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Autore: bambolinarossa98    16/10/2017    0 recensioni
[Seconda storia della serie The Chronicle's of Mafia Family.]
🌟
[Katekyo Hitman Reborn!Crossover]
Gli Anelli Vongola, gli Anelli Mare e i Ciucciotti degli Arcobaleno.
Insieme formano il Trinisette: tre gruppi di sette pietre ciascuno che, si dice, abbiano creato il mondo...

*
[...]Il suo volto era illuminato dalle fiamme che guizzavano nel recipiente di pietra a cui era appoggiato, creando ombre danzanti sul suo viso che lei riusciva a scorgere benissimo... eppure, se doveva soffermarsi sui dettagli, questi le sfuggivano. Come un sogno che si cerca di ricordare mentre quello continua a scivolare via dalla tua mente.
*
[...]Un giorno, in un futuro lontano, potresti guardarti indietro e pensare: ma io ero davvero così? E sarà strano, nostalgico, ma anche buffo e ti scapperà un sorriso perché ti renderai conto di quanto tu sia cresciuta. -
***
Un misterioso bambino venuto dall'Italia.
Uno strano ragazzo venuto dal Giappone.
Un segreto che nasce dagli albori della famiglia mafiosa più potente del mondo.
Il destino di Marinette, ereditato col sangue.
*
[Sequel di The Third Family]
Genere: Azione, Mistero, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Chronicle's of Mafia Family'
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REVISIONATO IL 07/06/2019




Titolo: The Lady of the Ring
Capitolo: 08. Visita scolastica - Lal... Insegnante Privata?
Fandom: Katekyo Hitman Reborn - Miraculous
Numero Parole: 5.058
 
 
 
 
 
La Mafia: la Criminalità Organizzata.
- La Criminalità Organizzata? - domandò Alya, scettica, fissando le diapositive che scorrevano sul computer.
- Avevi un'idea migliore? - ribatté Nino, retorico
- Beh, potevi trovare qualcosa di più originale - rispose lei.
- Le cose semplici sono le più buone! - ricordò il ragazzo, saggiamente, ricevendo in risposta un sopracciglio inarcato.
- Ringrazia che non l'abbia detto con la voce di Banderaz - mormorò Adrien, sporgendosi verso Marinette che ridacchiò.
- Ridete pure voi due - li rimbeccò Nino, sarcastico - Ma a me la voce di Banderaz viene benissimo! -
Alya alzò gli occhi al cielo, scuotendo il capo, per poi tornare a prestare attenzione alla presentazione.
- Ognuno di noi ha la sua parte da esporre, ve l'ho anche stampata a riassunto - illustrò Alya, passando dei fogli ai ragazzi - Comincerò io, poi Adrien, Nino e infine Marinette. Cerchiamo di essere brevi e concisi: la Bustier odia chi parla troppo - ricordò.
- Bene - annuì Marinette, aprendo la sua parte: sperava davvero che andasse tutto liscio, c'era la possibilità che quella presentazione influisse sul voto della verifica.
- Noi siamo il terzo gruppo, dopo quelli di Alix e Chloé. Abbiamo tempo per ripassare - disse Adrien.
- E abbiamo un'ottima presentazione in slide fatta da nientemeno che dal sottoscritto! - si vantò Nino, aggiustandosi il colletto della t-shirt - Andrà tutto alla grande - aggiunse, rilassandosi sulla sedia e portando le mani dietro la testa.
- Che modestia - ribatté Alya, sarcastica, facendo il giro per tornare al proprio posto seguita da Marinette, che iniziò subito il ripasso. La prima ora passò in un lampo, mentre la Bustier entrava in classe e i gruppi di Alix e Chloé si preparavano ed esponevano la loro ricerca; Marinette seguì ben poco delle presantazioni, troppo occupata ad imparare la propria parte a memoria.
Sussultò quando Nino poggiò la propria mano sul banco, esattamente tra loro due.
- Abbiamo perso un sacco di tempo a vedere gli aspetti generali ma non ci siamo preparati su nulla in particolare! - ricordò in un sussurro, agitato.
- Che significa "in particolare"? - domandò Marinette.
- Gli altri gruppi hanno portato un approfondimento sulla storia di un personaggio del crimine - rispose Alya - Secondo te perché Kim era vestito da Jack lo Squartatore? -
- Ehm... - a dirla tutta, Marinette non ci aveva fatto molto caso impegnata com'era a ripassare.
- E adesso che facciamo? - bisbigliò Adrien.
- Qualcuno di voi è incappato in un nome particolare della Mafia? - chiese Nino, disperato.
Marinette guardò tutti, con un groppo in gola.
Parla della Famiglia: ne sai abbastanza e posso aiutarti io.
