Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Ricorda la storia  |      
Autore: Marauder Juggernaut    17/10/2017    2 recensioni
Borsalino conosce Sakazuki da troppo tempo per abbandonarlo proprio ora.
---
[ Questa la devo a bad dragon95 da diverso tempo. Spero ti piaccia. ]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Akainu, Kizaru
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note autrice: mi rendo conto che la coppia è veramente strana, ma questa storia la dovevo a bad dragon95 da diverso tempo. Chiedo scusa alla suddetta se non è con i canoni che ci eravamo promesse tempo addietro, ma sul serio le stesure di altre storie per questa coppia non mi convincevano minimamente.
Agli altri lettori: parte delle situazioni descritte provengono direttamente dalle sue headcanon che vengono direttamente dal suo tumblr, da cui ho preso ispirazione per la storia. Detto ciò, se la cosa della relazione fra loro vi fa schifo, non leggete la storia, semplicemente. Anche se in realtà, con l'avanzare del tempo sto solo descrivendo un rapporto tra due che si conoscono da una vita.
Sarei anche mezza tentata di farla partecipare alla *Yuri & Yaoi's week indetta dal Fairypiece* Ma vediamo.
Se volete leggere, buona lettura.
M.J.


 

The young age of justice




Borsalino ha quindici anni la prima volta che lo vede.
Sakazuki ha tre anni in meno di lui eppure ha lo sguardo di chi sembra adulto da una vita. La prima cosa che Borsalino pensa di Sakazuki è che lui sia nato vecchio; che sia una di quelle persone che si è inculcata il dovere nel cervello quando ancora non sapeva stare in piedi da solo. E dopo pochi mesi di conoscenza capisce che la prima impressione è davvero quella giusta. Sakazuki è quello che non alza mai la mano durante le iniziali lezioni teoriche ma è il migliore nei test scritti finali; è quello che non parla mai con nessuno, che fredda tutti con un’aria truce quando lo disturbano durante l’allenamento delle reclute, ma non è mai stanco alla fine di una sfiancante sessione giornaliera, anzi sembra in grado di continuare ad esercitarsi fino a notte fonda. E non fa tutto questo per mettersi in mostra, non per guadagnarsi la reputazione di “quello tenebroso e solitario” o “bello e dannato”, ma perché quello è il suo dovere e Sakazuki sembra essere stato creato dal mondo unicamente per adempiere al dovere che gli è stato assegnato.
Borsalino non lo sopporta perché non ha il benché minimo senso dell’umorismo.
 
Borsalino ha diciassette anni quando cambia idea.
Lui e Sakazuki sono ancora delle reclute in esperte e sono in punizione per colpa sua. Non è riuscito a rimanere sveglio durante il turno notturno di guardia alla polveriera ed era stato scoperto. Sakazuki, usando meno parole possibili, aveva detto che si sarebbe allontanato per bisogno dei servizi e che lasciava tutto nelle sue mani per pochi minuti. Più addormentato che sveglio, Borsalino aveva annuito e si era appisolato non appena l’altro si era allontanato. Purtroppo, prima che tornasse Sakazuki, era passato Zephyr per un giro di perlustrazione e lo aveva trovato perso nel mondo dei sogni. Punizione per entrambi per una settimana.
Ora se ne stanno a pulire cessi, con i marine più alti in grado che passano e li deridono o compatiscono – ricordando quando era toccato anche a loro – e con Sakazuki che ogni tre parole spara un’imprecazione a denti stretti. Borsalino cerca di instaurare una conversazione, ma riceve come risposta unicamente insulti a mezza voce e la pretesa di essere ignorato. Ed è quasi divertente vedere Sakazuki così irritato mentre cerca di lavorare e allo stesso tempo di non far caso a quella presenza che ritiene fastidiosa, così Borsalino è più che spronato a tirare la corda fino al punto di non ritorno. Borsalino quasi soffoca dal ridere quando, in un improvviso scatto d’irritazione, quel ragazzino magmatico scioglie la ceramica di tutti i gabinetti che sono esplosi come piccole eruzioni vulcaniche. Segue poi una piccolo, violento diverbio tra i due con Sakazuki incazzato nero e Borsalino che evita detriti vulcanici alla velocità della luce ma senza smettere di ridere della cosa. Lo scontro distrugge completamente i bagni ed entrambi si beccano una punizione più grave che li porta a passare due giorni in cella come misura preventiva. L’intero Quartier Generale capisce che quei due sono potenti e pericolosi: faranno strada.
L’agalmatolite li infiacchisce entrambi, ma Borsalino non ha perso l’ilarità e, sdraiato sulla branda, continua una conversazione a senso unico su quanto fosse stato figo e psichedelico vedere i cessi liquefarsi in quel modo. E Borsalino non riesce a vedere Sakazuki, nella cella affianco, che accenna a uno sghembo sorriso divertito.
 
