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Autore: New_Born    20/06/2009    4 recensioni
Ormai sono passati 8 anni, ma quel che successe quel giorno lo ricordo perfettamente.
Genere: Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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seize the day
Ormai sono passati 8 anni, ma quel che successe quel giorno lo ricordo perfettamente, come se fosse ieri. E' un ricordo spaventoso, che mi distrugge il cuore e mi offusca la mente. Indistruttibile. Indimenticabile. Ricordo tutto di lei. La camicetta bianca che portava, era la sua preferita, i jeans azzurri con i risvolti, le scarpe di tela nera consumate, le sue unghie mangiucchiate e i suoi capelli corvini intrecciati. Profumava di rose e di fragole.
L'ultima volta che la vidi rideva, lei amava ridere, mi disse che ci saremo visti nel pomeriggio, ma quel momento, non arrivò mai.
Era una mattina come tutte le altre, il sole splendeva alto in cielo e dipingeva d'oro tutti i grattacieli. Io stavo affacciato alla finestra a fumare una sigaretta e, osservavo il traffico sotto di me. Mi sentì chiamare e mi voltai. Era Jess.
"Matt, io vado, ci vediamo nel pomeriggio ok?"
La osservai e feci cenno di si col capo. Si avvicinò e mi diede un bacio veloce sulle labbra.
Subito corse via.
"Hey hey hey, dove pensi di andare così facilmente? Mi dai solo questo misero bacio?"
La fissai accigliato e mi rispose:
"Stasera avrai di meglio di un bacio, te lo prometto!"
"Giochi sporco!"
Sorrise e corse via. Mi riaffacciai alla finestra e la vidi camminare svelta sul marciapiede affollato.
"TI AMO!"
Le gridai con la sigaretta ancora tra le dita. Alzò lo sguardo verso di me, sorrise e mi mandò un bacio con la mano. Non avrei mai pensato che quello, sarebbe stata l'ultima volta che l'avrei vista.
Finì la sigaretta e subito mi misi a lavoro, sono uno scrittore, e la maggior parte del tempo la passo a casa o in qualche pub sperduto a scrivere i miei romanzi. Passò un'ora e feci una pausa. Accesi la tv, odio quel maledetto aggeggio, fonde i neuroni...ma lo ammetto, è intensamente rilassante. Neanche il tempo di afflosciarmi sul divano che squillò il telefono. Mi alzai e risposi.
"Sii?, chi parla?"
"Salve, sono la dottoressa Brown."
Una scossa elettrica attraverso il mio corpo. Ero molto eccitato, aspettavamo questa notizia da giorni.
"Oh..buongiorno dottoressa, mi dica, mi dica."
"La signorina è in casa?"
"No, in questo momento è al lavoro, ma può dire benissimo a me."
"ok, allora. Sono lieta di dirle, che la sua ragazza è incinta di 4 mesi."
Ecco. Se siete genitori, potreste sapere quale emozione si provi nel sentire quelle parole, ma se non lo siete, bè, non potete nemmeno immaginarlo. Gridai dalla gioia, in senso figurato, nel mio volto si formò un sorriso.
"grazie dottoressa, grazie della fantastica notizia, la richiameremo al più presto! Grazie!"
"Si figuri! Arrivederci allora!
Riagganciò subito la cornetta e altrettanto feci. Volevo subito chiamare Jess, per darle la fantastica notizia. ma qualcosa alla tv attirò la mia attenzione. Era il tg, edizione speciale, ma che era successo?
Mi avvicinai e alzai il volume. Il mondo si rovesciò, lasciai andare la cornetta del telefono, non sentivo alcun suone oltre a quelle dannate parole: Attentato - World Trade Center - terrorismo - morte - morte- morte. Rimbombavano nella mia testa. Non capivo più nulla, mi veniva da vomitare. Jess. Jess si trovava la dentro. Jess.
Cercai di reagire, ma le lacrime colavano dai miei occhi irrefrenabilmente, andando a creare dei solchi sulla pelle. Senza pensare presi il telefono. Composi il numero di Jess, sbagliato. Riprovai, sbagliato. Ancora. Ancora. Cercai di calmarmi, e riprovai. Tu-tu-tu è un suono alquanto banale, ma altrettanto terribile in queste situazioni.
"MATTTTT"
Una voce, era lei. Gridava, soffriva.
"JESS, jess che ti succede, stai bene?"
Dissi cercando di stare calmo, per non farla preoccupare, ma era inutile.
"Matt, sto benissimo io, come sempre. Non ti preoccupare. Ho solo una gamba bloccata."
Era incredibile, anche in una situazione del genere, non voleva farmi preoccupare.
"Senti, devi resistere, verranno a prenderti presto."
"Si, si lo so! Allora, hai scritto qualcosa?"
Eccola, rincominciava. Come al suo solito, deviava i discorsi.
"Si amore, si! Senti, ha chiamato la dottoressa Brown!"
Silenzio. Un grido di sofferenza. Il sangue mi salì al cervello.
"Jess, Jess, ti prego rispondi!"
"S-si, ci sono. Senti, Matt, io-io credo di non farcela sai..."
Fece una risata. Io rimasi in silenzio.
"Non dire così ti prego."
Iniziai a piangere come un bambino. Non riuscivo a fermarmi.
Anche lei, sentivo, aveva iniziato a piangere.
"Tu, tu, ti devi fare una nuova vita, Matt. Ti sposerai e avrai dei figli."
"Si si, io mi sposerò e avrò dei figli, insieme a te. Andremo a vivere in campagna, immersi nel verde. Dove la tranquillità è d'obbligo. Giocheremo insieme ai nostri quattro figli e invecchieremo insieme. Non ti preoccupare, andrà tutto bene, non preoccuparti. Non preoccuparti, non preoccuparti"
Continuavo a  ripeterle, ma sapevo che era vano.
"Matt... Ti am..."
Aspettai che finisse la frase per mesi, anni, secoli. Niente. Ero incapace di reagire, piangevo silenziosamente. Il cuore mi stava per esplodere nel petto. Non riuscivo a contenere un dolore così grande. Volevo spaccare ogni cosa, ma non feci nulla. Sapevo che lei non era più in questo stupido mondo fatto di crudeltà e sofferenza. Mi aveva abbandonato, lei e il mio bambino.
Ci saremmo dovuti sposare tra due settimane. Ma quel matrimonio non arrivò mai, nemmeno il suo "ti amo".









  
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