambiare ciò. Sa che il modo in cui Louis l’ha guardato questa mattina, ancora addormentato e un po’ troppo morbido, è qualcosa che perderà; che sparirà in un mare di infinite mattine uguali. E, davvero, apprezzerebbe l’idea che avrà così tante di queste mattinate con Louis che arriverà un giorno in cui non sarà più capace di distinguerle, se non fosse così spaventato dal fatto che ci saranno cose di Louis che semplicemente non ricorderà.

Quindi, Harry decide che se non può ricordarsi tutto, può almeno essere metodico su cosa vuole ricordare.

E’ qui quando inizia a fare liste.

 

All’inizio, le liste sono solo su Louis. Scriverà osservazioni casuali sui suoi post-it, a secondo del suo umore al momento e cosa si sente di non dimenticare. Spende una settimana a fare quello che sembra un dettagliato inventario del guardaroba di Louis. Poi, si concentra sulle parti del corpo di Louis, da quelle che ha baciato di più a quello che, decisamente, non ha ancora baciato abbastanza.

E’ divertente e fa passare il tempo quando Harry si sente così annoiato da aver paura di rispondere male a qualcuno e, onestamente, non è che stia facendo male a qualcuno. Lo aiuta a riempire il silenzio nella sua testa; le lunghe ore prima degli show e le lunghe ore dopo gli show e tutte le ore nelle quali non ha il permesso di parlare a Louis perché Louis è con Eleanor. Qualche volta, Harry vorrebbe urlare ma non può, non può davvero, quindi scrive liste.

Per come va a volte il meccanismo di adattamento, Harry pensa, questo è abbastanza innocuo.

 

Abbastanza presto diventa chiaro che è i post-it non sono abbastanza. Sono troppo facili da perdere e, onestamente, troppo difficili da nascondere bene. Quindi Harry  li cambia con dei taccuini. Sono piccoli, e compatti, e possono essere facilmente portati in giro e nascosti. E’ anche molto più facile scriverci liste sopra.

Harry inizia a portare taccuini con lui dappertutto. Le persone lo notano, ma nessuno chiede davvero perché. La cosa è, loro non pensano che Harry sia abbastanza intelligente da scriverci qualcosa dentro. Il che – va bene.

 

Harry scrive liste. Scrive liste infinite di cose che vuole ricordare. Attraversa delle fasi.
 

Una delle liste è intitolata: “cose che Louis ha detto”. E’, vergognosamente, lunga. Qualche volta, Harry non può farci niente e le twitta, sapendo che alcune persone saranno capaci di riconoscere chi ha pronunciato quelle parole. La maggior parte delle volte, invece, tiene quei piccoli frammenti per sé stesso, frasi casuali che potrà riguardare e che lo faranno ridere, che gli ricorderanno perché ha scelto Louis così tanto tempo fa.

Perché è così che è stato, nonostante tutto quello che gli altri sembrano pensare. Non è che Harry ha visto Louis e ha sentito che non avesse nessun’altra scelta. Harry ha visto Louis ed ha pensato che non ci sarebbe mai stata un’altra scelta che avrebbe potuto farlo essere così buono, così giusto, così. Quindi Harry ha scelto Louis e, davvero, questa è la storia.

Forse, un giorno, Harry scriverà anche quella.

 

Harry scrive di tutti i posti in cui sono stati. Beh, non tutti, più i posti più importanti, ma sta imparando che quando si tratta di ricordi non ha molta scelta, tranne che scartare alcuni di loro.

Quindi scrive:
  • Londra (non dimenticare quando vi siete divertiti nel tuo giardino)
  • Roma (forse avreste potuto essere degli studenti e)
  • Granada (le luci nella mattina quando tutti gli altri erano ancora addormentati)
  • Parigi (l’odore di dolci appena sfornati e caffè bollente)
  • Praga (inverno e baciare Louis su un ponte)
  • New York (gli alberi di ciliegio in Central Park)
Pensa: siamo stati innamorati dappertutto nel mondo e il mondo è stato innamorato di noi.

Harry scrive di tutti i posti in cui sono stati.