Borsalino ha diciotto anni quando capisce che dovrà sempre restare al fianco di Sakazuki.
È durante una battaglia che Borsalino gli salva la vita, quando l’altro appena quindicenne sta cadendo fuori dalla nave a causa di una palla di cannone esplosa poco distante da lui e che ha fatto saltare il ponte. Metà dell’ammasso lavico che è il corpo di Sakazuki si sfalda; la metà superiore del busto invece vola via, fuoribordo. E nel delirio della battaglia si vede già morto, già soffocato e schiacciato dalla pressione dell’acqua salata, che lo raccoglierà e lo stringerà tra le proprie spire fredde. È un lampo di luce e un vento gelido che lo strappano da morte certa. Riconosce la presenza di Borsalino che lo sostiene per le spalle, mentre le gambe si rigenerano e si appoggiano su una lastra di ghiaccio dove prima c’era acqua viva. Kuzan, da un’altra nave, alza il pollice in loro direzione prima di tornare alla battaglia che imperversa e infiamma in quel tratto di mare. Sakazuki guarda il collega – l’amico – vicino a lui che sta sorridendo, prima di ributtarsi nella lotta con un altro lampo di luce. Sakazuki, forse per la prima volta, ringrazia e lo fa di cuore, prima di tornare anche lui a servire l’amata giustizia.
 
Borsalino ha ventitré anni quando riconosce a se stesso che quello che sente quando è con Sakazuki è a un punto di non ritorno.
I tre, partiti insieme come reclute, sono in una taverna del Quartier Generale a bere birra per festeggiare la promozione a commodoro di  Kuzan. È l’ultimo di loro a ottenerla, ma nessuno in quel piccolo gruppo aveva dubbi che sarebbe riuscito a raggiungerla. Ormai tutti nella base li conoscono: giovani, affiatati e dannatamente forti. Tre Rogia così potenti non passano inosservati e c’è già chi sussurra di loro in un consolidato posto ai vertici della Marina, in un giorno futuro. Danno addito a tali voci: Borsalino ci spera, Kuzan se lo augura e Sakazuki lo sa per certo. Questi è ancora serio e silenzioso, burbero quando risponde ma Borsalino capisce che non è cattivo; non con lui almeno. Perché dopotutto sono anni che si conoscono, che passano insieme praticamente ogni giorno della loro vita e Borsalino riesce a comprendere ogni sfumatura che passa sul viso del compagno di squadra e neanche si domanda da quando e perché ha cominciato a prestare attenzione così a lungo a tutto ciò che fa, sa solo che lo fa e non se ne pente. Forse perché Sakazuki a vent’anni non è così male, forse perché quando beve è più trattabile e comprensivo, forse perché quando Sakazuki discute con lui lo fa con un tono che non è solo cameratismo ma che ha anche una parvenza di gentilezza.
Borsalino tracanna la propria birra e ordina un altro giro per tutti e tre, con quella voce strascicata che lo rende subito riconoscibile all’oste e a tutti gli avventori: che si festeggi finché si può.
 
Borsalino ha ventisei anni quando si rende conto di aver corso troppo.
Il naso gli sanguina copioso, fiotti di liquido caldo escono dalle narici e osso e cartilagine gli fanno un male cane. Probabilmente il setto è rotto e da come gli brucia l’occhio il giorno dopo – e i tempi a seguire – avrà un livido viola che gli circonderà parte della sclera e dello zigomo. Il sangue sembra nero sotto la fievole luce della luna piena in quella notte di ronda.
Con l’occhio sano scorge le spalle ampie e rigide di Sakazuki allontanarsi.
Borsalino – di solito lento, tardo come lo definiscono persino alcuni superiori invidiosi però delle sue capacità – questa volta è stato troppo veloce. Un pugno in faccia non è esattamente la risposta che ci si aspetta a una dichiarazione; ma, vedendo il bicchiere mezzo pieno, è sempre meglio che essere stati inceneriti seduta stante. Per ciò che vuole davvero, Borsalino sa essere caparbio e testardo e di certo non si tira indietro di fronte a un rifiuto. Soprattutto quando, subito prima della malaugurata reazione, ha visto il volto del collega tingersi di un rosso e di un’espressione più simile all’imbarazzo che alla rabbia e al ribrezzo. E, forse, non è ancora tutto perduto.
 
