-Ma che fai! Non trattenere la
palla! Passala! Passalaaa!!!-
Guardo quella sfera arancione a cui si riferisce
Ryota che trattengo tra le mani.
Come ci sia finita neanche lo so.
Dev’essere stato un
miracolo, visto che non mi è finita in faccia come al
solito.
Ma come diavolo sto
pensando… non sembro neanche più io… e tutto a causa di quella volpe artica!!
Perché cavolo continuo a pensare a lui questo non sono ancora riuscito a capirlo…
Ciò che riesco a comprendere, per il momento, è che
ora come ora non ho la minima voglia di giocare a basket.
Mi sento troppo inferiore a lui…oh, al diavolo! La
verità che sono solo un po’ stanco, tutto qui.
TUTTO QUI! Sì, è così.
DEVE essere così, per forza.
Insomma, capita che anche un supergenio come il
sottoscritto risenta del troppo stress degli ultimi giorni…!
Si, beh, c’è la scuola, i compiti, lo studio, il
basket, Rukawa, Rukawa, Rukaw…BASTA!
Devo piantarla di pensare o mi perderò per sempre,
se continuo a seguire i viottoli oscuri della mia mente contorta!!
Scuoto lievemente la testa per risvegliarmi da
questo stato di trance in cui mi ritrovo e metto a
fuoco ciò che i miei occhi stanno guardando, tornando a fissare la palla.
Alzo lo sguardo e mi accorgo che mi stanno tutti
fissando.
Deve essere allucinante, per loro, vedermi così
serio e tranquillo come sono ora!
Lancio un’ occhiata
distratta a Miyagi, sposto il pallone nella mano destra e, ruotando lentamente
il palmo verso il basso, la faccio cadere sul parquet.
TONK… TONK.. TONK.. TONK... TON..TON.. TON-TON-TON…..
Riesco a percepire gli sguardi attoniti dei miei
compagni di squadra mentre, passandomi una mano sugli
occhi per scacciare la stanchezza, mi volto e abbandono la palestra senza
proferire parola.
-Stupido imbecille,- si
risveglia Akagi, -si può sapere dove hai intenzione di andare? Gli allenamenti
non sono ancora terminati, e non mi sembra che tu possa saltarli, vista la tua
esperienza! Devo forse ricordarti che devi ancora fare quelli supplement..-
Un mio sguardo inceneritore gli impedisce di
terminare la sua domanda.
-Un superfuoriclasse imbattibile come me non avrebbe neanche bisogno di venire a questi stupidi
allenamenti.- Dico serio, forse con un tono un po’ triste che lo spinge a non
aggiungere altro.
Si limita a ringhiare mentre
Kogure gli dice di lasciarmi perdere, per questa volta.
Deve aver capito che qualcosa non va.
Finalmente lascio la palestra e vado negli
spogliatoi.
Mi accascio con la grazia di un tricheco su una
panchina ed emetto un profondo sospiro, gli occhi chiusi.
Rimango così qualche istante, ascoltando il silenzio
di questa stanza rotto dalle voci dei miei compagni di squadra e dalla palla da
basket che colpisce il pavimento al di là di questo
muro.
Sono suoni ovattati che giungono confusi alle mie
orecchie.
Ho le mani poggiate sulle ginocchia, la schiena
contro la parete.
Sento freddo. Mi sento vuoto. Uno straccio.
-Sono proprio messo
male…- mormoro.
Mi alzo, mi spoglio e vado a farmi una bella doccia
fredda, ultimo tentativo per svegliarmi.
Sembra funzionare! Finalmente mi sento
un po’ meglio, più sveglio…più vivo.
Dopo essermi asciugato e rivestito, vado verso il
lavandino.
Mi guardo allo specchio mentre
mi passo una mano tra i capelli.
L’ immagine che mi fissa allo specchio è una faccia
malinconica. Forse la parola “infelice” è più adeguata,
definisce meglio il mio stato d’animo.
Sbuffo, vado a prendere la sacca ed esco da questa
dannata palestra. Me ne vado da lui. Lontano da lui. Devo pensare…riflettere…
Me ne sto qui seduto lungo la scarpata a godermi il
panorama.
Ci vengo spesso, quando devo riflettere o
rilassarmi.
Ho le ginocchia flesse, i piedi ben piantati a
terra.
Tengo un gomito piegato appoggiato su un ginocchio,
mentre l’altro braccio è teso di fianco a me, e ci scarico parte del mio peso, tanto per
non ritrovarmi con il culo quadrato quando mi alzerò
per andarmene.
Sto fissando il mare…
È arancio, quasi non si distingue dal cielo. Avvampa
d’oro sotto i riflessi di un sole che, sempre più rosso, si avvicina lentamente
all’orlo estremo dell’orizzonte.
