Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-gi-oh
Ricorda la storia  |      
Autore: AliceWonderland    01/11/2017    1 recensioni
[...] Fu proprio cercando con lo sguardo tra la folla un varco per allontanarsi, che Atem si rese conto di essere osservato, e quando le ballerine gli passarono di fronte, piroettando e disperdendosi fra la gente, il ragazzo allungò il collo e la prima cosa che scorse fu una figura immobile sul lato opposto della strada. (Prideshipping)
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atemu, Seto Kaiba
Note: Lime, Nonsense | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Note: i personaggi presenti in questa fanfic appartengono al loro rispettivo creatore. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. Buona lettura!



-Hooky spooky magical night-



I festeggiamenti nella città di Domino si stavano protraendo oltre la mezzanotte.
Quella di Halloween era una festività che aveva preso piede solo negli ultimi anni in Giappone, ma era stata accolta dalla popolazione con inaspettato entusiasmo, e ogni anno, anche a Domino City, coinvolgeva sempre più persone di ogni età.
Circondato dalla gente in maschera, Atem si guardò intorno alla ricerca dei suoi amici.
Per il terzo anno consecutivo era riuscito a perderli di vista nell’arco di un paio di minuti, e sbuffò rassegnato quando, in quella ressa, non riuscì a scorgere altro che sconosciuti mascherati da zombie, streghe e personaggi dei cartoni i cui abiti erano stati appositamente reinterpretati secondo il tema della serata.
Facendosi largo tra la folla che non sembrava dar segno di volersi disperdere con l’avanzare della notte, il faraone riuscì a raggiungere la fontana al centro della piazza principale, e si sedette su una panchina vicina.
Era facile per lui e Yugi riconoscersi nella calca di un qualunque sabato pomeriggio, perché non erano molti a portare un taglio stravagante come i loro, ma durante quella celebrazione era tutt’altra cosa, e Atem non aveva portato con sé il cellulare con cui tentare di mettersi in contatto con l’amico. Era più forte di lui, lo dimenticava sempre a casa. Tuttavia, in occasioni come quelle erano soliti ritrovarsi sempre in quel punto, ed era certo che anche in quel caso i suoi amici non avrebbero tardato a raggiungerlo.
In attesa, trascorse lunghi e interminabili minuti sul posto fino a quando due ragazze straniere si avvicinarono a lui timidamente, indicando la macchina fotografica che una di loro teneva in mano, e Atem, senza capirne la motivazione, si trovò tra di loro per un paio di foto ricordo a cui si aggregarono altre donne sbucate fuori da chissà dove; soltanto quando una di loro gli sorrise e si complimentò per il taglio di capelli, il faraone capì il motivo della loro precedente richiesta, e con le gote sfumate di un vivido rosso ciliegia per quell’apprezzamento inaspettato, tornò a guardarsi intorno.
Era quasi l’una di notte. Ma dov’erano finiti Anzu, Jonouchi, Honda e Yugi?
A distanza di un’ora, e dopo vari tentativi di rintracciarli al Burger World e nelle sale giochi rimaste aperte, l’egiziano stava quasi per arrendersi e incamminarsi verso casa, quando la sua marcia venne bloccata da un turbinio di lunghe gonne a balze, indossate da un folto gruppo di ballerine che, a sorpresa, aveva cominciato ad esibirsi fra la folla, monopolizzando un ampio quadrato della piazza; colori accesi che si alternavano a tinte tetre, a finte ragnatele, a coriandoli nero notte, e la gente cominciò a battere le mani a ritmo della musica, mentre l’odore di birra e di cibo fritto cominciavano a farsi quasi stucchevoli.
Fu proprio cercando con lo sguardo tra la folla un varco per allontanarsi, che Atem si rese conto di essere osservato, e quando le ballerine gli passarono di fronte, piroettando e disperdendosi fra la gente, il ragazzo allungò il collo e la prima cosa che scorse fu una figura immobile sul lato opposto della strada.
