Profumo
di dolci, Natale e di te❄
L'aria natalizia si respirava ovunque, tutti gli
anni.
Le luminarie stavano appese tra un tetto e l'altro, sui balconi, addobbavano i
grossi alberi, illuminavano il paese conferendo un'atmosfera magica.
Le ghirlande erano fissate su ogni porta, i vialetti delle villette erano
perfettamente spalati e i giardini pieni zeppi di luci bianche o colorate.
I negozietti stavano aperti fino a tardi, musica natalizia risuonava per tutte
le vie, cori di persone di ogni età intonavano canti popolari, chioschi
all'aperto vendevano caramelle, canditi, dolciumi delle più svariate forme,
perfino salumi, formaggi e frittelle dolci o salate; nell'aria aleggiava un
piacevole profumo di calore, cibo e felicità.
Iris adorava il Natale, e adorava il suo paesello
nel periodo di Natale, nonché le persone, i regali, gli addobbi, perfino la
tradizione irrinunciabile di zia Diane di presenziare alla messa della Vigilia.
In realtà quell'anno, la sua euforia non era dovuta solamente alle festività:
era un'allegria che le faceva nascere sorrisi dal nulla, che le faceva perdere
lo sguardo nel vuoto, che le solleticava la pancia, il cuore e che le portava
tanta energia e voglia di fare.
Infatti, nonostante fossero decisamente in ritardo con i preparativi, lei e
Diane erano tutte prese da drappi e festoni colorati con i quali stavano
riempiendo l'ampio salone di casa.
« E in cima la stella! A te l'onore, tesoro! » Proruppe
Diane, porgendole una stella di cristallo.
Iris la prese, tutta emozionata, e sfilandosi le pantofole salì su una sedia e
posò la stella in cima all'albero. Dopo essersi assicurata che non cadesse,
scese dalla sedia ed accettò l'abbraccio di sua zia, tutta presa ad osservare
il loro capolavoro.
« Adoro il Natale! » Esclamarono all'unisono.
Ci volle un po', ma quando finirono di addobbare
Iris e sua zia si misero a chiacchierare amabilmente del più e del meno, mentre
mettevano su il the. Stavano decidendo cosa preparare per il cenone di Natale,
quando d'un tratto suonò il campanello.
« Dev'essere Lukas » disse Iris, avviandosi verso la
porta. « Gli avevo promesso che gli avrei passato gli appunti di... » Ma si
bloccò di colpo, una volta che si trovò davanti a un bell'uomo, alto e
distinto, con una zazzera rossa, grandi occhi marroni e un mucchio di lentiggini sparse su tutto il viso.
« Papà! »
*
« Zsad... » Un gemito strozzato echeggiò nel
silenzio di una buia camera da letto, interrotto solo da sospiri languidi; era
l'intenso segnale che decretava la fine di un passionale amplesso.
Zsadist uscì frettolosamente dal corpo di Kate,
buttandosi di schiena sul materasso e accendendosi una sigaretta.
Lei, come di consueto, non si offese per l'indifferenza di Zsadist, né pretese
le classiche coccole dopo sesso. Dopotutto, sapeva perfettamente che erano solo
amici che cercavano una valvola di sfogo.
« Come mai oggi hai accettato di farlo qui? » Chiese
Kate, incantata a guardare i ghirigori di fumo della sigaretta.
« Perché mi andava. »
Non era una bugia, ma nemmeno la verità: in realtà
da quando Iris aveva messo piede nel suo rifugio, non riusciva a portarci Kate
per fare quel tipo di cose, e dirla tutta, evitava di portarcela proprio.
«Ultimamente mi sembra che tu non sia del tutto
sincero con me... che mi nascondi qualcosa. - Confessò Kate, con una punta
d'incertezza nella voce.
Zsadist spense la sigaretta nel posacenere, si alzò
dal letto mostrando il fisico nudo e statuario, e fece per vestirsi.
