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Autore: Silly_Symphony    31/10/2017    0 recensioni
Jimin è un vampiro, probabilmente il peggiore che ci sia...
Genere: Angst, Fluff, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Park Jimin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- THIRST OR TREAT? -

 

 

 

La casa che ospitava la festa era stracolma di persone.

Jimin trasse un profondo respiro, pentendosene immediatamente perché l'odore di umani, misto a quello di alcool, erano tanto concentrati da fargli girare la testa.

Scosse il capo, per schiarirsi la mente e cercò di assumere un'espressione che trasmettesse al contempo casualità e sicurezza di sé, due emozioni parecchio lontane da quelle che effettivamente stava provando.

Non era neppure il suo primo tentativo: la prima volta, stava filando tutti liscio e Jimin pensava di avercela quasi fatta, ma la ragazza gli aveva rivolto un sorriso così dolce... E lui proprio non se l'era sentita.

Aveva riprovato alcune settimane dopo, arrivando a un soffio all'obbiettivo. Poi aveva commesso l'errore di parlare con la sua vittima. La ragazza avrebbe dovuto sostenere un esame il giorno dopo e sembrava simpatica. Jimin non voleva rovinarle ogni possibilità di essere promossa.

Poteva aspettare, dopotutto.

C'erano state altre serate, altre persone. Ogni volta qualcosa lo aveva bloccato.

Stavolta, però, non poteva fermarsi e non lo avrebbe fatto.

Dopotutto era Halloween (oh, l'ironia) e il giorno la scuola sarebbe rimasta chiusa, nessuno avrebbe dovuto sostenere esami. Inoltre, Jimin si era allenato con delle arance per un oltre un mese e ormai era sicuro di riuscire a procurare meno dolore possibile.

Ce la puoi fare.

Jimin entrò nella casa e si fermò qualche secondo per studiare l'ambiente. Già all'ingresso poteva scorgere più di qualche coppia intenta a pomiciare. Un ragazzo gli offrì un bicchiere con qualcosa di alcolico, ma Jimin rifiutò educatamente per poi incamminarsi verso la stanza da cui pareva provenire la musica.

Trovò una pista da ballo semibuia e gremita di gente, perfetta per i suoi scopi. Senza esitare, il vampiro si addentrò nella folla e prese a ballare.

Non aveva il cuore di scegliere da sé la propria vittima. Ma se c'era una cosa che le sue pur scarsissime esperienze gli avevano insegnato, era che non avrebbe dovuto attendere molto prima che qualcuno si facesse avanti.

A dargli ragione, dopo pochi minuti, due mani gli cinsero la vita.

-Posso unirmi a te?

Jimin rimase interdetto per qualche istante, non gli era mai capitato che a farsi avanti fosse un ragazzo. Lo squadrò da capo a piedi.

-Non sei interessato? - domandò l'altro con un occhiolino. -Se non lo sei va bene...

Jimin si affrettò a scuotere la testa. -No figurati! - replicò con a sua volta forzando un sorriso. Una persona valeva l'altra. Deglutì, cercando di non mostrarsi troppo nervoso e d'ignorare lo stomaco che si contorceva fastidiosamente e i sensi di colpa che già l'assalivano. Prese esempio da una ragazza che ballava a qualche metro da loro e cinse il collo del ragazzo con le braccia, prendendo a muoversi a ritmo di musica con lui.

Pregò che la sua risposta non fosse risultata troppo strana. Jimin non era abituato ad interagire con gli umani. Ad essere precisi, non era abituato a interagire con nessuno che non fossero i suoi genitori o suo fratello. Per fortuna, le persone che incontrava alle feste non erano interessate a parlare e spesso erano talmente ubriache da non accorgersi se si comportava in maniera bizzarra o impacciata.

Ballò con il ragazzo per circa mezzora. Lasciando che si avvicinasse man mano. Occhieggiandolo discretamente e decidendo che sì, aveva bevuto a sufficienza da non ricordarsi di lui il giorno dopo.

Quando l'altro iniziò a sfiorargli un orecchio con le labbra, Jimin si staccò da lui.