Parlare della Famiglia? Certo, li avrebbe salvati da un probabile voto basso... ma avrebbe mandato a farsi benedire il segreto: Lal si sarebbe arrabbiata e lei non voleva passare un'altra nottata in bianco a pulire la Villa.
Non temere, per qualunque cosa dai la colpa a me.
Marinette sgranò gli occhi: aveva davvero deciso di prendersi la responsabilità dell'aver gettato nel gabinetto la discrezione?
Sei pur sempre la mia nipotina adorata. Quale altro nonno lo farebbe?
Semmai bis-bis-bis nonno...
Siamo lì.
- Ehm... - ripeté, incerta, fissando l'anello - Forse io... - mormorò.
- Davvero? - chiese Nino, spostando gli occhi sgranati su di lei.
- Ecco, sì, però non so se... - cominciò Marinette, venendo interrotta da Madame Bustier che guardò nella loro direzione.
- Siete pronti, voi? - domandò, facendoli girare verso la lavagna.
- Ahm... sì! - rispose Alya, alzandosi - Sì, siamo pronti! - annuì, più convinta, scendendo le scale seguita dagli altri: si misero in fila davanti la cattedra e Nino inserì la chiavetta nel PC della classe per far partire le slide.
Alya iniziò con la storia, parlando dei primi veri gruppi di criminalità organizzata mai esistiti, mentre Marinette ripassava tutto ciò che aveva appreso sulla Famiglia Vongola in quell'ultimo periodo sperando che bastasse.
Quando venne il suo turno espose la propria parte, impappinnandosi leggermente ogni tanto per l'ansia, ma senza troppi danni.
Fu solo dopo che iniziò il vero incubo: se Marinette avesse saputo ciò che sarebbe successo da lì in poi non avrebbe mai pronunciato il nome Vongola di propria spontanea volontà.
- Perfetto, ragazzi - si complimentò l'insegnante - Avete scelto qualche ramo in particolare di cui parlare? - chiese. Alya, Adrien e Nino spostarono lo sguardo su Marinette che si sentì schiacciata sotto il peso di tutta quell'ansia. Prese un profondo respiro e fece appello a tutte le sue forze.
- Sì. Abbiamo scelto di approfondire un'organizzazione mafiosa chiamata... Vongola Famiglia - disse, tutto d'un fiato, pronunciando le ultime due parole in italiano di proposito. Per due secondi tacque, aspettandosi di veder spuntare dal nulla Lal con uno dei suoi micidiali calci volanti, o peggio ancora col fucile carico (e non di Proiettili dell'Ultimo Desiderio)... invece, contro ogni aspettativa, non accadde nulla. Decisamente sollevata si schiarì la gola per andare avanti, anche se non sapeva bene da dove partire.
- Ecco, è una tradizione della Mafia italiana riunirsi sotto uno stesso nome, di solito appartenente al Boss: loro si considerano una Famiglia anche se non hanno alcun legame di sangue e spesso si alleano con altre Famiglie, per un motivo o per un altro - cominciò, ritrovando un po' di fiducia - Abbiamo scelto la Famiglia Vongola perché è un'organizzazione criminale un po'... differente dalle altre - spiegò, attirando l'attenzione dell'insegnante.
- Differente in che senso? - chiese la donna.
- Ehm... beh... tanto per cominciare... - continuò, cercando le parole adatte per spiegarsi, andando nel panico: non stava facendo una bella figura in quanto a esposizione - La Vongola Famiglia fu fondata più di cento18 anni fa da Giotto Vongola, che ne fu il primo capostipe - disse. Fu solo quando le parole le uscirono di bocca che si accorse di averle dette. Sgranò gli occhi.
L'avevo detto che ti avrei aiutata.
Certo, era ovvio.
Ora su che ce la fai: rendi fiero il tuo nonnino!
Marinette sorrise leggermente: dove lo trovava un bis-bis-bis nonno così?
Da nessuno parte, stanne certa.
- Giotto, sebbene avesse creato una vera e propria organizzazione mafiosa adoperava diversamente il proprio "potere" - continuò, frugando nelle informazioni che sentiva scorrere nel cervello come un fiume, sicuramente passatele da Radi - Scelse un territorio che pose sotto la propria protezione e si occupò di mantenerlo al meglio, insieme a tutti coloro che lo abitavano. Purtroppo non siamo riusciti a rimediare molte informazioni, essendo per la maggioranza riservate, ma ci sono fonti attendibili che parlano di traffici di droga e di esseri umani e fitte reti criminali e assassine sventate proprio dalla Famiglia Vongola, sebbene questa abbia sempre cercato di non far arrivare informazioni dove non dovevano arrivare. Ovviamente, facevano anche i mafiosi... - aggiunse, incerta e un po' inorridita, mentre le arrivavano informazioni che era meglio se Radi avesse tenuto per sé - ...ma su per giù siamo lì - finì, cercando di riprendersi - Si sa che la Vongola Famiglia sia ancora in attività, anche se negli ultimi anni se ne sono perse alcune tracce. -
Sei un po' troppo vaga.