Anche Kate, si alzò incurante della sua nudità, e gli afferrò il polso mentre
era intento a raccogliere i suoi pantaloni da terra.
« Lo so che non stiamo insieme, ma penso di essere
una tua buona amica. Perché non ti confidi con me? »
Zsadist si scostò delicatamente e prese ad infilarsi
i boxer e i pantaloni.
« Parlami » continuò. « ti posso consigliare. » Le
sue parole suonavano come una supplica.
Zsadist terminò di vestirsi, chiuso nel suo ostinato
mutismo; ma dopo un po' si sedette e scrocchiò le dita delle mani, vizio che
aveva quand'era nervoso, e dopo un po' cominciò a parlare.
« C'è una ragazza. »
Kate chiuse gli occhi, sentendo l'ansia
attanagliarle le membra.
Quello per Zsadist non era proprio amore: erano
sempre stati solo loro due contro il resto del mondo, fino a quando crescendo
non si erano aggiunti gli altri amici - amici che tutt'ora facevano parte del
gruppo -, le varie scappatelle di lui e le storielle di lei.
Ma erano comunque solo loro, da tutta la vita. Lei si confidava solo con lui, e
anche Zsadist, anche se poco in un modo tutto suo.
E crescendo avevano trovato nel sesso, nel rifugiarsi l'uno nelle braccia
dell'altro, come una sorta di sfiatatoio, anche se entrambi tenevano ben
lontani la fisicità e l'amicizia.
Quindi sì, lei era effettivamente gelosa, ma tra le
sue maggiori preoccupazioni c'era quella di venire messa da parte dal suo
migliore amico e rimanere con quello spazio vuoto nel cuore che - sapeva per
certo -, nessuno avrebbe saputo riempire così bene come faceva Zsadist.
« Mhh... credo di sapere di chi stai parlando! »
Esclamò fingendo allegria.
L'albino non si stupì più di tanto perché sapeva che
Kate era in grado di capirlo più di chiunque altro al mondo, ma s'infastidì
leggermente senza darlo a vedere, perché sebbene si trattasse di lei, lo
seccava l'idea che fosse così evidente.
« Parliamo di Iris, giusto? Mi sembra una brava
ragazza. » Disse Kate, osservandolo di sottecchi.
« È proprio per questo! » Sbottò Zsadist. « Se fosse
una delle solite non mi sentirei minimamente in colpa nel farmi una scopata,
sanno quello che cerco e il più delle volte lo cercano anche loro. Ma con lei è
diverso! »
« Che cosa è diverso? » Domandò incuriosita e sì, anche preoccupata.
« Lei è... dolce. È delicata. Fin da subito l'ho vista come un qualcosa da
proteggere, perfino da me stesso. Lo sai come sono quando ottengo qualcosa e
poi mi stufo e me ne disfo. Ma con lei... il solo pensiero di essere la causa
di una sua sofferenza mi fa stare davvero di merda. »
Sospirò, passandosi nervosamente una mano tra i
capelli di quell'insolito bianco.
« È diversa. » Ripeté. « Non mi è mai successa una
cosa così. » Ammise subito dopo.
Kate si sedette affianco a lui sul letto sfatto e
ancora tiepido, e gli prese il volto tra le mani, in modo da farsi guardare
dritto negli occhi.
« Tu sei
diverso. » Gli rivelò la rosa, marcando sul pronome. » Lo Zsadist che conoscevo
se ne sarebbe sbattuto. Forse dovresti provare... » E si sentì ipocrita Kate,
perché una piccola e infida parte di sé, sperava che si stufasse davvero e
presto di Iris.
Zsadist non disse nulla, si limitò a staccarsi
dall'amica, a salutarla con un cenno del capo e ad andarsene da casa della
ragazza, che si rannicchiò sotto le coperte.
Il giovane tornò a casa, che distava davvero poco da quella di Kate, infatti
non si era preso la briga di prendere l'auto.