 

Non è un segreto, non davvero. Ma non è comunque qualcosa di cui Harry vuole parlare. Più che altro perché non saprebbe neanche da dove iniziare. Come puoi dire – Sono così innamorato di te che l’idea di dimenticare anche una sola cosa di te è impensabile?  Come puoi dire – tutto è così una merda intorno a noi mi sto aggrappando alle cose più piccole e queste cose mi tengono sano di mente, ogni fottuto giorno.

Harry conosce Louis. Sa che Louis ha il peggior complesso di salvatore di sempre, che farebbe qualsiasi cosa per non pensare a sé stesso e pensare agli altri. Sa che Louis si preoccuperebbe per Harry.

Quindi no, non è un segreto, davvero.

Ma un giorno, Louis arriva da dietro Harry mentre Harry sta scrivendo nel suo taccuino e chiede, depositandogli un bacio sul collo, “Cosa stai facendo, amore?” Harry alza le spalle con nonchalance e risponde “niente di importante”. E non lo è. Harry sta solo scrivendo la vasta collezione di giacche Adidas di Louis.

“E’ una nuova canzone?” chiede Louis ed è così gentile che Harry vuole piangere. Invece, dice:

“Quasi.”

Non è una bugia. In un certo senso, tutto quello che Harry ha sempre scritto è per Louis, riguarda Louis. Harry ha scritto canzoni e liste infinite e ha trascritto ricordi e niente di tutte quelle cose sono solo per lui. Tutte queste cose sono destinate ad essere condivise, ad un certo punto. Harry non è sicuro di poter condividere i ricordi ora. Non ha ancora finito. Quindi dice “quasi” e Louis ride e risponde:

“Allora ti lascio continuare, amore.”

Ed Harry si vergogna del fatto che sta nascondendo così tanto a Louis, che mente ogni volta che scrive qualcosa su un pezzo di carta, sul suo telefono, nel suo taccuino, che non può neanche dire a Louis questa singola verità – non c’è niente di te che io voglia dimenticare. Si vergogna ma, comunque, determinato che questo è quello che deve fare.

Louis non può sapere, non adesso. Non può sapere del silenzio nella testa di Harry e le risate delle persone che pensano che porti in giro taccuini solo perché è vanitoso, non può sapere delle liste senza fine e l’ossessione. Perché è quello che è diventata. Un’ossessione.

Louis non può sapere quanto male Harry si stia adattando. Louis cercherebbe si proteggerlo e finirebbe per rompersi lui stesso ancora un po’. Questo è, Harry pensa, qualcosa che non può succedere.

Harry ride e dice, “Verrò a letto tra un po’”. Poi, aggiunge, “Ti amo così tanto, lo sai?”

Louis sembra un po’ perso e disorientato, come se non fosse sicuro di cos’abbia fatto per meritarselo e questo fa venir voglia ad Harry di distruggere cose e dare fuoco al mondo; cadere in ginocchio e ripetere fino alla fine dei tempi ti amo ti amo ti amo ma non fa niente di tutto questo. Aspetta. Louis sorride, un po’ timidamente, e dice “non aspetto altro” ed è così, davvero. Questo è quello che sono.

Harry scrive, delicatamente, nel suo taccuino: “il modo in cui Louis ti ha guardato quando gli hai detto lo ami e voleva piangere.”

Non va bene. Ma, ancora, non lo è stato per molto tempo.

 

Liam è quello che lo rimprovera – ovviamente lo è. E’ così che, grossomodo, va. Liam dice:

“Siamo preoccupati per te.” Che è, probabilmente, la cosa peggiore che potrebbe dire ad Harry, perché se c’è una cosa di cui Harry non ha bisogno sono altre persone a preoccuparsi per lui. Non adesso che sta fottutamente bene, grazie.

“Sto bene, Liam,” risponde in modo vago. Liam, comunque, non molla, perché questa è una lezione che, apparentemente, non ha mai imparato.

“Davvero Harry,” dice, “non ne vuoi, tipo, parlare?”

E no, Harry non vuole davvero.

“Questo non può essere salutare per te,” aggiunge Liam.

“Cosa ne sai tu  di cose salutari, comunque?” Harry chiede a Liam lentamente. “Come fai a sapere che quello che sto facendo, in questo momento, non sia la cosa più salutare che possa fare per farmi restare sano di mente? La miglior cosa? Come, Liam, e per piacere per piacere dimmelo, fai a sapere che questo è un male per me, quando non hai la minima idea di cosa sia per me?” Harry espira, lentamente e poi aggiunge: “Fai a farti fottere, Liam. Non ne hai neanche idea, nessuna. Se questo è quello di cui ho bisogno allora lasciamela avere e nessuna parola a Louis, mi hai capito?”

