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Autore: Sunny June 46    21/06/2009    11 recensioni
Sfortunatamente, per definizione, tutti i cattivi giorni vanno di male in peggio e nemmeno quel giorno fece eccezione, come fu palesemente provato dalla vista di Draco Malfoy, con indosso null’altro che un paio di boxer neri di seta (indossati alla rovescia) e legato ad una sedia della cucina con un nastrino, mentre una lampada da scrivania gli accecava gli occhi e Ron Weasley brandiva un piccolo strumento color argento sopra le sue sopracciglia.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Hola! Dopo una manciata di altre autrici, eccomi di ritorno su Sunny June 46 adorata (ancor più adorata da quando ha dichiarato di aver ripreso a scrivere *O*).
Per prima cosa volevo ringraziare Ladynotorius per aver inserito anche Banana Pancakes tra le storie scelte. Grazie!
Poi, a chi potesse interessare :p, volevo far presente che ho inserito tutte le mie traduzioni tra le mie storie seguite, in modo da poterle elencare più facilmente ^^
E infine... no, per stavolta niente altro ^^ Solo un grazie alla moglia *spucc!*

Buona lettura ^^

Kit_05


Titolo: The Best Day
Autore: Sunny June 46
Link alla versione originale: Link
Rating: PG-13
Personaggi: Draco, Hermione, Ron, Harry
Genere: Romantico, Humor



Draco stava vivendo la miglior giornata della propria vita. Il suo portfolio stava guadagnando il diciotto per cento; i Cannoni di Chudley avevano perso con il Puddlemere United, il che significava che la sua squadra, i Falconi di Falmouth, era in semifinale; era da poco passato mezzogiorno e quel giorno aveva perso solo due elfi domestici. E, ciliegina sulla torta, si era appena intrufolato nell’appartamento di Hermione Granger per scoprire che l’acqua della doccia stava scorrendo. Il che poteva significare solo una cosa: c’era un’Hermione Granger molto insaponata, nuda, ricoperta di schiuma, nuda, bagnata (e aveva già detto nuda?) nelle immediate vicinanze.

Poteva la sua vita migliorare ancora?

Facendo leva su un piede per rimuovere l’altra scarpa, la cerniera dei pantaloni abbassata e questi ultimi sul punto di cadere, Draco Malfoy dovette concludere che no, non era possibile.

Più si avvicinava a quella gaia stanza che prometteva nudo divertimento, più il suo cuore batteva selvaggiamente con gioia incontenibile. Erano passate più di quarant’otto ore dall’ultima volta che era stato con la Granger, e Draco Malfoy, che non era un uomo spirituale, non era abituato a un tale digiuno.

Quello che era iniziato come una sorta di esperimento (come sarebbe stato baciare una Nata Babbana), si era trasformato in una curiosità ossessiva (e come saranno nude?), che a sua volta aveva dato il via ad una serie di illeciti incontri con la più amata delle Nate Babbane nazionali (perché se erano così belle nude, allora chissà come dovevano essere a letto). Da due mesi si stavano incontrando in segreto per approfondire i loro ‘studi’ ed espandere le loro ‘teorie’, e ad ogni singolo incontro le cose continuavano a migliorare e migliorare ancora.

Si leccò le labbra per la crescente anticipazione – letteralmente crescente.

Aprì la porta e fu momentaneamente avvolto dal vapore che si contorse e si districò attorno a lui, come a sospingerlo dentro la stanza. Si arrese a quell’invito senza alcuna resistenza, nella nebbia si poteva perfino intravedere l’indistinto profilo del corpo di Hermione, e la vista lo entusiasmò a non finire. Strofinandosi le mani l’una sull’altra mentre metteva a punto il suo diabolico piano, fece l’occhiolino al nebuloso riflesso di se stesso allo specchio. Stava per prendersi la propria ricompensa – oh, sì, se stava per prendersela…

Draco non era mai stato un uomo paziente, e di conseguenza prestò poca attenzione alle curve di Hermione sfocate dalla distanza. Procedette invece a rimuovere tutti gli abiti che aveva addosso, e che avrebbero ostacolato il raggiungimento del suo obiettivo, con un velocità tale da rivaleggiare con il più super dei super eroi, e avanzò dritto verso le tende, l’ultima barriera tra lui e la sua conquista. Con un ghigno felice per l’abilità con cui aveva approntato la propria sorpresa, aprì, con un leggiadro colpo di polso, la cerata per mostrare ai propri occhi una molto insaponata, nuda, ricoperta di schiuma, nuda, bagnata (e aveva già detto nuda?)…

“Tu non sei Hermione!” urlò Draco, al colmo della mortificazione.