Era un personaggio alto e slanciato, avvolto in un lungo cappotto il cui ampio colletto scuro sollevato metteva in risalto i lineamenti magri del viso e l’incarnato diafano.
Atem gettò un’occhiata alle proprie spalle, cercando di capire se fosse proprio lui la persona che quello sconosciuto stava fissando così intensamente, tanto da risultare quasi una statua in mezzo alla gran ressa che si agitava intorno a lui, ma non scorse nessuno che stesse ricambiando le sue attenzioni, dietro di sé. C’erano solo un paio di ragazzi impegnati a scattarsi foto ricordo e persone in fila per entrare nella sala giochi.
Scese dal marciapiede e si incamminò verso l’altro lato della strada, non potendo fare a meno di notare che qualcosa in quel personaggio gli ricordava qualcuno di sua conoscenza; soltanto giunto a un paio di metri capì che non si trattava di un suo sosia, e ne rimase davvero colpito, tanto che la sua bocca si spalancò, lasciandosi sfuggire il nome legato a colui che mai avrebbe pensato di incontrare in un’occasione come quella…
-Kaiba?-.
L’interessato accennò un lieve sorriso sulle labbra carnose, e si portò un dito inguantato alle labbra, come a chiedergli di assecondare quel silenzio.
Atem batté le palpebre, perplesso, poiché al seguito del gesto di Seto un silenzio improvviso era calato lungo le strade. Il faraone barcollò appena e percepì una folata di vento caldo colpire il suo volto, il petto e le gambe, come se stesse avvenendo attorno a lui un improvviso cambio di atmosfera.
La sensazione era simile al tuffarsi in acqua da una grande altezza, per poi finire immersi nelle profondità di un oceano dove i suoni non avevano accesso e dove il silenzio ovattato era paragonabile ad un placido abbraccio che accoglieva e cullava.
Atem abbassò le braccia, si guardò intorno e, con sua gran sorpresa, comprese che quel repentino cambiamento e quel silenzio ambiguo non erano per niente estesi alla gente che li accerchiava; tutti quanti, infatti, stavano proseguendo indisturbati nei festeggiamenti, continuando a danzare, cantare, fotografarsi e chiacchierare incuranti di quello che invece a lui stava accadendo.
-Kaiba, cosa fai qui? Cosa succede…?- Atem si interruppe quando scorse il braccio del vampiro tendersi, la sua mano allacciarsi attorno al suo polso, e non riuscì ad opporsi quando Seto lo condusse con sé, lontano dalla folla.

-Kaiba, aspetta! Kaiba, dove stiamo andando?-.
Atem era confuso. Aveva mille domande da rivolgere al ragazzo, ma quell’incontro l’aveva così colto alla sprovvista che non fu semplice per lui dar voce al proprio stupore e alle proprie perplessità.
Camminarono a passo svelto ancora per qualche minuto, e presto si trovarono lontani dai festeggiamenti, in una strada solitaria tra la piazza centrale e quella silenziosa dove aveva sede la KC.
Lì, Seto si fermò senza però lasciare andare Atem, che sospinse contro la parete del vicolo, bloccandolo tra essa e il proprio corpo.
-Kaiba!?- esclamò il faraone, in seguito a quel gesto inaspettato, cercando una spiegazione negli occhi del ragazzo -Kaiba, perché ti comporti così? Che cosa…-.
Era Halloween, certo, ma il ragazzo non si sarebbe mai immaginato di trovare il suo rivale proprio lì, quella sera, e per di più vestito in quel modo.
A differenza della maggior parte degli altri abitanti in maschera, lui sembrava davvero uscito da un romanzo gotico.
-Non pensavo che ti avrei incontrato ad un evento simile- ammise, cominciando a sentirsi in soggezione per via della vicinanza fra i loro volti, ed il silenzio che il rivale ostentava nei suoi confronti.
Gli occhi zaffiro di Seto si strinsero e, senza che Atem potesse aggiungere altro, con un sorrisetto il ragazzo gli prese il mento fra le dita affusolate e posò un bacio furtivo sulle sue labbra.
