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Autore: Ella1412    07/11/2017    4 recensioni
Cosa?
Afferrò Marinette per un braccio e l’allontanò dalla portata del ragazzo insopportabile.
«Marinette non è solita dare il suo numero a gente così, quindi per favore lasciala in pace.» ringhiò come un gatto geloso e, mettendole un braccio attorno al collo per direzionarla meglio, se ne andò tenendola stretta. Ignorò bellamente le proteste del tipo, gelandolo sul posto con una sola occhiata.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Saga di Louis'
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Verso la fine?

In fin dei conti Marinette non era brutta.
Aveva il suo stile, era carina ed ordinata. Non si poteva certo dire che era cattiva, anzi. È stata nominata rappresentante di classe proprio perché ha protetto gli altri mentre il mio istruttore akumatizzato cercava di vendicarsi.
Ha dei profondi occhi blu, i capelli corvini con i riflessi blu, è proporzionata, non ha un seno eccessivamente grande e nemmeno piccolo.
Ma ciò che più mi più mi piace è il carattere.
Quando sono nelle vesti di Chat Noir la vedo per quella che è: una ragazza determinata, coraggiosa, simpatica e ambiziosa. Questa sera le farò visita.
 
***
«Guarda sotto la mia maschera… »
 
Quella voce così penetrante, così profonda le entrò nelle orecchie e la fece rabbrividire. Mai aveva visto il supereroe di Parigi così vulnerabile. Con il suo atteggiamento quasi chiedeva di essere protetto, rassicurato.
«Cosa vedi nei miei occhi?»
La ragazza ci pensò un po’ su: «Tristezza, solitudine…» azzardò a dire sussurrando.
Le braccia dell’eroe gatto percorsero i fianchi di Marinette per stingerla a sé. «Ma, Chat… tu non sei così. Fatti forza, gattino.»
Il ragazzo la guardò triste, a quel punto lei gli chiese cosa non andasse ed ecco che il gatto si sfogò. Certo prima tentennò ma sapeva che Marinette era l’unica a saperlo ascoltare e capire.
Era una persona fidata, insieme stavano bene, si divertivano e parlavano di quasi tutto senza problemi.
«Nella mia scuola c’è un ragazzo che mi infastidisce.»
 
 
***
Si era chiarito con Marinette, era vero, ma sotto i patti di Chat Noir. Per questo non vedeva cambiamenti nell’atteggiamento dell’amica.
«È frustrante.» sbuffò annoiato mentre si avviava verso le scale della scuola.
«Hei amico, se ti dà fastidio perché non vai là e gliela porti via?» chiese con tono ovvio Nino, decidendo di stoppare la musica.
«Ma sei pazzo? Giammai.» sbottò il biondo, irritato e riservando uno sguardo quasi omicida all’amico che, per calmarlo, si portò le mani avanti al petto a mo’ di scudo.
«Adrian, per favore, aiutami!» recitava lo sguardo supplichevole di Marinette.
Ok, forse Nino per questa volta aveva ragione. Attraversò a grandi falcate la distanza che andava dalle scale della scuola al semaforo di fronte alla pasticceria della famiglia Dupain-Cheng con uno sguardo furibondo. Già sentiva le parole di Louis che parlava con la mora e non ne poteva più a forza di “Come stai”, “come hai dormito”, “mi dai il tuo numero di telefono”…
 
Cosa? 
Afferrò Marinette per un braccio e l’allontanò dalla portata del ragazzo insopportabile.
«Marinette non è solita dare il suo numero a gente così, quindi per favore lasciala in pace.» ringhiò come un gatto geloso e, mettendole un braccio attorno al collo per direzionarla meglio, se ne andò tenendola stretta. Ignorò bellamente le proteste del tipo, gelandolo sul posto con una sola occhiata.
 