***


Harry Potter stava vivendo una brutta decade. Non aveva nemmeno ventidue anni e la sua vita era stata già messa in pericolo mortale almeno dieci volte, si era ritrovato contro un signore oscuro ad anni diciassette, aveva sofferto più concussioni alla testa di quante un corpo umano sia in grado di sopportare, aveva visto il proprio nome infangato tante volte da non ricordarsi nemmeno quante, e aveva, infine, salvato il deretano a tutti, cosa che aveva a sua volta implicato che, dal giorno successivo, si era sempre svegliato con i paparazzi, addormentato con i paparazzi, mangiato e bevuto (e per fortuna non era ancora andato al bagno) con i paparazzi.

E in un’occasione, come questa per esempio, aveva stupidamente tentato di girovagare in pubblico con addosso un mascheramento mal assortito, e aveva provato a dirigersi verso il mercato. Dopo una terribile fuga attraverso le bancarelle, giù per i vicoli, su per i viali, e attraverso un campo infangato, Harry era riuscito (finalmente) a seminare gli inseguitori – a spese del suo cappello da baseball, perduto per sempre. Per fortuna, si era ritrovato sì coperto di fango, ma anche a solo un incrocio di distanza dall’appartamento di Hermione.

Si era invitato da solo ad entrare, sapendo che Hermione non aveva mai protestato in passato quando aveva usato il suo appartamento come porto sicuro, e aveva deciso di farsi una doccia, rinvigorirsi, e trasportarsi a casa una volta ripreso fiato.

Si stava finendo di insaponare, quando i suoi piani furono completamente buttati all’ortiche e quando venne introdotto a parti dell’anatomia di Draco Malfoy che mai avrebbe dovuto (o voluto) vedere nella sua vita. Harry fu sicuro di aver perso momentaneamente la vista per il modo in cui le luci del bagno si erano riflesse sulla pelle bianco smorto di Malfoy, allo stesso modo in cui la neve acceca in una giornata di sole.

La sua unica consolazione fu che essere cieco significava non dover guardare il corpo nudo di Malfoy. La cattiva notizia era che l’immagine mentale di quello stesso corpo l’avrebbe perseguitato per tutta la vita.

Malfoy aveva provato a fuggire dal bagno, ma durante il tentativo di rimettersi i boxer (alla rovescia), Harry l’aveva stordito, l’aveva levitato fin in cucina, e l’aveva legato alla sedia con l’unica cosa a sua disposizione – un nastrino. Con incantesimi speciali per rinforzare la stretta, e con un bavaglio fermamente fissato sulla bocca del prigioniero, Harry aveva lasciato lì Malfoy in cerca d’aiuto. Ragazzi, se stava vivendo una brutta giornata.

***


Da parte sua, la giornata di Ron si stava rivelando ottima. Non era iniziata molto bene. In mattinata, la squadra di Quidditch per cui giocava come Portiere, i Cannoni di Chudley, aveva perso contro i Puddlemere United, finendo così estromessa dalla lotta per un posto nelle semifinali. Si stava crogiolando nell’autocommiserazione sopra un boccale di Firewhiskey, quando un Harry alquanto confuso, con indosso solo un asciugamano legato in vita, aveva fatto la propria comparsa nel camino del salotto per sollecitare il suo aiuto.

E che fosse quella la giornata fortunata di Ron era stato evidente quando, arrivato nell’appartamento di Hermione, aveva trovato un gigantesco furetto albino imbavagliato e legato ad una sedia della cucina. Aveva quasi squittito con femmineo piacere davanti alla propria fortuna. Dopo aver ascoltato una breve versione di quanto era successo da un Harry al colmo dell’imbarazzo, si era quindi messo al lavoro.

Per prima cosa si era assicurato l’aiuto della lampada da scrivania di Hermione e l’aveva lasciata sospesa sopra la testa di Draco, la luce vivace diretta contro gli occhi del furetto – occhi che, se lo sguardo fosse in grado di uccidere, avrebbero accoltellato Ron con una lama nella schiena. Era sempre stato il sogno speciale di Ron quello di diventare un Auror – solo il fatto di aver già visto abbastanza spargimenti di sangue durante la guerra gli aveva fatto optare per la carriera di giocatore di Quidditch (d’altra parte, doveva ancora raggiungere la propria quota di sangue sparso su un campo di gioco).