Scusate se non voleva sbandierare ai quattro venti i segreti della Famiglia... alcuni dei quali voleva che restassero tali anche per lei.
Hai ancora tante cose da imparare, Marinette.
Su questo non aveva dubbi.
- Una Mafia diversa da quella proposta finora - commentò Madame Bustier.
- Per questo l'abbiamo scelta - rispose la ragazza, con un ampio sorriso - Era una Mafia... nuova. Cioè, nuova nel modo di agire - si corresse - Credevamo fosse un'idea originale e... -
- ...hai appena gettato nell'immondizia anni di duro lavoro - concluse una voce fredda, dietro di lei, facendola gelare sul posto.
Oh, merda.
Radi non avrebbe potuto dirlo meglio. Pregando qualunque Dio e Santo esistente, Marinette si voltò lentamente, già pregustando la sua ultima ora di vita: Lal era in piedi sulla cattedra, esattamente dietro di lei, che la trafiggeva con i suoi occhi rossi.
Ora era davvero nei guai.
- È stata un'idea di Radi - buttò fuori, sudando freddo.
Non hai perso tempo.
- Tale nonno, tale nipote - rispose lei, con gelido sarcasmo.
- Ehm... ci dispiace? - tentò lei.
- Con me non attacca, sappilo - avvisò subito Lal.
Ad interrompere quel dialogo, che sarebbe senza dubbio finito con un omicidio, fu Madame Bustier che si schiarì la gola.
- Ehm... - attirò l'attenzione, cercando di sorridere sebbene la sua incertezza fosse evidente - Esattamente lei... che cosa è? - domandò rivolgendosi a Lal, perplessa.
A Marinette bastò voltare lo sguardo alle sue spalle per vedere tutta la classe che fissava la bambina, curiosa e spaesata... e questo non andava bene. Non andava bene per niente.
- Non è evidente? - rispose Lal - Sono una bambina - lo disse in un tono così ovvio e macabro da far rizzare i capelli a tutti i presenti. Marinette si passò una mano sulla fronte: ma chi mai le avrebbe creduto?!
- Ah - fu tutto ciò che rispose l'insegnante - E... sei un'amica di Marinette? -
- Sono la sua Insegnante Privata. -
Un silenzio attonito seguì quest'affermazione: andavano sempre peggio. Madame Bustier, invece, ridacchiò.
- Oh, e così sei un'insegnante privata? E cosa insegni? - chiese, divertita, evidentemente convinta che lei stesse scherzando o giocando.
Povera illusa.
Lal alzò lo sguardo su di lei, seria oltre ogni immaginazione, e quando parlò un gelo innaturale calo fra i presenti: - Potrei dirglielo... ma dopo dovrei ucciderla. -
Marinette sgranò gli occhi e aprì la bocca, per poi battersi entrambe le mani sul viso: alla faccia della discrezione!
Tutti gli sguardi si spostarono su di lei, che sbirciò con un occhio tra le dita prima di togliere lentamente le mani.
- È più vecchia di quanto possiate credere - rispose, a mo' di spiegazione, facendo alzare parecchi sopraccigli.
- Vecchia. Adesso non esageriamo con i termini - disse Lal.
- Sei tu che non vuoi dirmi quanti anni hai - la rimbeccò Marinette.
- Anche se te lo dicessi non mi crederesti - tagliò corto lei.
- Oh, andiamo, Lal: ne ho viste talmente tante da quando ti conosco che potrei credere persino agli Unicorni che volano! - sbottò la ragazza.
- Lal? - domandò Alya, sporgendosi oltre i due ragazzi - Quella sarebbe Lal? - chiese, indicando la bambina.
Marinette si voltò a guardarla, sbatté le palpebre e sorrise (anche se in modo decisamente inquietante).
- Potete scusarci solo un momento? - chiese, afferrando la bambina per il cappuccio del mantello e sfrecciando fuori dall'aula sotto lo sguardo stupito di tutti, per poi fiondarsi negli spogliatoi femminili. - Ti rendi conto che ti ha vista tutta la classe?! - esclamò, quando Lal fu saltata sulla panca.
- E allora? -
- Hai minacciato di morte la mia insegnante! -
- Non era una minaccia ma una constatazione - scrollò le spalle lei.
- Lal! - la riprese la ragazza.
- Sei tu che hai parlato della Famiglia Vongola a tutti - le ricordò la bambina, coprendo con la propria voce il fruscio che provenne da fuori la porta.