Le poche nubi, in controluce, si inseguono
silenziose mutando continuamente forma.
Sento ,lontani, i rumori
del traffico.
Senza accorgermene aggrotto le sopracciglia e,
fissando un punto indefinito, a ciò che vedo si sovrappone il riflesso di
un’altra immagine…la sua. La sua…
I suoi capelli…
Lisci…Corvini… Setosi… Lucenti…
I suoi occhi…
Allungati
… Magnetici…Intriganti…
Gelidi zaffiri blu d’oriente…
La sua bocca…
Piccola…Carnosa…Sensuale…
Le braccia snelle, muscolose…
Oddio… devo piantarla una buona volp…volta!
…
Volpe…
La mia algida e fiera volpe artica…
Sorrido, pensando a quest’espressione.
E ricomincio a sognare…
Nessun rumore… Il silenzio è totale.
Il mondo intero è bianco, un bianco
luminoso sul quale si riflette un pallido sole, un bianco così intenso da farmi
pulsare le tempie…
E fa freddo. Più freddo che
mai.
Il naso mi pizzica a ogni
respiro e la gola mi brucia.
Il mondo è così incredibilmente, meravigliosamente,
sorprendentemente bianco che
non so far altro che guardarmi intorno a bocca aperta.
Quello che vedo è un mondo incastonato nel vetro, racchiuso nel
cristallo…
E poi la vedo.
La mia Kitzune.
La mia volpe solitaria, di un bianco accecante che,
a passo felpato, appare e scompare nascosta da cumuli di neve mista a ghiaccio,
mentre attraversa l’Artico, oltre i confini della civiltà…
Dio! Ma che sto a pensare?!
Mi si è ammattito il cervello, questo è sicuro!
Come diavolo posso pensare
continuamente a Rukawa?
Lui, il mio rivale in amore!
Lui! Quel lurido verme di cui si è infatuata la mia Harukina cara!
Ma chi voglio ingannare…
Haruko…
È una ragazza carina, dolce e simpatica, ma…
È un po’ che non penso a lei.
E se capita, la mia mente
si sintonizza all’istante su… su…
Perché?
Perché proprio sempre su
di lui?
Sentimenti che non riesco a comprendere si agitano
confusi nella mia mente e non riesco a stare tranquillo.
Non mi ero mai sentito così fino ad ora.
che cosa significa…che cos’è
questa strana sensazione?
Un momento…uh!
Accidenti! E se questo fosse quello
che tutti chiamano innamorarsi? Possibile si tratti del famoso amore, affetto , essere innamorati eccetera eccetera?
Non può capitare proprio a me! Non con lui! Con lui no! È
assurdo non posso crederci! È un’ eventualità
che non riesco a considerare realistica.
Proclamare al mondo intero di essere stracotto di
una ragazza solare come Haruko è una cosa, ma…
Con lui è diverso… è tutto
diverso…
Uffa… non so che fare…
Il rumore di un treno mi riscuote dal mio delirio.
Apro gli occhi e lo vedo, lontano, arrivare mentre attraversa il ponte.
Lo sento sferragliare mentre
si allunga sui binari morti rallentando fino a fermarsi.
Vedo la gente – da qui, dei punti colorati,
indistinti e in movimento- scendere e poi salire su quel treno.
Poco lontano, una piccola imbarcazione sta facendo manovra
per attraccare a un vecchio molo in un ondeggiare di alberi e cavi tintinnanti.
Il treno staziona un’altra manciata
di minuti poi riparte, instancabile.
Guardo l’orizzonte davanti a me. È
letteralmente infuocato. Il sole sta annegando rapidamente nel mare. Si inabissa tra le acque.
Un gabbiano grida, sopra di me.
Fischia ancora, compiendo ampi cerchi e giravolte e volando lontano,
portando con sé il suo grido, stagliandosi contro quella palla di fuoco.
E mi torna in mente il
basket.
E lui.
Anch’io vorrei gridare.
Ma non serbo abbastanza frustrazione o rabbia o angoscia che sia
da permettermi di farlo davvero. Non ancora. Un’altra volta, forse.
Mi alzo stirandomi i pantaloni con le mani. Sono un
po’ indolenzito.
Si è fatto tardi anche oggi.
La temperatura si sta abbassando.
Sento ancora freddo…
Sbadiglio stiracchiandomi. Mi conviene rincasare
prima di addormentarmi qui e ritrovarmi a pezzi domani mattina.
A parte che già lo sono.
A pezzi, intendo.
Ma almeno, se vado a
dormire, la smetto di pensare, una buona volta.
Afferro la sacca e ne carico il peso su una spalla.
Strizzo gli occhi fissando un’ultima volta il sole.
Il gabbiano è scomparso.
Ficco le mani in tasca, sospiro e, finalmente, me ne vado.