Poi, trascorse dieci minuti buoni a installare per bene nella mente di Draco i motivi per cui fosse a) un osceno idiota, 2) un Cercatore assolutamente penoso, d) un obbrobrio schifoso e un arrogante cretino. Dopodiché Ron continuò la propria tiritera chiamandolo con ogni singolo termine degradante che avesse mai pensato, e segretamente coltivato, in vista di un’eventualità simile. L’opportunità di abusare così di Draco Malfoy senza doversi nemmeno preoccupare delle rappresaglie era come un Natale venuto in anticipo, e vendicava la perdita mattutina cento, e cento volte ancora.

Una volta che Draco fu abusato a sufficienza per i gusti di Ron, iniziò l’Inquisizione Inglese.

“Harry,” ordinò Weasley con un tono tanto serio da rivaleggiare persino quello minaccioso del loro ex professore di Pozioni, “vammi a prendere la pinzetta.”

***


Hermione stava passando uno di quei giorni un po’ così. Sai, quelli dove nulla sembra andare come vorresti, e finisce che ti senti un fallimento; una fallita incompetente, stupida e naif? Già, uno di quei giorni.

Tutto considerato, si sentiva da schifo. La petizione che aveva ideato per modificare il sistema sul welfare – in modo da poter contemplare anche i servizi sociali per gli elfi domestici – non era passata, di nuovo. Questa volta aveva perso in favore di Corpivendola-qualunque-sia-il-suo-volto del dipartimento degli Indicibili Idioti e dei Massimi Minorati, che aveva presentato una petizione per allargare la lista degli abiti permessi al Ministero in modo da includere anche le minigonne. A quanto pareva, nel dipartimento della Corpivendola, tanto più lunghe sono le tue gambe e tanto più corta è la tua gonna, tanto più sei degna del tempo altrui – quello, e, ovviamente, se sei disposta a dormire con chiunque serva per ottenere quello che vuoi e far ottenere la priorità alle tue idee politiche.

E guai a guardare chi indossa abiti della lunghezza prestabilita, la cui unica curva lasciata allo scoperto è quella che ospita il cervello, il cui arduo lavoro è sempre a favore delle minoranze, che è costantemente a lottare contro il sistema (il sistema per cui ha lottato con le unghie e con i denti – e con la bacchetta – per proteggere, tutti quegli anni prima) e per questo non viene nemmeno premiata con un ufficio personale! No, deve dividere il suo cubicolo con Mr. Stupidità-nome-qualsiasi che non sa arrivare al lavoro se non con un ritardo di almeno venti minuti e che, dopo quattro mesi, deve ancora chiedere le indicazioni per raggiungere la toilette! A volte, ha voglia di indicargli la direzione sbagliata, solo per fargliela fare nei pantaloni, se solo non sapesse che poi, a pulire, toccherebbe a lei.

Così, in quello schifido giorno tra i giorni schifosi, Hermione non voleva altro che tornare a casa, cambiarsi e mettersi il suo largo pigiama, godersi una tazza di the bollente, coccolare il proprio gatto e leggersi un libro. Senza alcun rimorso per il fatto di lasciare il posto di lavoro con mezza giornata di anticipo, Hermione sentì la propria decisione cementarsi dentro di sé quando cozzò contro Corpivendola-qualunque-sia-il-suo-volto all’uscita dell’ascensore, scontro che causò il rovesciarsi dell’unica (per auto imposizione) tazza di caffè che si sarebbe permessa in tutta la giornata sui suoi vestiti. I vestiti nuovi. Della lunghezza regolamentare, ovviamente.

Borbottando trucemente tra sé a proposito di come Corpivendola e Mr. Stupidità avrebbero dovuto mettersi insieme per procreare bambini imbecilli mezzo vestiti e incontinenti che, per ironia della sorte, sarebbero comunque riusciti a mettersi davanti ai suoi bambini geniali, Hermione arrivò ai camini e trascinò il suo corpo stanco fuori da quell’orribile posto chiamato (dove nessuno mai faceva alcun) lavoro (tranne che lei) e ritornò a (casa, dolce) casa.

