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Autore: clarisss95    04/11/2017    2 recensioni
Magnus è un professore di scienze dell'investigazione e come ogni anno ci sono quattro posti di tirocinanti. Gli studenti più brillanti del corso sono Simon, Jace, Clary e Isabelle, ma lui sceglie anche Alec, con cui ha avuto un rapporto una settimana prima in un bar. La storia segue le vicende dei sei ragazzi, alle prese con l'università, la loro vita amorosa e le amicizie. Ma si trovano a fare i conti con la realtà che prevede solo morte e dolore.
(Ispirato alla serie tv 'How To Get Away With Murder')
Genere: Mistero, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1
I Bane#5


Alec Lightwood si trovava in un famoso bar di Toronto. Stava bevendo una birra al momento, e pensava. Le varie università a cui aveva fatto domanda non gli avevano risposto, e lui si era già trasferito laggiù insieme a sua sorella e al suo fratello adottivo, che al contrario di lui sapevano cosa voler fare. I suoi genitori insistevano sul fatto che lui avrebbe dovuto fare l'avvocato, ma ad Alec quel mestiere non piaceva. Non sapeva nemmeno cosa l'attirasse in quegli anni, e l'uscita dalle superiori non l'aveva vissuta pienamente, perché si trovava nuovamente al punto di partenza. Non era uscito con il massimo dei voti - al contrario della sorella  - ma aveva avuto una buona media, anche più alta di quella del fratello, eppure le facoltà di Medicina e di Ingegneria non gli avevano ancora risposto. Così, preso dall'ansia aveva fatto domanda anche nella facoltà dove sarebbero andati i suoi fratelli, quella di scienze dell'investigazione. In realtà, nonostante quella fosse stata la sua ultima scelta, non gli dispiaceva. C'era un mondo dietro quel reparto...e in più avrebbe dovuto affrontare l'università con persone che già conosceva. Se l'avessero preso.... ormai cominciava a perdere le speranze. 
I suoi genitori non l'avrebbero mai perdonato. Già erano arrabbiati con lui dopo che aveva fatto il suo coming out da sbronzo dopo il party dell'uscita dalle superiori, se avessero saputo che ancora non era stato accettato in nessuna facoltà avrebbero dato di matto e lo avrebbero spodestato. Sempre che si potesse spodestare una persona. 
Ma non erano i re quelli a venire spodestati...?
Boh, nel frattempo lui stava bevendo un drink, quando il barista gli si avvicinò porgendogliene un altro. Alec lo guardò stranito. Lui non aveva ordinato niente.... Quello lo guardò e puntò un dito dall'altro lato del balcone. Il ragazzo si sporse e notò un uomo ammiccargli. Aveva un ottimo sorriso, pensò Alec. I capelli scuri tirati in una cresta, le sopracciglia fini e la pelle ambrata. E due occhi orientali. Era carino. 
Prese il bicchiere lasciatogli da quello sconosciuto, lo alzò in alto, facendogli un sorriso, e poi lo bevette. Martini. Adorava quell'alcolico. 
Due secondi dopo avvertì una presenza sedersi accanto a lui.
Sapeva come funzionavano queste cose. Rimorchiava parecchio, ed era già successo in passato. Qualcuno gli offriva da bere, gli si avvicinava, parlavano e se era interessante ai suoi occhi alla fine finivano perfino per andare a letto. 
Questo aveva un buon odore. 
- Mi chiamo Magnus. E tu sei...? - gli domandò.
- Alec. 
Non si strinsero la mano, ovviamente. Erano impegnati con i rispettivi bicchieri.
- Ho visto che ti sei bevuto un bicchiere di martini, prima della tua birra, quindi ho ipotizzato che ti piacesse. Ho azzeccato? - gli fece Magnus.
Alec si voltò, scrutandolo. Di profilo quel volto appariva ancora più bello: - Che grande osservatore.... si, amo il martini.
- E cosa ami, di altro, Alec? 
- Non lo so, dipende dal significato della parola 'amare' in questo caso.
- Il significato e chiaro e concreto. 
- Be', allora... - Alec ci pensò un po' su: - La letteratura, i dipinti e la filosofia. Soprattutto la filosofia. 
- Quindi sei un uomo di lettere - ipotizzò ancora quell'uomo. 
- Non direi... - Alec effettivamente non aveva mai preso in considerazione l'idea di frequentare la facoltà di lettere, nonostante vi fosse tutto ciò che a lui piaceva - Mi piacciono, ma solo a scopo di tempo libero. 
- Capisco - fece quello. 
Nessuno gli aveva mai fatto domande personali, in un tentativo di attaccare bottone. Andavano tutti dritti al sodo. Ma Alec pensava che questo Magnus fosse.... cauto.
- Ti va di giocare a biliardo, Alec? - gli domandò.
- Uh, io non ci so giocare in verità....
Fu allora che l'uomo sorrise e Alec notò quanto fosse bello. Lo guardò negli occhi mentre gli disse: - Tranquillo, ti insegno io. 