- Ok, è vero, ma è stata un'idea di Radi... e poi non ci eravamo preparati su niente, mi serviva qualcosa su cui parlare! Dopo tutte le ore che abbiamo passato a studiare un voto basso per una cosa del genere non lo avrei accettato - spiegò, iniziando a camminare per la stanza.
- Marinette, ciò in cui sei coinvolta è più serio di un voto basso a scuola - sospirò Lal - Non puoi davvero paragonare le due cose: sarebbe come mettere sullo stesso piano un attentato terroristico e un giro al luna park - sbottò.
- Stava andando tutto bene, nessuno avrebbe mai sospettato che io...! - iniziò, ma non riuscì a finire.
- Sh! - Lal la zittì saltandole addosso: Marinette cadde di schiena sul pavimento, trovandosi la bambina in piedi sul petto che fissava la porta - C'è qualcuno fuori - mormorò.
Marinette alzò lo sguardo, si scambiò un'occhiata con Lal e si alzò, avvicinandosi lentamente. Posò una mano sulla maniglia e, dopo un secondo, spalancò la porta: con un sussulto e qualche strillo, quattro persone caddero sulla moquette. Marinette, dapprima sorpresa, s'indispettì e incrociò le braccia al petto.
- Non è educato origliare le conversazioni altrui - fece notare, mentre i quattro erano gelati sul posto: Nino e Adrien se ne stavano stesi a pancia in sotto sul freddo pavimento con Alya e Chloé addosso.
- Noi non volevamo origliare - rispose subito Nino.
- Volevamo solo parlarti - aggiunse Adrien.
- Ma poi Chloé ha pensato che fosse una buona idea ascoltare la conversazione e... - disse Alya.
- ...e vi siete aggregati anche voi perché la trovavate interessante - finì la bionda acida, guardandola.
- Beh, neanche loro sanno cos'è la privacy... ti troverai benissimo in Famiglia - commentò Lal, seduta sulla panca. Marinette sospirò, portandosi due dita a reggere il ponte del naso.
- Ti prego, Lal, risparmia il tuo sarcasmo per un momento più opportuno - disse.
- Beh? Non ci presenti? - domandò Alya alzandosi, incurante di aver calpestato Nino.
- Non so se sia una buona idea - sospirò Marinette - Più state fuori da questa storia e meglio è - aggiunse.
- Perché? - chiese Nino. Marinette inarcò un sopracciglio.
- Se non vi presento ma poi vi spiego il motivo che senso ha? - chiese.
- Vero - acconsentì lui, tirandosi su.
- Da quando hai un'insegnante privata? - chiese Adrien.
- Un po' - rispose lei, vaga - Lei è... aah, lei è Lal Mirch, un'amica di Dino - si arrese infine - Ragazzi, Lal. Lal, i ragazzi: Alya, Nino, Chloé e... -
- Adrien - l'anticipò lei, annuendo - Ci conosciamo già - tagliò corto. Marinette guardò da Lal, tranquilla, ad Adrien, decisamente nervoso.
- Okay... non lo voglio sapere - decretò, chiudendo la parentesi
- Cosa insegni? - domandò Nino - Se puoi dirmelo, ovviamente... non ci tengo ad essere ucciso - aggiunse, poi, annuendo vigorosamente.
Lal scrollò le spalle: - Ciò che serve - rispose.
- Era con lei che hai studiato, l'altra sera? - chiese Adrien. Marinette represse un brivido di orrore.
- Già - rispose - Una cosa che non vi auguro mai - mormorò poi.
- Ti ho sentita - informò Lal, impassibile. La ragazza strinse gli occhi, colta in fallo, poi si voltò sbattendo le ciglia.
- Ti voglio bene, Lal - disse, dolcemente. In risposta ricevette uno sguardo scettico.
- Piantala, adesso. -
- D'accordo. -
- Perché hai un'insegnante privata? - chiese Chloé.
- Perché Rebo... cioè, Dino ha pensato che potesse servirmi una mano con i compiti, e dato che Lal sarebbe venuta quì a Parigi per un po' la ospito a casa mia e lei mi aiuta a studiare - spiegò, inventando di sana pianta.
Odiava mentire ma non aveva molta scelta, di certo non poteva alzarsi e dire: "Ehi, ragazzi, lei è la mia istruttrice: faceva parte della Milizia Militare una volta. Cosa insegna? Beh, mi addestra a diventare il Braccio Sinistro di un Boss, ovviamente. Ah, non lo sapevate? Faccio parte di una Famiglia Mafiosa e ho anche un bis-bis-bis nonno rinchiuso in un anello! Buffo, vero?"
Suonava assurdo persino alle sue orecchie.
- Forte - fu tutto ciò che disse Nino.
- Sì. Fantastico - rispose lei, con poco entusiasmo.
