Ringrazio
anche solo chi legge.
Scritta
sentendo: https://www.youtube.com/watch?v=gigph_xUZGc.
★Autore:
Kamy
★Fandom:
Originali, romantico.
★
Iniziativa: Questa storia partecipa al Contest
“Mermaid’s
Sea” a cura di Fanwriter.it!
★
Numero Parole: 854.
★
Prompt traccia: 3. Pirate!AU
– A si è accorto da tempo che
“qualcosa”, ossia B, sta seguendo la loro nave.
Un giorno riesce a
catturarlo con una rete.
Il
Capitano pirata e il sirenetto
Il
Capitano si portò il sigaro alle labbra, tenendolo
con due dita e ispirò rumorosamente, sentendo il sapore
della nicotina
bruciargli le narici e il palato. Socchiuse gli occhi e
guardò di sottecchi il
mare, intravide una figura. Si affacciò di più
alla balaustra, facendo cadere
della cenere oltre il parapetto e vide la figura spostarsi.
Alzò lo sguardo e
intravide la fisionomia della luna oltre le vele gonfie.
<
È esattamente un mese che quel
‘qualcosa’ ci segue
> pensò. Si passò la mano tra gli scuri
capelli castani e schioccò la lingua
sul palato.
“Capitano,
qualcosa vi turba?” si sentì domandare. Si
voltò verso il suo vice e piegò le labbra in un
ghigno, facendo ondeggiare il
sigaro.
“No,
nulla. Continuiamo a fare rotta per la nostra
isola. Abbiamo bisogno di rifocillarci dopo il nostro ultimo
attacco” disse.
Il
suo vice ridacchiò, grattandosi la guancia con
l’uncino.
“Quei
maledetti spagnoli non hanno ancora capito che
non possono niente contro noi inglesi” si vantò.
Il
Capitano si strinse la cinghia nera che portava
sopra la sua giacca di velluto rosso. Camminò fino a un
barile e vi si sedette.
“Portami
del rhum. Manca ancora parecchio a quando
raggiungeremo l’isola del teschio”
ordinò.
“Subito,
Capitano” rispose l’altro pirata.
*******
“Capitano,
non scendete dalla nave?” domandò il Vice,
mentre anche il mozzo scendeva dalla rampa di legno.
“No.
Voglio rimanere qui da solo, con la mia nave. È
da tanto che non mi trattengo a pensare” rispose il Capitano.
Il
suo vice schioccò la lingua sul palato e
giocherellò, utilizzando l’uncino, con
l’elastico nero che gli teneva la benda
sull’occhio.
“Siete
strano. È per caso colpa di una donna?” chiese.
Il
Capitano scrollò le spalle.
“Lo
sai che le trovo frivole. Non temere, berrò a
sufficienza anche qui da solo” lo rassicurò.
Il
Vice osservò gli stivali neri lucidati del
capitano, i suoi pantaloni di velluto rosso e la camicia candida priva
di macchie.
<
È così ‘insolito’ per essere
un pirata. Capirei
fossimo corsari e obbedissimo alla regina, ma lui ha preferito essere
libero da
simili legacci. Bah, forse sogna di diventare un giorno baronetto con i
nostri
tesori > rifletté.
“D’accordo.
Allora vi aspettiamo alle prime luci dell’alba”
disse.
Il
Capitano lo guardò allontanarsi, aspetto di non
vedere più la luce della sua lampada ad olio in lontananza e
si affacciò
nuovamente alla balaustra. Si accese un sigaro e rimase immobile,
finché non
noto l’ombra avvicinarsi alla barca. Fece scattare una rete e
la intrappolò, si
udì un grido maschile, mentre il Capitano tirava su la rete.
Spalancò
gli occhi e il sigaro gli cadde a terra,
quando vide che aveva un prigionato un giovane, che dibatteva una
voluminosa
coda da pesce dalle scaglie azzurro pastello.
Il
pirata pestò il sigaro sotto il tacco dello
stivale.
“Incredibile”
mormorò.
Il
sirenetto boccheggiava e cercava di spezzare le
corde con le mani.
Il
Capitano gli accarezzò il viso e il tritone si
tirò
indietro, deglutendo a vuoto. I suoi capelli verde chiaro gli aderivano
al
viso, gocciolanti.
“Conosci
la nostra lingua?” domandò il pirata.
Il
tritone incassò il capo tra le spalle,
rabbrividendo.
Il
Capitano passò il braccio attraverso le maglie
della rete e gli prese la mano dalle dita affusolate con la propria,
coperta da
un guanto candido.
“Tranquillo.
Non farò sapere al resto della ciurma che
ti ho catturato. Quei masnadieri sono bravi cristiani, se li conosci
bene, ma
in te vedrebbero o un demone o una facile fonte di denaro.
Voglio
solo sapere perché sono settimane che segui la
mia nave” disse il Capitano con voce calda.
Il
tritone ricambiò la stretta della sua mano, i suoi
occhi erano liquidi.
“M-mi…
affascini…” sussurrò con voce inudibile.
Il
pirata guardò le labbra sottili e rosee
dell’altro,
leggermente sporte e passò lo sguardo sul suo collo
affusolato. Deglutì
guardando la pelle diafana del giovane, le sue spalle minute e la sua
parte di
corpo umano.
“Anche
tu sei bellissimo” sussurrò. Portò la
rete
dentro la nave e l’aprì, facendo cadere il giovane
sul pontile.
Il
sirenetto rabbrividì, mentre l’altro
s’inchinava
verso di lui. Il tritone strisciò indietro, ma
l’altro gli afferrò il viso tra
le mani e lo baciò con foga.
Il
tritone mugolò di piacere e socchiuse le labbra,
ricambiando il bacio dell’altro.
Il
Capitano si sfilò i guanti, gli accarezzò la
guancia umida con una mano, mentre passò l’altra
sulle scaglie, sentendole
spigolose e gelide sotto i polpastrelli. Si sedette a cavalcioni sulla
coda del
sirenetto, immobilizzandolo e gli avvolse i fianchi sottili.
Continuò a
baciarlo, con sempre maggiore foga.
Il
giovane gli affondò una mano tra i capelli castani,
ricambiando i baci dell’altro e con la mano libera gli
sfiorò con il collo con
le dita.
“Mi
lascerai tornare in mare?” chiese il tritone.
“Sì,
prima che faccia giorno, ma lasciati ‘conquistare’
da me adesso” disse il pirata con voce seducente. Gli
baciò il collo e gli
passò la lingua, lasciandogli una scia di saliva.
“Allora
sarò il vostro tesoro e la vostra preda stanotte”
mormorò il tritone, la sua coda fremette mentre sporgeva in
avanti il bacino,
strusciando contro quello dell’altro.