Salutò la madre intenta a guardare una soap opera in
televisione, circondata da bottiglie di birra. Cercò di non far caso alla donna
e, passato da camera propria per prendersi un cambio, se ne andò in bagno per
buttarsi sotto la doccia.
Sì insaponò e sciacquò frettolosamente, per poi uscire ed asciugarsi
altrettanto di corsa.
La conversazione avuta con Kate l'aveva scombussolato.
Provarci?
Gli sembrava assurdo. Seppur piacevole.
Con i capelli ancora leggermente umidi, fece per
uscire di casa.
« Zsadist. » Lo chiamò Mariah, sua madre. « Prendimi
un pacchetto di sigarette. » Ordinò, con voce sbiascicante e arrochita.
Zsadist trafficò nelle tasche del giubbotto e posò un pacchetto dei suoi sul
tavolino accanto al divano sul quale sua madre era comodamente stravaccata, e
senza dire niente né ricevendo ringraziamenti, uscì di nuovo.
Entrò in auto e andò al rifugio. Durante il tragitto ascoltò tre o quattro
canzoni che passavano in radio a volume assordante. Tutto pur di non ascoltare
i propri pensieri.
Una volta arrivato nel suo posticino, per poco non
andava a sbattere contro un albero quando notò Iris seduta sulle scalette malandate
che portavano nel piccolo portico della casupola, avvolta da una coperta
azzurra, con un libro in mano e gli auricolari nelle orecchie.
Andò a parcheggiare sul retro, e scese con trepidazione.
Si sentì molto stupido.
Le mani avevano preso a sudargli e il suo battito cardiaco era aumentato già
dal momento in cui l'aveva intravista.
C'erano un paio di scalette anche sul retro della
casetta e le salì con un'unica falcata, con in testa l'obiettivo di rimanere a
guardarla almeno un po', prima di uscire allo scoperto. Dalla sua posizione non
riusciva a vedere granché, ma un sorriso intenerito non poté fare a meno di
sorgergli sulle labbra quando vide Iris sbuffare mentre riportava una ciocca di
capelli fiammeggianti dietro un orecchio ( e si domandò quante volte avesse
ripetuto quel gesto per spazientirla in quel modo ). Il suo viso era contratto
in un'adorabile smorfia corrucciata; sembrava che quello che stava leggendo
l'innervosisse.
Si fece un sacco di domande in quei cinque minuti di breve osservazione: si
chiese se era il tipo di persona che si emozionava quando leggeva o vedeva
qualcosa di triste, se reggesse un libro con una mano mentre con l'altra si
abbracciasse perché aveva freddo, se potesse desiderare che uno come lui la
intrappolasse tra le braccia per poterla scaldare.
Troppe domande, troppi "se", ma Zsadist non pretendeva nessuna
risposta; il solo vederla lì, a casa sua,
magari proprio mentre lo stava aspettando, gli fece sentire un insolito calore
nel petto.
Un calore che desiderò non l'abbandonasse mai.
*
Iris stava leggendo "Harry Potter e il
Prigioniero di Azkaban". O meglio, lo stava rileggendo per la centesima
volta. Era arrivata al punto in cui Peter Minus veniva smascherato e si
scopriva che i genitori di Harry li aveva condannati proprio lui, e non il
ricercato Sirius Black.
Certamente sapeva come andavano gli avvenimenti, ma non poteva fare a meno di
innervosirsi ogni volta che leggeva quei capitoli.
Nelle orecchie suonava "Let it Be" dei Beatles.
Era talmente concentrata che ci mise qualche istante a rendersi conto degli
stivali neri che erano apparsi accanto a lei. E della persona che li calzava,
d'altro canto.
Subito staccò gli auricolari dalle orecchie e si
alzò di scatto, lasciando che la coperta scivolasse per terra.
« Zsadist! » Esclamò sorpresa.
« Proprio lui! » Scherzò l'albino.