-C'è qualcosa che non va?- domandò il ragazzo, la delusione evidente nella voce.

Jimin si morse il labbro. -No, no. Solo... Andiamo in un posto più appartato.

Gli occhi del ragazzo s'illuminarono e Jimin si costrinse ad ingoiare il groppo che gli si era formato in gola. S'impose di non scappare, di non inventarsi scuse, questa volta.

Sarebbe stato bello poter tornare a casa e non dover ferire nessuno, sarebbe stato bello essere normale. Peccato che Jimin non lo fosse.

Ce la puoi fare.

Prese il ragazzo per il polso e lo guidò su per delle scale, fino a raggiungere una stanza deserta. Mentre camminavano così uniti, Jimin si rese conto che poteva avvertire il sangue scorrere nelle vene sotto ai suoi polpastrelli e, non senza una certa vergogna, si accorse di avere l'acquolina in bocca.

Era passato davvero troppo tempo dall'ultima volta che si era nutrito.

Giunti in una stanza vuota, Jimin chiuse con delicatezza la porta e si girò verso la sua vittima.

Ce la puoi fare.

Allenarsi con le arance era un conto, ma avere davanti un collo vero e proprio e un umano inconsapevole era tutta un'altra storia.

Il ragazzo si avvicinò a lui, circondandogli una guancia con una mano mentre l'altra scendeva lungo la sua schiena. -Sei bellissimo.

Jimin non gli lasciò aggiungere altro. Sapeva di non poter sentire altro. O si sarebbe fermato.

Si avventò sulla sua bocca per zittirlo. Aveva imparato a baciare da poco, da quella prima sera con l'umana dal sorriso sin troppo dolce per essere morsa. Gli umani non sembravano mai troppo infastiditi dal fatto che non sapesse baciare. Forse perché erano troppo ubriachi.

L'umano rispose con entusiasmo, la bocca che sapeva di alcool e le labbra leggermente screpolate.

Jimin lo spinse verso il muro, staccandosi dalla sua bocca e iniziando a tracciare una scia di baci dalla mandibola sempre più giù, verso quella porzione di pelle tra collo e spalla che lo chiamava a sé come il canto di una sirena. Poggiò le labbra lì, sentendo il sangue pulsare nelle vene a solo qualche millimetro di distanza. Il ragazzo, nel frattempo, aveva preso a spingere il proprio bacino contro il suo, gli aveva sollevato la maglia, in maniera da poggiare le mani sui suoi addominali, ma nulla di questo importava. Jimin poteva sentire le proprie zanne allungarsi, gli occhi virare dal solito marrone ad un color vermiglio, la fame che fino a qualche secondo prima era sembrata tollerabile, ora lo stava letteralmente consumando. Finalmente, finalmente, sarebbe riuscito a cibarsi!

La porta si spalancò con uno schianto.

Jimin si impietrì sul posto, sentendo l'orrore farsi strada dentro di sé quando i suoi occhi (i suoi occhi vermigli!) incontrarono quelli di un altro ragazzo, che stava ricambiando il suo sguardo a bocca aperta.

-Io... ehm... ho sbagliato stanza, scusate! - dichiarò questo prima di scappare richiudendosi la porta alle spalle con un sonoro tonfo.

-Ah, guastafeste- si lamentò la sua vittima. Divincolandosi dalla presa di Jimin per avvicinarsi alla porta. - Avremmo dovuto chiudere a chiave.

-No

L'altro si girò a guardarlo sorpreso.

-No, io... devo andare.

-Ma avevamo appena cominciato!

Jimin si costrinse a rivolgergli un sorriso tirato. - Mi spiace, mi sono appena ricordato di un impegno.

Si trattava palesemente di una bugia ma l'altro, dopo aver studiato Jimin per qualche secondo, sembrò decidere di lasciar correre e scosse le spalle prima di lasciarlo passare.

Appena fuori dalla stanza, Jimin si precipitò a cercare il ragazzo che li aveva interrotti. Doveva trovarlo. Subito. Prima che fosse troppo tardi. Quanto aveva visto? Quanto aveva capito? Se lo avesse denunciato alle autorità sarebbe stato un disastro!