Borsalino ha ventisette anni quando tutto torna al proprio posto, meglio anzi di quanto fosse prima.
È bello starsene su una nave in mezzo al mare, col turno di guardia in quella notte piena di stelle e chiara di luna crescente, pericolosamente avvinghiato a quel collega che non è più solo un amico, ma anche altro ormai. Anche nelle effusioni d’affetto Sakazuki è burbero e ringhioso come un cane. I baci sono più morsi, un abbraccio è più una stretta che può lasciare lividi. Borsalino non si aspettava altro.
È davvero soddisfatto di quell’insolita e attesa evoluzione delle cose che li ha portati a starsene vicini, troppo vicini, su quel ponte di nave. E Sakazuki si allontana di scatto dall’altro quando sente dei passi avvicinarsi nella loro direzione. Kuzan compare all’improvviso e subito, curioso e senza malizia, domanda perché il volto di Sakazuki sia di un colore che tende al bordeaux. Borsalino, più calmo e rilassato dell’altro, semplicemente risponde con un’alzata di spalle che ha appena detto a Sakazuki una cosa che non voleva sentirsi dire e che lo ha fatto incazzare parecchio; in fondo lui è uno dei pochi che può farlo e non temere ripercussioni gravi. Kuzan li fissa incerto e Sakazuki è sicuro, mentre cerca di tornare imperturbabile e freddo come sempre, che l’altro sospetti qualcosa. Ma Kuzan se ne va senza dire nulla e Borsalino è già tentato di tornare all’attacco, ma Sakazuki lo ferma con un movimento deciso che lo lascia davvero deluso e di cui il messaggio è chiaro: per quella sera basta così che hanno rischiato anche troppo.
 
Borsalino ha ventotto anni quando rotolarsi nel letto con l’altro contrammiraglio è divenuta un’abitudine. Anche le lunghe notti invernali sembrano diventare bollenti, soprattutto perché Sakazuki, quando è così preso dal piacere, non si rende nemmeno conto di quanto si alza la sua temperatura corporea oltre il normale limite umano. Il suo corpo è bollente e non è un eufemismo. Borsalino è sorpreso e in parte divertito dalle scottature di quella bruciante passione che si ritrova sul petto e sulle gambe. Sa che non lo fa apposta, anzi, significa solo che gli fa perdere talmente tanto la testa che Sakazuki smarrisce del tutto l’autocontrollo su qualcosa che ormai è consolidato come automatico e naturale come il respiro; lo stesso respiro che gli si spezza in gola ogni volta che raggiungono l’apice. Borsalino è soddisfatto perché tutto è perfetto, nonostante le ustioni sul corpo. Tanto quelle le copre il doppiopetto. Ma deve ricordare a quell’altro che gli deve almeno una quindicina di camicie.
 
Borsalino ha trent’anni quando si lascia scappare in pubblico una nuova pseudo dichiarazione.
Sul serio, non sa nemmeno come gli sia uscita, ma tanto sono nel mezzo di una battaglia e l’unico che sembra averci fatto caso è proprio Sakazuki che è lì vicino e che lo fissa sconvolto e davvero non sa come cazzo rispondergli in quel caso. Vorrebbe davvero gridargli qualcosa tipo “Ma come ti viene in mente di dirmi una cosa simile adesso?!”, ma è troppo impegnato a rispondere ai colpi. Ci penserà dopo.
E il viceammiraglio Borsalino intanto gongola perché quella volta il pugno l’ha diretto al pirata e non a lui.
 