Liam annuisce e, un mese dopo, dice che se potesse scegliere, sarebbe Harry Styles, per un giorno, per alleviare il peso di Harry. Non è abbastanza ma Harry apprezza il pensiero.

 

Harry passa una settimana a scrivere dettagliatamente ogni atto sessuale che lui e Louis fanno. Almeno, se muoiono senza aver fatto coming out e qualcuno trova i taccuini di Harry non avranno nessun dubbio sulla natura della loro relazione.

Che si fottano tutti, Harry pensa. Che si fottano ognuno di loro.

Sottolinea Louis mi ha fatto due pompini in un pomeriggio e vorrebbe sentirsi vittorioso invece che vagamente nauseato e vuoto.

 

Le liste sono un lavoro infinto ma continuo. Harry non smette mai di scriverle, è sempre a comporne una nella sua testa. Di fatto, non è che la fonte dell’inspirazione di Harry andrà da qualche parte presto.

(A volte lo fa. A volte Louis sparirà per un paio di giorni, lasciando una nota o un messaggio ad Harry dicendogli che doveva prendersi una pausa e, nonostante Harry sappia che non intende dire da loro ma una pausa da tutto il resto, non lo rende comunque più facile. Harry aspetterà in una casa che è troppo grande per lui da solo ma che è sempre troppo piccola per la sua solitudine quando Louis non è qui. Aspetterà che Louis torni da lui. A quel punto, conosce il sistema di adattamento abbastanza bene e, se è quello di cui Louis ha bisogno, Harry non glielo toglierà. Invece, Harry aggiunge un nuovo nome alla lista intitolata “posti in cui Louis è andato senza di me.”)

 

Hanno, esattamente, due tipi di litigi.

Il primo riguarda cosa di cui a nessuno dei due importa. Il secondo riguarda cose di cui a entrambi importa troppo.

Il primo include un po’ di urla, uscite drammatiche e riconciliazioni epiche. Il secondo include parole pronunciate così delicatamente da sembrare innocue ad un estraneo ma che tagliano più profondamente di qualsiasi urlo. Include lacrime silenziose e mi dispiace così così tanto sussurrati e promesse di non litigare più che entrambi sanno che non manterranno.

Nei taccuini di Harry, ci sono pagine divise in due colonne. La prima è intitolata, “litigi che abbiamo avuto su niente”, la seconda, “litigi che abbiamo avuto su cose che sono troppo”. Non tiene davvero conto su quante cose ci sono in entrambe le colonne ma, quando la seconda inizia a sembrare troppo lunga a  confronto con la prima, Harry inizierà un litigio su la cosa più casuale a cui può pensare.

Si vergognava, all’inizio. Trascorreva i giorni dopo a coccolare Louis, a baciarlo ogni volta che poteva e a dirgli che lo amava più di quanto lo facesse normalmente. Il che è, onestamente, abbastanza difficile, ma comunque qualcosa che è riuscito a fare. Poi, ha imparato che anche la vergogna passa. Dopo un po’ di tempo, l’unica cosa che importa è che la prima colonna è sempre, sempre la più lunga.

Quindi Harry inizierà un litigio sulla spesa o inizierà un litigio su Louis che non ha fatto la lavatrice e la verità è che, Harry non è davvero arrabbiato per queste cose. Non lo è mai stato. Il fatto è che potrebbe arrabbiarsi per un problema completamente diverso.

Alla fine, Harry pensa, forse hanno solo un tipo di litigio.

 

La parola francese per traversia è ordalie. Dove nell’inglese di traversia si parla di un’esperienza frustrante e inconveniente che devi attraversare, in francese il termine ha mantenuto il suo significato, originale e medievale.

Si tratta del giudizio di Dio. Significa che sei stato giudicato dall’acqua, fuoco, aria e terra e l’unico modo per vincere è sopravvivere.

Qui non si tratta di credere in Dio, non davvero. Si tratta di sopravvivere. Si tratta di fare qualsiasi cosa sia necessaria fare per arrivare dall’altra parte vivo. Si tratta, anche, di punizioni.