Jimin non aveva spesso anni a rassicurare i suoi genitori di potersela cavare per poi finire infilzato da un paletto legno a neanche un mese dal suo trasloco.

Mentre era impegnato nella camera, il numero di esseri umani sembrava essere in qualche modo raddoppiato. Facendosi forza ed ignorando l'odore troppo intenso e il senso di claustrofobia, Jimin cercò in ogni stanza (interrompendo involontariamente qualche coppia sul più bello), ma del ragazzo non c'era traccia.

Cercò per quasi un'ora, alla fine dovette darsi per vinto. L'altro non era più nell'edificio. Forse era meglio così. Se anche lo avesse ritrovato cosa avrebbe potuto dirgli per convincerlo a non denunciarlo? Lo aveva addirittura beccato nell'atto di bere del sangue (più o meno).

Forse sarebbe stato troppo spaventato per denunciarlo e, del resto, non sapeva neanche il suo nome. La stanza era semibuia e c'erano buone probabilità che non lo avesse visto bene.

Sì, provò a rassicurarsi Jimin, non c'era pericolo fintanto che non avesse rincontrato il ragazzo.

Per ogni evenienza, decise di lasciare immediatamente la casa. Gli venne in mente solo dopo, infatti, che il ragazzo avrebbe potuto benissimo aver chiamato la polizia ed il vampiro era ancora sul luogo del misfatto, ad attendere gli agenti come un pollo.

Si affrettò a lasciare la festa, per l'ennesima volta senza aver bevuto una goccia di sangue.

La fame intensissima di poco prima si era parzialmente placata. L'essere in pericolo sembrava averla fatta scendere in secondo piano. Tuttavia, ora che si stava progressivamente calmando, Jimin non poté fare a meno di sospirare, massaggiandosi lo stomaco vuoto.

Quanto avrebbe voluto poter mangiare cibo normale come tutti gli esseri umani! I suoi genitori sarebbero stati raccapricciati nello scoprirlo, ma Jimin aveva tentato varie volte, senza successo, di ingerire piatti umani. Il sapore era terribile, e i dolori addominali che seguivano ancora peggio. Senza contare che il cibo umano sembrava indebolirlo, invece che rafforzarlo. Un vero e proprio veleno.

Jimin non aveva mai provato gioia nel suo essere un vampiro. Secoli di vita passati a nascondersi, a isolarsi e a bere il sangue di poveri innocenti quando tutto quello che avrebbe voluto sarebbe stato avere una vita "normale".

Jimin non era fatto per lo stile di vita vampirico. Il sole gli bruciava la pelle, vero, ma era bellissimo vedere il mondo tingersi di colori brillanti. Gli umani avevano paura di lui, o l'avrebbero avuta nello scoprire cosa fosse, ma Jimin li trovava così affascinanti, così caldi e bellissimi e così, così fortunati! Il suo più grande sogno, quello che l'aveva spinto a lasciare la sua casa e i suoi genitori, era avere degli amici umani e vivere una vita il più possibile umana. Voleva poter frequentare lezioni con i suoi amici, andare al cinema e alle feste con loro, fare vacanze e avere tutte quelle esperienze promesse dai film che vedeva per tenersi impegnato nei giorni solitari a casa sua.

In poche parole Jimin era un vampiro, sì. Ma probabilmente, il peggiore che ci si potesse immaginare.

 

.

 

Nonostante avesse molti difetti, Jimin considerava un suo grande pregio quello di essere una persona ottimista. Non era facile che si abbattesse o si desse per vinto. Per questo, quando le lezioni ricominciarono, Jimin si recò a lezione ancora una volta pieno di determinazione e buoni propositi.

Il suo obbiettivo più pressante, oltre a procurarsi del sangue, era infatti stringere amicizia con qualcuno dei suoi compagni di classe.

