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Autore: MissNobody    22/06/2009    4 recensioni
Ciao a tutti! Piccola ficc scritta tutta d'un fiato alle due di notte, per la nostra coppia preferita. Perchè se il Destino decide che una stella deve brillare, questa non potrà mai essere spenta...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Destiny

Destiny

Pioveva a dirotto quella sera. Le goccioline fredde cadevano copiose sul parabrezza dell’auto, scivolando silenziose. L’unico rumore udibile era quello della pioggia sul tetto dell’auto e dei tergicristallo sul vetro.

Max stava guidando da ormai da un paio d’ore abbondanti ed era stanco. Inoltre c’era qualcosa che non andava, era come turbato.

“Non c’è nulla di cui essere turbati…” si era ripetuto con un filo di amarezza.

“Non è la prima volta che succede…”.

No, non lo era. Gli era già capitato di dover guidare alle due di notte. Era la strada da fare ogni volta che tornava a casa dopo essere stato da Craig. Ormai non era più un segreto, ma non per questo era diventato un problema. Sarebbe stato il suo modo di far capire a tutti che aveva girato pagina. Per far capire a se stesso che era ora di cambiare pagina…

A volte si sentiva un po’ in colpa nei suoi confronti, come se lo stesse usando. Ma aveva sofferto troppo per farsi degli scrupoli su una cosa come questa.

Era talmente stanco che quando lo vide da lontano, illuminato dalla luce dei fari, pensò di aver avuto un’allucinazione. Invece ci aveva visto bene. Un autostoppista se ne stava sul ciglio della strada, immobile sotto quel diluvio, con il braccio alzato e il pollice teso. Max ne fu colpito. Gli era successo di dover fare l’autostop, anche se mai sotto ad una pioggia così scrosciante, e sapeva che gli automobilisti alla volta della scintillante Vegas erano poco disposti a caricarsi viaggiatori extra. Così decise di fermarsi. Tirò giù il finestrino e gridò al tipo “Sali, ti do uno strappo”.

Il ragazzo si trascinò sul sedile del passeggero e chiuse la portiera.

Max gli gettò uno sguardo. Non lo vedeva in faccia, in quanto era coperto dal cappuccio della felpa, zuppo.

Non sembrava intenzionati a proferir parola.

“Tutto ok?” chiese Max. Ma insomma, lui lo caricava con sé e sto qui non diceva nemmeno un fottutograzie’?!

Il tipo annuì.

“Dove vai?”

“Vegas” la sua voce sembrava forzatamente roca. E certo, sotto quell’acqua una bella polmonite non gliela toglieva nessuno.

Rimasero qualche minuto in silenzio, poi Max riprese la parola.

“Sei sicuro di voler tenere quella roba fradicia addosso?”

“Sì”. Il ragazzo si mosse appena.

Fu allora che lo sentì. Un profumo. Il suo profumo.

No. Dio, no.

Max fu scosso da violenti brividi. Non poteva essere…

La testa gli girava. Quella voce…

Accostò violentemente, evitando per un pelo di andare fuori strada.

“Fammi vedere la tua faccia…”

Il pellegrino non rispose.

Aspettò incerto qualche secondo, poi si portò le mani alla testa.

E tirò giù il cappuccio.

A Max mancò un battito.

“Ciao Max” disse Ronnie Radke, un mezzo sorriso dipinto sulle labbra disegnate.

Cazzo ci fai qui?! Il tuo posto è in galera!!”

“Buona condotta…” Ronnie non accennava a smettere di sorridere.

“Non me ne frega un cazzo. Scendi”

“D’accordo”

Il ragazzo scese e andò a rimettersi a lato della strada. Sempre il solito Ronnie.

Cazzo fai lì, sali immediatamente”

Il ragazzo salì di nuovo sull’auto e chiuse la portiera.

“Sembra un sogno…anzi un incubo” disse Max.

“Credimi, sono sorpreso quanto te”. La voce di Ronnie era limpida come cinque anni prima, anche il suo viso portava i segni della sofferenza.

Max ora faceva fatica a respirare.

Non avrebbe mai creduto che il Destino sarebbe potuto essere tanto Crudele…

“Max, ascolta…”

“No, non ho intenzione di farlo! Non più! Non ho più voglia di ascoltarti, di parlarti o sentire parlare di te!! Non abbiamo niente da dirci!!! Cazzo, pensi di poter uscire di prigione e fare così, come nulla fosse?!”