Dieci minuti dopo si trovavano al tavolo del biliardo, ed Alec ancora non aveva imparato ad impugnare le stecche. Magnus gli si avvicinò da dietro, facendo aderire la schiena al suo petto, e lo fece abbassare in modo da porsi all'altezza del tavolo. Gli stava con il fiato addosso: - Adesso prendi la mira - gli disse, stringendo la stecca con le mani sulle sue - E tira.
Mentre tirò il braccio con la stecca per colpire la palla, diede una spinta anche su di Alec, che strabuzzò gli occhi, sentendo la sua erezione. 
Si voltò immediatamente: - I-io sono... - era sempre difficile spiegare che posizione avesse lui durante l'atto sessuale. Nessuno era mai riuscito a fargli cambiare idea, né aveva intenzione di farlo adesso. Tutti quelli che aveva trovato fino ad ora erano stati più che felici di vederlo sopra, ma questo...Alec non sapeva come spiegarlo. 
- Vogliamo andare in bagno, Alec? - gli domandò Magnus. 
- Solo se faccio l'attivo - disse velocemente - Sai, io...
- Per me va bene - disse semplicemente quell'uomo.
Alec annuì osservandolo, ed insieme entrarono nel bagno. 
Quello che successe dopo fu un insieme di gemiti, toccarsi, penetrarsi ed accarezzarsi che si espanse nel bagno.
Non si baciarono però, e questo era un segno che Alec aveva notato.
Quel Magnus non si era fatto baciare, non sulle labbra per lo meno.