« Sono mortificata, mi dispiace... A casa è un macello e non sapevo dove andare
per starmene un po' da sola... »
Zsadist sorrise ancora mentre la sentiva balbettare delle scuse e la guardava
torturarsi le mani, a testa china.
« Pare che sia arrivato nel momento sbagliato. Ti lascio le chiavi e vado a
farmi un giro, se vuoi. » Le propose, porgendole le chiavi del rifugio.
« Assolutamente no! Sono io che dovrei andare... » e si chinò per infilare in
fretta e furia la coperta e il libro nella grossa borsa. Se la caricò su una
spalla e lo salutò, rossa di imbarazzo.
Zsadist ebbe un tuffo al cuore, appena la vide fare
dei passi per allontanarsi da casa, da
lui. Con appena due - tre falcate la raggiunse e la agguantò per un polso.
Lei si girò verso di lui, con le labbra leggermente schiuse. E fu proprio lì
che lo sguardo di Zsadist si posò. La gola gli si seccò e le parole gli
morirono in bocca. Dentro di sé c'era un tumulto di emozioni, dovute anche alla
conversazione con Kate: una parte l'intimava di provarci, di non fare il
rammollito; un'altra invece lo faceva tirare indietro, perché non era proprio
il caso di farle conoscere la merda che c'era nella sua vita.
E un'altra ancora avrebbe semplicemente desiderato
di farsi guardare ancora da quei grandi occhi blu, di stringerle le mani
bianche, delicate e fredde e di sentirla canticchiare sdraiati davanti al
focolare.
Le lasciò immediatamente il braccio, infilando le
mani nelle tasche della giacca e cercò di mettere su una frase di senso
compiuto.
Che fare? Chiederle di non tornare più o invitarla dentro?
Fare finta di non averci mai parlato, ignorarla, oppure provare a instaurare un
rapporto con lei?
« Iris... » cominciò. « Se vuoi vado a prendere
qualcosa di caldo al bar e lo porto qui. Nel frattempo te ne stai dentro e ti
accendo il fuoco, stai congelando. »
La ragazza parve un po' sorpresa dalla proposta, ma qualche secondo dopo le sue
labbra si stirarono in un sorriso timido e felice ed accettò: "solo a
patto che mi lasci pagare la mia parte".
Bisticciarono un po' a questo proposito, poi gli chiese di portale la sua
solita cioccolata bollente in tazza grande con panna montata, scaglie di cocco
e una spruzzata di cacao.
« Tempo di fare due passi verso il pick up e avrò già dimenticato tutto. »
Borbottò Zsadist, grattandosi il mento.
Iris ridacchiò. « Basta che tu dica a Amy o a chiunque altro ci sia che vuoi
una cioccolata calda per me, e ti serviranno subito la cosa giusta. »
Zsadist annuì e una volta entrati a casa accese
frettolosamente il fuoco nel camino, che cominciò a scoppiettare allegramente.
Fece per uscire, salutando Iris, ma poi si voltò improvvisamente.
« Iris? »
Zsadist ghignò.
« Stavolta vedi di non giocare con il fiume ghiacciato, sei troppo pesante
perché ti reg.. » Ma non poté finire la frase che dovette fuggire, perché Iris
gli aveva tirato addosso un piccolo cuscino rosso, che andò contro la porta
producendo un leggerissimo tonfo.
L'albino scoppiò a ridere e salì sul pick up.
Alla fine aveva deciso di stare insieme alla ragazza, di farla entrare nel suo
rifugio un'altra volta, di farla entrare perfino nel suo cuore spinoso.
Guidò a cuor leggero, felice di poter passare qualche
ora con lei.
*
« Jessie è incinta, Diane, e io voglio che lei e
Iris leghino. Voglio portarla via da questo paesino sperduto. » Dichiarò Lex,
il padre di Iris.
« E non pensi a Iris, non è vero?! Non pensi che lei sia più felice qui?! »
Gridò Diane, con le guance rosse e le narici che si dilatavano come se fosse un
toro sbuffante.