“Io…sai che non ho mai voluto…”

“Cosa?? Non hai mai voluto fare cosa?? Non volevi ferirmi?! No, Ronnie, hai fatto di più. Mi hai ucciso, mi hai fatto a pezzi e poi mi ha calpestato. Hai tradito la fiducia che avevo in te, io povero cretino che avevo riposto tutte le mie speranze in te!! Tu che mi dicevi di crederci, che ce l’avremmo fatta, che credendoci e mettendoci l’anima avremmo realizzato tutto i nostri sogni!! Bhe sai che ti dico?? Tu hai trasformato il sogno in un incubo, hai distrutto me e i ragazzi, sei stato un egoista!!”

“Lo so e… mi dispiace”

“Sì, l’hai già detto”

Rimasero qualche minuto in silenzio. Poi Ronnie riprese la parola, in un sussurro.

“Max, ti prego. Lo so, non ho giustificazioni e non ne avrò mai. Ma credimi, se avessi saputo quanto male ti avrei fatto…”

Bhe sei stato un ingenuo a non prevederlo prima!! Tu non sai quanto ho sofferto…”

“Sì che lo so! Max, io ho sofferto le pene dell’inferno!!” disse Ronnie accalorandosi.

“Sì, ma io ti amavo!!!!! Ti amavo, cazzo Ronnie!!! Ti ho dato il mio fottuto cuore e tu me l’hai ridato in pezzi!!!”

Max si accorse che adesso stava piangendo. Il suo respiro era irregolare e calde lacrime gli rigavano il viso pallido.

Appoggiò la fronte al volante. Si sentiva uno stupido, un debole…

“Io ti amo. Ti amo da sempre, dal primo giorno di scuola assieme, attraverso ogni minuto condiviso, durante ogni giorno in galera, dietro le sbarre, mentre mi picchiavano, dopo che ho saputo di Craig, quando ho riabbracciato la vita e anche ora. Ti amo.”

“Smettila… non voglio sentire! Io sto cercando di dimenticare…”

 

Baby don’t talk to me,

I’m trying to let go,

Not loving you is

Harder than you know...

 

Intanto la pioggia scrosciava sempre più copiosa, coprendo il rumore delle vetture che sfrecciavano accanto alla macchina di Max,ancora immobile accanto al ciglio della strada.

Silenzio. Uno stancante, gravoso, denso silenzio.

Poi, senza una parola Max rimise in moto e si rimise in corsia. Era troppo stanco per guidare, ma voleva farlo, giusto per essere costretto a guardare la strada. I suoi occhi, ancora umidi, gli bruciavano e gli girava la testa. Ronnie non fece una piega. Ma dopo poco il più piccolo, stremato da tutta quella serata, decise di fermarsi.

“Non ce la faccio a guidare e devo fare benzina” disse freddo, senza staccare le mani dal volante e gli occhi dall’asfalto.

Ok

 Intravidero le luci di un’insegna. Era un motel. Si fermarono lì. Mentre Max faceva benzina Ronnie prese una camera.

“Non ho i soldi per due singole…” disse Radke, senza guardarlo in faccia.

“E va bene”

Salirono in camera. Una stanza modesta, con un minuscolo bagno e un terrazzino. C’era un enorme letto e due comodini.

“Ti va bene se vado prima io in bagno?”

“Accomodati” disse Max, sdraiandosi.

Sentì l’acqua scrosciare dalla doccia.

Aveva ancora il respiro irregolare e il cuore sembrava intenzionato ad uscirgli dalla gola.

Il Destino sta volta gli aveva tirato proprio un tiro crudele…

Rimase lì a pensare. Ripercorse con la mente gli ultimi tempi prima dell’arresto di Ronnie. I litigi, le urla, la paura, le incomprensioni, le lacrime…

Rivide Ronnie sdraiato sull’asfalto nel retro di un locale, privo di sensi dopo un’overdose…

Ripensò a Bryan, che gli era sempre stato vicino come un fratello, e Robert, che lo aveva sostenuto anche quando era in errore… anche loro avevano sofferto, e molto, anche se molte volte i più, lui compreso, se ne dimenticavano.

Riascoltò la conversazione con il suo agente che gli diceva di aver trovato un nuovo cantante, e gli ritornò in mente quello che aveva pensato. “Non ci sarà mai un altro Ronnie, uno che possa rimpiazzarlo…”

Il suo flusso di pensieri venne interrotto dal cantante in questione che usciva dal bagno.