Il SUV nero venne parcheggiato accanto alle altre macchine. Alec era fiero della sua macchina, gli era stata regalata dal padrino. 
Scese dalla macchina insieme ai suoi fratelli, Jace ed Izzy, che continuavano a parlare riguardo la facoltà di scienze dell'investigazione. 
- Sapete che ogni anno il docente di psicologia criminale sceglie quattro candidati più adatti per portarli in missione a risolvere crimini con luilei? - domandò Izzy - Devo avere quel posto!
- Si sa già chi sarà il docente, a proposito? Ho sentito che c'è una percentuale che ritiene possa essere un detective- fece Jace. 
- Immagino lo scopriremo andando a lezione... - mormorò Alec. 
Era stato accettato da quattro giorni in quella facoltà. 
Be', anche medicina ed ingegneria alla fine gli avevano risposto, accettandolo, ma lui aveva scelto criminologia. Forse il legame di sangue era più importante di qualsiasi altra cosa, per lui. 
- Comunque Iz, mi dispiace ma sarò il tuo avversario numero uno nella competizione. Dicono si vinca pure un premio... e sarà mio - gli fece Jace. 
- Puoi scordartelo, Herondale! - disse Izzy, entrando nell'aula. 
Alec si bloccò quando vide tutte quelle persone. Non se lo aspettava che ce ne fossero così tante. 
Prese il suo posto che era già stato assegnato, come quello di Jace ed Izzy, accanto a lui. 
Dopodiché vide entrare in aula una persona che già conosceva. Si stava avvicinando alla lavagna e aveva scritto il suo nome. 
Magnus. Oh, cazzo, quel Magnus.
Era l'uomo con il quale aveva avuto un'avventura al bar una settimana prima. 
E di cognome faceva Bane. 
Sentiva sua sorella fremere di eccitazione, mentre quell'uomo: - Salve, ragazzi. Io sono Magnus Bane. Psicoanalista ricercatore e detective per professione. E da oggi sarò il vostro insegnante di psicologia criminale. 
- O mio dio - fece Isabelle, reprimendo la voce - Diventerò il prossimo Magnus Bane in versione femminile. 
Alec strabuzzò gli occhi. Non poteva crederci. Era....era uno scherzo, per caso? Quell'uomo faceva il professore? E soprattutto, da quel giorno sarebbe stato il suo professore? Alec era nei guai.
Il professore prese in mano la tabella dove vi erano scritti tutti i nomi delle persone presenti ed iniziò a porre delle domande. Alec rabbrividì. Era stato accettato da cinque giorni e non aveva vuto il tempo di prepararsi. Dannazione.
- Iniziamo dalle domande basi. Mi parli della teoria dell'etichettamento, signor.... - lesse il nome: - Lewis. 
Un ragazzo dai capelli ricci e con gli occhiali si alzò dal posto in cui si trovava, due file più giù di Alec. 
- La teoria dell'etichettamento è una teoria che sottolinea le conseguenze negative della stigmatizzazione ed è alla base della criminologia minorile, la quale si fonda sull'evitare la carcerazione per i minori e la loro esclusione dalle relazioni sociali.
- Cos'è un reato proprio, signorina Lexis? 
Una ragazza dai capelli scuri si alzò dando una risposta corretta e il professore parve soddisfatto.
- Che differenza c'è tra delitto e contravvenzioni, signorina....Lightwood.
Isabelle sorrise, alzandosi: - Il delitto richiede dolo e  la punizione a titolo di colpa rappresenta l'eccezione, con la contravvenzione invece si risponde indifferentemente a titolo di dolo o colpa a meno che non si presentino casi eccezionali in cui è la struttura del fatto contravvenzionale a richiedere o l'uno o l'altro. 
- E in che articoli sono scritte queste differenze, signor Herondale?
Alec vide Jace alzarsi dal posto con tutta la sua nonchalance: - Articolo 39 del codice penale e articolo 17. 
Magnus scosse la testa: - Si ricorda ciò che dicono? 
- Ovviamente - disse Jace. - L'articolo 39 stabilisce che i reati si distinguono in delitti e contravvenzioni secondo la diversa specie delle pene stabilite nel codice, l'articolo 17 invece parla delle pene principali per i delitti. 
- E quali sono le pene per i reati... signor Lightwood?
Alec notò Jace sedersi e sentì sudare freddo. Si alzò dalla sua sedia, e capì che Magnus lo aveva riconosciuto mentre si guardavano negli occhi. 
Deglutì. Si schiarì la voce e provò ad inventarsi qualcosa, quando una voce sopraggiunse alla sua. Era una voce femminile: - Ergastolo, reclusione, multa. Le pene principali per le contravvenzioni sono l'arresto e l'ammenda. 
Magnus rivolse uno sguardo verso il basso: - Chi ha parlato? Avanti, si faccia vedere. 
Alec vide una ragazza dai capelli arancioni alzarsi. 
- Lei sarebbe... - fece Magnus, in tono severo.
- Fairchild. Clarissa Fairchild. 
- E come ha osato impedire ad un suo collega di rispondere ad una domanda da me posta? La sua decisione di farsi notare mi sorprende, ma ciò non toglie il fatto che non mi piaccia, signorina. Ed ora si segga. - Lo sguardo di Magnus passò dalla ragazza ad Alec, il quale era ancora in piedi: - Quanto a lei - gli disse - Non ha ricevuto il materiale di studio per essere al passo con il programma?
- E-ecco io... - mormorò Alec - Sono stato accettato da cinque giorni e non sapevo nemmeno se.... 
- Basta con le scuse - Magnus alzò la mano - Mi aspetto che da domani lei sappia ogni cosa, signor Lightwood.  E, già che ci siamo, stasera riceverete una mia mail riguardante tutte le informazioni su dei profili da me creati. Dovrete scoprire il colpevole. I quattro di voi che riterrò idonei alla loro prima presentazione risolveranno dei casi insieme a me. Con questo è tutto. 
Alec si rese conto che Magnus non l'aveva nemmeno guardato pronunciando quelle parole. Ne rimase deluso.




Forse aveva sbagliato a scegliere quella facoltà. 
Avrebbe dovuto scegliere di andare in medicina e diventare un neuroplasta o qualche altra cosa del genere. Perché si cacciava sempre nei guai? Sentiva Jace e Isabelle, nel soggiorno, intenti a discutere su quale potesse essere il serial killer colpevole e lui non ci capiva niente di quelle cose. Non era preparato, semplice. 
I suoi fratelli gli avevano chiesto di prepararsi, ma lui non se la sentiva di essere una nullità o addirittura un peso per loro. No, non lo poteva ammettere. Per questo si era chiuso nella sua stanza ed aveva elaborato il materiale inviatogli dal professore che conteneva tre identikit ed un reato di omicidio. 
Li aveva esaminati, eppure era arrivato alla conclusione che nessuno di loro fosse il colpevole. Il primo non aveva alcun precedente penale e la sua condotta era addirittura ottima, il secondo abitava fuori dalla zona nella quale era accaduto l'omicidio e le testimonianze lo riportavano in un bar troppo distante dal luogo dell'assassinio. Il terzo per lui andava escluso a maggior ragione. Doveva rielaborare le ipotesi e cercare una giusta spiegazione se voleva fare una bella impressione di fronte a Magnus. 
Inutile dire che ci lavorò tutta la notte, fino a che non giunse ad una conclusione.