A volte, sembra che Louis si prenda addosso troppo, solo per risparmiarlo ad Harry. Come se Harry non potesse vederlo, esattamente, quello che gli sta facendo. Come se non ci fossero notti, quando Louis è addormentato al suo fianco, dove l’unica cosa che Harry può fare è fissare il soffitto, esausto ma incapace di addormentarsi, e pensare al peso permanente che è depositato sulle spalle di Louis, le occhiaie scure sotto i suoi occhi, il modo in cui ride un po’ meno liberamente. La cosa è, Harry si sente grato per quello che Louis fa. Grato che Louis lo ami così tanto che non ci sia mai stato un dubbio, davvero, su chi deve sopportare più dell’altro. Non ne hanno mai davvero parlato.

Non significa, comunque, che Harry non si senta in colpa.

Harry trascorre un mese intero a trascrivere ogni singola cosa che gli spezza il cuore. Scrive – il modo in cui la faccia di Louis cade quando legge di me nei giornali questa mattina. Scrive – la linea infelice della bocca di Louis quando sono tornato a casa ubriaco. Scrive – il modo in cui Louis non ha versato neanche un lacrima quando abbiamo parlato della mia ragazza per l’inverno.

Una notte, Louis chiede, con voce piccola e sul punto di rompersi:

“Stiamo bene, Haz? Sei stato distante ultimamente.”

Il che è, Harry pensa, l’opposto di quello che Harry voleva fare. Voleva condividere una parte, anche se una piccola, di quello che Louis deve sopportare per amarlo ed essere con lui. Voleva – e sa che è malato, lo sa – essere più vicino a Louis. Non peggiorare il tutto.

Quindi risponde:

“Ovviamente lo siamo, Lou. Mi dispiace, non volevo..”

E Louis non piange, Harry non gliene dà il tempo, lo bacia e lo bacia, catturando le labbra tremanti di Louis tra le sue e ripete: “ovviamente lo siamo, ovviamente.”

E’ la prima volta che Harry realizza che quello che sta facendo non sta solo turbando sé stesso ma sta pesando anche su Louis. Pensa di fermarsi, per un po’. Pensa che forse ha abbastanza ricordi ora, forse è pronto a lasciar andare.

Resiste una settimana prima di iniziare di nuovo. Questa volta, giura, scriverà solo le cose buone, le cose luminose. Questa volta, non la lascerà diventare una cosa fuori controllo.

 

Le cose luminose sembrano poche e distanti tra di loro. Non è neanche che non ci siano, è più che altro che spariranno così in fretta che ha poco senso scriverle per conservarle per sempre.
Harry è dolorosamente consapevole del paradosso, sa che ha iniziato questo perché voleva che questi momenti non si dissolvessero nel nulla.

E’ solo che sembra che non ci sia molto senso nel cercare di aggrapparsi a cose che hanno il destino di essere inghiottite da tutto il resto.

Harry non riuscirebbe a dire se è cresciuto o è solo diventato più rassegnato.

Torna a scrivere liste.

 

Harry sa che quello che sta facendo non è salutare. Non ha mai avuto bisogno che Liam glielo dicesse o che Louis si quasi spezzasse per capirlo. C’è una linea sottile, comunque, tra quello che è salutare ma che aiuta e quello che è completamente distruttivo. E’ difficile dire quando l’hai oltrepassata. Quando quello che ti aiutava ad uscire dal letto ogni mattina e rendeva il tutto meno doloroso è diventata una delle cose a ferirti.

La linea era stata passata quando Louis ha iniziato a pensare che Harry non lo amasse più.

Ed è per questo che Harry deve stare molto attento a non oltrepassarla di nuovo.
Impone a sé stesso delle regole. Primo, scriverà di meno. Poi sarà più attento su cosa scriverà.

Distrugge ogni singola pagina che contiene le colonne dove ha fatto le liste sui loro litigi. Si sbarazza delle pagine dove ha scritte tutti i brutti ricordi.

Se conserva solo le cose buone, anche se non può più scriverle, starà bene. Entrambi lo saranno.

La cosa, sui sacrifici, è che hanno senso solo se ne sopravvivi, se ti procurano il tuo lieto fine. Harry sopravvivrà a questo e giura che Louis non lo saprà mai, a quanto sono arrivati vicini al rompersi.