Si era rivestito, e mise la felpa ancora bagnata attaccata all’appendiabiti.

Max chiuse gli occhi, e sentì Ronnie che si sdraiava sull’altro lato del letto. Cercò di farsi piccolo piccolo. Si sdraiò in posizione fetale e si rannicchiò, cercando quella protezione che non aveva più da tanto.

 

We stay here tonight

So promise me you won’t leave my side,

The warmest place to lie my head...

 

La voce melodiosa di Ronnie riempì l’aria per un momento. Poi si dissolse.

“Se potessi tornare indietro, non rifarei mai e poi mai gli stessi errori. E sai perché? Perché ora sono davvero consapevole della fortuna che avevo nell’avere te.”

Max strinse le palpebre, per impedire a quelle lacrime traditrici di rigare ancora il suo viso.

“E io ti starei vicino, più di quanto ho fatto in realtà, perché saprei il dolore che mi provoca il vuoto di non avere te.”

Max si voltò a guardare in faccia Ronnie.

Un sorriso timido apparve sulle labbra dell’ex cantante.

“Mi sembra di aver vissuto un orribile incubo, e di essermi svegliato solo ora” disse Ronnie.

Guardò meglio Max. Era cresciuto, anche se il suo viso da bambino e i suoi occhi verdi e dolci erano sempre gli stessi.

Allungò una mano sul letto. Max la fissò. Aveva sofferto tanto per stare vicino a Ronnie perché lo amava, e altrettanto per staccarsene quando era arrivato il momento, perché lo amava ancora di più. E ora il suo castello di carte stava crollando inesorabilmente. Il moro allungò la sua mano e prese quella di Ronnie.

“Mi sei mancato” sussurrò Max. Una scarica elettrica li attraversò, potente come la prima volte che si strinsero la mano.

Ronnie si avvicinò e avvolse il moretto in un caldo abbraccio. Gli accarezzò i capelli e lasciò che Max appoggiasse la testa nell’incavo del suo collo, che era ancora umido e profumato. Le loro dita intrecciate, ancora una volta.

Rimasero in silenzio, così, semplicemente, come tante volte prima di quella magica notte.

“Sai di lui…”

Max alzò gli occhi in quelli di Ronnie. Lui sapeva. Sapeva di lui e Craig. Lo fissò, tentando di decifrare i suoi pensieri.

Ronnie lo strinse più forte, continuando ad accarezzargli le braccia e i capelli.

Lo baciò sulla fronte. “Ti prego, ridammi il mio cuore che ti sei preso il giorno in cui mi hai detto il tuo nome…”

Max si aggrappò più stretto a Ronnie. Ma come aveva fatto per tutto quel tempo senza lui?

“Se ci fossero parole per descrivere come mi sento ora…”

“Sono solo due le parole che voglio dirti ora, e sono le stesse che avrei dovuto ripeterti molto più spesso, perché sono le uniche due che mi vengono davvero dal cuore. Ti amo.”

“Ti amo”.

E si addormentarono così, abbracciati e perfetti l’uno con l’altro. In un legame inscindibile, più profondo dell’amore, più forte dell’amicizia. Loro erano una cosa sola.

 

La mattina dopo Maxwell si svegliò felice come non mai. Ma poi fu preso dallo sconforto più nero. E se fosse stato solo un sogno?

Ma quando aprì gli occhi Ronnie era lì, era tutto intorno a lui. Come doveva essere. Un sorriso felice gli dipinse il viso dei colori della vita, sostituendo il nero e il grigio del dolore.

 

So paint my portrait

The colours of my life

And the untold stories

Are painted in black and white

 

Quella mattina la pelle di Max odorava di Lui. Il suo Lui.

Quando Ronnie si svegliò vide Max che lo osservava, con sguardo dolce.

“Buongiorno”

“Buongiorno”

Fecero colazione e si rimisero in marcia.

I sole illuminava i loro visi, i silenzio saziava i loro cuori.

Poi, alle porte della loro magica Vegas, Max fece quello che aveva sognato di fare e rifare ogni notte, nel suo letto freddo o tra le lenzuola calde di Craig.

Fermò l’auto e si sporse su Ronnie. Le loro labbra si unirono, combaciando perfettamente. Un bacio puro e casto. Un bacio che era parole, carezze, sussurri, sguardi.

E in quel momento Max realizzò che il Destino, con lui, era stato decisamente generoso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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