Sfortunatamente, per definizione, tutti i cattivi giorni vanno di male in peggio e nemmeno quel giorno fece eccezione, come fu palesemente provato dalla vista di Draco Malfoy, con indosso null’altro che un paio di boxer neri di seta (indossati alla rovescia) e legato ad una sedia della cucina con un nastrino, mentre una lampada da scrivania gli accecava gli occhi e Ron Weasley brandiva un piccolo strumento color argento sopra le sue sopracciglia.

La delusione prese immediatamente il sopravvento, quando Hermione si rese conto che il suo rilassante pomeriggio era appena andato a farsi friggere, e anche se non voleva veramente saperlo, chiese comunque: “Che diavolo sta succedendo?”

***


“Granger! Aiutami!” implorò Draco; la sua unica speranza di salvezza era appena rientrata in casa.

“Taci,” mormorò Ron, elargendo alla nuca di Draco uno scappellotto. “Hermione!” esclamò poi con tono adeguatamente sorpreso. Nascose velocemente le mani dietro la schiena, sperando che Hermione non avesse visto cosa stesse usando. “Cosa stai facendo qui?”

“Vivo qui, idiota,” replicò lei, lo sguardo che dardeggiava tra lui, Draco e Harry; quest’ultimo aveva smesso di borbottare parole senza senso, e ora stava fissando Hermione, gli occhi sbarrati e la bocca aperta. “Cosa state facendo?”

“Non è come sembra,” mentì Ron, mentre osservava Hermione scrutare con occhi sospettosi la scena che aveva di fronte.

“Non ascoltarlo; è esattamente come appare, aiut-”

Ron colpì di nuovo Draco, più forte.

“Oww… bastardo,” bofonchiò sottovoce Draco.

Ron sospirò, ben sapendo di avere contro ogni evidenza. “Va bene; è esattamente come sembra. Abbiamo incastrato Malfoy mentre cercava di irrompere nel tuo appartamento, e lo stiamo interrogando. Finora siamo riusciti a dedurre che non è affiliato a una qualche malvagia organizzazione che sta pianificando il tuo omicidio. Se mi dai ancora un paio di minuti, sono sicuro che riuscirò ad andare in fondo alla -” alzò nuovamente la pinzetta al livello delle sopracciglia di Malfoy.

“Lascialo andare. Ora.” Hermione incrociò le braccia sul petto e assunse quella che sperava fosse una postura intimidatoria. Non che fosse necessaria, visto come sia Ron che Harry avessero una salutare paura di lei sin dagli inizi.

“No, non capisci, Hermione,” tentò di spiegare Ron, “l’abbiamo colto sul fatto! Si è introdotto in casa tua e ha cercato di molestare Harry!”

Strabuzzando gli occhi, Hermione volse il viso verso Harry, che si era girato sulla sedia e aveva iniziato a colpire ripetutamente il tavolo con la propria testa, continuando, nel mentre, a borbottare: “Va’ via! Va’ via!”

Poi, Hermione posò lo sguardo su Draco, il cui colorito aveva assunto una sfumatura di rosso tale da rivaleggiare persino con quella di un Weasley.

“Non l’ho fatto!” si inalberò. “NON L’HO FATTO!” ripeté, notando il dubbio sul volto di Hermione. “Granger! Non dargli retta! NON ho molestato Harry!”

“Non per mancanza di tentativi,” mormorò Potter.

“Sta’ zitto, Sfregiato!” gridò Draco.

“Sta’ zitto tu! Molestatore!”

“NON SONO UN MOLESTATORE!” urlò Draco. Iniziò a lottare contro le proprie restrizioni. Doveva andarsene da lì. Non solo aveva visto Harry nudo (completamente nudo, tutto), ma aveva anche dovuto subire l’interrogatorio dai metodi sadici di Weasley indossando unicamente la propria biancheria intima, alla rovescia. La sua giornata era andata dall’essere meravigliosa a miserabile in un nonnulla, e ora tutto quello che desiderava era tornarsene a casa e affondare in un boccale di Firewhiskey, pregando di non risvegliarsi mai più.

“Sì che lo sei!” latrò Ron, unendosi alle grida. “Perché avresti altrimenti guardato Harry mentre si stava facendo la doccia e avresti poi tentato di unirti a lui, completamente nudo?”

“Giusto!” gli fece eco Harry.