 

Nel Novembre 2014, Harry non scrive niente. Impara che, a volte, non c’è niente che vuoi ricordare.
 

A volte, Harry scrive del futuro che immagina. Ricordi che pensa varrà la pena fare quando saranno liberi. Scrive nomi di posti dove vuole che vadano o tornino, cose che non hanno visto insieme, cose che non hanno ancora fatto, cose che vuole che loro facciano. Qualche volta (spesso) fa liste su nomi di bambini.

Nell’estate del 2015, smette di fare anche questo.

Un giorno, si siede davanti al suo taccuino, penna in mano, e cerca di pensare a qualcosa da scrivere. Qualcosa sul passato o sul futuro. Non gli viene in mente niente.

Si chiede come lo chiami, quando sia il tuo passato che il tuo futuro ti sono stati rubati. Quando sembra che non hai niente a cui ripensare e niente da immaginare.

Si sente alla deriva e, alcuni giorni, l’unica cosa a tenerlo sano di mente è l’ancora tatuata sul suo polso. Questo, pensa, è qualcosa che non possono portargli, portare loro via. Possono togliergli le parole e rimuovere le loro canzoni dalla scaletta, possono togliere loro la copertina di un giornale che sarebbe dovuta essere loro e darla ad uno dei loro amici, così possono assicurarsi che non si arrabbino mai per quello, ma non posso togliere loro l’inchiostro da sotto la pelle, promesse sussurrate di sempre.

Non hanno molto, ma può essere abbastanza.

 

Per molto tempo, Harry non scrive più.

Un pomeriggio di Novembre, mentre sono entrambi stesi sul loro divano, leggendo ed ascoltando il rumore della pioggia
fuori, Louis dice, delicatamente:

“Non ti ho visto scrivere in uno dei tuoi taccuini da un po’. Non ti piace più?”

La quale è, ovviamente, una domanda difficile a cui rispondere, essendo che ad Harry non è mai piaciuto. Si trattava di necessità. Si trattava di ossessione. Si trattava di non arrabbiarsi e, per un po’,  ha aiutato fin quando non l’ha fatto più ed è iniziato a sembrare un peso – soffocante e nauseante ed è iniziato a sembrare come se Harry stesse affogando sotto il peso di ogni ricordo, di ogni parola scritta. Harry non è sicuro se sta, esattamente, meglio, non è sicuro che la sua nuova indifferenza sia qualcosa di cui essere felice, ma non può importarsene. Vecchi meccanismi di adattamento spariscono per lasciare spazio a nuovi ed è così che va, davvero.

Ma il modo in cui Louis lo sta guardando è inquisitivo e, quasi, speranzoso ed Harry non potrebbe neanche iniziare a spiegare perché non scrive più senza dire l’intera storia a Louis, su come è iniziata e si trattava di ricordi e poi si è trasformata in qualcos’altro, quindi alza le spalle e dice:

“Non ne avevo voglia, ultimamente.”

“Vuoi…” inizia Louis, poi si ferma, nel modo in cui fa quando sa che sta per essere rifiutato. Resta in silenzio, per un po’, prima di continuare: “Vuoi, forse, scrivere qualcosa con me? Tipo, niente di grande, non tipo una canzone, ma forse potremmo buttare qualche idea sulla carta, sì?”

E’ un po’ strano, il modo in cui Louis lo sta guardando, con impazienza, come se questo significasse così tanto per lui, ed Harry non se la sente, non se la sente di scrivere niente, ma non vuole deludere Louis.

Quindi dice “certo”, e il modo in cui Louis gli sorride è abbastanza far sparire la maggior parte della sua reticenza. Per la prima volta da molto tempo, Harry sente di voler ricordare questo. Vuole ricordare quant’è delicato Louis e quando sembra felice, vuole ricordare il rumore della pioggia fuori e le luci sfocate di un pomeriggio autunnale. Soprattutto, vuole ricordare la tranquillità tra di loro, il calore, il modo in cui gli occhiali di Louis sono un po’ storti, quanto sembra giovane nel suo maglione troppo grande. Come Harry lo ama e lo ama e lo ama.

Come, nonostante abbia smesso di scrivere le cose che voleva ricordarsi di Louis, non abbia mai smesso di amarlo, neanche per un secondo.