Sospirò, passandosi una mano nella frangetta: seriamente, era la situazione più assurda in cui si era mai ritrovata.
- Beh, almeno l'interrogazione è andata bene - alzò le spalle Lal.
- Già, l'interrogazione... - mormorò, passandosi una mano sul viso, per poi sbarrare gli occhi - Già, l'interrogazione! Me ne sono completamente dimenticata! - esclamò, portandosi le mani al viso in preda al panico.
- E quando mai - commentò Lal, pacata.
- Devo tornare in classe... tu che cosa hai intenzione di fare? - domandò Marinette, abbassando le sguardo su di lei.
- Che domanda stupida: starò con te fino alla fine delle lezioni - rispose lei - È mio dovere come insegnante partecipare alle visite scolastiche - ricordò, tranquillamente.
Marinette la fissò stranita per qualche istante, seguita dagli altri.
- Visite cosa? - chiesero, in coro.
- Visite scolastiche: ovvero quando i genitori e gli insegnanti privati assistono alle lezioni dei propri ragazzi - spiegò - Me ne ha parlato Reborn, lo fa spesso con Sawada - aggiunse, a mo' di spiegazione.
La ragazza sbarrò gli occhi, capendo perfettamente a cosa si riferiva: - Ma queste cose si fanno in Giappone... quì siamo in Francia! - ricordò lei.
- E che differenza fa? -
- Non so da dove salti fuori... ma quì in Francia non facciamo queste cose - commentò Nino, perplesso.
- Poco me ne importa - tagliò corto Lal - Ho il diritto e il dovere di presenziare alla lezione, pertanto lo farò - decise, inquietante e minacciosa come sempre.
In quel momento, come poche volte in vita sua, Marinette ebbe davvero voglia di mettersi a piangere per la disperazione.
 
 
 
Quella era stata la giornata più imbarazzante della sua intera esistenza: avere Lal seduta sul banco per tutto il tempo, consapevole di essere sotto lo sguardo di tutti, era stato davvero un duro colpo per la sua autostima.
C'era solo una cosa positiva in tutto quello.
- Non è stato tutto vano, no? - chiese Lal, retorica, seduta sulla spalla a fissare il foglio che la ragazza stringeva tra le mani: aveva preso 96 punti su 100 alla verifica.
Tirò un sospiro di sollievo e abbandonò le braccia lungo i fianchi, distrutta ma al contempo sollevata: non poteva credere di esserci riuscita.
- Già - ammise, scendendo i gradini della scuola - Adesso voglio solo riposare - decretò, sfinita.
- Temo non avrai tempo per quello - l'anticipò Lal. La ragazza voltò la testa verso di lei, confusa, prima che una risata attirasse la sua attenzione.
- Non si saluta più? - domandò una voce divertita che lei conosceva bene. Si fermò sugli ultimi gradini e alzò lo sguardo: di fronte la scuola, poggiato ad una macchina nera dall'aria losca con le mani affondate nel cappotto, un ragazzo la guardava sorridendo. Marinette sgranò gli occhi.
- Dino! - esclamò.
- Ne è passato di tempo dall'ultima volta che ci siamo visti - salutò. Alla ragazza venne spontaneo, non pensò neanche per un'istante di risultare scortese, avventata o frivola: si gettò dagli ultimi gradini e gli saltò letteralmente al collo, abbracciandolo come avrebbe fatto con un membro qualunque della propria famiglia. Sebbene lo avesse incontrato di persona una sola volta, in quell'ultimo mese avevano passato molto tempo a parlare al telefono e lei, in un modo o nell'altro, era riuscita a comprendere cosa intedevano quando parlavano di "Famiglia": non poteva assolutamente fare a meno di vedere quel bizzarro Boss della Mafia come un fratello maggiore, e la prima a stupirsene era proprio lei.
Il ragazzo sembrò un po' impacciato ma ricambiò dolcemente la stretta.
- Quanta energia: l'ultima volta eri sul punto di chiamare la polizia - la prese in giro, mettendola giù. Marinette sorrise, imbarazzata, ed alzò il foglio con il voto.
- Ho preso uno dei voti più alti della classe - informò, gongolante.
- Una notte in bianco ben spesa - commentò Lal.
- Non ne dubito - annuì lui, per poi voltarsi verso l'auto ed aprire la portiera posteriore - Salite, vi do un passaggio - invitò, indicando l'abitacolo. Marinette non se lo fece ripetere due volte e prese posto sul sedile, immediatamente seguita da Dino. Poi la macchina partì.
- Allora, com'è andata ultimamente? - chiese.