Subito, il corpo del più piccolo venne scosso da un brivido, e nel giro di pochi secondi si fece inspiegabilmente debole e più condiscendente, mentre i suoi occhi ametista si spalancavano per la sorpresa.
C’era qualcosa di innaturale in tutta quella situazione, ma per qualche ragione l’egiziano non riuscì a scacciare quel piacere che stava impadronendosi di lui; posò le mani sulle spalle di Seto per cercare di allontanarlo e guadagnare qualche secondo per riprendere il controllo, ma nonostante fosse quella l’intenzione, le sue braccia si avvolsero, invece, attorno al collo del rivale, permettendo ai loro corpi di annullare le distanze.
Atem sentiva il volto e il petto andargli a fuoco, lo stomaco sottosopra, e i suoi muscoli erano così tesi sotto la sua pelle che ben presto cominciò a tremare e a trovare complesso reggersi in piedi senza che fosse Kaiba stesso a sostenerlo.
-Che cosa significa questo?- sussurrò, nervoso e stizzito, distaccandosi appena. Ma le labbra del rivale tornarono a baciarlo quasi subito, senza lasciarsi sfuggire spiegazioni, e più la mente di Atem lottava per ribellarsi e più quell’intenzione si convertiva nell’azione opposta, finché la lingua di Seto si fece spazio fra le sue labbra dischiuse, toccando la sua.
Atem trasalì, distogliendo il viso in fiamme dopo essersi lasciato scappare un gemito che echeggiò per la strada.
Era come se Kaiba, tramite quei baci, riuscisse a trasmettergli il proprio desiderio, tramutandolo nel desiderio di Atem stesso; il suo corpo sembrava pronto a ricevere quei baci ed accoglieva con un piacere del tutto nuovo quelle carezze.
Ma, pensò l’egiziano, non poteva tralasciare quanto quella situazione fosse strana e surreale…
Tornò a guardarlo, e percepì la paura e il disagio trasformarsi sempre più in un estasico piacere che quasi lo fece vergognare di se stesso.
Il suo corpo non rispondeva quasi più al suo volere; oramai era in balia di quella creatura.
Un soffio, parole appena percettibili ad orecchio umano si fecero strada dalle labbra di Seto e alla mente del più piccolo risuonarono come una dolce rassicurazione, mentre scorgeva in quei surreali occhi blu una inaspettata tenerezza e un desiderio che lo supplicavano di venire appagati.
Rimasero per qualche istante a contemplarsi, a leggere l’uno nello sguardo dell’altro.
Seppure ancora confuso da quella situazione e cercando di preservare un minimo di lucidità, Atem si strinse di più al collo di Seto, col sangue in ebollizione, il petto in fiamme, mentre la mano del rivale scendeva lungo il suo petto, suoi fianchi e riprendeva a circuire il suo basso ventre con dolcezza, soffermandosi sull’erezione quasi giunta all’apice.
Si separarono dall’ennesimo bacio, e il più piccolo sentì le labbra del vampiro scendere lungo il suo mento, stuzzicare il collo coi canini candidi, fino alle clavicole, per poi distaccarsi e abbassarsi fino a raggiungere il suo bacino.
-No, aspetta!- bisbigliò, agitato, cercando di opporsi nonostante il piacere.
Nel profondo Atem lo desiderava, ma… Quello era davvero Kaiba?
Perché non gli parlava e non gli rispondeva? Perché aveva preso un’iniziativa simile, allontanandolo dai festeggiamenti, e perché lui stesso ne aveva preso parte con quella mascherata? Non era da lui!
Erano proprio quei dettagli a impedire alla sua lucidità di sopirsi del tutto, ma ogni volta che il più piccolo sembrava riacquistare un briciolo di controllo, subito quelle iridi zaffiro tornavano a incontrare le sue e lo rendevano nuovamente incapace di reagire.
Le labbra lussuriose del vampiro, nel frattempo, avevano superato la stoffa dei suoi boxer, e Atem dilatò lo sguardo, mentre un singhiozzo soffocato gli scivolava dalle labbra.