“Volete starvene tutti in silenzio per un minuto?” alzò la voce Hermione. Tentò di rimettere insieme i pezzi. A quanto pareva, Harry si stava facendo una doccia quando Draco era arrivato e, pensando che Harry fosse lei, si era fatto avanti, sperando di farle una sorpresa. E invece a ricevere la sorpresa della propria vita era stato Harry, che aveva poi pietrificato Draco, l’aveva legato e aveva reclutato Ron per interrogarlo.

Idioti. Se un Malfoy nudo vagava in un bagno aspettandosi Hermione, allora avrebbe dovuto essere evidente, persino al più infimo dei cervelli di un troglodita (una categoria intellettuale che spesso i suoi amici non riuscivano, tristemente, a raggiungere), che una qualche sorta di relazione fisica stesse intercorrendo tra loro.

Grazie agli dei, i suoi amici erano esattamente tanto stupidi quanto sembrava a prima vista; altrimenti avrebbe dovuto prepararsi a lunghe spiegazioni.

“Draco non è un molestatore,” disse con un tono tanto definitivo che Ron e Harry capirono immediatamente che, nel caso avessero voluto darle contro su quel punto, avrebbero rischiato di abbandonare quell’appartamento senza parecchie parti vitali della loro anatomia.

Ron sospirò, parzialmente sconfitto.

“Beh,” riprese comunque, “è un intruso, come minimo. E non osare ribattere su questo punto, Hermione, perché è ovvio che si sia introdotto nel tuo appartamento con un qualche intento malvagio, e forse anche osceno.”

“Cazzate!” urlò Draco, aumentando i propri sforzi per liberarsi delle manette. “Dannazione, di cosa è fatta ‘sta roba, nastrini d’acciaio?”

“Oh, per amor degli dei,” sospirò Hermione. “Lasciatelo andare!”

“No, prima andiamo in fondo a questa faccenda,” disse Harry, alzandosi dalla sedia e oscillando leggermente a causa delle precedenti testate.

Ron si voltò di nuovo verso Malfoy e riprese a rincorrere il suo obiettivo di bruciare le retine del ragazzo con la lampada da scrivania. “Va bene, Malfoy, se non sei un molestatore né un intruso, dicci allora perché sei qui.”

“Non sono affari vostri,” bofonchiò Malfoy, guardando di traverso i suoi carnefici.

“Oh, dici? Bene, lo renderò affar mio.”

“Sono sicuro che ti piacerebbe, Donnoletta, ma il rendiconto è troppo – la tua povera mente non potrebbe mai comprenderlo.”

Ron si imporporò per l’ira. “Dimmelo o ti strozzo, Malfoy!”

“Non apprezzo il tuo sarcasmo, Malfoy.”

“Solo uno dei tanti servizi che offro, Potter.”

“Diccelo, Malfoy, o ne subirai le conseguenze,” lo minacciò Harry.

“Smettetela,” ordinò Hermione, rendendosi conto che la situazione stava iniziando davvero a sfuggire ad ogni controllo. Non che prima fosse anche solo lontanamente ben orchestrata e congegnata, pensò, mentre fissava il nastrino rosa che legava Malfoy alla sedia. Le dispiaceva di quella perdita, aveva avuto intenzione di usare quel nastrino per rammendare un vestito.

“Pazienza, Potter. Sto già soffrendo per un’overdose di terrore inflittami da Donnoletta. Quando passerà, allora avrò il tempo per essere propriamente terrorizzato anche da te. Fino ad allora, puoi scorazzare in giro e andare a proteggere la virtù delle vergini, o qualunque altra cosa sia quello che voi eroi fate nel tempo libero*.”

“Non farmi andare di nuovo a prendere la pinzetta, Malfoy.”

Draco fece una smorfia a quel ricordo del precedente incontro contro quello strumento di sadica tortura. Aveva già perso un bel po’ di peli sul petto – fatti precedentemente crescere con cura e fatica – e parte delle sue sopracciglia perfettamente cesellate. Non aveva intenzione di perdere altri peli. “Minacce flebili per flebili menti,” non riuscì comunque a trattenersi dal commentare.

Ron ringhiò e sollevò la pinzetta verso le sue narici.

“No,” lo fermò Harry, mentre Ron iniziava a preparare la mano, pronto a colpire. “Ho un’idea migliore. Vai a prendere il Veritaserum.”