Harry gli sorride e dice, con un po’ più di entusiasmo: “okay, scriviamo”. Questa volta, non sembra una bugia.
Finiscono per scrivere una canzone. Non è il loro lavoro migliore, ma è la prima volta che hanno scritto qualcosa insieme, la prima volta che Harry ha scritto qualcosa i mesi.

Questo è, pensa, l’inizio di tempi migliori.

 

Quindi inizia a scrivere ricordi di nuovo, ogni tanto, ma il bisogno, quell’incessante necessità che sentiva e che lo guidava, è sparito.

 Harry ricorda che era arrabbiato – molto arrabbiato – e ricorda che era ferito nel modo in cui lo sei quando tutto intorno a te è troppo e troppo pesante, quando hai solo diciotto anni e sembra che l’intero mondo sia pronto ad inghiottirti.
Harry ricorda tutto anche se non lo sente più. Non la rabbia, non la vendetta, non l’ossessione. Crede che ci sono alcune cose a cui non puoi aggrapparti, non importa con quanta forza ci provi.

Più di tutto, ricorda di com’era innamorato di Louis, e come sembrasse l’unica cosa che l’avrebbe tenuto sano di mente, l’unica cosa che sembrasse valere la pena lottare per.

Alla fine, è l’unica cosa che importa. Harry ricorda di com’era innamorato di Louis.

Va bene se il resto scompare.

 

Qualche volta, Harry sente alcuni residui della sua vecchia ossessione che tornano da lui. Normalmente, non dura a lungo, un paio di giorni, un paio di settimane forse. Quando succede, Harry fa quello che ha fatto numerose volte, apre un vecchio taccuino e inizia delle liste.

Scrive – il modo il cui Louis ti sorride ancora la mattina quando si sveglia. Scrive – il modo in cui Louis ti bacia ancora, come se fossi la cosa più preziosa nel mondo. Scrive – il mondo in cui Louis ti ama ancora.

 

Quando finalmente arriva il giorno Harry, abbastanza ironicamente, se ne dimentica completamente. Non ha aperto uno dei suoi taccuini in mesi, non ne ha sentito il bisogno.

E’ solo in tarda notte, quando sono entrambi a letto e stanno per addormentarsi che gli torna in mente. Per un momento, esita. E’ passato così tanto tempo che non sente più che ci sia un punto da dimostrare. La verità è che, Harry ha vinto. E’ qui, con Louis, e ce l’hanno entrambi fatta. Non parlano di cosa sia servito o il prezzo che hanno pagato, perché hanno entrambi deciso che questo, loro, ne valesse la pena.

Ma c’è qualcun altro a cui Harry lo deve. Un ragazzo di diciotto anni che ha scritto liste infinite su post-it e piccoli taccuini per non impazzire. Per non spezzarsi. E’ per lui, alla fine, che Harry sussurra:

“Hey, Lou, ricordi…”

E Louis, sorprendentemente, risponde:

“Sì.”

“Oh, davvero?”

“Ovviamente lo faccio,” dice Louis. Poi, con più esitazione, aggiunge: “Haz? So che non è stata una cosa da, tipo, un po’. Ma puoi fermarti ora.”

Harry non chiede come Louis faccia a saperlo, dice solo:

“Da quanto?”

“Dall’inizio.”

Non parlano di cosa sia servito o il prezzo che hanno pagato. Harry stringe la mano di Louis con po’ più forza. Pensa agli anni passati a scrivere ossessivamente tutto quello che poteva pensare di Louis, pensa agli anni di taccuini nascosti attentamente e bugie che rimpiangeva tanto quando non dire l’intera verità. Pensa a Louis, che arriva dietro di lui e gli bacia il collo mentre gli chiede cosa sta scrivendo, a Louis, che gli chiede speranzoso se possono scrivere qualcosa insieme. Pensa a Louis, silenzioso tutto questo tempo, mai dubbioso nella sua speranza. Louis, il quale non ha mai esitato a dire quello che pensa, il quale ha sempre un commento per tutto, una battuta intelligente.

Pensa: dio, come mi ami.

Se ci fosse un’unica cosa che Harry potrebbe ricordare, un ricordo che potrebbe tenere con sé, sarebbe questo. Il ricordo di come Louis l’ha amato.
 
   
 
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