 
«Hei Mari, ti va di parlare un po’?»
Per fortuna dopo quel “salvataggio” dell’ultima volta la ragazza si era tranquillizzata nel parlare con il biondo. Forse perché ultimamente stava imparando a vedere Chat Noir con occhi diversi e a volte si sorprendeva a fissare di nascosto le sue espressioni prima di una battaglia.
Dopo aver annuito lo seguì per poi proporre di andare a casa sua per giocare con i videogiochi, cosa che lui accettò volentieri dato che voleva passare un pomeriggio carino in compagnia di quella che ultimamente gli dava molto da pensare.
«Insomma, come va con Louis? Ti ha più dato fastidio?» chiese titubante, massaggiandosi il collo con una mano.
La vide guardare in aria, sbuffando leggermente. «Penso che in fondo non sia un cattivo ragazzo. Certo, avrà mille difetti ma credo ci sia del buono in lui.»
Quando lei abbassò la testa gli regalò un sorriso pieno di allegria, come per rassicurarlo di qualcosa. Rimase ammaliato da quell’espressione ma gli ci volle poco per rinsavire.
«Non so come dirlo ma vederlo intorno a te mi innervosisce.» disse appena prima di entrare nella panetteria e salutare, insieme a Marinette, i suoi genitori.
«Oh…» si fece scappare, accompagnato da uno sguardo perso mentre stava per aprire la botola per la sua stanza. Scosse la testa ed entrò nella camera rosa (aveva chiesto alla madre di togliere dal muro tutti i poster del modello), invitando ad entrare anche il biondo. «Mi hai ricordato molto un mio amico che più o meno mi ha detto le stesse cose.» ridacchiò mentre rispondeva alla sua faccia interrogativa.
«E chi? Lo conosco? Oppure era Louis che si riferiva a me?» sbuffò Adrian, sedendosi sulla sedia avanti alla scrivania rosa.
Marinette rise, quasi a disagio dal comportamento del ragazzo. Aveva fatto passi da gigante dopo quella scena nel cortile della scuola e tutto lo doveva al fatto che ora provava un senso di riconoscenza verso il Ragazzo dagli occhi verdi.
«Sembri tanto un gatto geloso!» disse tra le lacrime per le risate. Non poteva fare a meno di fare riferimenti all’altro biondo che conosceva, che si aggirava in una tuta di lattice e con un tenerissimo campanellino giallo al collo.
Adrian rise, leggermente a disagio. Doveva fare attenzione. Marinette era una ragazza sveglia.
 
 
***
 
Chat atterrò sul terrazzo della mora, per vederla dormire nel suo letto rosa. Scivolò nella stanza attraverso la finestra per posizionarsi avanti a lei, per osservarla meglio.
Non si capacitava del fatto che una seconda ragazza si stesse facendo spazio nel suo cuore. Come si possono amare due persone diverse?
Eppure a pensarci: quando le ha viste insieme?
Quando c’era una, l’altra non c’era mai.
“Ma questo può essere un caso, una coincidenza”, si ripeteva in mente, come un mantra.
Si ritrovò ad accarezzare la guancia morbida con gli artigli, attento a non fargli male. Non meritava nessun male questa ragazza dai capelli corvini e gli occhi azzurri. Solo tutto l’amore che lui poteva donarle.
Per manifestare tale pensiero, le scoccò delicatamente un bacio all’angolo della bocca, forse per manifestare ancora incertezza tra le due ragazze.
Non seppe quanto durò il contatto ma quando si staccò trovò lo sguardo allibito della mora che con un fil di voce, tremante e impastato dal sonno, produsse un suono che al ragazzo parve riuscisse a fermare il tempo:
«Chat…?»
 
 
***
 
«Grande errore. Grande errore! Grandissimo errore!»
Il biondo attraversava a falcate la sua grande stanza, rosso in volto a causa di quello che era successo nella camera di Marinette.
«Chat…?»
Adrian rimase immobile, pietrificato dalla realizzazione. Sbiancò e vide Marinette fare lo stesso. «Tu sei… sei sempre stato l’eroe di Parigi. Sei sempre stato tu.»
Era entrata nel panico, cosa avrebbe dovuto fare? Continuava a parlare e a sorridere e ad indicarlo, poi a ridacchiare e a darsi della stupida per non essersene accorta.
Continuava a ripetere: «Tutto il tempo, dall’inizio, lui, io, akuma, papillon, torre Eiffel, allergia alle piume, capelli biondi, occhi verdi, corpo scultoreo.»   
 
Marinette Dupain-Cheng era stata ufficialmente rotta.   
  
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