-Seto…!- gemette, sorprendendosi a pronunciare quel nome come non gli era mai capitato di fare prima.
Ma ancora prima che potesse aggiungere altro, ancora prima che il suo corpo potesse trovare un briciolo di forza per reagire seppure a malincuore, il rumore brusco di una frenata sull’asfalto e un forte fascio di luce proveniente dai fari di un’auto illuminò il vicolo, facendolo trasalire e costringendolo a portarsi le braccia di fronte al viso.
Nella frazione di pochi secondi, Atem sentì la presa di Seto sul suo corpo allentarsi, il peso dell’amante svanire, una brezza improvvisa investire il suo corpo, rendendo gelidi i punti dove le labbra calde di questi si erano posate sino a poco prima, e si lasciò andare contro il muro per evitare di perdere l’equilibrio.
Era libero.
Man mano che i secondi trascorrevano, il ragazzo sentì la sua mente riacquistare la lucidità che sino a poco prima era stata inibita dalla creatura, e costretta al silenzio.
E Seto, che sino a poco prima lo circuiva, lo baciava e lo carezzava, era svanito nel nulla, mentre il rumore di una portiera che veniva richiusa e dei passi echeggiavano lungo la strada buia.
-Va tutto bene, nii-sama?-;
-Resta vicino all’auto, Mokuba-.
Quella voce autoritaria riportò definitivamente il faraone alla realtà come una secchiata d’acqua gelida sul viso.
Col cuore ancora in gola, alzò lo sguardo verso la figura alta e slanciata che stava avvicinandosi e, nel riconoscerla, impallidì, quando Seto Kaiba si fermò a pochi passi e torreggiò su di lui con aria perplessa.
Alle spalle del presidente della Kaiba Corp., Mokuba si sporse dal finestrino dalla macchina allungando il collo verso di loro, curioso.
-Allora? Sta bene?- chiese al fratello.
Le sopracciglia di Seto, da sotto la frangia, parvero inarcarsi, dubbiose al riguardo.

L’auto stava oramai percorrendo gli ultimi metri verso il Turtle Game, quando Atem riuscì a riprendere il controllo dei propri pensieri.
Aveva trascorso il tragitto a guardare di traverso il suo rivale, che si era limitato a ricambiare con qualche vaga e perplessa occhiata di sottecchi per poi rivolgere l’attenzione verso il finestrino alla sua destra, così, col petto ancora oppresso dalla tachicardia, Atem cercava di fare mente locale e di capire se Seto avesse detto la verità.
Mokuba gli aveva spiegato poco prima che avevano trascorso la serata alla Kaiba Corp fino a quando non erano usciti per tornare a casa e si erano imbattuti in lui, in quel vicolo. Anche l’autista aveva confermato il fatto con spontaneità e senza alcun indugio.
Com’era potuto accadere?
Atem avrebbe giurato su quanto possedeva di più caro di aver visto Kaiba in quella piazza, condurlo lontano dalla folla…!
Ne era sicuro, era successo tutto per davvero.
A stento riusciva ancora a celare l’imbarazzo e la vergogna per ciò che aveva vissuto sino a pochi minuti prima.
Non aveva né bevuto né mangiato cibi strani, né era soggetto ad allucinazioni, questo era poco ma sicuro. Ma allora cos’era successo?
-Nii-sama, ho appena contattato il Turtle Game per avvisarli che sta arrivando- bisbigliò Mokuba, mentre Seto annuiva, ignorando le occhiate del ragazzo sedutogli accanto.
Il presidente della KC non indossava alcun completo scuro, né quel cappotto nero inchiostro dal collo alto. Indossava il suo soprabito bianco, il suo dolcevita scuro; sul suo volto non vi era più segno di quell’incarnato cadaverico, né nei suoi occhi era più presente quella brama quasi selvaggia di possederlo che Atem aveva scorto fino a pochi minuti prima.