Ron scoccò un’occhiata incuriosita a Harry. Questi gli rivolse uno sguardo tagliente. “Oh, giusto – ottima idea, Harry.” Guardando di sfuggita i due, Draco strinse gli occhi, minaccioso. Con un sorriso pieno di aspettativa, Ron sparì per ritornare un attimo più tardi con una tazza ricolma fino all’orlo di quello che Draco dedusse che fosse il siero richiesto.

Hermione guardò dubbiosa l’intruglio, ma Ron si ingegnò per tenerlo lontano dalla sua vista, giungendo anche a schermarlo con una mano, prima di rivolgerle un sorriso felice. Lei lo guardò con uno sguardo che diceva ‘Bene, andate pure avanti.’

Si rassegnò mentalmente al fatto che il gatto era sul punto di essere lasciato libero. Sarebbe dovuto comunque succedere, prima o poi. D’altra parte non era che fossero stati esattamente prudenti nell’organizzare i loro incontri – tutt’altro, ad essere onesti: baci appassionati sui pianerottoli, dove i vicini avrebbero potuto vederli; pasti nei ristoranti della Londra Babbana, pur sapendo che spesso c’erano maghi che frequentava quell’area; incontri rivelatori nei vicoli dietro al Ministero… Hermione si preparò all’inevitabile e passò in rassegna tutte le possibili scuse ai vari scenari che le venivano in mente.

Era inciampata e caduta sulle sue labbra – trenta o quaranta volte. Che sbadata!

Tutti mangiano e davvero, le possibilità di incontrarsi in quei dieci o più ristoranti nella Londra Babbana erano davvero alte, se ci si pensa bene e si fanno i conti. Quattro milioni di Babbani diviso cinquantamila streghe… prendi due…

Ovvio che non abbiate mai visto me e Malfoy darci dentro dietro ai cassonetti. Credete davvero che lui sia l’unico uomo in tutta la comunità magica con i capelli di quel colore? No, non sto andando a letto con Lucius Malfoy, vi prego!


Qualcosa del genere.

Draco non sapeva a quale divinità votarsi. Scoccò un’occhiata implorante verso Hermione, la quale poté solo limitarsi a guardare Harry e Ron con orrore divertito – se una cosa del genere fosse possibile – impersonificare Auror Buono, Auror Cattivo, come nelle migliori tradizioni dei giochi per bambini.

Harry tentò di afferrare la mascella di Draco e di aprirla a forza, ma Malfoy aveva altri piani in programma.

“Ow!” urlò Harry. “Mi ha morso!”

Ghignando con soddisfazione per la piccola vittoria, Draco non vide il manrovescio di Ron diretto al suo volto fin quando non sentì il rimbombo nelle proprie orecchie e un dolore sordo sulla nuca.

“Ow! Merda! Fallo una volta ancora, Donnola, e sei mo -”

Harry afferrò meglio il mento di Draco, e nonostante la strenua lotta di Malfoy, riuscì ad aprirgli la bocca, e Ron versò il dolce liquido nella sua gola. Malfoy sputacchiò e rabbrividì, mentre più di metà del contenuto della tazza gli finiva sul collo, sul petto, e sul grembo.

Ron posò la tazza vicino a Hermione e condivise uno sguardo di trionfo con Harry. Draco tossì e abbassò il capo, sconfitto. Era finita. Era fottuto, e non nel modo piacevole che si era immaginato in precedenza.

“Okay, iniziamo con una domanda semplice. Qual è il tuo secondo nome, Malfoy?”

“Non ne ho uno.”

“Certo che ce l’hai, tutti hanno un secondo nome.”

“Beh, io no.”

Ron e Harry si guardarono come se Malfoy avesse appena proferito la più oscena delle blasfemie. Chi non aveva un secondo nome? Snaturato.

“Basta perdere tempo,” decretò Harry. “Perché sei qui, Malfoy?”

“Perché molto tempo fa, mia mamma e mio papà hanno deciso che avevano troppi soldi e troppa bellezza nelle loro mani per tenerla egoisticamente solo per sé, e così ci hanno dato dentro come conigli fino a quando non sono stati benedetti con lo splendido uomo che avete, oggi, davanti ai vostri occhi.”

Harry alzò gli occhi al cielo. Ron schiaffeggiò, di nuovo, la nuca di Malfoy. Non appena fosse uscito di lì, Draco si sarebbe fatto controllare il cranio, e poi avrebbe fatto causa a Weasley fino a portargli via fino all’ultimo oggetto che possedeva per compare una borsa del ghiaccio con il pagamento dei danni. E un gelato, se gli fosse rimasto qualcos’altro.