Fino ad ora era riuscito a chiedere in prestito una matita (l'aveva riconsegnata illesa e temperata a puntino), e a porre domande riguardanti alle lezioni a ben due persone. Era orgoglioso di dire che nessuno aveva scoperto la sua vera natura, nessuno lo aveva guardato stranamente e nessuno era sembrato nemmeno un po' spaventato!

Certo, non era riuscito a trovare poi il modo di continuare a parlare con gli altri studenti, ma pian piano era sicuro che sarebbe arrivato anche a quello.

Arrivato in aula sedette al suo solito posto, penultima fila, secondo banco a destra. Un posto perfetto, opposto alle finestre da cui penetravano i raggi del sole più forti e abbastanza lontano dalla cattedra da permettergli, in futuro, di parlare con i suoi amici senza farsi scoprire dal professore.

Era sempre il primo ad arrivare a lezione, in questo modo, man mano che gli studenti entravano, poteva rivolgere a ciascuno il suo sorriso più smagliante e augurare "buongiorno" nel tono più brillante possibile.

Alcuni studenti lo salutavano di rimando, altri si limitavano ad un sorrisino o ad un cenno del capo. Nessuno si sedeva vicino a lui, ma Jimin li capiva: ognuno di loro era già amico di qualcun altro all'interno della classe, perciò era normale che preferissero restare con i loro amici. Jimin non aveva problemi con questo. Alla fine qualcuno si sarebbe seduto vicino a lui.

-Se ci siamo tutti, direi di cominciare - annunciò il professore.

Jimin si guardò attorno e non poté fare a meno di sospirare, a quanto pareva, anche questa volta qualcuno non avrebbe partecipato alla lezione, lasciando un posto vuoto, proprio quello di fianco a Jimin.

Era la quarta volta che Jimin frequentava questo corso, ed era la quarta volta che ciò accadeva. Jimin non poté fare a meno che chiedersi se ci fosse effettivamente una persona mancante, o se semplicemente ci fossero pochi studenti.

La lezione era iniziata da circa una quindicina di minuti quando la porta si spalancò di colpo.

-Scusinonhosentitolasveglia! - urlò tutto trafelato uno studente, irrompendo nella classe. Si piegò poi in due, mettendo le mani sopra le ginocchia e inalando grosse boccate d'aria, presumibilmente per aver corso come un forsennato fino all'aula.

Il professore sbuffò spazientito indicando vagamente nella direzione di Jimin. - Lì c'è un banco libero, ma che non si ripeta.

-Certamente - rispose l'altro, raddrizzandosi con un sorriso.

Aggiunse anche dell'altro, Jimin tuttavia non riuscì a seguire il resto della conversazione. Il suo cuore si era bloccato nel momento in cui lo studente aveva alzato il viso perché chi altri poteva essere se non lo sconosciuto della festa?

Il ragazzo guardò nella direzione indicata dal professore e Jimin fece appena in tempo a voltare di scatto la testa, prima che l'altro lo vedesse.

Come in un film dell'orrore, sentì i passi dell'altro che si avvicinavano, la sedia che strideva mentre veniva strascinata sul pavimento ed infine il "tud" di qualcuno che si sedeva pesantemente su di essa.

-Ah, non posso credere di avercela fatta. Dal mio appartamento alla classe in dieci minuti e mezzo, penso sia un nuovo record.

Oddio, oddio! Realizzò Jimin ad occhi sbarrati. Stava parlando con lui! Lo sconosciuto, si stava rivolgendo a lui. Ovvio che dopo un mese di lezioni l'unico disposto a rivolgergli la parola per primo fosse anche l'unico testimone del suo vampirismo.

-Ehi, va tutto bene?

Jimin, a corto di idee, alzò il cappuccio della propria felpa, nascondendosi il più possibile con esso, per poi rimettersi dritto con la testa.

-Sì - confermò flebilmente. Doveva aggiungere qualcosa, qualcosa per spiegare il cappuccio. - Uhm... solo mal di testa, la luce mi infastidisce - disse indicando brevemente verso la sua testa.

Perfetto. Parliamo di quanto sia fastidiosa la luce del sole. Che cosa poco vampirica da fare. Jimin voleva sbattere la testa contro il banco.