- Al solito - alzò le spalle lei, prima di ricordarsi di una cosa importante e diventare seria - Ed a proposito di questo: mi devi parecchie spiegazioni - sbottò, piazzandogli la mano destra su cui spiccava l'anello davanti al viso. Lui sorrise, a mo' di scusa: sembrava sorpreso di vederselo chiedere così di punto in bianco ma era palese che se lo aspettasse.
- Hai ragione, stavolta non posso chiuderti il telefono in faccia - ammise, per spezzare l'atmosfera, poiché la ragazza sembrava molto nervosa - Ma non preoccuparti: prometto che ti dirò tutto ciò che so appena ne avrò l'occasione - assicurò - Ah, non ti dispiace se resto a casa tua per un pò', vero? - aggiunse, tranquillamente.
Marinette sembrò dimenticare per un secondo l'incazzatura per l'anello e lo fissò, interrogativa e perplessa, per qualche istante.
- Eh?! -
 
 
Quando Dino aveva detto “restare a casa sua per un po'” non si era aspettata esattamente quello. Insomma, lo vedeva come un fratello, era vero, e gli voleva bene come tale... ma, in fin dei conti, restavano pur sempre dei mezzi-sconosciuti. Senza contare che lei era una ragazza e lui un ragazzo: in quella situazione qualcuno avrebbe potuto pensare male.
Evidentemente, però, Lal non la pensava allo stesso modo dato che aveva deciso che Dino avrebbe dovuto dormire in camera con loro.
- Se è un problema per te posso anche dormire sul divano. -
Marinette si riscosse dai suoi pensieri, voltandosi a guardare il ragazzo che, in T-Shirt e tuta, spuntava dalla botola che portava alla sua camera con le braccia incrociate sul pavimento e il mento poggiato su di essi: avevo preso alla lettera il “fa come se fossi a casa tua” di Sabine, su questo non c'erano dubbi. Lei scosse il capo.
- No, assolutamente. Non c'è problema - assicurò, sgombrando la chaise-longue da tutte le cianfusaglie inutili - Ma temo di non avere niente di meglio da offrirti - ammise. Il ragazzo sorrise.
- Non preoccuparti, è colpa mia che mi sono presentato a casa tua senza preavviso - disse, salendo gli ultimi gradini - E poi devo solo dormirci, non fare chissà cosa. -
Marinette esitò un istante, infine decise di non voler sapere cosa intendesse per "chissà cosa" e si avviò verso l'armadio, per metterci i cuscini che di solito facevano bella mostra sul divanetto.
- Ecco quà, lenzuola fresche di bucato - canticchiò Sabine, spuntando dalle scale con una pila di coperte in braccio - Non è esattamente il massimo del comfort ma non siamo abituati ad avere ospiti - ammise, un po' dispiaciuta. Dino le tolse gentilmente le lenzuola di mano - Non si preoccupi, signora Cheng, la ringrazio molto per avermi permesso di restare - le sorrise. Quando si voltò per farsi il letto, Sabine si sporse verso la figlia.
- È carino - mormorò, lasciando intendere molto con quella frase.
- Mamma, ti prego - sussurrò lei, alzando gli occhi al cielo, facendola ridacchiare mentre spariva di sotto. Marinette sospirò e si volse verso il ragazzo, aiutandolo a dare al suo divanetto almeno l'aspetto di un letto. Mentre infilava il cuscino nella federa, Dino si volse improvvisamente verso il muro al di sopra della scrivania, come se fosse stato folgorato da un'idea.
- Senti, Marinette... - cominciò, con le sopracciglie corrugate - Ma questo posto, una volta, non era tappezzato con le foto di un ragazzo? - chiese.
La ragazza gelò sul posto. Se Dino l'avesse schiaffeggiata molto probabilmente avrebbe ottenuto un risultato migliore rispetto all'espressione di gelido orrore dipinta sul suo viso. Marinette alzò lentamente i propri occhi azzurri, incontrando quelli castani di lui.
- Può darsi - rispose, ferma. Ricordava perfettamente quando, pochi giorni prima, aveva liberato la stanza da tutte le fotografie che ritraevano il ragazzo che da un anno a quella parte era entrato nel suo cuore, chiudendole in una scatola che aveva gettato in cima all'armadio. Insomma, con quella storia della Famiglia aveva giustamente immaginato che ritrovarsi gente in camera propria sarebbe dovuto forzatamente rientrare nella normalità e, detto sinceramente, quando Lal aveva nominato le foto di Adrien Marinette si era sentita davvero in imbarazzo.
Finché si trattava dei suoi genitori e di Alya era un conto... ma non ci teneva a fare la figura dalla ragazzina alla sua prima cotta con Lal, Dino, Reborn o qualunque altro membro della Famiglia. Era una questione di orgoglio.