Nonostante la situazione, sembrava del tutto rilassato, il solito Seto Kaiba che Atem aveva conosciuto, e più lo fissava più al faraone risultava assurdo accostarlo al Seto Kaiba incontrato nella piazza, sempre che del suo rivale si trattasse.
Una parte di Atem avrebbe voluto scusarsi, ma sentiva che rivolgere lui delle scuse sarebbe stato come ammettere a se stesso di aver avuto una delle più pazzesche allucinazioni della sua vita, e Atem era certo di non aver sognato!
-Siamo arrivati, signor Kaiba- li avvertì Fubuta, qualche minuto dopo, fermando la macchina di fronte al negozio di giochi.
-Sei sicuro di stare bene, Atem?- lo fece trasalire Mokuba, preoccupato, scorgendo l’aria assente che non sembrava voler abbandonare il viso del duellante.
-Sì. Sto bene, e… Grazie del passaggio-.
Atem aprì la portiera e uscì dall’auto, desideroso di porre fine a quell’imbarazzante viaggio che gli era sembrato interminabile, ma con sua grande sorpresa il CEO lo seguì fuori dall’abitacolo.
-Aspettami in auto- disse al fratellino, che obbedì, accennando un ultimo saluto verso il faraone e chiudendo la portiera dell’auto.
-Che cosa c’è?- gli domandò Atem, un po’ stizzito.
Seto tornò a squadrarlo da capo a piedi per l’ennesima volta, incrociando le braccia al petto con aria intellegibile.
-Non sembri ubriaco-;
-Non lo sono- sibilò l’egiziano, infastidito dal solo fatto che il rivale avesse potuto pensare una cosa del genere.
-Hm-.
-Kaiba- continuò Atem, distogliendo lo sguardo -Sei davvero rimasto con Mokuba in ufficio fino a tardi?- gli chiese -Non siete usciti per i festeggiamenti?-;
-Non credo di dover dare spiegazioni di quello che faccio o non faccio a chiunque, e secondo…-.
A quelle parole la bocca di Atem parlò ancor prima che le parole venissero vagliate dal suo cervello.
-E io sarei “chiunque”?-.
Seto raddrizzò ancor più le spalle, e le sue labbra si serrarono, seccate.
-Ad ogni modo, faraone, ho l’aria di uno che prenderebbe parte a una simile pagliacciata?-.
Atem si placò improvvisamente e in quell’occasione dovette arrendersi.
Gli credeva.
Leggeva la verità nei suoi occhi, non c’era esitazione nel suo tono di voce.
Seto Kaiba non era la persona che aveva incontrato durante le celebrazioni di Halloween.
Non avrebbe mai cercato di fargli una cosa simile, soprattutto contro la sua volontà.
Prima di voltarsi verso la soglia del negozio, lo sguardo ametista dell’egiziano indugiò sulle labbra del più grande, e il suo cuore tornò a martellare nel petto con violenza inaudita, poiché nella sua mente si era fatta strada l’immagine di quelle stesse labbra premute sulle sue sino a pochi minuti prima.
Percepì le gote farsi roventi e si voltò, dandogli le spalle.
Perché il solo ricordo riaccendeva quel piacere? Kaiba era il suo rivale, non certo…!
-Be’, allora… buonanotte- disse, spalancando la porta.
Sentiva gli occhi penetranti e indagatori di Seto ancora fissi su di lui.
-Faraone-.
Atem si girò verso di lui, in attesa: -Sì?-.
-Hm- soffiò Seto, interrompendosi per un momento, per poi voltarsi e tornare verso l’auto -Hai la zip dei pantaloni abbassata-.

Paonazzo e pieno di vergogna, Atem rientrò nel negozio chiudendosi con furia la porta alle spalle, maledicendo Halloween e Seto Kaiba.
A quel baccano il nonno fece la sua comparsa dalla soglia della cucina.
-Atem, ma dove eri finito? Ti hanno cercato per tutta la sera. Sembravi sparito nel nulla- lo rimproverò l’anziano –Sali, ti stanno aspettando tutti-.
Atem trasse un profondo sospiro, pigolando qualche scusa.