Borsalino ha trentasei anni quando comincia a dubitare del senso di giustizia di Sakazuki.
Le notizie delle azioni del viceammiraglio a Ohara fanno il giro di tutte le basi sparse nei quattro mari. Impassibile, intransigente e spietato. Persino Kuzan guarda con più sospetto e con più ribrezzo in direzione di Sakazuki e non è un segreto l’opinione che ormai ha di lui. Già da qualche tempo lo fa, ma Sakazuki non dà il minimo peso ai suoi pensieri. Ormai il valore di dovere che lo aveva animato quando era poco più che ragazzino è maturato in un senso assoluto di giustizia che non guarda in faccia nessuno. Chi è colpevole paga. Chi potrebbe essere colpevole, paga: se era responsabile ha ottenuto ciò che merita; se era innocente, che serva da monito a chi vuole infrangere la legge.
La solitudine è un’aura consistente che avvolge Sakazuki con un manto di rispetto e timore. Tanto timore da parte dei sottoposti che gli sono fedeli o per senso di giustizia o perché hanno paura delle ripercussioni.
Meglio essere temuti che amati.
Ormai rifugge le attenzioni di Borsalino; ovviamente quando sono in pubblico ma anche quando sono in intimità. Sembra che porti avanti quel rapporto più per obbligo personale che per effettivo piacere e Borsalino si domanda se tutto quello ormai ha effettivamente senso. Non ne discutono ed entrambi se lo stanno facendo andare bene, in un modo o nell’altro.
 
Borsalino ha quarantasette anni quando Kuzan inizia a farsi chiamare Aokiji.
Lui invece è Kizaru già da qualche tempo e Sakazuki è Akainu da poco più di un anno. Alla fine hanno davvero dato credito a quelle voci che più di vent’anni prima li vedevano tutti come la futura più grande forza militare. Ci sono loro tre, al vertice. E Borsalino è il peso che cerca di tenere in equilibrio quella bilancia composta dai caratteri diametralmente opposti degli altri due che collaborano ormai poco, si squadrano in cagnesco e si parlano per freddure.
E l’ammiraglio Kizaru non sa quanto può andare avanti quella situazione.
 
Borsalino ha cinquantasei anni quando comprende che le cose finiranno male. Serviva solo la miccia facesse esplodere quella tesa polveriera. E l’hanno accesa Sengoku e i Cinque Astri, di comune disaccordo.
E non finirà bene, non finirà bene…
 
Borsalino ha ancora cinquantasei anni quando si ritrova seduto a lato della branda d’infermeria del nuovo Grand’ammiraglio. Sakazuki è cosciente, ma non parla. Se ne sta disteso mentre parte del suo corpo è congelata, fino al viso. Anche l’uomo di magma ora avrà un’ustione sul corpo. Da freddo, per ironia del Destino. Il ghiaccio del rivale è arrivato fino in profondità e fa male, ma l’ex ammiraglio sopporta in silenzio mentre, con inaspettata calma e delicatezza, disgela da solo il proprio corpo dall’interno.
Kizaru è obbligato a fare la spola tra le due stanze dei contendenti, giusto per non far nascere strani sospetti di favoritismo, anche se Sakazuki gli ha fatto presente che non sarebbe così strano che lui sia più presente dalla parte del suo nuovo superiore. Kizaru ha ribattuto che sì, sarebbe strano perché in fondo, almeno a occhio esterno, il vincolo che lo legava a entrambi era lo stesso. Dovrebbe fare visita in egual modo anche all’altro amico. Sakazuki aveva fatto una smorfia e Borsalino si era domandato se lui l’avesse mai considerato come amico.
Ma per quel momento è lì vicino a lui e, assorto com’è nei propri pensieri, neanche si rende conto di aver posato la mano sul braccio congelato di Sakazuki. Il nuovo Grand’ammiraglio è sorpreso, ma non lo allontana. Si limita a guardarlo mentre Borsalino realizza quanto sia fragile quel ghiaccio. Instabile, pronto a rompersi da un momento all’altro, come lo è in quel momento l’equilibrio del mondo intero. Loro che sono al vertice lo percepiscono meglio di chiunque altro. E come la loro relazione, se ancora così si può chiamare. Eppure un tiepido calore si propaga sotto la superficie del ghiaccio, come a ricordare che al di là della fredda apparenza c’è ancora un fuoco che si anima per un ideale ritenuto giusto. Non ancora tutto è perduto.
 
Borsalino ha cinquantotto anni quando guarda quella giacca militare aggirarsi imperiosa per la terra sacra di Marijoa, accompagnata dall’ormai immancabile fumo del sigaro.
Il Grand’ammiraglio, con quel carisma micidiale, ha lasciato ben intendere da subito chi comanda in quell’oceano. Kizaru lo osserva, lo consiglia, segue gli ordini e gli guarda le spalle.
Non può abbandonarlo, non ora.
E non lo farà, nonostante tutto.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: Marauder Juggernaut