-Ah - rispose l'altro, un sorriso ovvio nel tono di voce. - Qualcuno ha fatto le ore piccole ieri notte.

-Haha - rise debolmente Jimin - proprio così.

-Tranquillo, dormi pure, tengo io d'occhio il professore.

Jimin non se lo fece ripetere due volte e, nonostante non avesse minimamente sonno, si accasciò sul banco, facendo bene attenzione a voltare la testa nella direzione opposto a quella del suo compagno di classe.

La lezione proseguì senza intoppi. Jimin finse di dormire per tutto il tempo, terrorizzato dalla possibilità che il professore si accorgesse che non stava prestando attenzione e lo richiamasse, o che il ragazzo al suo fianco lo scoprisse e lo smascherasse di fronte all'intera classe.

Era talmente preso dai propri pensieri funesti, che non si accorse che la lezione era terminata. Una mano lo scosse leggermente per la spalla e Jimin, non aspettandoselo minimamente ed essendo già sull'orlo di una crisi di nervi di suo, balzò in aria con uno strillo molto poco mascolino.

-Scusa, non volevo spa...

Jimin, maledicendosi, incontrò gli occhi scuri del ragazzo, che ora lo fissava a bocca aperta.

-Ma io ti conosco.

-Uhm... No, non credo.

-Sì, ci siamo visti da qualche parte - affermò l'altro aggrottando le sopracciglia.

Jimin fece per alzarsi e scappare, ma proprio in quel momento l'altro parve essere colpito da una realizzazione. - Ah! Signor Vampiro! - gridò con un sorriso.

Jimin gli coprì la bocca con una mano tremante. -Shhh! Ti prego, ti scongiuro, non urlare!

-Gnfnfnsjcps

Jimin si guardò freneticamente attorno, l'aula era quasi vuota, eccetto un paio di studenti che erano rimasti indietro e ora li stavano occhieggiando stranamente. Un brivido freddo gli percorse la schiena e sentì gli occhi quasi riempirsi di lacrime mentre cercava una soluzione a tutto quel pasticcio.

-Vieni con me, va bene? - implorò rivolto all'altro. - Dammi solo la possibilità di spiegare. Ti prometto che non ti farò niente. Ti prego.

Il ragazzo sembrò molto sorpreso, le sopracciglia sparirono sotto la frangia mentre annuiva lentamente con la testa.

Jimin rimosse esitante la mano dalla sua bocca, aspettandosi che quello si rimettesse a urlare per chiedere aiuto. Ma sembrava che il ragazzo avesse altri piani, visto che si limitò a squadrarlo esitante e chiedere. - Dove, dove vuoi andare?

Jimin lo condusse in un bagno, assicurandosi che tutti i cubicoli fossero vuoti prima di chiudere a chiave la porta e voltarsi verso l'altro. Alzò le mani sopra la testa e si tenne a grande distanza, per rassicurarlo che non gli avrebbe fatto nulla. Non era bravo a leggere le espressioni nel volto degli umani, ma l'altro gli pareva più che altro stupito, ma non spaventato. E aveva acconsentito a seguirlo fino al bagno da solo. Forse c'era una possibilità.

-Tu... hai visto tutto? - chiese, anche se era più una constatazione. Il nomignolo "Signor Vampiro" era stato abbastanza esplicativo.

-Sì...

-Ok - disse Jimin abbassando lo sguardo a terra e poi rialzandolo verso il ragazzo, deglutendo. - E... Non hai paura?

L'altro lo studiò per qualche istante, dopo di che incrociò le braccia al petto e sbuffò. -Amico, per chi mi hai preso? Non siamo mica nell'epoca dell'inquisizione.

Jimin lo fissò a bocca aperta. - Ok, ma, quello che hai visto...

-Senti, è normale. Non ci vedo assolutamente nulla di sbagliato. E tu non stavi facendo del male a nessuno, giusto?

Jimin annuì lentamente e l'altro gli rivolse un grande sorriso. Era la prima volta che un umano gli sorrideva così sinceramente.

