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Autore: simplyamess    22/10/2017    1 recensioni
Accomodatevi qui, intorno a me. Vi chiederete che stia succedendo, vero?
Chiudete gli occhi, lasciatevi trasportare dal suono della mia voce, accompagnata dalla cetra tra le mie mani.
Sono qui per raccontarvi una storia, o molte storie; voglio guidarvi in un viaggio che vi porterà oltre ciò che vedete ogni giorno.
I temi saranno tutti differenti, così che ciascuno di voi sia completamente a suo agio in questa nostra, vostra avventura.
Spero che qualcuno, in uno di questi miei racconti, possa trovare se stesso, una strada da seguire. Perché siamo tutti un po' persi, in fondo. Ma perdersi è l'unico modo per trovare qualcosa di introvabile, altrimenti tutti saprebbero trovarlo.
Vi ho intrigati? Allora chiudete gli occhi, fate un respiro profondo e...
Genere: Avventura, Slice of life, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
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Have you heard the news that you're dead?



Era una brava persona, suppongo.

Certo, non si può dire che il numero di ombre vestite di nero presenti raggiunga quello degli italiani che ogni pomeriggio si riuniscono allegramente di fronte alla tele per ascoltare la D'Urso, paladina degli omicidi, dare aggiornamenti “inediti” sul caso del momento, però qualcuno, oltre la sottoscritta, è qui.

Complimenti a chiunque abbia scelto una giornata così per un funerale, comunque. Davvero. Il sole risplende nel cielo terso, gli uccellini cinguettano, dalla strada si riescono a sentire distintamente le voci dei bambini che giocano. No, forse quelli no, ché ormai non ne esistono quasi più, troppo impegnati a studiare, costretti a scuola fino a tardi. Colpa dei genitori.

La voce del parroco è solo un mormorio, ciò che risalta è il pianto sommesso di qualcuno vicino a me. L'istinto mi suggerisce che dovrei consolarla, in qualche modo, ma non mi muovo. Non posso.

Il tempo sembra scorrere velocemente, ma suppongo di essere l'unica a poter affermare una cosa del genere.

Passo dopo passo la processione di anime viventi raggiunge la foto incorniciata sulla lapide, una cornice semplice, minimale quanto le lettere che compongono il nome della prima ballerina di questo spettacolo. La vista si annebbia, non riesco a distinguere chiaramente né il nome né tantomeno i numeri che dovrebbero rappresentare la vita di questa persona. So per certo che dovrebbe essere un'informazione nota, ma qualcosa mi impedisce di ricordare, come una goccia che mi cade costantemente sul capo – toc toc toc- e crea un vuoto nella mia mente, lasciando spazio solo a se stessa di risuonare e rimbombare. È davvero snervante, una tortura.

La foto è proprio sotto i miei occhi.

Toc

Cerco di mettere a fuoco il volto.

Toc

Nella foschia che mi obnubila la mente riesco a distinguere un sorriso.

Toc

Sento una strana sensazione, come una corda legata molto stretta alla vita. Mi manca quasi il respiro. Sento dei leggeri strattoni. Qualcuno sta tirando.

Guardo verso il basso, sembra tutto regolare. Solite scarpe, solite gambe, solito tutto.

Nessuna corda. Ma la sensazione rimane, si fa sempre più intensa, ogni strappo ha sempre una forza maggiore, quasi che lo stesso Atlante dopo millenni passati a sorreggere il mondo stia tirando l'altro capo di questa corda, per trascinarmi via di qua.

 

Non sento più nulla, se non la presenza costante di questa stretta. La foto è ancora lì di fronte a me, nessuno mi mette fretta. E se lo stessero facendo, probabilmente non li sentirei nemmeno. C'è qualcosa di davvero familiare in quel volto che mi sorride. Non capisco cosa sia. È come se mi sfuggisse la cosa più elementare del mondo, come se mi fossi dimenticata come andare in bicicletta.

Un altro strattone, sempre più forte. Rischio quasi di cadere questa volta.

Cerco di mettere a fuoco il nome, nella speranza che mi sia d'aiuto.

Ne ricordo molto vagamente il suono, non era un nome troppo comune, ma nulla che raggiungesse i livelli di Anakin.

Un altro tiro alla fune e si stringe ancora, come una morsa, e mi tira lontano da lì, chilolmetri e chilometri. O forse solo qualche metro. Chi può dirlo.

Un colpo alla schiena, e quella che sembra essere acqua mi gela completamente il braccio sinistro, impregnando la manica della giacca.

Mi faccio forza, e con una lentezza incredibile stendo le braccia, restando in ginocchio sulla riva di quello che sembra essere un lago, gambe sui ciottoli e braccia immerse nell'acqua. E in quest'acqua vedo il riflesso di una figura giovane, così simile alla ragazza nella foto. Ma questa non sorride, tutt'altro. La paura regna sul suo volto, gli occhi non sono più opachi, ma brillano di una consapevolezza che le porta solo terrore.

Ha capito ogni cosa ormai, ma è troppo tardi. Per scappare, per pensare lucidamente, per accettare quello che talvolta neanche i più saggi possono sopportare.

E scompare sotto l'acqua limpida, giù, sempre più giù, e non raggiunge mai il fondo, preda del suo incubo peggiore.



 

L'ombra che prima piangeva, avvolta in un cappotto nero, una ciocca di capelli sfuggita al controllo dello chignon, poggia di fronte a quell'ignobile lastra di marmo una piccola candela profumata. Un'ultima lacrima sfugge al suo controllo precipitando sul terreno, scompare nell'aria il suono di un “arrivederci” sussurrato, mentre lei si allontana accompagnata da un lieve profumo di iris mischiato alla lavanda.

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