« Dovrà venire, volente o nolente. In città c'è una scuola perfetta che
l'aiuterà ad entrare in università, dopodiché diventerà un'imprenditrice di
successo e dirigerà l'azienda al posto mio... O almeno finché il figlio che
aspetto da Jessie non sarà diventato grande abbastanza da dirigerla lui stesso.
»
« Sei un egoista! non pensi a quello che desidera Iris! E dopo che tuo figlio
sarà diventato grande hai anche intenzione di toglierle l'azienda! E Alex?! Lui
l'hai dimenticato? »
Lex serrò le labbra così tanto che divennero due
linee sottilissime, quasi inesistenti.
« Alexander ha dimostrato di avere una vena fin
troppo ribelle per poter essere un uomo d'affari. E d'altro canto Iris è una
donna, non verrà mai presa sul serio quanto un uomo. »
Diane spalancò la bocca, indignata. Livida di
rabbia, si alzò di scatto dalla poltrona, rovesciando la tazza di the sul
tavolino per il movimento brusco, e Lex si alzò a sua volta, fronteggiandola.
« Vai fuori da casa mia, Lex, non ti voglio mai più
vedere. Sei stato una delusione per me, per la povera Katherine, lo sei stato
per Alex, ora non ti lascerò rovinare anche Iris! Fuori! »
L'uomo sembrava quasi che stesse per protestare, ma
poi si avviò a testa alta verso l'uscita, agguantando il cappotto dall'aspetto
costoso e uscendo immediatamente, sbattendosi la porta dietro le spalle.
Diane pianse per il nervoso, crollando sulla
poltrona e reggendosi il viso con le mani a coppa. Si asciugò gli occhi dopo
poco, tossicchiò e cercò di darsi un contegno. Era decisa più che mai a
proteggere la sua nipotina da quell'idiota del fratello, e l'avrebbe fatto a
qualsiasi costo, con qualsiasi mezzo.
Non avrebbe lasciato che Iris perdesse quella dolcezza e freschezza che la
contraddistingueva, non dopo che si era finalmente ripresa dal lutto della
madre, non ora che aveva ripreso ad uscire e a divertirsi con gli amici, non
ora che suonava e cantava e rideva, non ora che, anche se inconsapevolmente,
aveva trovato l'amore.
*
« Ma dai! Ma è da bambini! » Proruppe Zsadist
incredulo, sgranocchiando patatine nel mentre.
« Non è da bambini! La Disney è per qualsiasi età, e ti dirò di più: quando
muore Mufasa, piango ancora. » Poi scoppiò a ridere, quando incrociò gli occhi
strabuzzati del ragazzo.
« Questo è uno dei miei più grandi segreti, solo Simon lo sa! Quindi tu devi
mantenerlo. »
Zsadist annuì, promettendole che non avrebbe aperto bocca. Poi però si rabbuiò,
mentre Iris gli raccontava di quanto Simon la prendesse in giro ogni volta.
« Tu e questo... Simon. State insieme? » Domandò,
quando Iris finì il discorso.
« Oh, no! » Esclamò la rossa, sorridendo. « Siamo un po' come fratello e
sorella. Praticamente ci conosciamo da quando indossavamo i pannolini. »
Zsadist non poté fare a meno di sentirsi sollevato davanti a quella
dichiarazione, ma tuttavia non si era scordato che, quella sera del BlackSnow,
c'era qualcun altro del gruppo della ragazza che le aveva puntato gli occhi
addosso.
« E che mi dici di quell'altro? Quello spilungone. »
« Michael? »
« No, lui mi piace, lo rispetto. E picchia bene. »
« Allora Lukas, per forza. E la violenza è sbagliata. »
« Suppongo di sì. » Disse Zsadist, ma senza specificare a quale affermazione
della ragazza si riferisse. "Anche
il nome è da finocchio", pensò Zsadist, ghignando.
Iris sospirò, spalmando la faccia sul materasso.