-Allora non ci vedo assolutamente nulla di male. Basta che non salti addosso a me, d’accordo? - completò con una linguaccia.

Jimin sentì le lacrime riempirgli gli occhi e questa volta non riuscì a contenerle. -N-non ti faccio paura? N-non ti faccio o-orrore? - chiese con voce sempre più sottile.

Il sorriso sulle labbra dell'altro sparì, sostituito da uno sguardo preoccupato. -Ehi, - disse esitante, avvicinandosi a Jimin e toccandogli una spalla, muovendo una mano su e giù per confortarlo mentre l'altra gli sciugava via delle lacrime. -Non so cosa ti abbiano detto, ma non tutti sono degli stronzi bigotti spaventati da quello che non capiscono.

Jimin non riuscì a fermare un singhiozzo. -È solo che non avevo mai trovato nessuno che capisse.

-Non preoccuparti, ci sono qui io adesso - lo confortò il ragazzo, arrivando persino ad abbracciarlo. Un umano lo stava abbracciando! -Possiamo diventare amici, se ti va. Potremmo uscire a prendere un caffè, e studiare insieme, guardare anime... Ti piacciono gli anime? E andare alle feste e potrei aiutarti a trovare qualche... preda – aggiunse staccandosi da Jimin quel tanto che bastava per regalargli un ennesimo sorriso e muovere su e giù le sopracciglia con fare suggestivo.

Jimin non poté contenere una risata. -Io sono Park Jimin, - si presentò timidamente.

-Io sono Kim Taehyung, ma chiamami pure Tae o TaeTae.

-TaeTae -  ripeté Jimin, avvertendo un calore sconosciuto invaderli il petto. Il suo primo vero amico.

 

.

 

Quando sei un vampiro, ci sono due cose che dovresti a tutti i costi evitare.

La prima è, ovviamente, il sole. Ok, forse la leggenda che i vampiri al sole diventino polvere è un tantino esagerata. E scintillare a mo' di palla da discoteca come suggerisce qualche libruncolo da adolescenti non si avvicina di più alla realtà. Grazie al cielo.

La verità è che stare al sole per qualche minuto non procura assolutamente nessun danno ad un vampiro. Se il tempo passa, però, lo sventurato inizierà ad indebolirsi velocemente. Se poi i minuti si trasformano in ore, allora sì che iniziano i problemi: le ustioni e le piaghe non sono un bello spettacolo da vedere e sono estremamente dolorose.

La seconda cosa da evitare a tutti i costi sono gli esseri umani. Non si può vivere senza di loro, ma anche vivere con loro non è per nulla semplice. Con internet, i social e quei fastidiosi cellulari sempre pronti a scattare foto o girare video compromettenti, un povero vampiro non può neanche nutrirsi in santa pace.

Questi erano i due insegnamenti fondamentali che i genitori di Jimin avevano provato ad inculcargli fin dalla culla. In quel preciso momento, Jimin stava contravvenendo ad entrambi gli insegnamenti.

-Tae - provò a lamentarsi. - Non sono sicuro di poter stare così ancora per molto.

-Solo un attimo Chim, ho quasi finito.

Chim... Jimin non poté fare a meno di sorridere internamente al diminutivo che il suo amico umano. Il suo primo e unico, gli aveva donato. Quando l'aveva chiamato così per la prima volta, per poco non era scoppiato di nuovo a piangere (era un vampiro sensibile, va bene?) e la gioia si era rivelata tanta che a stento si era contenuto dal tatuarsi il nome sulla fronte e andare in giro urlando. Ho un amico! Ho un soprannome! E sono entrambi fantastici!

L'unico problema col suo nuovo amico umano è che, spesso, Tae sembrava dimenticarsi della sua natura vampirica. Non era colpa sua, Jimin non si sarebbe mai permesso di pensare che Tae lo facesse di proposito. Era solo che le scuole umane non tenevano certo lezioni come "mantenere in forma il tuo amico vampiro 101".