- Ecco, adesso la stanza è più libera... tutte quelle fotografie erano solo ingombranti - annuì, tornando alla sua mansione, cercando in tutti i modi di evitare il suo sguardo. Dino sembrò rimuginarci su, ma tornò lo stesso a sistemare le lenzuola. Finirono il letto nel più assoluto silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri, finché Sabine non li chiamò per la cena.
A parte il capitombolo di Dino giù per le scale, riuscirono ad arrivare indenni alla cucina e presero posto a tavola; Lal era già seduta al solito posto sui cuscini, Marinette prese posto accanto a lei e Dino si sedette alla sua sinistra, così che la ragazza si trovasse esattamente al centro.
Tom era proprio di fronte a loro mentre Sabine distribuiva i piatti.
- Quindi... sei un Boss della Mafia - commentò Tom, in evidente disagio. Dino sorrise, un po' in imbarazzo.
- Già. Ma si figuri che non lo volevo fare - ammise, agitando la mano - Se non fosse stato per Reborn non oso immaginario dove sarei ora. -
Marinette si voltò a guardarlo - Ha costretto anche te? - chiese, sorpresa.
Dino ricambiò lo sguardo - Reborn viene assoldato specialmente da chi non vuole farlo. Anche Tsuna è stato costretto - rivelò.
Sabine si bloccò nell'atto di poggiare il piatto di stufato sul tavolo e lo fissò a occhi sgranati, imitata da Tom.
- Che vi posso dire: non è una cosa facile da accettare - rispose lui, sapiente, prendendo il cucchiaio.
- Non puoi sapere quanto ti capisca - annuì Marinette, imitandolo. Sabine e Tom si scambiarono un'occhiata: l'uomo sembrava davvero provato e lei cercò di tranquillizzarlo in qualche modo.
- Ma se sei il Boss della Famiglia Cavallone... perché svolgi incarichi per i Vongola? - domandò Marinette, buttando giù una cucchiaiata di stufato.
- Perché i Cavallone sono da sempre alleati dei Vongola - rispose lui - La Famiglia Vongola ha molti alleati tra le Famiglie Mafiose, sai? - aggiunse.
- Oh, sì... tra le informazioni che mi ha passato Radi c'era una cosa del genere - ricordò lei - Ho scoperto un sacco di cose in pochissimi minuti sulla Famiglia, tra cui che è la più sanguinosa della maggior parte delle affiliazioni della malavita - disse, reprimendo un brivido di orrore.
- Però, c'è una cosa che Radi ha tralasciato, anche se credo lo abbia fatto di proposito - informò Lal, versandosi del succo.
- E cioè? - chiese Marinette.
- Che la Famiglia Vongola non è nata come Famiglia Mafiosa - rivelò.
Sulla tavola scese il silenzio e tutti gli sguardi si posarono sulla bambina.
- Mh. Reborn me ne aveva accennato - rispose tranquillamente Dino, con metà cucchiaio tra le labbra.
- Cosa... che significa? - domandò la ragazza, confusa.
- Giotto fondò la Famiglia Vongola come organizzazione il cui scopo era proteggere le città vicine. La fama di Mafia l'ha ottenuta con la venuta del secondo Boss, Riccardo - rispose Lal.
- Quando Giotto si trasferì in Giappone e diede alla luce Ieyasu, il bis-bis-bis nonno di Tsuna, fondò un secondo ramo della Famiglia Vongola che avrebbe perseguito i suoi ideali iniziali. Riccardo era diventato troppo potente e le sue idee troppo rivolte alla malavita: serviva qualcuno che, anche se in un futuro lontano, avrebbe messo una fine a quella che è poi diventata una tradizione - spiegò Dino - È uno dei motivi per cui il Nono ha scelto proprio Tsuna, anche se ho il dubbio che Iemitsu abbia fatto la sua parte. -
- Dubbio più che leggittimo - annuì Lal - È pur sempre il leader del CEDEF - aggiunse, continuando a mangiare.
- CE... che? - Marinette guardò da uno all'altra, confusa - No, un attimo, mi state dicendo che la Famiglia Vongola non è nata come Mafia? Ma allora perché questo Giotto non ha fatto nulla per impedirlo? Insomma, essendo il capostipite doveva avere ancora una certa influenza nonostante la successione, no? -
Dino si bloccò con il cucchiaio a mezz'aria e la guardò, con un misto di stupore e disagio. Chiuse la bocca e mise giù la posata - Non è così semplice, Marinette - disse - Il tempo di Giotto era passato e Riccardo disponeva di una "potenza" non indifferente. Nonostante tutto, c'è solo un modo per risolvere la questione in questo campo ed è il duello. Immagino tu non sia ancora al corrente dello "Scandalo della Culla" - aggiunse. Marinette non ebbe neanche il tempo di aprire bocca che Lal la interruppe.
- E non è il momento adatto per parlarne - tagliò corto.