Voglio dire, perché sei qui, oggi, nell’appartamento di Hermione, all’una e trenta di pomeriggio del sedici settembre, duemila e due,” precisò Ron, attento fino all’idiozia pur di evitare qualsiasi via d’uscita che la furettaggine di Malfoy potesse sfruttare.

Draco grugnì. Era giunto al capolinea; non aveva altra scelta che rispondere. Maledetto Weasley e la sua inaspettata precisione! Il sudore iniziò a raccogliersi sulle tempie. La Granger l’avrebbe ucciso, sempre che Potter e Weasley non lo avessero già fatto fuori prima. Quello sarebbe stato un momento ideale per perfezionare la sua capacità di diventare invisibile, così come aveva sempre voluto. Ora. Ora. O…

Nel frattempo, Hermione aveva approfittato della distrazione dei suoi due amici per poter ispezionare il Veritaserum. Il Veritaserum era un siero difficile da ottenere, e ancora più difficile da produrre da soli, e senza incorrere in sanzioni del Ministero. Certo a Harry, essendo Harry, erano permesse delle eccezioni alle regole, in considerazione del fatto che avesse salvato il mondo e tutto il resto, ma anche Harry Potter avrebbe avuto i propri problemi ad impossessarsi di così tanta pozione. E di certo non avrebbe sprecato un tale tesoro su Malfoy.

Prese in mano la tazza e la annusò. Aveva un odore famigliare. Piegò la tazza e ne bevve un piccolissimo sorso. Aveva lo stesso gusto del…

“Rispondi, Malfoy!”

“No, Malfoy, è -!”

“Io e Hermione abbiamo una storia segreta!”

“- succo di zucca!” urlò Hermione un secondo troppo tardi.

Harry ansimò. Ron sputacchiò. Draco guardò Hermione con occhi sbarrati.

“Harry si asciuga le dita dei piedi appena finita la doccia!” gridò Draco nel tentativo di distogliere l’attenzione da quanto aveva così spettacolarmente rivelato sotto pressione.

“Hai detto che non avevi visto nulla!” strepitò Harry, al colmo dell’indignazione.

“Tu cosa fai?” chiese Ron, il divertimento che gli illuminava gli occhi.

“E allora?” rispose Harry, sulla difensiva. “Non mi piace avere i piedi bagnati.”

Draco rise con gusto, applaudendosi mentalmente per la perfetta strategia diversiva.

Harry voltò di scatto il viso verso Malfoy. “Sta’ zitto, Malfoy. Non hai nulla da ridere, tu hai un minuscolo -”

“Ehi! Questo è un colpo sotto la cintola!”

“Molto sotto,” controbatté Harry.

“Non è vero! Draco è attrezzato perfettamente -” Hermione si coprì la bocca con le mani.

“Aha! Quindi lo ammetti!” Ron le puntò contro un dito accusatore.

“Harry va a letto con Ginny!” Al colmo dell’orrore, Hermione schiacciò con ancor più forza le mani sulle proprie labbra.

“Hermione!” strepitò indignatissimo Harry.

“Mmm, scusa!” borbottò ad alta voce, tra le dita.

Il sorriso sul volto di Ron scomparve immediatamente mentre squadrava truce Harry. “Cosa stai facendo con mia sorella?” ringhiò.

“Hermione sta andando a letto con Malfoy!”

“Ehi!”

“Cosa vuol dire che stai andando a letto con la mia sorellina?”

“Harry ha chiamato “Ginny” la sua scopa!”

“Hermione sta andando a letto con Malfoy!”

“Lo sappiamo già, questo, Sfregiato! Dicci qualcosa di nuovo, di tanto in tanto, no?”

“Malfoy sta per essere ceduto ai Cannoni!”

“COSA?!”

“Ron è ancora vergine!”

“Non lo sono!”

“Mi prendi in giro?”

“Hermione dorme con la luce accesa!”

“Draco ha ansie da prestazione!”

“Non su di me, Hermione! Qualcosa su di loro!”

“Scusa, sono così confusa!”

“Anch’io!”

“Pure io!”

“Idem per me, idioti!”

“Sta’ zitta, Hermione, vai a letto con un furetto!”