Jimin, dal canto suo, esitava egli stesso a far presente i propri limiti. Un po' perché temeva che, a ricordargli che aveva a che fare con un vero e proprio vampiro, Tae sarebbe prima o poi giunto alla conclusione che sì, in effetti aveva paura dei vampiri, e sarebbe scappato urlando. Un po' perché era terrorizzato di risultare noioso, poco figo e adattabile alla vita umana e, anche in questo caso, Tae lo avrebbe abbandonato.

Quindi, nonostante la pelle gli bruciasse terribilmente per via del sole e potesse sentire le ustioni formarsi lentamente ma inesorabilmente, Jimin strinse i denti e rimase in posa, fingendosi perfettamente rilassato mentre il sole lo cuoceva e Tae disegnava un suo ritratto.

-Sei il modello perfetto, Chim - lo complimentò Tae mentre muoveva freneticamente la matita sul suo blocco da disegno. -Hai delle proporzioni perfette e mentre sei sotto il sole così... - si portò una mano alla bocca e schioccò le labbra. -Mwa!

Nonostante il dolore notevole e le forze che gli venivano meno, Jimin non poté fare a meno di gongolare internamente alle parole dell'amico.

-Dici questo perché sono l'unico disposto a stare nella stessa posa per due ore.

Ribatté fingendo che i complimenti non gli avessero fatto effetto.

-Assolutamente, non potrei mai mentirti Chim - rispose Tae, fingendosi oltraggiato - sono anche disposto a pagarti per i tuoi servigi.

-Non potrei mai chiederti soldi...

Taehyung ghignò. -Non sto parlando di un pagamento in denaro, sono povero in canna, sai? Pensavo più ad un aiuto psicologico.

-Psicologico?

Taehyung annuì, spostandosi un ciuffo di capelli dietro un orecchio e sporcandosi la guancia di nero. -Stasera c'è una festa nel campus e indovina chi è stato invitato? - chiese con un occhiolino.

Jimin sentì le viscere contorcersi. Una cosa era andare a caccia da solo, ma andare con Tae... Tae aveva detto di essere dalla sua parte, aveva promesso di aiutarlo a trovare prede, ma Jimin era terrorizzato all'idea che Taehyung lo vedesse all'opera. Che si rendesse conto di che mostro era.

-Non so se sia una buona idea, che tu mi veda così...

Tae si corrucciò. -Così come?

-Così... come sono davvero - ammise Jimin abbassando lo sguardo.

Taehyung sospirò. -Jimin, non c'è nulla di male in ciò che sei.

Jimin si morse il labbro. Sapeva che Taehyung non avrebbe ceduto, lo avrebbe accompagnato a tutti i costi. E la fame... La fame ormai aveva raggiunto livelli critici. Jimin poteva avvertirla lambire i limiti della sua coscienza, sempre in agguato, anche lei come una bestia feroce. Aspettando il momento in cui avrebbe abbassato le difese per prendere il sopravvento. Sapeva di essere in una situazione pericolosa, se non si fosse nutrito presto avrebbe perso il controllo sulla propria ragione e sarebbe diventato una bestia selvaggia assetata di sangue. Avrebbe massacrato indiscriminatamente sino a placare la propria sete.

Nel peggiore dei casi, sarebbe potuto arrivare a dissanguare a morte Taehyung...

-Va bene - accettò Jimin con cuore pesante. Maledicendo per l'ennesima volta il suo essere vampiro, che lo costringeva continuamente a ferire qualcuno.

- Non fare quella faccia! Vedrai che ci divertiremo - disse Taehuyng regalandogli uno dei suoi sorrisi rettangolari -E siccome le belle notizie non arrivano mai sole: penso di aver finito il tuo disegno.

Con un sospiro di sollievo, Jimin si affrettò ad abbandonare la propria posizione e rimettersi la maglia a maniche lunghe e il berretto che si era tolto per permettere all'altro di disegnare il suo viso e i muscoli delle braccia. Non riuscì a sopprimere un sibilo di dolore quando il tessuto strusciò sulla vescica che gli si stava formando sulla spalla destra. Gettò una veloce occhiata a Tae, per assicurarsi che non se ne fosse accorto. Sarebbe comunque guarita in fretta, non cera bisogno di farlo sentire in colpa.