Era l'ultimo.
Il suo insegnante gli aveva detto chiaramente che in quanto ultimo arrivato, sarebbe stato anche l'ultimo ad analizzare i fatti nel dettaglio. Alec si era sentito un fallito.
Dopo aver sentito gli altri, che avevano la necessità di essere investigatori nel sangue - quasi tutti avevano dato conferma del killer, ovvero la famosa terza scelta che anche lui aveva preso in considerazione prima, ma Magnus era rimasto impassibile. 
Adesso era arrivato il suo turno, ed aveva iniziato a sudare freddo. 
- A - cominciò. Non balbettare, Alec. - Avendo analizzato gli identikit che lei mi ha fornito, ho raccolto tutte le confessioni dei testimoni e mi sono reso conto che le prime due persone da escludere erano l'individuo A e l'individuo C. Sono stato tutta la notte a pensare all'individuo B e le cose non mi tornavano chiare. Nella sua confessione c'erano buchi temporali, sembrava quasi essere inconcludente, o tanto meno inesistente - prese una foto - Questa foto è stata scattata dalla scientifica ed è un coltello con del sangue che riporta le tracce dell'unica persona trovata morta in quella casa. E viene affermato dai vicini che questa donna aveva un fratello, il che risaliremme all'individuo B così com'è possibile che B e la vittima siano fratelli. Ma stanotte ho fatto una telefonata ai vicini e mi hanno detto di non aver mai rilasciato una testimonianza. Così ho cercato anche tra gli archivi dell'ospedale ed ho scoperto che la vittima era figlia unica. Il che mi riporta alla strana impressione che mi ha fatto l'individuo B, ovvero l'essere inesistente. La vittima si è suicidata. Per motivi che non mi sono certi, ma sono arrivato a questa teoria. 
La classe rimase zitta. Alec ebbe perfino il timore di alzare gli occhi su Magnus, perciò li rivolse alla sorella, che sembrava stranita.
Verrò cacciato.
Magnus si alzò dalla cattedra: - Complimenti, ragazzi. Avete svolto un ottimo lavoro. Alcuni di voi sono andati vicino alla risoluzione del problema ed altri si hanno inventato di sana pianta qualcosa costruito su basi che li hanno portati a false piste. Comunque, in base alle vostre presentazioni di oggi, so già chi voglio nel mio team. 
- Ma scusi, professor Bane, non ci dice chi ha indovinato? - domandò Isabelle. 
- Con calma, signorina. Le persone che ho voluto con me sono: Jonathan Christopher Herondale, Simon Lewis, Clarissa Fairchild, Isabelle Lightwood e.... il campione della sfida, Alexander Lightwood. 
Tutti si voltarono a guardare Alec, che sembrò sorpreso.
Aveva....aveva vinto? Davvero? E Magnus lo aveva scelto come membro del suo team? Non poteva crederci....
La campanella suonò e Isabelle e Jace gli batterono una pacca sulla spalla, felici, mentre Alec decise di recarsi da Magnus, che stava aggiustando la sua borsa. 
- Professor Bane... - lo richiamò. 
Magnus alzò gli occhi verso di lui: - Oh, il campione della sfida. 
- Ecco, io...io volevo scusarmi per ieri....
- Inefficiente. Mi piaci di più quando ti impegni. 
- Non c'è bisogno di avermi preso perché....per quella volta che abbiamo....si...cioè noi...
Magnus alzò una mano: - Alexander. Io non ti ho preso nel mio team perché sei appetibile e mi hai fatto avere il più bell'orgasmo della mia vita. - Alec arrossì a quell'affermazione - Ti ho preso perché hai talento. E il tuo istinto da investigatore ti ha permesso di entrare nella squadra. Quindi stai tranquillo. E non farmene pentire - gli fece un occhiolino, e Alec gli sorrise.







Un mese dopo


Il SUV di Alec era di f
ronte a casa Lightwood.
Jace era al suo interno, stava tremando e non riusciva a contenere l'ansia. Aveva perfino pianto.
Ricevette una chiamata.
Qualcuno gli stava dicendo di stare tranquillo.
- Come faccio a stare tranquillo? C'è un cadavere qua. Vieni subito, perché al momento non riesco a ragionare. 










   
 
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