“Non è vero!”

“Scusa? Come chiameresti le ultime otto settimane di sfrenata passione -”

“Voglio dire che non sei un furetto, Draco!”

“Oh!”

“Non posso crederci che vai a letto con Malfoy. Non sei mai voluta uscire con me, ma esci con Malfoy?”

“Chiudi il becco, Donnola! Chiaramente la signora ha gusto.”

“Andiamo, Hermione, cos’ha lui che io non ho?”

“A parte che un intelletto superiore, una personalità affascinante, incomparabili abilità con la bacchetta, e un impeccabile senso stilistico, non posso proprio immaginare…”

“Taci, furetto; io sono molto meglio di te.”

“Ti prego, Weasley, essere il migliore in fatto di stupidità non conta.”

“E suppongo che essere lo studente d’onore all’accademia Sono-Uno-Stronzo sì, invece?”

“Ragazzi! Smettetela!”

“BASTA!” urlò Harry.

Tutte le teste presenti si voltarono verso di lui, stavano tutti respirando faticosamente, rossi in volto e orripilati a sufficienza per quello che era appena successo.

Harry trasse un paio di profondi respiri. “Sono state dette molte cose, oggi.”

Hermione distolse gli occhi, Ron si morsicò l’interno delle guance, e Draco mise in mostra i muscoli facciali, in un tentativo houdinesco di fuga dai lacci.

Il silenzio ingolfò la stanza, mentre i suoi occupanti prendevano nota di quanto era accaduto.

Hermione era profondamente in imbarazzo per il modo in cui aveva trattato i suoi migliori amici, ma anche ugualmente sollevata per il fatto che lei e Draco erano ormai una coppia sotto gli occhi di tutti.

Ron continuò a morsicarsi l’interno della bocca, furioso per il fatto che il suo migliore amico stesse dormendo con sua sorella, e doppiamente furioso che lei avesse perso la verginità prima di lui.

Harry pregava che Ron non lo volesse uccidere.

Draco contemplò la possibilità di amputarsi un braccio se così facendo avesse potuto uscire da quella stanza e dall’aria di imbarazzato disagio che emanava. Avrebbe potuto continuare a fare il Cercatore con un braccio solo, se fosse stato necessario.

“Dimentichiamo tutto quello che abbiamo detto e andiamo a casa?” propose Harry.

“D’accordo.”

“Diavolo, sì.”

“Liberatemi da qui!”

E con questo, sia Ron che Harry tornarono ai rispettivi camini; uno sperando che l’altro non stesse pianificando il proprio omicidio, l’altro pensando al modo più veloce, più facile e più sicuro per perdere la propria verginità.

Perciò Hermione fu lasciata sola a liberare Malfoy dalle proprie restrizioni, mentre lui complottava con fervore le dolorose dipartite di Ron e Harry.

“Beh, non è andata poi così male,” si avventurò Hermione, guardando cautamente Malfoy, il quale si stava massaggiando i polsi rossi e stava borbottando oscenità varie a mezza voce.

Senza alcun preavviso, poi, Draco scoppiò a ridere. “Non è andata male? Non è andata male! Mia cara, questo è stato stramaledettamente fantastico!”

Scioccata, Hermione non riusciva a credere che lui stesse ridendo. Si era aspettata insulti verbali, un’indignata protesta per il modo in cui era stato trattato dai suoi migliori amici, una qualche prova tangibile dei suoi notori scatti temperamentali – di certo, l’unica cosa che non si sarebbe mai aspettata erano state delle risate. Perlomeno, risate che non fossero maniacali.

“Non capisco,” commentò Hermione.

“Non capisci? Ce la siamo cavata senza conseguenze! Siamo sotto la luce del sole. Le tue guardie del corpo sono a casa loro, a strepitare contro la propria idiozia, e manco hanno reagito al fatto che tu ed io andiamo a letto insieme.”

“Beh, quando la metti così…”

“E, meglio ancora, io non sono stato ucciso! Tutto considerato, lo ritengo un successone, e tu?”

“Suppongo…”

“Non supporre niente, andiamo a celebrare!”

“Celebrare? Celebrare cosa?”

“Semplicemente il miglior giorno di sempre!”

El Fin




Note:
*) Liberamente ispirata a “Il colore della magia” di Terry (il Buon) Pratchett.


Come sempre, ogni commento è sempre più che gradito (:



  
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