-Guarda qui che capolavoro - disse Tae, mostrandogli il disegno dopo che Jimin sedette sull'erba accanto a lui.

Jimin studiò il disegno per qualche secondo, a bocca aperta.

-Ti piace? - domandò il suo amico, questa volta più nervosamente, visto che la risposta tardava ad arrivare.

-Tae, ma è bellissimo! -

Taehyung arrossì leggermente. -È solo una cosetta - proclamò con falsa spacconeria, ma era chiaro che i complimenti gli stessero facendo effetto.

Jimin passò con reverenza i polpastrelli lungo le linee del disegno. Non se ne intendeva molto, ma da quel poco che ne capiva Teahyung possedeva un grande dono. Pur non avendo fatto nulla di particolare, Jimin si sentì pervadere dall'orgoglio all'idea di avere come amica una persona tanto talentuosa.

Stava per commentare qualcos'altro quando, un brivido freddo gli percorse la schiena. A malapena rendendosi conto di ciò che faceva, Jimin scattò in piedi, frapponendosi tra Taehyung e qualunque cosa stesse emettendo quell'aura per nulla umana. I suoi occhi scarlatti si fissarono immediatamente su di una figura apparentemente innocua, che li stava osservando parecchi metri più in là.

Jimin mostrò le zanne. Quello era senz'ombra di dubbio un altro vampiro.

Il vampiro li stava studiando senza neppure provare a nascondersi. Occhi puntati su di loro, postura rigida e pugni stretti. Non dava segno di volersi avvicinare a loro, ma neppure di volersene andare.

Jimin avvertì i capelli rizzarglisi sulla nuca quando si rese conto che l'attenzione dell'altro sembrava per lo più rivolta a Taehyung.

Un ringhio gli sfuggì dalle labbra.

-Jimin! - Teahuyng lo strattonò per la manica della giacca, probabilmente esercitando una certa forza, ma non smuovendo Jimin di mezzo millimetro. Il suo richiamo, tuttavia, servì a Jimin per risvegliarsi dalla trance nel quale era piombato. Si ricordò che erano nel bel mezzo del Campus, con decine di testimoni tutto intorno.

Si schiarì la voce, ritraendo le zanne e guardandosi intorno nervosamente, per accertarsi che nessuno avesse notato il suo "spettacolo". Cecando, nel frattempo, di non perdere di vista l'altro vampiro che ancora non si era mosso, né aveva risposto alla sua minaccia.

Taehyung gli si parò improvvisamente davanti. -Jimin!

Jimin lo spostò non troppo delicatamente dietro di sé. -Tae, dobbiamo andare.

-Uh? Ma che succede? Prima ti sei alzato di scatto e non mi rispondevi più, ora vuoi andartene... Hai visto qualcuno che ti sta antipatico? - domandò l'altro, sporgendosi da oltre la sua spalla.

-Sì, una persona che è meglio evitare - ammise Jimin. Non voleva dire a Tae dell'altro vampiro, troppo preoccupato di spaventarlo. -Andiamo.

Per fortuna, Tae lo seguì senza porre ulteriori domande. Quando, ormai lontano, Jimin si girò per dare un'ultima occhiata al vampiro, si accorse che era sparito.

 

Salve! :D Questa storia era nata come one shot, poi mi sono resa conto che oggi è Halloween e la fic inizia proprio il giorno di Halloween e ho pensato "quanto figo sarebbe postarla oggi!??" L'unico problema? Non avrei mai finito la fic in tempo, quindi l'ho divisa in due parti.
Sono mesi (anni?) che non scrivo e ho passato gran parte dell'ultimo anno e mezzo leggendo solamente fic inglesi quindi abbiate pietà di me. D: Ogni commento è il benvenuto, ogni critica costruttiva ben accetta. E siccome sto cercando amiche Army a cui piacciano le fanfiction... Se volete rompermi le balle su twitter sono Silly_Symphony e su instagram sono excuse.mee. ;P
Alla prossima! 

  
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