« Credo di piacergli, ed è un po' appiccicoso,
diciamo. E fastidioso. Gli voglio bene ma, non penso che starei mai con lui. »
Spiegò Iris.
Zsadist si irrigidì, e la rossa notò immediatamente la sua mascella serrata.
« Appiccicoso e fastidioso in che senso? » Le
chiese.
« Beh, nulla di che. Tipo carezze a abbracci non richiesti, parole dolci e... »
Ma venne interrotta dal cinguettio del cellulare, segno che le era arrivato un
messaggio. Sbloccò il telefono e tirò giù la barra, leggendo il mittente e il
messaggio.
« ...E messaggi dolci ma altrettanto indesiderati. » Concluse, mostrandogli il
telefono.
"Sono
stato felice di vederti, oggi, anche se per poco. Sei bellissima in azzurro,
sai? Quando usciamo un po', io e te? Stavo pensando che potremmo andare
a...". Il resto del messaggio non si leggeva,
perché troppo lungo, e Iris non aveva voglia di visualizzarlo, ma ciò che
Zsadist aveva letto gli era bastato e avanzato per fargli prudere le mani.
Sapeva perfettamente che non aveva alcun diritto di sentirsi geloso, ma non
poteva fare a meno di provare quello spiacevole sentimento. E Dio solo sapeva
quando avrebbe voluto spaccare la faccia a quel damerino.
« Non so proprio come dirgli che non fa per me. Mi
dispiacerebbe ferirlo. » Asserì la ragazza.
Zsadist grugnì.
« Se non lo capisce con le buone, fammelo sapere.
Glielo farò capire io che non c'è trippa per gatti. » Brontolò in tutta
risposta.
Iris arrossì, ridendo leggermente, e poi gli rivolse uno sguardo dolce, inclinando
la testa.
« Ti ripeto che la violenza è sbagliata. » Disse in tono carezzevole.
Zsadist desiderò baciare le sue belle labbra rosse e piene, ma non lo fece.
Anche solo quella sua ultima affermazione gli faceva capire quanto diversi
fossero. Lui affrontava le situazioni a suon di pugni, a lei bastava fare uno
di quei suoi teneri sorrisi e chi avrebbe potuto dirle di no? Lui di certo non
ce l'avrebbe fatta.
Sospirò rumorosamente e le prese una mano,
carezzandone il dorso con il pollice. Lei ricambiò la stretta immediatamente, e
posò la testa sulla spalla sinistra del ragazzo, che avvolse a sua volta le sue
piccole spalle con un braccio.
Non sapevano come avessero fatto a ritrovarsi in quella situazione, ma poco
importava. Stavano bene.
Stettero semplicemente in silenzio, abbracciati,
mano nella mano a guardare le fiamme arancioni, ascoltando i crepitii del
fuoco e i propri respiri, sentendo i loro profumi mischiarsi e aleggiare
nell'ambiente finché Iris non sarebbe dovuta tornare a casa.
Ma anche se fuori il cielo era già buio, l'orologio segnava solo le cinque e
mezzo del pomeriggio, ed in quel piccolo alone di calore e felicità, non
dovevano ancora preoccuparsi di nulla.
Spazio
Autrice:
ciao a tutti! Scusate il ritardo ma ho avuto qualche
problemino che non starò a raccontare per annoiarvi.
Bene! In questo capitolo ci sono un po' di avvenimenti. Il papà di Iris,
intenzionato a portarla via dal paesello e il suo avvicinamento con Zsadist. Il
loro rapporto verrà stroncato sul nascere o zia Diane farà in modo di
convincere Lex a lasciarle Iris?
Chissà!
Ringrazio come al solito tutti coloro che leggono "You Found Me" e
dedico questo capitolo a Fanny93, come promesso.
Spero di non aver fatto troppi errori, nel caso segnalatemelo! Appena trovo un
po' di tempo sistemerò qualcosina anche nei capitoli precedenti.
Buona serata a tutti e grazie per avermi letta fin qui.
Baci, Night :*