- È una cosa che riguarda anche lei - la riprese Dino - Se non fosse stato per quello non avremmo mai trovato quest'anello - ricordò, indicando con il cucchiaio la catenina poggiata sulla T-Shirt della ragazza.
- No, un attimo, voglio saperlo - esclamò, guardando dalla bambina a Dino.
- Marinette - la riprese Lal.
- Voglio saperlo anche io - s'intromise Tom, che sembrava interessato a tutta la faccenda.
- Tre contro uno, hai perso - la rimbeccò Dino, ricevendo un'occhiataccia - Reborn non si sarebbe fatto problemi a dirlo - aggiunse.
- Reborn non sa cosa siano le priorità, è diverso - precisò la bambina.
- Sì, ma io voglio saperlo lo stesso - rincarò Marinette. Lal sospirò e Dino si raddrizzò, sapendo di aver vinto quella sfida.
- Il Nono aveva quattro figli, ma solo tre avevano le caratteristiche per divenire suoi successori - iniziò.
- Perché solo tre? - chiese Tom.
- Perché il quarto era stato adottato - rispose Lal - Di conseguenza non aveva ereditato il sangue di Giotto e, pertanto, non avrebbe potuto divenire Boss: sarebbe stato rigettato dall'anello. Come infatti è accaduto - spiegò.
- Però, per un crudele scherzo del destino, tutti e tre sono stati uccisi - continuò il ragazzo, facendo sgranare gli occhi a Marinette - Il quarto, Xanxus, non sapeva di essere stato adottato pertanto era convinto che il posto di Decimo spettasse di diritto a lui, e... - il ragazzo fece una pausa, come se cercasse le parole adatte per spiegarsi - Diciamo che non l'ha presa bene. -
- Si scontrò con il Nono in battaglia ma venne sconfitto - aggiunse Lal - Porta ancora le cicatrici sul proprio corpo e, come se non bastasse, il Nono lo congelò con una tecnica particolare sviluppata da Giotto. -
- Lo congelò?! - esclamò Marinette, incredula e orripilata.
- Per otto anni - precisò Dino - Quando fu scongelato, Xanxus rapì il Nono e lo sostituì con un suo clone. In seguito, s'impadronì di metà degli Anelli Vongola e li diede a dei suoi sottoposti.
Pochi mesi fa, Tsuna e gli altri Guardiani si sono scontrati contro di loro proprio per recuperare gli Anelli completi e decidere una volta per tutte chi sarebbe stato il Boss. Fu in quell'occasione che trovammo il secondo anello del Cielo e venimmo a sapere di te - concluse.
Sulla tavola scese il silenzio. Marinette fissava Dino cercando di elaborare quelle informazioni tutte in una volta, per quanto fosse turbata da ciò che aveva appreso. Però vi era un interrogativo ben maggiore che doveva trovare una risposta.
- In tutto questo... cos'ha fatto il Braccio Sinistro del Nono? - chiese.
Dino esitò e fu Lal a rispondere.
- Se n'è andato - rispose - Era l'unico che potesse capire che il Nono in realtà era un falso, quindi Xanxus ha cercato di tenerlo il più lontano possibile dalla Magione e dal Nono, affidandogli incarichi oltreoceano. Ha quasi rischiato di essere ucciso quando, capito l'inganno, è tornato indietro per smascherarlo.
Lo so perché c'ero anche io. -
- Ma la questione si è risolta - tagliò corto Dino, cercando di alleggerire la tensione - Il Nono sta bene, Tsuna è Boss e i Varia, dopo aver scontato un periodo di punizione, sono tornati in servizio - concluse - Adesso dobbiamo concentrarci solo sul tuo addestramento. -
Marinette represse un brivido ed annuì - Sai... è proprio questo che mi preoccupa - ammise.
- E non hai Reborn come insegnante - ricordò lui, divertito.
E Marinette non sapeva se ciò fosse un bene o un male.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note🎶:
18È un numero approssimativo, non ci è dato sapere con certezza quando fu fondata la Famiglia: tutto ciò che si sa è che sono esistiti in totale Dieci Boss, partendo da Giotto e contando Tsuna.
 
 
Angolino della cosa:
E finalmente sono riuscita a finire il capitolo 08! *applausi, applausi, applausi*
Molto soft, stavolta, voglio andarci piano.
Eeeeee... quindi! Dino fa la sua comparsa e, stavolta, resterà più a lungo del previsto... ma non sarà solo! Niente spoiler, ma penso che mi divertirò tanto a scrivere questa storia *risata malvagia*
Ok, mi ricompongo.
Come sempre vi ricordo la pagina facebook Multiverse e noi ci vediamo al prossimo capitolo con: Attentato! - Un nemico invisibile!
Baci,
bambolinarossa98
   
 
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