L’ultima cosa che voleva era subire anche le ramanzine del nonno, per quanto fossero giustificate.
-Mi dispiace, nonno… C’era tanta di quella folla che ci siamo persi di vista e mi sono attardato per cercarli. Li raggiungo subito-.
Giunto al piano superiore, Atem superò le camere da letto e si fermò di fronte alla porta del salotto, quando Yugi disse qualcosa rivolto agli amici che lo fece desistere dal varcare la porta.
-La storia degli Altri noi stessi?- aveva ripetuto Anzu, perplessa.
-Sì, me la raccontò il professor Hopkins qualche tempo fa, quando venne in visita al negozio durante le vacanze estive- asserì Yugi.
-E di che si tratta? Avanti racconta- disse Jonouchi, incuriosito.
L’egiziano batté le palpebre, stranito, sporgendosi e poggiando l’orecchio contro la porta.
-Non è una vera e propria storia, ma si racconta che nella notte di Halloween la parte di noi che siamo soliti tenere celata agli occhi degli altri, prenda forma e vaghi nel nostro stesso mondo- spiegò il ragazzino -Buffo, vero? In America si raccontano un sacco di cose su questa festa-.
-La parte di noi che…? In che senso?- disse Honda.
-Suppongo che il professore intendesse dire che i desideri, le aspirazioni, il voler essere diversi da come si è solitamente davanti a conoscenti ed estranei a volte diventi tanto forte da prende corpo almeno una volta l’anno-.
Atem sgranò gli occhi ametista.
-Bé, non è tanto campata per aria come storia. Chi meglio di te, Yugi, né è la dimostrazione?- disse Jonouchi.
-Che sciocchezze vai dicendo, Jono, non è stata mica la stessa cosa con Atem- lo rimbeccò l’amico.
-In parte sì- bofonchiò il biondino, masticando dei popcorn –Ad ogni modo è interessante. Mi chiedo che forma assumerebbe “L’Altro Me Stesso” di fronte alle persone-.
Giunse una risposta sardonica da Honda e tutti scoppiarono a ridere. Tutti tranne Atem che, in seguito a quel racconto, era rimasto pietrificato sul posto, e teneva gli occhi spalancati fissi sul parquet.
-I desideri… Il voler essere diversi da come si è solitamente?- si ripeté, trovando che la storia di Yugi calzasse a pennello con le stramberie accadutegli quella notte -Quindi io come dovrei interpretare la cosa?- si domandò, cominciando a sudare freddo -Ho forse incontrato la parte di Kaiba che fa pensieri erotici su di me?-.
Si bloccò, imbarazzato e sconvolto alla sola idea di aver pensato una cosa simile; nella propria mente il viso di Kaiba si tese ancora verso le sue labbra e di nuovo le baciò.
Atem scosse il capo e, stretto il pomello della porta, l’aprì e quasi si lanciò dentro la stanza, paonazzo, spaventando a morte i suoi amici.
-Atem, si può sapere dov’eri andato a finire?-.

FINE.

Disse l’autrice:
Salve a tutti! Avete passato un soddisfacente Halloween? Io sì. Ma per me ogni giorno è una festa dopo che l’estate abbandona il nostro emisfero. *Fuck yeah!*
Faccio capolino in sezione dopo eoni con una storia scritta a San Valentino scorso. Sì, parto in anticipo e visti i tempi di pubblicazione che ho, tra impegni e paranoie varie, la cosa si commenta da sola. However.
Spero che questa silly story un po’ vintage, che mi ricorda tanto quello che a sedici anni ancora non avevo il coraggio di scrivere (lol?) vi abbia piacevolmente intrattenuti. Non ho assolutamente idea di quando tornerò nuovamente in sezione, ma appena potrò farò il possibile per concludere anche “A Summer Story” e “Splendid Danse Macabre”. Abbiate fede in questa frigida cerva.
Vi saluto!

+AliceWonderland+
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-gi-oh / Vai alla pagina dell'autore: AliceWonderland